Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Dilo_Dile2000    26/09/2016    2 recensioni
Cosa spinge una giovane a fuggire dalla propria famiglia e da coloro che ama? Perché vuole spingersi fino a Gondor quando potrebbe salpare per Aman ed evitare il più grande conflitto della Terra di Mezzo? Questa è la storia di Melyanna, del suo passato, dei suoi dolori e di ciò che l'ha trasformata da ragazza a guerriera. Per questa storia seguirò principalmente il libro, tranne in alcune parti che sarà indispensabile trarre qualcosa dal film.
~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~ - ~
DAL XXII CAPITOLO:
"-Se la guerra terminerà in favore del bene, allora vi rincontrerete sulle bianche spiagge del Reame Beato. Ma se la missione fallisse e tu dovessi trovare la morte...- Un brivido mi corre lungo la schiena -Qualsiasi siano i sentimenti che prova per te, forse solo al di là del mare potrebbe trovare requie alle sue pene.-"
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

GESTI E CAREZZE


-... E le proprietà della calendula sono molteplici, ad esempio... Melyanna?- Il richiamo di Elrond mi scuote dai miei pensieri. Mi volto di scatto verso di lui e incrocio il suo sguardo indagatore.

-Sì?- Rispondo cercando di usare il tono più innocente possibile.

-Le proprietà della calendula.- Ripete pazientemente mostrandomi una pergamena illustrata con un grande fiore giallo e arancione.

-Sì, le proprietà della calendula...- La sua domanda è sicuramente un trabocchetto: conosco quella pianta e gli usi che se ne possono fare, ma la mia mente sembra essersi svuotata e non riesco a concentrarmi.

-Melyanna, c'è qualcosa che non va? Oggi sembri distratta.- Elrond si siede davanti a me spostando i vecchi tomi dal tavolo per vedermi meglio.

-No, niente, solo... Ho una strana sensazione.-

-Forse è meglio se sospendiamo la lezione, continueremo un altro giorno.- Conclude cominciando a sistemare i libri sugli scaffali.

-Mi dispiace di avervi fatto perdere tempo, mio signore.- Mi scuso mentre raduno le mie cose.

-Non devi scusarti. Apprendi molto in fretta e fino ad ora mi hai dato solo soddisfazioni, e passare del tempo con te non è affatto una perdita di tempo.- Mi sorride e, non sapendo cosa rispondere e sentendo le guance scaldarsi, sorrido anch'io.

Avvolgo il mantello attorno alle spalle e, imbracciati i libri, mi dirigo verso l'uscita della biblioteca.

-Melyanna, un'ultima cosa.- Mi richiama Elrond.

-Sì mio signore?- Vi volto verso di lui. Si avvicina a me e posa una mano sui miei capelli.

-Non chiamarmi più 'mio signore' e non darmi più del voi. So che non posso essere come un padre per te, ma io ti considero come una figlia. Ti sei lasciata dietro molte sofferenze da quando sei tornata ma ne porti altre nel tuo cuore; se vorrai parlarne ricordati che puoi fidarti di me.- Posa un bacio sulla mia fronte. Sento gli occhi farsi lucidi e abbasso lo sguardo, incapace di proferire anche una sola parola.

-Va' a casa adesso, sta facendo buio.- Lo ringrazio con un sussurro ed esco velocemente.

Un vento gelido sferza il mio mantello gettando all'indietro il cappuccio e scompigliandomi i capelli; alcuni fogli sfuggono alla mia presa e volano a qualche metro da me. Sbuffo e mi chino per riprendere una pergamena ma una folata la fa turbinare in aria portandola ancora più distante. Sbuffo sconsolata e, rimettendomi in piedi, rincorro le pagine ormai in balia del vento.

-Melyanna! Che stai facendo?- Esclama una giovane voce. Afferro l'ultimo foglio rimasto libero e mi volto: il piccolo Estel è fermo sotto un arco del portico e mi fissa con un sorriso a stento trattenuto.

-Non ridere Estel, capiterà anche a te quando dovrai portare tanti libri a mano.-

-Perché sei uscita così presto dalla lezione con Elrond?- Domanda il bambino venendomi in contro.

-Non ero molto concentrata.- Rispondo imbracciando meglio i fogli e i manuali. -E tu invece? Che ci fai fuori con questo freddo?-

-Nana mi avrebbe fatto studiare l'arpa se fossi rimasto in casa.- Risponde strusciando lo stivale in terra. Scuoto la testa divertita, ripensando a tutte le volte che Estel ha saltato le lezioni di musica con Lindir.

