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Autore: nikita82roma    26/09/2016    4 recensioni
E’ passato poco più di un mese dalla nascita di Lily in quel giorno così importante per Kate. Cosa avranno fatto i nostri Caskett? Come si saranno adattati alla nuova vita con la piccola, ad essere genitori e coppia? E intanto si avvicina una data speciale che non vogliono trascurare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate si preparò una tazza di caffè dopo che Martha era tornata in camera sua: ormai era diventata bravissima a fare tutto con una sola mano ed aveva già capito che non avrebbe più dormito per quella mattina. 
Bevve il caffè a piccoli sorsi, uno ogni volta che passava davanti al bancone della cucina. Poi Lily si addormentò e potè dedicare qualche minuto a se stessa gustandosi la calda bevanda, alla fine non più tanto calda, in relax: era la prima volta da quando era nata la piccola che non faceva quel rito insieme a Castle. Di solito era lui che lo preparava ad entrambi mentre lei finiva di occuparsi di Lily, ed una volta addormentata di nuovo, lo gustavano insieme. Si ritrovavano uno di fronte all’altra e inevitabilmente finivano per prendersi per mano. Parlavano tanto in quei giorni, forse più di quanto non avessero mai fatto, non gli mancavano nè il tempo nè gli argomenti, ma a loro sembrava che i loro discorsi più importanti li facessero nel silenzio dei loro sguardi. Erano quei 10 minuti tutti per loro che anche Martha aveva imparato a rispettare e li lasciava da soli anche quando affacciata dalle scale ed in procinto di scendere li vedeva ed aspettava. Aveva imparato nel corso degli anni quanto loro due avessero bisogno della reciproca presenza per stare bene, anzi lei spesso si vantava di essere stata la prima a scoprirlo, anche prima di loro, perchè lei, il suo ragazzo, lo conosceva bene e certe cose le aveva viste solo con e per lei. Erano passati anni, eventi drammatici e gioiosi, ma lo sguardo di suo figlio per Kate no. 

La sua mano quella mattina non stringeva quella di Castle, ma teneva ferma sul suo petto sua figlia, addormentata. Le sembrava di essere stata scortese ad avere interrotto il loro rituale proprio quel giorno e si sentì in colpa per averlo fatto. Avrebbe preso un’altro caffè con lui, dopo, non appena si fosse svegliato. Ma nella sua mente non era la stessa cosa. “Ti fai problemi stupidi per cose stupide, Kate!” si ripeteva per convincersi. Dove era andata a finire tutta la sua razionalità e la sua praticità? Da quando tutto era diventato altamente simbolico ed importante? Lily si mosse tra le sue braccia e non ebbe bisogno di risposte. Era lei che aveva cambiato la percezione della sua vita in poco più di un mese, su tutto non solo su di lei. Kate era sempre stata una attenta ai particolari. Era il suo lavoro, cercare i particolari nei contesti generali, erano quelli che la maggior parte delle volte le servivano a risolvere gli omicidi più intricati: particolari pratici e sfumature che facevano cambiare il quadro generale degli eventi. Era brava in questo lo sapeva e non usava falsa modestia per negarlo. C’era però un tipo di particolari che lei credeva fosse una prerogativa di Castle riuscire a scovare, quelli che lui trasformava in storia che davano un senso a cose che a prima vista non lo avevano: i particolari dell’anima. Ora, invece, per Kate sembrava avessero senso anche quelli. Prima non avrebbe mai pensato al fatto che il primo caffè fosse realmente così importante, che in fondo prenderne un altro insieme sarebbe stato lo stesso, sarebbero stati sempre loro due, le loro due tazze, le loro mani, i loro sguardi e i loro silenzi. Ma ora sapeva che non era così, c’era una condivisione che sarebbe mancata, un pizzico di unicità che veniva a mancare che capiva, adesso, come cambiava una storia. Quei particolari che le sembravano invisibili adesso erano chiari. Facevano parte del pacchetto di sensazioni che si acquisiscono diventando genitori insieme all’ansia, la felicità, l’espressione ebete quando si osserva per ore il proprio figlio dormire, la pazienza che sembrava decuplicata e tutto il resto. 

