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Autore: Ilarya Kiki    26/09/2016    1 recensioni
...soprattutto al lettore.
Attenzione, si tratta di una parodia. In questa storia potrete trovare:
-ROMANCE!!!
-Diciassettenni in tempesta ormonale
-Cani
-Disagio
-Scheletri senza i vestiti
-Altro Disagio!!!
Attenzione: la storia è sconsigliata a chi ha livelli di serietà troppo alti, in caso di bruciature rivolgersi a Grillby (lui sì che è un esperto).
Dal testo: "Papyrus, ma secondo te perché gli esseri umani sono così attratti da noi?" - "Non so Sans, forse perché siamo come loro... ma più nudi."
Genere: Comico, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Papyrus, Sans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era appena finita l’ennesima canzoncina del gruppetto sul palco del ristorante, quando finalmente la band iniziò a dare segni di sbaraccare: il sipario si chiuse e si sentirono rumori metallici di ottoni e tamburi spostati nelle loro custodie oltre la penombra del palcoscenico.
Sousy tirò un sospiro di sollievo: non ne poteva davvero più di quella musica lagnosa! Il concertino aveva continuato per quella che era parsa un’eternità, e nonostante la presenza di Sans e quella strana bistecca che le avevano servito (a forma di… rettangolo?), che si era rivelata decisamente più gustosa degli spaghetti riscaldati di Papyrus e dei panini unti di Grillby, si stava annoiando a morte.
Sbocconcellò un pezzettino di carne mentre le luci si riaccendevano e gli altri ospiti ricominciavano a chiacchierare tra loro, rumorosi.
“Dio Sans che palle. Non finiva più. Ma in che razza di posto mi hai portato?”
Lo scheletro fece spallucce, sempre immancabilmente sorridente.
“Questo che tu ci creda o no è il posto più elegante quaggiù. Mi spiace che non ti piaccia.”
“Sarà… noi nel mondo di sopra abbiamo cose molto più fighe. Tipo le discoteche: locali piccolissimi pieni di gente sudata, senza posti a sedere e con una musica così alta che se non balli devi per forza ubriacarti per non perdere l’atmosfera. Quello sì che è bello. E la musica lì sì che spacca.”
“Wow, sembra imperdibile.”
“Oh, puoi giurarci. Poi abbiamo dei centri commerciali immensi e…”
“… tu ti fidi di me, no? Guarda che se ti ho portata qui non è solo per farti assistere ad un concertino da prima serata. Quindi fammi un favore, tappati la boccuccia che se parli di superficie la gente potrebbe insospettirsi e guarda un po’ che succede adesso.”
Al tappati la boccuccia Sans si era alzato in piedi e le aveva effettivamente premuto la mano sulle labbra, incurante del fatto che lei avesse la bocca ancora piena, e poi le aveva fatto un occhiolino tale che accidenti si sarebbe messa a sbavare – ma si trattenne perché, in effetti, sarebbe stato piuttosto orribile da vedere una sbavata con la bocca piena, e per di più sulla sua bellissima (gelida, minuscola) mano scheletrica.
“Ehi, dove vai?”
Sans non era tornato a sedersi, ma sembrava proprio sul punto di piantarla lì al tavolo da sola, dato che si era girato e aveva già fatto due passi. Si voltò girando su un piede e agitò le mani in aria: “Sorpresa!”
Dopodiché a passo svelto puntò il palco, dove già il sipario si stava rialzando e un annunciatore con la testa da medusa iniziava a presentare la successiva esibizione.

 

