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Autore: Sam__    26/09/2016    7 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8.
Non starmi così vicino.


 
 
“Allora, chi porterai domani sera?” chiese Emma, mentre entravano a scuola.
Oh, Cristo santo.
Regina non l’aveva detto a nessuno, ancor meno a Robin.
Sperava solo che Emma l’avesse dimenticato o avrebbe rinunciato se l’argomento non fosse stato più toccato.
Ma no, eccola lì una settimana dopo.
“Perché è domani?” fece la finta tonta.
“Andiamo, Regina! Ti ho detto sette giorni fa che sarebbe stato domani sera!”
“Beh, l’ho dimenticato.”
“O magari non hai qualcuno da portare.” Canzonò.
“Esattamente mi spiace ma non posso venire.”
“Ah- ah!” la richiamò “l’invito è per te! Puoi portare qualcuno nel caso ti senti a disagio a venire a cena con una coppia, sennò puoi venire da sola.”
La mora alzò gli occhi al cielo “vedremo.”
“Non vedo l’ora!” esultò Emma.
 
Se c’era qualcuno da portare a una cena con Emma Swan, quello era soltanto Robin.
Era sicura che qualsiasi ragazzo sarebbe voluto uscire con lei, ma non anche con quei due.
Robin invece era come un bravo cagnolino, di rado le disubbidiva quando gli diceva di fare qualcosa.
Quindi tanto valeva provare.
Si diresse in palestra dopo l’orario delle lezioni, pensando a quanto avrebbe evitato tutto questo se Daniel fosse stato ancora lì.
Non si sarebbe mai avvicinata così tanto ad Emma, non l’avrebbe nemmeno degnata della sua conoscenza probabilmente.
Perché Daniel sapeva divertirsi ma essere responsabile allo stesso tempo, sapeva quando era il momento di fermarsi e sapeva farsi dare ascolto da tutti.
Non era lei, brava solo a farsi trascinare.
Un carattere forte –perché aveva senza dubbio un bel caratterino- messo a tacere dalla paura di restare soli, di non essere abbastanza per quello che era.
Daniel non le avrebbe permesso di diventare così.
Ma quello che era successo, era successo.
Una ragione c’era.
Che fosse destino o una sua burla, pensò mentre varcava le porte della palestra.
Intravide Robin a parlare con quelli che dovevano essere i membri della sua squadra.
Gli s’avvicinò, piazzandosi davanti a lui senza prima salutarlo, e senza degnare gli altri ragazzi di uno sguardo fece loro gesto di andar via.
“Domani sera sei a cena con me.”
Robin la guardò confuso “noi non facciamo queste cose.”
“Infatti. E’ un’uscita a quattro.”
“Cioè a coppia? Noi non siamo una coppia.”
“Smettila di sottolineare l’ovvio! Lo so già! Non andrò da sola a cena con una coppia. Tu vieni con me, discorso chiuso.” S’irritò la ragazza.
“Abbi almeno il rispetto di chiedermelo!”
“Hai mai usato il rispetto quando mi scopi e sono ubriaca?”
Robin alzò le mani in segno di resa “d’accordo, ci sarò.”
“Perfetto. Passami a prendere alle 8.” Disse, per poi dileguarsi.
 
“Dannato freddo!” esclamò Regina non appena entrò nella macchina di Robin.
Il ragazzo la guardò “sei praticamente a malapena vestita.” Disse , riferendosi al top sotto la giacca di pelle con la gonna sopra le calze lunghe.
“Non posso mica farmi rovinare il look dal clima.”
“Vedremo se lo dirai ancora quando ti verrà la febbre.”
“Non mi ammalo mai, lo sai. Sono abituata ormai.” Beffeggiò la ragazza.
“Allora, posso sapere con chi siamo e dove devo andare?”
“Emma Swan. Da Zia Emmy’s.”
“C’era da aspettarselo.” Borbottò.
Regina assottigliò lo sguardo “In che senso?”