Finì di bere, lasciando sul bancone la sua tazza, prova palese della sua colpa e andò poi nella stanza di Lily dove si sedette sulla sedia a dondolo. Adagiò con cura sua figlia sul suo petto assicurandosi che fosse ben coperta. Dormiva beatamente adesso con la manina protesa verso il suo volto, nemmeno sembrava possibile fosse la stessa che aveva urlato gran parte della notte. Non l’avrebbe mai messa nella culla, non si sarebbe privata di quello stato di beatitudine che le procurava tenerla stretta a se mentre le sue dita scorrevano leggere sulla sua piccola schiena in quel gesto che aveva imparato riusciva a far rilassare tanto sua figlia che lo riceveva quanto lei mentre lo faceva. 
Si era scoperta via via che passavano i giorni molto meno rigida e severa di quanto pensava che sarebbe stata. Lily aveva plagiato anche lei e tutti quei buoni propositi che aveva fatto durante la gravidanza si erano volatilizzati in giro di poco tempo, sgretolando le sue granitiche certezze di quello che avrebbe fatto e non fatto, sempre di più ogni volta che la teneva tra le sue braccia. Si divertivano con Castle a punzecchiarsi su questo argomento con lui che le diceva che era lei che avrebbe viziato la loro figlia e lei che diceva che farlo più di lui sarebbe stato impossibile, però non ne era tanto certa. Eppure pensava che avrebbe dovuto imporsi, fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per fare quello che era giusto e non essere alla mercé di Lily come sembrava fossero entrambi in quel primo mese. “Non oggi” però pensava ogni volta che si trovava a pensare queste cose. “Non oggi”. E Lily dormiva sul sul petto.

Quando Castle si svegliò non trovandole nè in camera nè sul divano aprì piano la porta della stanza di sua figlia, e le vide entrambe addormentate, con Kate che anche nel sonno non lasciava la presa sulla sua piccola, in un gesto estremo di protezione. Per Rick quella che aveva davanti era una scena troppo bella per non essere immortalata in una delle migliaia di foto che aveva già fatto loro ma nell’uscire dalla stanza per prendere il cellulare sbattè contro uno dei tanti giochi che le aveva comprato svegliando prima la madre e poi la figlia più che per il rumore per come aveva percepito irrigidirsi il corpo di Kate, come se fosse in perenne guardia pronta a scattare per difendere il sul cucciolo.
Rick la guardò con occhi da altro tipo di cucciolo, scusandosi silenziosamente e ricevendo in cambio non l’occhiataccia che si aspettava, ma un sorriso benevolo. Lily si era già addormentata di nuovo e Kate a quel punto si alzò, seguendolo nella loro stanza. 
Mise Lily nel letto in mezzo a loro, sotto lo sguardo stupito di Castle perché quella era una delle sue poche regole ferree che riusciva a rispettare e lui doveva metterla nel letto con se solo quando lei non se ne accorgeva e li lasciava soli. 
Rick la guardò stupito e lei sorrise imbarazzata. Sapeva bene che questa cosa l’avrebbe usata contro di lei in futuro, ma non le importava. Castle era immobile ai piedi del letto osservandola con un ghigno che nascondeva esattamente quello che lei pensava. 
- Allora Castle cosa fai? Ci raggiungi o stai lì? - gli sussurrò mentre accarezzava la schiena di Lily. Rick non se lo fece ripetere, sdraiandosi nella sua parte di letto e lasciando che la sua mano si intrecciasse con quella di Kate sopra la testa della loro bambina
- Beckett avevi detto che nel letto con me, l’unica donna potevi essere tu!
- Una eccezione, Castle. Non ti ci abituare. - Ma non sapeva se lo stava dicendo a lui o a se stessa. Kate non staccava gli occhi di dosso dalla piccola e una mano di Castle le raggiunse il viso, obbligandola a guardarlo.
- Va tutto bene Kate?
Le fece cenno di sì con la testa, ma gli occhi dicevano altro.
- Se non vuoi, se non ti va, non fa nulla. Non è necessario.
- Oh sì. Lo è. E lo voglio. Però è difficile…
- Solo io e te, per una sera. Poi torneremo ad essere noi tre.
- Non mi devi convincere Castle. Lo voglio anche io.
E si sporsero entrambi scambiandosi un tenero bacio sopra la loro bambina che dormiva tra di loro non accorgendosi di nulla.
- Ehy Kate, è normale quello che provi, vale lo stesso per me. Non è facile la prima volta…
- Secondo me l’ha capito. Per questo ha pianto questa notte. - Kate lo disse con una tale serietà che Castle scoppio a ridere di guasto svegliando Lily che immediatamente fu catturata dalle braccia della madre prima che i lamenti si trasformassero in pianto. Rick la guardò divertito beccandosi ora sì una delle sue occhiatacce.
- Non è certo la prima notte che piange, no? E poi non può saperlo Beckett! E queste sono cose che dovrei dire io! - lo sguardo di Kate si riaddolcì subito. - Però per farci perdonare la nostra fuga romantica la possiamo tenere tutto il giorno nel letto con noi. Ed anche domani e dopodomani!
- Non esagerare ora Castle. - disse seria - Tutto oggi sarà sufficiente per espiare la nostra colpa! - gli fece un occhiolino e lui si avvicinò per prenderle entrambe avvicinandole a se. 
Sarebbe stata una bellissima giornata.