-Vuoi venire con me?- Annuisce energicamente e mi corre in contro, ma il mantello e la sciarpa, forse sistemati male per la fretta di uscire, cadono a terra lasciandolo scoperto dal freddo. Sorrido mentre lo raggiungo e, inginocchiandomi davanti a lui, raccolgo i suoi vestiti e glieli aggiusto in modo che non possano più cascare.

-Non sono l'unica maldestra stamattina.- Abbassa gli occhi e arrossisce, ma quando gli scompiglio scherzosamente i capelli sorride di nuovo. Mi alzo e passo un braccio attorno alle sue spalle ancora strette ma che un giorno, prevedo, diverranno ampie e forti. Camminiamo in silenzio, si sentono appena i passi leggeri di Estel sul selciato e i suoi respiri lenti; ogni tanto incrocio i suoi occhi chiari, limpidi e gentili, occhi che appartengono ad una stirpe antica e nobile.

Arrivati davanti alla mia casa, lui si stacca da me e ispeziona con attenzione il muro di pietra bianca e i mattoni a vista, la porta intagliata in legno di abete e le finestrelle, la giovane betulla bianca piantata in giardino e i piccoli gigli sui davanzali.

-Non ti senti sola in questa casa?- Domanda mentre, seduto tra i cuscini davanti al fuoco scoppiettante, osserva ogni particolare del salone. -È tutto così silenzioso...-

-Un po'... Ma ci farò l'abitudine.- Rispondo porgendogli una tazza di latte caldo. Un tempo non era tutto così tranquillo, così vuoto. Un tempo mi svegliavo con il profumo del pane appena cotto e del miele e, scesa in cucina,ascoltavo mia madre canticchiare sottovoce mentre preparava la colazione, e una voce più profonda si univa alla sua, leggera e carezzevole: la voce di mio padre. Coglieva un fiore dalla finestra e glielo appuntava sui capelli, sempre cantando, poi le cingeva i fianchi con le sue mani grandi e forti e si chinava per baciarla. Un tempo potevo leggere un libro al suono dell'arpa di Nana e addormentarmi con le storie dei Tempi Antichi che raccontava Ada. Un tempo, in questa piccola casa, si poteva percepire l'amore. Il fuoco del camino non basta a scaldare queste mura fredde e tutti i miei tentativi di ridare vita alla casa sono stati vani, perché nessuno ha più cantato, nessuno ha più suonato.

Verso un po' di latte anche per me e mi sistemo vicino a Estel. Il calore si propaga dalla punta delle dita per tutto il corpo, ma non raggiunge il mio cuore. Nessun fuoco, oltre a quello delle sue mani, può farlo; le sue mani chiare, decise ed esperte per impugnare l'arco, calde e leggere per accarezzare. Quasi un anno è passato da quando, per l'ultima volta, le sue dita hanno indugiato tra i miei capelli; mai i suoi occhi erano stati tanto belli e tristi, mai le sue labbra sulla mia pelle tanto incerte.

-Sono già tornati gli uomini dalla perlustrazione?- Irrompe Estel all'improvviso spostando l'attenzione dalla tazza alla finestra davanti a sé.

-Perché? Non è troppo...- Non riesco a finire la frase che il cuore mi balza nel petto: i suoi battiti si alternano al rumore scalpitante di zoccoli. Un lieve tepore mi nasce nel petto ed esplode fino ad arrivare alle guance, alle mani, per tutto il corpo.

Lascio andare la tazza vuota sul pavimento e corro fuori di casa; Estel mi segue ed esclama qualcosa, ma non riesco a sentirlo. Corro senza curarmi degli altri Elfi che stanno passeggiando, scavalco muretti e salto aiuole, e finalmente arrivo ai cancelli: lontano, quasi confuso tra gli altri cavalieri, c'è Legolas che, appena sceso da cavallo, scruta intorno a sé, impaziente di trovare qualcosa o qualcuno.

Mi blocco incrociando i suoi occhi e tutto il mio impeto svanisce, spazzato via dal quieto azzurro delle sue iridi. Immobile, con il cuore che rimbomba nel petto, lo vedo lasciare le redini della sua cavalcatura, il respiro si fa corto e affannoso e lui si avvicina sempre di più facendosi spazio tra i compagni; un brivido mi percorre la schiena quando arriva davanti a me e posa una mano sul mio viso, calda e arrossata a forza di tenere le briglie. Lascio che una lacrima da tempo trattenuta bagni la sua pelle e in pochi secondi mi lascio andare ad un pianto liberatorio, noncurante di chi ci sta intorno; Legolas mi getta le braccia al collo e mi stringe a lui, piangendo affonda il viso nei miei capelli. Per pochi secondi, scanditi dal battito dei nostri cuori di nuovo uniti, per un attimo troppo breve, percepisco un forte calore salire dalle mani, posate sulla sua schiena, fino al centro del petto.