“Passi tutto il tuo tempo con lei, con chi saresti dovuta uscire?”
In effetti era abbastanza prevedibile, nonostante odiasse ammetterlo.
“Le ragazze parlano di me? Gli manco?” chiese.
Robin annuì “ovvio che gli manchi, ma sai come sono fatte Regina, non faranno mai la prima mossa.”
“Non la farò nemmeno io. Puoi dirglielo! Non ha senso non voler stare più con me per via di Emma.”
“Non vogliono stare con te perché Emma ti sta rendendo … diversa.”
“Perché non mi va più di uscire ogni sera a fare festa o combinare casini? Lei mi fa essere solo me stessa.”
“Stare con una tipa come Emma non è da te stessa.” Considerò il ragazzo.
“Stare con una tipa come Emma è dalla nuova me stessa, se proprio ci tieni, d’accordo? Da qualsiasi me stessa venga, è una cosa che voglio fare io.”
“Va bene, Regina, ma non tornare quando quest’altra persona se ne andrà.”
Regina sgranò gli occhi a quel riferimento.
E sentì il cuore pomparle così tanto sangue da pensare che stesse per esploderle da un momento all’altro.
“Voi siete gli unici amici che io abbia mai avuto! Non ho mai avuto una scelta, o degli amici che fossero miei! Daniel mi ha portato da voi e finché c’era lui andava tutto bene!”
Adesso stava urlando.
“Andava bene anche dopo di lui!”
“Non andava bene un cazzo! Ho solo iniziato a fare una stronzata dopo l’altra e voi non avete osato fermarmi!”
“Pensi che eri l’unica a cui mancava?” urlò anche Robin.
A quel punto accostò, non potendo più mantenere il controllo della macchina dal momento che non riusciva a controllare nemmeno se stesso.
“Eravamo tutti scossi e sconvolti. Mandare tutto a puttane sembrava l’unica cosa che faceva sembrare come se lui non ci fosse mai realmente stato.”
E Regina pensò che quella fu la cosa più vera, profonda e tristemente sensata che Robin le avesse mai detto.
“Abbiamo sbagliato tutto.” Affermò con più calma “ma credo valesse la pena distruggersi per una persona come lui.”
Robin annuì “era la persona migliore che io abbia mai conosciuto” Sorrise tristemente “e rendeva tutti noi migliori.”
Regina rispose con un silenzio d'accordo.
Il ragazzo mise di nuovo in moto la macchina e ripartì.
“Ti chiedi mai se è ancora la stessa persona? Se sta rendendo la vita di qualcuno migliore?”
La mora sorrise a quella domanda “sicuramente starà riempiendo di luce la vita di qualsiasi persona lo incontri, anche per sbaglio.”
“A volte mi viene voglia di andare a cercarlo.”
“Non per niente mia madre non mi ha detto dove si sono trasferiti, e ha gli ha fatto cambiare numero di telefono, e-mail e tutto…”
“Come cazzo ha potuto fare una cosa del genere? Era un bravo ragazzo, un’ottima famiglia.”
“Il suo basso ceto sociale, credo…ripeteva che non era abbastanza per me. E non avrebbe mai dovuto portarmi da voi.”
“E più contenta ad aver ottenuto la tua totale distruzione?”
“So per certo che è contenta che io passi il mio tempo con Emma, e lo sono anch’io.”
Arrivarono al locale, poco dopo, e Robin parcheggiò nel primo posto libero che vide.
“Senti, a me non importa con chi passi il tuo tempo fin tanto che ti mette questa voglia di vivere e di essere migliore.” Le disse, per poi scendere dall’auto.
E Regina rimase colpita.
Non l’aveva mai vista in questi termini.
Ma era così vero: Emma le faceva venire voglia di vivere.
E credeva che lei fosse una persona migliore, e Regina avrebbe fatto di tutto per sentirsi migliore.
Sorrise.
Aveva sempre creduto che vivere significava spingersi al limite per trovare sempre nuove emozioni.