Sousy si sentì morire dentro quando vide Sans che effettivamente stava entrando in una porticina di fianco al palco, e che con ogni terribile probabilità portava nei dietro le quinte – sì, Sousy aveva visto la band di prima uscire da lì ma stava facendo di tutto per dimenticarselo.
“…e ora, signore e signori, come ogni giovedì sera, direttamente da Snowdin, il nostro mucchio di ossa alla riscossa, Sans!”
Il piccolo scheletro entrò sul palco con le mani in tasca, e tutti i mostri seduti ai tavoli lanciarono un’esclamazione quando lui fece un gesto di saluto verso il pubblico con il suo sorrisetto beffardo stampato sul volto. Lanciò uno sguardo penetrante verso Sousy, che lo fissava mezza nascosta sotto al tavolo, e lei desiderò con tutta la sua adolescenziale persona di sprofondare ancora più a fondo nel sottosuolo, lontano da quella situazione imbarazzante.
“Sapete… - iniziò subito lo scheletro con fare brillante, staccando il microfono dalla sua asta in mezzo al palco – Di solito sono una persona piuttosto cattiva. Inizio sempre a prendermela con qualcuno di voi… soprattutto con Snowflake, ma non ci posso fare niente, per me é una fonte eterna di freddure.”
Il pubblico esplose in una risata collettiva e uno strano uccello fatto di neve mugugnò qualcosa con fare risentito.
“…poi come sapete, c’è chi non se la prende mai. Predente Vulkin. Lei se ne lava sempre le mani.”
Nuove risate e applausi, e una piccola cosettina a forma di vulcano attivo ribollì dalla testa ai piedi per essere stata nominata. Anche Sousy si ritrovò a ridacchiare e dovette ammettere che Sans era davvero divertente, tanto che iniziò a tirare un sospiro di sollievo.
“…ma no, stasera qui con noi c’è un’ospite speciale. Le ho promesso che le avrei fatto una sorpresa di quelle indimenticabili, e quindi vorrei che la salutaste tutti insieme. Un bell’applauso per Sousy, la mia nuova ragazza!”
Naturalmente lo scheletro non si era fatto problemi ad indicarla a dito, e mentre tutto il ristorante si girava verso di lei con fin troppo entusiasmo lei desiderò con tutta se stessa di essere morta.
In una tomba buia.
Tre metri sottoterra (cit.).
“Oh su, non fare la timida! Sapete, di solito lei non è così, mogia come un animale in gattività. – Risate – Quando ci vediamo non fa altro che strillare, è una gran gatta da pelare! – Risate – E io le dico, senti, sei un felino troppo permalosa, ma possiamo essere comunque amici!”
Risate roboanti, e occhi puntati addosso.
Sousy ormai aveva deciso, non c’era via di scampo a quell’inferno sceso in (sotto)terra: si sarebbe sentita male. Sarebbe svenuta lì davanti a tutti e Sans si sarebbe sentito in colpa per averla messa in condizioni di imbarazzo tale da non poter essere affrontate da una sensibilità irritabile e femminile come la sua. Lo avrebbe fatto sentire una merda, come quello che era, un cavolo di infame. Oh.
E quindi la ragazza mise il suo piano in atto: mentre la gente rideva spalancò teatralmente gli occhi e girò le pupille all’indietro, emise un verso sconclusionato ma grazioso con la gola e si lasciò cadere all’indietro dalla sedia, sperando di non farsi troppo male cadendo sul pavimento.
Accadde però qualcosa che non si sarebbe mai aspettata, e invece di cadere discinta sulle piastrelle fredde del ristorante Sousy cadde discinta tra un paio di braccia fredde appartenenti a qualcuno giunto prontamente alle sue spalle, che lei non aveva sentito arrivare.
“Via tesoro. – Stava dicendo la voce profonda, sensuale e robotica della persona che la teneva in braccio – Nel mio ristorante la gente dovrebbe divertirsi, non perdere i sensi dall’imbarazzo. Dacci un taglio, scheletro.”
Sousy sentì parecchi mostri mormorare di eccitazione dopo quella frase.
“Oh mamma, non vedevo una cosa simile da quando era venuta a mangiare qui lo Scienziato Reale, e lei sì che aveva preso le battute in modo scagliato.” Commentò Sans, sempre nel divertimento generale. Non sembrava particolarmente preoccupato per Sousy, e lei fece una fatica incredibile a non stringere la faccia in un broncio arrabbiato per manifestare quanto la facesse incazzare quel diavolo di uno scheletro, ma doveva fare uno sforzo o si sarebbero accorti tutti che aveva solo fatto finta.
“Voi continuate pure lo show, alla ragazzina ci penso io. Non vorrei mai perdere un cliente per una sciocchezzuola del genere.”
I mostri inneggiarono e Sousy, tenendo sempre gli occhi fermamente chiusi, si sentì trasportare da qualche parte lontano dalla folla, da quell’individuo misterioso dalla voce sexy che aveva deciso di prendere così nobilmente le sue difese.

 