Rimasero a letto gran parte della mattina, alzandosi solo per le incombenze di Lily. La cambiarono insieme, velocemente da perfetta squadra quale erano diventati grazie alla loro naturale sintonia. Kate, che i primi giorni si sentiva un po' impacciata, sempre insicura se il suo lavoro fosse fatto bene era ormai diventata una professionista di cambio pannolini seguendo le istruzioni precise di Rick che non perdeva occasione per punzecchiarla di quando non si voleva nemmeno avvicinare ai bambini e al piccolo “Cosmo” e lei rispondeva sempre piccata allo stesso modo “Non era nostra figlia” ricordandogli che gli aveva sempre sempre detto che con il loro bambino sarebbe stato diverso. E non poteva esserlo di più. 
Rick le accarezzava i capelli mentre lei faceva lo stesso sulla schiena di Lily. Erano tutti e tre estremamente rilassati.
- Sai la prima volta che ho lasciato Alexis sola con Meredith non sono riuscito a chiudere occhio. Dovevo andare a Toronto per promuovere un libro; all’epoca le cose non andavano sempre così bene come adesso, erano i primi romanzi di successo e dovevo per forza fare certe cose…
- Era piccola?
- Quattro mesi. Vissuti quasi in simbiosi io e lei. Fu un trauma quella mattina andare via.
Kate gli strinse la mano. Con lei era diverso, lui lo sapeva, ma lei voleva ricordarglielo in ogni momento.
- Quanto sei stato via?
- Tre giorni. I più lunghi fino a quel momento della mia vita. Quando tornai però trovai tutto stranamente troppo in ordine e mi sorpresi di come Meredith si fosse impegnata. Mi ero illuso che andandomene si fosse responsabilizzata, che avrebbe finalmente fatto la madre. Ero contento. Invece dopo qualche giorno scoprii che aveva preso una baby sitter che stava con Alexis tutto il tempo. Fu una delusione immensa.
- Alexis è stata fortunata ad avere te sempre vicino, come lo sarà Lily. 
- Lei sarà più fortunata, perché avrà te. Alexis ha sempre avuto solo me. Stavamo lontani solo quando scrivevo, Alexis odiava il rumore della tastiera, si svegliava subito e piangeva. Non come lei - Sorrise accarezzando il dorso della mano la testolina della figlia: Lily invece sembrava amare sentire il padre scrivere. Era come ipnotizzata dal quel ticchettio ritmico e si addormentava beatamente. Una notte, poco dopo che avevano fatto questa scoperta, quando Lily non voleva dormire, Kate spazientita gli intimò di scrivere, ma Castle si lamentò dicendo che non aveva ispirazione. “Scrivi qualsiasi cosa Castle! Anche parole senza senso!” Erano i momenti in cui Kate si faceva prendere dal panico perdeva la sua solita ragionevolezza. A nulla valsero le sue proteste che non era la stessa cosa, le portò il notebook e lui cominciò a scrivere cose a caso e come aveva previsto il risultato fu deludente. Le stava per dire “Te l’avevo detto” quando uno sguardo di lei lo indusse a tacere. E continuarono la loro notte insonne. Castle pensava che il fatto che Lily amasse sentirlo scrivere voleva dire che aveva un’innata predisposizione alla scrittura anche lei, lo aveva detto a Kate fantasticando su come la loro sarebbe diventata una dinastia di scrittori con la loro bambina che avrebbe vinto tutti i più importanti premi letterali mondani e loro sarebbero andati ad applaudirla ad ogni cerimonia come una coppia di genitori orgogliosi ed emozionati. Kate adorava sentire i suoi sproloqui e sentirlo fantasticare sul loro futuro che nella mente di Castle era sempre splendido: nonostante tutto lui non aveva mai perso intimamente il suo ottimismo e continuava a vedere sempre il bene ed il bello.