In realtà non aveva capito niente.
Aveva davvero sbagliato tutto.
Seguì Robin e con un sorriso ancora in volto, gli cinse il braccio con entrambe le mani, aggrappandosi a lui mentre camminavano verso l’entrata.
 
“Alla fine hai portato Robin.” Le sussurrò Emma sporgendosi leggermente dall’altra parte del tavolo, mentre il ragazzo e Neal erano impegnati in una discussione sul football.
Regina sorrise “era il migliore tra i candidati.”
“Oppure hai solo fatto tante storie per convincermi a lasciar perdere.”
“E purtroppo non ha funzionato.”
“Ammetti che ti stai divertendo!”
No, non l’avrebbe fatto.
Ma si, era abbastanza piacevole stare lì a mangiare schifezze e chiacchierare di cose frivole.
E la compagnia non era per niente male.
Emma era…Emma!
Neal era un bravo ragazzo, cosa che aveva avuto già modo di capire, che sicuramente stava a un livello di maturità e interessi maggiori dei suoi amici. Era gratificante parlare con un ragazzo del genere.
E infine Robin.
L’aveva già sorpresa con quella discussione in macchina e adesso si stava semplicemente comportando come non aveva mai fatto prima d’ora.
Che fosse l’effetto di stare con persone diverse e quindi il desiderio di fare buona impressione, per non far fare brutta figura a Regina, magari?
Qualsiasi cosa fosse, lo stava facendo apparire come il Robin che non era mai stato.
“Direi di tornare a prestare attenzione alle nostre ragazze.” Disse Neal ad alta voce, ritornando a mettersi comodo sulla sua sedia.
“Allora, che cosa ci siamo persi?” chiese poi, alternando lo sguardo da Emma a Regina.
“Regina mi stava soltanto dando ragione.” Affermò con aria di superiorità la bionda.
“Non è affatto così, ho espresso solo il punto di vista di un concetto!” ribatté.
Emma ammiccò “ma ceeeerto!” ottenendo una risata da parte di Neal, accompagnata da una leggere carezza sul suo braccio.
“Da quanto state insieme?” s’intromise Robin.
“Un anno e un mese.” Risposero all’unisono.
“Ci avrei scommesso.”
“Cosa intendi?” chiese Neal.
“Il primo anno passa così veloce! E va così bene che pensi che amerai per sempre quella persona.”
“Non mi piace dove sembra vada a finire questo discorso.” Disse Emma.
Regina diede un buffetto a Robin, indicandogli di tacere “vuole soltanto dire che il primo anno sembra tutto facile, ma non sarà così per sempre! Ne avete di strada da fare, e arriveranno i problemi ma tutto può essere risolto se lo si vuole.”
“E voi come lo sapete? Usciti da esperienze del genere?”
La mora scrollò le spalle “non personalmente. Sono cose che si sanno e capitano praticamente a tutti.”
“Beh, non a noi.” Rispose Neal, con una calma e sicurezza che fece quasi rabbrividire Regina.
Prese la mano di Emma e la strinse, ottenendo un sorriso da parte della sua ragazza, che era l’unica cosa che desiderasse in quel momento.
Regina restò stupita davanti a quell’attimo.
Era la cosa più semplice, innocua e delicata del mondo. Ma la disturbava tanto da farle venire la nausea.
Non sapeva nemmeno attribuirgli una ragione.
Si alzò, scusandosi e correndo in bagno.
Arrivata dentro si sciacquò il viso e fissò la sua immagine allo specchio, chiedendosi per quale motivo quella sensazione fosse arrivata tutta d’un tratto proprio in quel momento.
 
Nel mentre, ad Emma non era passato inosservata quella reazione e insospettendosi decise di seguirla.
Non appena entrò e la vide vicino al lavabo, le si avvicinò “tutto bene?”
Regina si allontanò immediatamente a quella vicinanza “Sto soffocando. Non starmi così vicino.”
“Che è successo?”