“Sei umana, non è così? Puoi anche evitare di negarlo, io sono più intelligente di quel branco di cretini in sala, ti ho notata subito.”
Sousy si prese un attimo per decidere cosa la traumatizzava di più. La frase che aveva appena ascoltato? Certo. Quel mostro sapeva che lei era umana e probabilmente stava già progettando una decina di modi per farla fuori. Ma c’era anche un’altra cosa: era un rettangolo. Un rettangolo con braccia e mani inguantate, e un’unica rotella al posto delle gambe. Era appena stata salvata da un tostapane.
“Uh, sì, lo ammetto, sono umana. Questo è solo un abile travestimento.”
“Ho notato, si vede che sei una maestra degli inganni. Ma non puoi ingannare me: riconoscerei un umano anche in mezzo a una pila di mostri ammucchiati.”
Sousy si levò dai capelli il cerchietto con le orecchie rosa finte, e il quadrilatero parve illuminarsi di fronte alla visione – sì insomma, gli si accesero tutte insieme le lucette sullo schermo che aveva al posto della faccia.
“Oh, meravigliosa.” Commentò.
“Senti. – sbuffò Sousy seccata – So come funziona qui attorno con gli umani. So che ora cercherai di uccidermi in qualche modo, credimi, e di portare la mia anima al re. Quindi fammi un favore, tagliamo corto e andiamo ai fatti, così potrò farmi venire a salvare dal mio… (sigh) da quell’idiota del mio ragazzo. Allora sei pronto? Dai mi metto in posizione, pronta a strillare.”
Sousy si sdraiò supina sul piano di cottura – perché il robot l’aveva trasportata alle cucine del ristorante – e si preparò ad essere assaltata, ma il suo aggressore non mosse un dito, anzi: parve quasi offeso.
“Mia cara, – disse – ma io non farei mai una cosa del genere! Evidentemente non mi conosci: io adoro gli umani e il loro mondo ed esibirmi di fronte ad uno di essi è uno dei miei sogni più grandi. Come potrei farti del male?”
“…come scusa?”
“Ma certo! Io sono una star dalle potenzialità internazionali, e sono costretto ad esibirmi sempre per i soliti quattro gatti chiusi quaggiù! Cosa credi, che mi faccia piacere? No no, io mi ispiro alle celebrità umane della superficie, e per me è una fortuna incredibile averti incontrata… e anche tu dovresti essere onorata di essere in presenza del favoloso Mettaton!”
“…aspetta. – Sousy si bloccò. Di nuovo il suo cervello faticò a discernere quale informazione l’avesse sorpresa di più: il fatto che lui aveva appena dichiarato di non avere nessuna intenzione di ucciderla, oppure… - …tu sei un VIP?”
“Ma certo. Sono l’unica, favolosa star televisiva di tutto il Sottosuolo!”
Mettaton sembrava risentito che Sousy non avesse mai sentito parlare di lui.
“…sono caduta quaggiù da poco, e non ho avuto tempo di guardare la TV. Scusa.”
“Capisco, capisco. Beh, è ovvio che sei stata molto fortunata ad incontrarmi di persona, come premiere!”
Le porse una mano robotica, e Sousy si rialzò in piedi con suo aiuto. Doveva ammettere che, pur essendo praticamente un forno a microonde, aveva dei modi molto affascinanti.
“…volevo dirti, tesoro, che se sei d’accordo ti proporrei un’esibizione privata, diciamo… domani sera? Lascia perdere quel poveraccio con cui sei venuta stasera, fidati, puoi avere il top dei top tu.”
Il robot ammiccò con una lucetta sullo schermo.
Sousy arretrò istantaneamente a tanta sfrontatezza: certo che, anche se non aveva una faccia, quel robot aveva sicuramente molto fegato! Istintivamente le venne in mente di strillargli un forte “no!” e schiaffeggiarlo, ma si morse le labbra.
Pensò a Sans.
Cazzo, era carino, ma era stato anche molto stronzo. Troppo. Doveva pagare.
All’improvviso, Sousy ebbe una brillante idea per mettere in chiaro le cose con quello stupido scheletro sexy.
Allungò la mano verso Mettaton ma, invece di afferrare quella del robot, gli prese direttamente il braccio.
“Sì, caro, mi piacerebbe molto. Accompagnami fuori ora per favore, qualcuno sarà preoccupato nel non vedermi arrivare.”

 

* * *

 

“50 sfumature di blu.” *

 