Per Kate non era sempre così, gli incubi sul futuro la attanagliavano spesso. Anzi non aveva mai avuto tanta paura del futuro come da quando era nata sua figlia. C’erano momenti nei quali i suoi fantasmi la colpivano alle spalle avvolgendola con le loro spire e lei si ritrovava a guardare la sua piccola chiedendosi se sarebbe mai riuscita a tenerla al riparo da tutto quello che aveva afflitto per anni la sua vita, se fosse stata in grado di proteggerla dal dolore e dalle sue stesse paure. Rick se ne accorgeva ogni volta che accadeva, vedeva Kate cambiare espressione all’improvviso e perdersi nei suoi pensieri che la portavano lontano, indietro nel tempo. La stringeva a se, spesso dovendo anche lottare con il suo non volersi far sorprendere così e non c’era bisogno che le dicesse nulla, lei sapeva tutto quello che le stava trasmettendo con un abbraccio, quello che voleva che lei sentisse. Erano passati mesi da quando per la prima volta in ospedale aveva provato quella paura, non appena aveva saputo di essere incinta, ma non riusciva a metterla da parte far finta che non ci fosse nel suo animo quel terrore inconscio che sua figlia potesse rimanere sola: era quello il suo incubo peggiore, che Lily si trovasse ad affrontare la sua stessa sensazione di smarrimento. Kate in fondo non aveva mai temuto realmente per la sua vita: si era buttata a capofitto in situazioni pericolose e più grandi di lei senza pensarci troppo, senza veramente pensare alle conseguenze dei suoi gesti nè quello che avrebbero voluto significare per le altre persone, per chi le voleva bene. In realtà si rendeva conto che spesso non aveva nemmeno prestato troppa attenzione ai sentimenti di Castle, rischiando la sua vita senza considerare il dolore che poteva provocargli con le sue scelte e pensandoci questo la faceva sentire terribilmente colpevole perchè sapeva che lui si sarebbe meritato molto di più per tutto l’amore incondizionato che le aveva sempre dato. Ora però era diverso doveva imparare a convivere con una nuova paura, paura per se stessa. Ora Kate sapeva che doveva essere attenta e vincere la sua impulsività, perchè c’era la sua bimba che dipendeva da lei e la sua stessa vita ora, la considerava importante come non mai, non per se, ma in funzione di Lily. Doveva imparare a proteggersi per lei.
In quelle prime settimane Kate si era ritrovata a vivere letteralmente in simbiosi con sua figlia e la cosa sembrava non procurarle nemmeno tutti quei fastidi che tutti le avevano detto sarebbero stati normali. Non le pesava dormire poco nè svegliarsi spesso: certi giorni era stanca, certo, ma era una stanchezza che osava definire soddisfacente, la faceva sentire bene. Lei si era sempre saputa ben adattare a dormire poco, fare orari particolari, levatacce e brusche interruzioni nel cuore della notte e non era mai stato per motivi piacevoli, ma solo per andare a far visita a qualche cadavere abbandonato chissà dove. Ora, invece tutto questo lo faceva per la ragione più importante della sua vita, come poteva lamentarsene? No, non lo faceva e non lo avrebbe mai fatto. 