“Non lo so.” Scrollò le spalle “credo di aver bisogno di una sigaretta.” Si diresse verso l’uscita.
Emma la bloccò tirandole il braccio “non è la scelta migliore se stai soffocando.”
La mora si voltò a guardare prima quel contatto e poi gli occhi della ragazza “ti lasci toccare solo da Neal ma mi tocchi continuamente.”
Emma lasciò la presa a quell'osservazione.
Sentendosi come una bugiarda che viene scoperta nel momento esatto in cui sta mentendo.
Solo che lei non aveva mentito affatto.
Le veniva solo istintivo toccare Regina in determinati momenti.
Come a quest’ultima veniva istintivo scappare da Emma in determinati momenti.
Nessuno delle due però, sapeva dare un nome a quell’istinto. Nessuno delle due voleva cercarlo.
Forse per la paura di quello che avrebbero trovato.
Non era ancora il momento.
“E’ per Neal?” chiese allora la bionda.
Regina non ebbe nemmeno bisogno di pensarci su: si, era per Neal.
“O è per me?” continuò Emma.
Lei? No…o almeno, forse in parte.
Non capiva perché l’unica parola che riusciva a pensare adesso era gelosia.
Per Emma Swan? Perché mai?
“Per entrambi?” ipotizzò ancora una volta la ragazza.
E Regina pensò di aver trovato la spiegazione a quella gelosia.
“Si!” rispose decisa “credo di volere quello che avete voi. Lo avevo con Daniel e me lo fate mancare terribilmente di più.”
“Non era nostra intenzione farti sentire così.”
“Ne sono certa.” Le rivolse il miglior sorriso che riuscì a fare “ora, scusami, vado a fumare.”
“Regina, aspetta.” Le rivolse un sorriso stanco Emma.
Stanca di quell’atteggiamento dopo che erano migliorate nel dialogo e nel dirsi le cose.
Andava bene non parlarle e non confidarle qualsiasi cosa, ma almeno quello che succedeva tra loro!
Glielo doveva, dopo tutto.
La mora sbuffò, stanca anche lei dopotutto.
Di quella ragazza che le metteva tanta voglia di vivere e al contempo tanta voglia di rinunciare, di non capire più dove iniziasse l’una e finisse l’altra.
“Parla con me.”
“Ti ho detto tutto, Emma.”
“Ma non stai bene! Ed io voglio che tu stia bene.” Sembrò quasi un pianto per come lo disse.
“Sono presa dallo sconforto, per la miseria!” sbottò la mora “non mi va di stare bene in questo momento, non mi viene, non è normale! C’è tutto un processo per stare bene che inizierà con il fumarmi quella dannata sigaretta!”
L’altra alzò le mani in segno di resa “d’accordo, vai. Anche se credo ancora che parlarne potrebbe aiutarti di più dell’annebbiare il problema con del fumo.”
“Parlare di cosa? Non c’è più niente da dire!”
“Sfogati! Butta fuori qualsiasi cosa senti.”
“Vuoi che mi metto a piangere, a urlare? Vuoi che mi prenda una crisi di nervi? Ti sembra il luogo adatto per chiedermi di sfogarmi?”
“D’accordo, non è il luogo adatto! Ma mi sento come se tu mi odiassi.”
Regina rise con sarcasmo “d’accordo! Ti odio.”
Uscì dal bagno e ritornando in sala passò davanti il loro tavolo, recuperò la borsa “usciamo per una sigaretta?” chiese a Robin.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e tempestivo la seguì.
Regina aprì la borsa e prese il pacco delle Swisher Black Stones, ne tirò fuori una e l’accese con tutta la calma del mondo. Per poi passare l’accendino a Robin.
Era sempre stata un tipo sicuro di sé.
Quando voleva qualcosa, la prendeva.
Senza vergogna, paura o imbarazzo.
Per questo non si preoccupava di quello che stava per fare e se ne restava tranquilla.
Aveva preso una decisione. Affrettata e sicuramente sbagliata. Ma ne era comunque fermamente convinta.