Sousy fece un ingresso trionfale nel ristorante sottobraccio al robot, e tutti si voltarono a guardarli perché erano davvero troppo una coppia di gente ricca e famosa. Cioè, è una legge della fisica che la ragazza più bella di tutto il sottosuolo si metta insieme al vip più figo, no?
Erano tutti e due assolutamente perfetti: lei aveva i capelli rosso fuoco che ondeggiavano sulla schiena, e lui aveva gli addominali quadrati che si vedevano sotto la camicia.
Certo quello era un vero e proprio scoop e scoppiò un applauso, ma non tutti gli spettatori erano felici: una persona in particolare si arrabbiò tantissimo, e diventò verde per lo smacco e la gelosia.
Era Sans, che come tutti sapevano era follemente innamorato di Sousy, solo che era troppo testardo per ammetterlo.
Era anche uno scemo.
Solo che era anche bellissimo e anche Sousy in realtà lo amava, ma era talmente scemo che Sousy era troppo arrabbiata per confessare i suoi sentimenti. Ma poi adesso c’era Mettaton e lui era sicuramente meglio di uno scheletro tappo e povero.
Quando uscirono dal ristorante Sans gli si piazzò davanti, con una faccia minacciosa.
“Giù le mani dalla mia donna, ammasso di ferraglia!”
Mettaton strinse Sousy sul braccio, intimorito dalla provocazione, e Sousy gridò:
“Sans! Mettaton! Vi prego non litigate per me! Sono indecisa perché siete tutti e due fighi ma non voglio che scorra del sangue!”
Mettaton sembrava voler evitare lo scontro e cercò di cacciare lo scheletro a parole, ma Sans si era già tolto la felpa e lo aveva scagliato con un colpo dieci metri all’indietro (e può farlo perché lo so, l’ha fatto anche con me la prima volta che ci siamo visti).
Sousy strillò e Mettaton si rialzò e gli tirò un pugno in faccia, ma lui rispose con un calcio negli stinchi e si prese una testata in mezzo agli occhi.
Mentre e due ragazzi mostruosi si picchiavano per terra uno sopra all’altro Sousy era rimasta paralizzata in lacrime, perché lei era buona e odiava la violenza. Ma doveva ammettere che vedere quanto il suo amore spingesse quei due alle botte le faceva battere il cuore.
Soprattutto Sans. Che era così stronzo ma anche così sexy.
Apparve un teschio enorme di cane, volteggiando a mezz’aria, e sparò un raggio laser contro Mettaton lasciandolo KO.
Sans prese Sousy per un braccio, pulendosi la bocca dal sangue con un pugno chiuso:
“E adesso vieni a casa. Non permetterò che nessun viscido vip presuntuoso e approfittatore ti tocchi. Non lo sapevi che ti stava solo usando per mettersi in mostra?”
La portò nella rimessa di casa sua, dove c’era buio, un pavimento di legno e anche un materasso di paglia per terra.
“Ma lui a me piaceva!” protestò Sousy “Almeno non è stronzo come te!”
“Ma io ti amo Sousy, e ti voglio. Non permetterò che nessun’altro ti abbia per sé.”
“Oh Sans…”
Lo scheletro si avvicinò e la baciò, spingendola contro la parete di legno.
Lei rispose con passione perché anche lei lo amava, e tutto quel sangue e quella passione che gli aveva visto negli occhi le aveva acceso il fuoco dentro.
Era uno stronzo e per questo le piaceva, le piaceva un sacco.
La felpa volò sul pavimento e lei si tolse la maglietta.
Lui le afferrò i fianchi con le unghie e poi scese con le mani.
Si infilò sotto i suoi pantaloni… e poi sotto le sue mutandin…

 

“OH CORBEZZOLI!”
Papyrus fece una pausa dalla lettura e finì il suo succo di frutta facendo gorgogliare la cannuccia contro il fondo del cartoncino.
Sans, assonnato, spuntò con la testa in camera sua per controllare che diavolo stava facendo, accigliato e con una tazza di caffè in mano.
“Ehi fra, si può sapere che hai da gridare?”
“Eh!?”
Papyrus arrossì violentemente e strinse il foglio che aveva in mano, agitandosi sul suo letto-automobile sul quale stava comodamente seduto a gambe incrociate.
“N-niente… è che ho trovato questo e mi sono messo a leggere. È molto appassionante.”
Sans entrò nella camera di suo fratello strascicando le pantofole sul pavimento e diede un’occhiata al foglio che gli veniva porto.
“È ancora il diario di Sousy?”
“Sì ma è diverso. Questa è proprio una storia. Ma, Sans…”
Il maggiore scosse la testa: “Paps ti ho già detto di non andare a frugare nella roba delle ragazze, non è carino.”
“… ma Sans, l’ho trovato attaccato al frigorifero con un magnete! Ma…”
Papyrus arrossì di nuovo come un pomodoro, a disagio di fronte alla presenza tranquilla e leggermente rimbambita del suo fratellone.
“…ma ieri sera è davvero andata così?”
Sans lanciò a Papyrus un’occhiata confusa, poi lesse un paio di righe.
Diventò blu.
Ma che cazz…”

 

 

 

 

…come è finita la serata?
Ci sarà stata davvero la rissa?
E quante sfumature di blu avrà visto Sousy?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

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*Madre, perdoname por mi vida loca.



*Angolo Autrice*

*Eccoci qui.
*Sì mi sono presa una pausa estiva, ma la ROMANCE non è finita.
*Alla prossima!


  
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