-Melyanna...- Sussurra allontanandosi da me per guardarmi negli occhi. Mi sorride e lo sguardo gli si illumina: -Sei cambiata così tanto in così poco tempo.- Continua scostandosi ancora di più ma senza lasciarmi le mani; il suo sguardo percorre tutto il mio corpo soffermandosi su dettagli del vestito, sui capelli intrecciati, per tornare di nuovo sui miei occhi. Ma solo adesso che l'euforia è diminuita noto il suo viso stanco e le occhiaie scure, le sue spalle impercettibilmente curve e il leggero tremore delle sue dita.

-Legolas...- Lui aggrotta le sopracciglia e si sporge un po' dalla mia spalla.

-E tu chi sei?- Domanda gentilmente mentre un leggero sorriso nasce sulle sue labbra. Mi volto e vedo Estel che si è nascosto dietro di me; quasi mi ero dimenticata che mi aveva seguita.

-Estel.- Risponde timidamente mostrandosi a lui. Nonostante il tono della sua voce, guarda Legolas dritto negli occhi e tiene alta la testa.

-Mae govannen Estel. (Ben incontrato Estel)- Lo saluta alla maniera elfica inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza. -Io sono Legolas.- Estel compie lo stesso gesto e china la testa in segno di rispetto: probabilmente ha percepito la sua natura regale.

-Melyanna, devo parlare con Elrond.- Dice con tono più grave alzandosi in piedi; annuisco, preoccupata dal suo sguardo, e lo guido dal Signore di Imladris. Il piccolo ci segue in silenzio e non stacca mai gli occhi dal principe, guardandolo con curiosità e ammirazione.

Cosa è successo?” Domando silenziosamente. Punta di nuovo gli occhi su di me e stavolta anche Estel percepisce la sua angoscia.

Abbiamo vinto una battaglia, ma la guerra è ancora lunga.” Sospira e posa una mano sulla mia spalla, stringendola leggermente.

 

Sono passate ormai più di due ore da quando Elrond, Legolas e i membri del consiglio si sono chiusi nella sala riunioni per ascoltare e discutere le infauste notizie del principe. Ancora non mi è stato riferito niente, ma mi è bastato sfiorare il suo pensiero per comprendere la gravità della situazione: raramente l'ho visto così stanco e provato.

Estel intanto ha continuato a parlare per tutto il tempo, atteggiamento abbastanza inusuale per un bambino silenzioso e introverso come lui. Da quando Legolas è sparito dalla portata delle sue orecchie, mi ha sommerso di domande: voleva sapere ogni cosa, dalla sua discendenza al nome del suo cavallo, per non parlare della sua ammirazione per le armi che ha portato con sé. Sta per pormi l'ennesima domando quando l'Elfo in questione, seguito da Elrond, ci raggiunge in cortile; Estel ammutolisce ma segue ogni suo movimento.

-Estel- Esclama Elrond con aria di finto stupore. -Non pensavo di vederti qui, credevo che avessi una lezione con Lindir.- Il piccolo sbianca e socchiude la bocca, incapace di trovare una giustificazione, ma l'Elfo accenna un sorriso.

-Se ti sbrighi riuscirai a tornare a casa prima che il tuo maestro ti trovi: l'ho visto girare per i corridoi gridando il tuo nome.- Estel scende in fretta dalla panchina su cui siamo seduti e si allontana, non prima di accennare un inchino in direzione di Legolas.

-I tuoi uomini sono già stati alloggiati nelle loro stanze. Ne desideri una per te o preferisci stare da Melyanna?- Domanda il signore di Imladris dopo aver perso di vista il bambino.

-Andrò da Melyanna, se lei lo vorrà.- Risponde Legolas guardandomi; non rispondo ma, afferrata la sua mano e congedandoci da Elrond, ci allontaniamo verso la mia casa. Nessuno di noi parla: lui si guarda intorno, catturando con lo sguardo ogni nuovo particolare, ricordando i momenti passati in questi luoghi; a me basta sentirlo vicino e reale, non come una sensazione latente chiusa nel mio cuore. Stringo ancora di più la sua mano, intrecciando le mie dita con le sue; percepisco di nuovo un lieve tepore che scalda la mia pelle fredda e arrossisco quando le sue labbra si posano sui miei capelli. Camminiamo in silenzio sotto le timide stelle del crepuscolo.
 

*
 

La calda luce del sole e un forte mal di testa mi destano da un sonno inquieto. Apro gli occhi a fatica e noto Aglar seduto vicino a me.

-Ben svegliata.- Sussurra scostandomi una ciocca di capelli dal viso madido di sudore.