Al che si avvicinò a Robin, gli prese il viso voltandolo verso di lei e alzandosi sulle punte, lo baciò.
Nell’attimo esatto in cui sperò di non sentire sapore di fumo, alcool, Robin … uomo. Il sapore che arrivò fu esattamente quello.
E si diede della stupida per aver pensato che potesse essere diverso se quella era sempre la stessa persona.
Il ragazzo fu sorpreso in un primo momento, ma poi si rilassò a quelle labbra.  In fondo gli piacevano, perché mai respingerle?
Quando Regina si allontanò, Robin la guardò confuso.
“Mi baci così?”
“Ci mettiamo insieme.” Rispose.
E no, non era affatto una domanda.
“Cosa? Perché? Noi stiamo benissimo così.”
“Perché io ho bisogno di un ragazzo. Non di uno scopa-amico.”
“Lo scopa-amico ti andava bene o sbaglio?”
“Ora ho bisogno di più. E con te sarebbe praticamente naturale. Ma se non vuoi, cercherò qualcun’altro.”
“Cristo santo, Regina! Non puoi chiedermi una cosa del genere!” disse a voce alta.
“Non te lo sto chiedendo. Puoi farlo oppure no, decidi.”
“Io non lo so fare il ragazzo! Non so essere fedele, lo sai.”
“Non ci hai mai provato.” scrollò le spalle la ragazza.
“E se provo ma non ci riesco e ti tradisco? Non voglio farti questo.”
Regina rise “non mi stai facendo niente! Se mi tradisci, me lo dici e la chiudiamo.”
“Sembra che questa cosa abbia davvero poco valore per te.”
“Per il momento. Ne acquisterà se avrai un buon comportamento. Non posso fidarmi di te subito o ci starò male se fallisci, e tu non vuoi farmi questo.
Robin annuì “quindi proviamo.”
“Proviamo.”
Rientrando e risedendosi al tavolo, non accennarono di quanto successo poco prima.
Regina fece finta che la discussione con Emma non fosse mai avvenuta. Rideva con Robin e Neal a voce un po’ troppo alta, cosa che faceva sempre per attirare l’attenzione sul suo sorriso e nascondere ciò che davvero rispecchiavano i suoi occhi.
Ed Emma non faceva altro che guardarle gli occhi, cercando di stabilire un contatto visivo che avrebbe parlato da sé.
E la mora li sentiva perfettamente piantati su di sé ma non li avrebbe mai incrociati, non voleva farle capire che non pensava davvero quello che aveva detto prima nei bagni. Voleva lasciarla con il dubbio un altro po’, farla tormentare fino alla fine della serata, sempre se davvero quelle parole erano state così importanti da farla irritare.
Chissà perché doveva sempre valutare l’importanza che avesse in base a quanto quella persona sarebbe stata male per la sua indifferenza.
 
A tarda sera, quando si diressero alle macchine nel parcheggio, Regina fece passare avanti Neal e Robin volendosi trattenere a parlare un attimo con Emma.
La bionda le passò accanto con lo sguardo basso, continuando a camminare.
“Non dicevo sul serio.” Le disse Regina, ottenendo solo l’avanzata di Emma.
“Credimi!”
Non cambiò nulla.
Così la raggiunse e afferrandole il polso con la mano la tirò per farla voltare “ti trattengo io per una volta.” Le sorrise.
Emma continuava a starsene lì con lo sguardo da cucciolo bastonato.
“Oh cristo! Odio come mi stai facendo sentire! Ti chiedo scusa, d’accordo?”
“Ora capisci come mi sento ogni volta che non mi parli?”
“Okay, ammetto che non è per niente piacevole.”
“Non mi hai nemmeno guardato per tutta la sera!”
“Credevo avresti iniziato a fingere come me, che non t’importasse tanto per farmi stare male!”
“Perché avrei dovuto nascondere ciò che provo?”
“Non lo so!” sospirò la mora “io faccio così.”