Ora Kate guardava Castle che si era addormentato di nuovo beatamente insieme a Lily. In quei momenti tutte le sue paure sparivano e poteva pensare solo a quanto era fortunata. Aveva vicino a lei un marito fantastico che non perdeva occasione per dimostrarle quanto la amava ed una bambina bellissima che era diventata subito il centro del suo universo. Lei, quella che si era sempre considerata una persona non adatta a gestire i bambini, pensava adesso che non c’era niente che la faceva sentire viva di occuparsi di sua figlia. Kate sapeva che non era solo una madre, non aveva mai voluto sentirsi solo così nè ridursi a quello, per limitare la sua esistenza ad una sola definizione, ma si sentiva incredibilmente completa ad essere, adesso, la madre di Lily.  
Questo era stato uno di quegli argomenti che Castle aveva sempre trattato con molta delicatezza con lei, da subito dopo il parto, appena tornata a casa. Non aveva mai smesso, nemmeno per un momento, di apprezzarla come donna e non era una cosa che si doveva sforzare troppo per fare, anzi. Non le faceva mai mancare le sue attenzioni ed i suoi complimenti, una carezza, un bacio o un gesto di affetto. L’amava come moglie innanzi tutto, poi come madre di sua figlia. Rick l’aveva incoraggiata dopo i primi giorni nei quali Kate non si separava mai da Lily a cercare i suoi spazi. Beckett all’inizio non capiva perché Rick insistesse tanto su questo, l’aveva interpretato come un volerla allontanare da sua figlia, portando al massimo quei sensi di leonessa che doveva difendere il territorio e i cuccioli. Così Kate aveva detto cose che non pensava, arrivando ad accusare Rick di non saper condividere le attenzioni per sua figlia con un’altra persona, rinfacciandogli i suoi trascorsi con Meredith ed Alexis. Lo aveva ferito e lo sapeva. Se ne era pentita subito pur facendo difficoltà ad ammetterlo. Aveva buttato sale su una ferita ancora aperta nonostante il tempo passato e sapendo bene quanto quell’argomento fosse delicato per lui. Poi avevano anche discusso più o meno animatamente allontanandosi da lei per non turbarla e nel bel mezzo della discussione realizzarono quanto era stupido tutto quello. Lily però dormiva, fregandosene della prima vera discussione dei suoi genitori da quando lei era nata, mentre Martha le raccontava in un sussurro che anche se facevano così loro due si amavano molto solo che erano due testoni che a volte erano intrattabili, ma quello doveva rimanere un discorso tra nonna e nipote.
Nei giorni seguenti a quella discussione, Kate cercò in tutti i modi di farsi perdonare da Rick e cominciò anche a ritagliarsi degli spazi per se. Si convinse ad uscire, per un po', a fare almeno una passeggiata. Lui l’avrebbe voluta accompagnare ma Kate fu irremovibile su questo: uno di loro due doveva rimanere con Lily e se non c’era lei ci doveva essere suo padre. Uscì dopo averla allattata, mentre Rick la stava facendo addormentare, dando un bacio ad entrambi. Si avvolse nel cappotto e lasciò che il freddo le pungesse il viso, risvegliando i sensi. Fu strano trovarsi sola nella frenetica mattina newyorkese senza meta e senza dover fare nulla, camminando ad un ritmo molto più lento di quello che era solita avere che ancora non aveva ripreso, con la mente continuamente rivolta al loft, a Rick e a Lily, ma si imponeva di andare avanti, di camminare e di pensare a se stessa.
Entrò quindi in una caffetteria ed ordinò il suo amato caffellatte alla vaniglia ed una ciambella. Bevve la calda bevanda assaporandone il gusto come chi da tempo non lo può fare, come se in quel bicchiere oltre che il caffelatte ci fosse molto di più, il senso di ritrovarsi, e mangiò la ciambella guatandosela, leccandosi le dita ancora impiastricciate dallo zucchero, riscoprendosi lei stessa bambina in quel gesto istintivo. Le fece bene. Passò poi in libreria e scivolò tra uno scaffale e l’altro cercando qualcosa di interessante da leggere. Adocchiò un paio di libri gialli ma poi ci rinunciò: erano troppo grandi, non avrebbe mai avuto il tempo e la voglia di dedicargli tante attenzioni in quel periodo. Così optò per un più piccolo romanzo, nello scaffale dei giovani autori emergenti che la libreria promuoveva: era stata attirata dalla copertina, dai colori pastello sfumati e sì, lo sapeva che i libri non si giudicano dalla copertina, però le sembrava che fosse molto in linea con la sua anima in quel momento: leggera dai contorni tenui sfumati.
Quando rientrò a casa era felice e si sentiva rigenerata da quell’ora o poco più dedicata a se stessa. Ancora una volta Rick aveva dimostrato di conoscerla meglio di quanto lei conoscesse se stessa, sapendo esattamente di cosa avesse bisogno. Si affacciò alla loro camera e trovò Castle addormentato con Lily che dormiva sul suo petto. Era solo la prima di tante altre volte che li aveva visti così, ma lui non lo sapeva e lei non aveva nessuna intenzione di dirglielo, ma custodiva gelosamente quell’immagine di suo marito e sua figlia addormentati insieme come due cuccioli.

Kate accarezzò la fronte di Rick, scostandogli i capelli e lui si imbronciò un po’ di più ed allungò la mano a cercarla, come faceva sempre, da sempre. Si sdraiò e si rilassò anche lei, vicino a loro, continuando a guardarli dormire, per quei pochi minuti che Lily gli avrebbe ancora concesso, pensò guardando l’orologio e convinta che di lì a poco avrebbe voluto mangiare di nuovo.

   
 
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