-Dov'è Legolas?- Domando all'improvviso alzandomi di scatto sulla branda.

-Legolas sta bene, le sue ferite non sono gravi.- Risponde con voce rassicurante. -Ora torna a stenderti, sei ferita.-

Lascio che le sue mani mi spingano di nuovo tra le coperte e me ne rimango in silenzio. L'aria è fredda in questa piccola stanza e la debole luce che entra da una finestrella illumina appena lasciando ben poco calore; sopra un tavolino, vicino alla porta, ci sono diverse garze e bende, nonché erbe, ciotole e altri attrezzi da guaritore.

-Aglar?- Il mio amico si volta verso di me sistemandosi la benda attorno al capo. -Cosa è successo?-

-Il nemico è stato respinto, nessuno Orco è sopravvissuto.- Smette di parlare e, guardandomi negli occhi, aggrotta le sopracciglia, come ad interpretare i miei pensieri.

-In molti sono caduti.- Riprende poco dopo. -Ma ancora di più hanno trionfato. Aragorn ed Éomer li hanno guidati alla vittoria.- Non rispondo ma traggo un profondo respiro di sollievo: anche lui è vivo.

-Mi hai fatto preoccupare.- Prorompe dopo lunghi istanti di silenzio. -Quando non ti ho trovata tra i guerrieri che mi seguivano una profonda angoscia mi ha assalito, ma sapevo che ce l'avresti fatta. Ho saputo anche ciò che è accaduto davanti al cancello, piccola sconsiderata che non sei altro.- Sorride e mi stringe una mano mollemente posata sulla coperta. I ricordi riaffiorano lentamente, lasciandomi il tempo di rivivere ogni singolo istante, ogni emozione.

-Ti hanno detto anche di...- Non concludo la frase ma Aglar annuisce e la gioia se ne va dai suoi occhi.

-La voce non è stata sparsa.- Si affretta ad aggiungere. -Solo gli uomini che si trovavano lì ne sono a conoscenza.-

-Non m'importa di chi lo sappia o meno, voglio solo capire perché mi ha fatto questo. Perché vuole vedermi soffrire ancora?- A stento riesco a parlare perché di nuovo sento il bisogno di piangere. Porto le dita al viso e premo leggermente contro la guancia tumefatta: il livido mi provoca dolore, ma non quanto il ricordo della sua mano che mi percuote.

-Non credo che Legolas volesse farti del male.- Sussurra timidamente Aglar abbassando lo sguardo. -Lui non voleva che partecipassi alla battaglia per paura di perderti. Sei apparsa all'improvviso in mezzo a tutti quegli Orchi, come avrebbe dovuto reagire?-

-Anche io ho paura di perderlo, Aglar, ma non per questo gli ho fatto del male.-

-Melyanna...- Tenta di rispondere, ma qualcuno lo interrompe aprendo la porta: Aragorn è in piedi sulla soglia con i capelli scombinati e i vestiti ancora sporchi dalla battaglia.

-Come stai?- Domanda senza però entrare nella stanza.

-Bene, sono soltanto un po' tramortita.- Annuisce e sospira, come a voler cercare il coraggio di parlarmi. Finalmente mi guarda, ma i suoi occhi non promettono niente di buono.

-Ti prego di seguirmi Melyanna. Legolas ha bisogno di te.-

 

***



 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dopo mesi di assenza sono riuscita a pubblicare. Non ho scusanti per tutta questa attesa, considerando che anche il penultimo capitolo è arrivato dopo troppo tempo. Il capitolo sarebbe dovuto essere molto più lungo, considerando il tempo che mi sono presa, ma avrei aggiunto solo fatti inutili che sarebbero risultati solo pesanti per la narrazione; non accadono molti fatti importanti, poichè è solo un capitolo di passaggio che serve ad introdurre il prossimo capitolo, che cercherò di pubblicare il prima possibile. Prima di concludere, volevo domandarti se vi piacerebbe leggere, una volta finita questa, una storia sui personaggi "secondari"; parlerà dell'amicizia tra Thranduil e Brethil, il padre di Melyanna, come entrambi abbiano conosciuto l'amore, di Indil e del suo passato e di tante altre cose. Fatemi sapere in una recensione se vi piacerebbe ma vi avverto: conoscete già la sorte di molti personaggi quindi sarà una storia per gran parte drammatica.
Vorrei ringraziare RazaghenaShirleyJordanJ per aver inserito questa storia tra le seguite e Antimony ed elenaricci13 per averla messa nelle preferite.
Spero che il ritardo non influisca negativamenta sulla mia storia e che continuiate a leggerla.
Diletta

 


 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Dilo_Dile2000