“Si, ho notato.”
“Emma, non ti odio, okay? Però ti prego non costringermi sempre a fare qualcosa che non voglio.”
“Pensavo ti avrebbe aiutato.” Scrollò le spalle la bionda.
“Possibilmente avrebbe aiutato ma non mi andava di farlo! Mi hai fatto scoppiare. Per questo ho detto quella cosa, ma che tu voglia credermi o meno, non è vero! Un tempo forse si ma non adesso che le cose sono così diverse.” Avrebbe voluto aggiungere che le voleva bene, ma non era neanche sicura che fosse quello il reale sentimento che provava, quindi sarebbe stato meglio non etichettarlo per il momento.
Di tutta risposta, Emma sfruttò quel contatto che c’era ancora tra loro per attirare a sé Regina e stringerla in un abbraccio.
La mora restò ferma impalata, gli occhi sgranati.
Non si aspettava certo una reazione positiva … fino a quel punto.
Sentendo Emma stringere più forte le braccia intorno al suo corpo, ricambiò l’abbraccio per poi sussurrare “non ho mai abbracciato un’amica” imitando la voce della’altra.
La bionda rise, sciogliendo il contatto “ho abbracciato una sorta di, infatti.”
“Ottima risposta!” le ricambiò il sorriso “vogliamo raggiungere i ragazzi?”
“Si saranno già persi dietro ad un’altra conversazione sul football.” Rispose incamminandosi, venendo subito seguita da Regina.
 
Il giorno dopo, a casa di Emma, tra una pagina di storia e l’altra, il telefono di Regina squillò.
Emma s’insospettì perché non era mai capitato.
La mora si scusò, alzandosi dalla sedia mentre prendeva la chiamata e si diresse in cucina.
Emma pensò che fosse sicuramente qualcosa di grave, perché nessuno aveva mai chiamato Regina.
Non era come Neal che invece chiamava sempre lei.
Ma il sorrisino che Regina aveva non la convinceva granché sulla persona che la stava chiamando.
Così si alzò anche lei, sapendo perfettamente quanto fosse sbagliato e quanto andasse contro uno dei tanti principi che i suoi genitori le avevano insegnato … andò ad origliare.
La sentì ridere per un breve attimo e poi parlare, ma non capì neanche mezza parola.
Per fortuna riuscì a captare perfettamente i passi che si dirigevano verso la porta nel quale aveva l’orecchio appoggiato e scattò come un razzo verso la sala da pranzo.
Regina non l’aveva beccata per un secondo.
“Chi era?” le chiese non appena la ragazza tornò.
“Robin.” Rispose Regina, come fosse ovvio.
“Oh. E perché ha chiamato?”
“Per rassicurarmi che fosse in palestra e non con qualche ragazza.”
“E da quando ti chiama per dirti una cosa del genere?”
“Da quando ci siamo messi insieme.”
Emma corrucciò il viso.
Che?
Ma quando? E come? Perché? Che cosa?
Voleva chiedere così tante cose che alla fine si limitò a dire “non ho capito.”
“Stai diventando sorda? Dico, io e Robin ci siamo messi insieme.”
La bionda scosse il capo “no non quello!” prese un respiro profondo “non ho capito, perché?”
“Avevi ragione. Vale la pena provare.” Rispose con un sorriso.
Ah certo, quindi ora era colpa sua se si era messa con Robin?
“Non scaricare barile su di me!” ribatté.
Regina s’accigliò “non sto scaricando barile, semmai ti devo un grazie.”
“Per averti spinto a metterti con quel tipo? Non lo voglio.”
Ma che cavolo le diceva la testa? Il giorno prima Robin le faceva schifo e quello dopo diventava la sua ragazza?
“Emma, che ti prende?”
“No, che cosa prende a te, Regina!” le puntò il dito contro “mi hai detto che non ti piaceva!”
“Le cose cambiano.” Si giustificò.
“Me l’hai detto una settimana fa! Come sono potute cambiare così velocemente?”
“Abbiamo affrontato un discorso molto serio e mi ha sorpreso! L’ho visto sotto un’altra luce.”
Emma ripensò alla sera prima, alla discussione nel bagno “non è vero! L’hai fatto per gelosia!” concluse.
“Ti assicuro che non è così. Quel discorso mi ha solo spinto a compiere un ultimo passo.”
“Robin non è e non sarà mai Daniel, Regina.”
“Non credi che io lo sappia?” si indispettì.
“Hai detto che ti ricordavamo te e Daniel, non vedo cosa c’entri Robin in tutto questo.”
“Mio Dio! Daniel non c’è, cosa dovrei fare? Starmene in un angolo a piangere perché non potrò avere con nessuno quello che avevo con lui? Voglio provarci! Da cosa nasce cosa.”
“Non nasce niente se non è nato prima! Robin non è la persona giusta!”
“Chi lo è?”
“Lo scoprirai se non resti bloccata con lui.”
“Stare con lui è quello che voglio!” alzò la voce.
“Non va bene per te!” rispose Emma a tono.
“Tu che cosa ne sai di cosa va bene o non va bene per me?”
“Io so che tu meriti di meglio. Il meglio. E lui è la cosa più lontana che ci sia dal meglio!”
“Come fai a decidere ciò che è meglio per me? Nemmeno mi conosci!”
“Oh non osare giocarti questa carta con me, Regina! Io ti conosco, ficcatelo in quella testa dura! E so che tu sei una persona troppo intelligente, sveglia e bella per uno come Robin.”
“Tu neanche lo conosci Robin!”
“Mi è bastato vedere come ne parli per capire chi è!”
“Eri tu che mi dicevi di dargli un tentativo e adesso fai così! Io non ti capisco!”
“Te lo dicevo prima che tu me ne parlassi con disgusto! Sono io che non capisco te!”
Regina sbuffò, non avrebbe sopportato questa discussione ancora per molto“Io non ho mai messo bocca su Neal!”
“Tu hai conosciuto Neal che era già il mio ragazzo, la cosa è ben diversa! Io sto cercando di non farti compiere uno sbaglio.”
“Imparerò da esso se lo sarà davvero!”
 
In quel momento, Snow entrò nell’appartamento “ragazze! Vi si sente urlare da fuori, tutto bene?”
Le due si guardarono con ostilità per poi distogliere lo sguardo.
“Ciao mamma, tutto alla grande.” Rispose Emma, non credendo minimamente alle parole appena pronunciate.
Non che Snow fosse da meno.
Tant’è che capì che non era il caso di chiedere o dire altro e si diresse in cucina.
“Okay sei sotto la mia supervisione, sono incaricata di non farti fare cretinate … e questa è davvero una di quelle grosse! Non puoi stare con Robin.” Concluse in tono placato Emma.
Non aveva senso continuare quella discussione.
E non voleva certo continuare a litigare con sua madre presente in casa.
“Quante volte ti ho detto che non devi dirmi cosa devo fare?”
“Non me ne frega niente, stavolta! Mi ringrazierai un giorno!”
“Và al diavolo!” rispose Regina, prendendo le sue cose a andando via senza salutare Emma e men che meno degnarla di uno sguardo.
Snow si affacciò nella sala da pranzo, dal momento che aveva udito la porta d’ingresso sbattere con forza.
“Non rimane a cena?”
“No. Questa sera no.” Rispose con durezza, sperando con tutta se stessa che avesse ragione: non sarebbe rimasta solo per quella sera.
 



So che molti di voi aspettavano il capitolo dopo la mezzanotte, che è quando aggiorno di solito, ma sono stata rapita dall'ansia/eccitazione per la diretta di OUAT!
Quindi chiedo scusa a quei pochi che aspettavano e sono andati a dormire senza capitolo :c
Grazie a chi mi legge, a chi mi segue e a chi trova il tempo di lasciare una recensione!
Sam.

 
  
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