Forceland
Ovviamente proverò ad aiutare Phil, ma più di invitare qualche collega di università non saprei come.
In più in questi giorni ho troppi pensieri per la testa, o meglio, ho per troppo tempo un unico pensiero in testa: Sam.
Tra due giorni è il suo compleanno, non potrò farle un
regalo per via dei chilometri che ci separano, ma ho già deciso
che le scriverò un messaggio d'auguri sperando che sia la volta
buona per rompere il ghiaccio.
Noto Susan uscire dal garage e, mentre il resto dei ragazzi non guarda, decido di sgattaiolare fuori per parlarle.
«Ehi, Susy!» Quella, intenta ad accendere una sigaretta, si volta e mi sorride
«Kyle, ehi!» Posso spingermi a dire che non sembra felice
di vedermi? Sorride, certo. Ma è più o meno lo stesso
sorriso che faccio io a chi mi rivolge la parola al mattino
«Tutto bene?»
Prima che io possa risponderle, ecco che Annie si tuffa su di noi sotto
forma di uragano, seguita da Dean «Stasera andiamo a cena fuori,
abbiamo prenotato per quattro! Fatevi belli!» Taccio per qualche
secondo, basito, e mi domando cosa avrò mai fatto di male in una
vita passata per meritarmi degli amici talmente invadenti. Da Annie in
particolare questo tipo di cose non me le aspetto.
Lancio a Susan un'occhiata di sottecchi, anche lei sembra sorpresa
quanto me, e come me sembra incapace di dire qualsiasi cosa; mi chiedo
cosa ne penserebbe Samantha a sapermi ad un tavolo per quattro con due
futuri sposi ed una ragazza talmente bella che, secondo mio personale
parere, le somiglia pure.
Vorrei poter dire che ho già preso impegni, ma davanti Susan mi
sembra fin troppo scortese; spero che possa farlo lei, ma credo stia
pensando la stessa cosa.
«Perfetto, allora è deciso! Questa sera alle 20.00!»
Cinguetta Annie «Kyle, passi a prendere tu Susan, giusto?»
«Ehm.. sì?» Mormoro, poco convinto. Mi volto in
direzione di Susan per assicurarmi che le vada bene, ella sorride
imbarazzata. Poveretta, evidentemente non sono l'unico a trovarsi a
disagio in questa bizzarra situazione.. devo ammettere che,
però, mi rallegra.
«Bene, a stasera!» Aspettiamo che Annie e Dean vadano via, poi incrociamo lo sguardo e scoppiamo a ridere.
«Mi dispiace» mi viene spontaneo dirle
«Non fa nulla, tranquillo, non è colpa tua. In più
non avevo grandi piani per la serata, per cui non è un problema
per me» è un gran sollievo apprendere che, evidentemente,
Susan non è cotta di me come pensassi. Buffo però,
sembrava quasi si costringesse a farmelo credere «A che ora passi
a prendermi?»
«Sette e trenta?» Susan sorride con cortesia «Perfetto, a stasera»
Dopo
averla salutata raggiungo la caffetteria dove, dopo aver fatto merenda,
mi preparo per tornare al dormitorio, prendo l'ascensore e mi ritrovo
di fronte alla mia stanza, la 301. Tendo le orecchie, qualcosa non va;
dalla mia stanza, se si ascolta bene, sembrano provenire delle voci e
delle risatine.
Faccio spallucce e, pensando che Phil abbia scordato la tv accesa,
spalanco la porta, non l'avessi mai fatto! Sul letto di Phil, con
lenzuola e copriletto a soqquadro, vi è lui accompagnato da una
ragazza che non ho mai visto. E la cosa peggiore è che sono nudi!
Phil si porta un cuscino alla cosce per coprirsi le parti basse, mentre
la ragazza che lo affianca inizia ad urlare come una gallina
«Kyle, ma che cazzo ci fai qui?!»
Che cazzo ci faccio qui, mi chiede?! Ha appena lasciato che vedessi il
suo pene ed ha pure il coraggio di chiedere cosa ci faccio qui?!
«Bhe, si da il caso che sia la mia stanza, testa di cazzo!»
Sbraito «E che tu abbia lasciato la porta aperta, e non mi abbia
neppure avvertito che eri in compagnia di questa..» lancio
un'occhiata alla biondina sul materasso, che si nasconde per
metà sotto il lenzuolo «..ragazza» concludo con
disgusto.
Non è una novità per Phil porti in camera ragazze, o che
si diverta con loro, ma prima di adesso non mi era mai successo che lo
trovassi nel bel mezzo del.. lavoro, sì. Non so bene se debba il
suo successo con le donne al suo bel faccino o al fatto che i musicisti
siano dei marpioni per definizione, fatto sta che non l'ho mai visto
con la stessa ragazza per più di una settimana, ed onestamente
dubito fortemente che la cosa cambierà. A me non importa per
carità, che si diverta; ma per la miseria, che lo faccia fuori
dal mio campo visivo!
«Lei è Jasmine»
«Piacere» Un mormorio soffocato dalle lenzuola mi giunge
alle orecchie, ricambio con un gesto del capo ma, essendo coperta dal
lenzuolo, non credo possa vedermi
«Vado a farmi un giro» concludo, schifato «Torno tra
mezz'ora, e quando lo farò vorrò trovarti vestito.
Chiaro?!»
Phil si porta una mano in fronte mimando il saluto militare «Sissignore!»
Mi chiudo la porta alle spalle, infuriato. Assurdo che io venga
sbattuto fuori dalla mia stanza solo perché il mio compagno
coglione deve portarci tutte le sue conquiste. Inutile rimanere fuori
dalla porta attendendo che abbiano finito, so già che ci
vorrà un po' prima che decida di sbattere quella biondina fuori
dalla stanza — e non lo biasimo poi tanto, è una vera
bomba! —. Decido di dirigermi di nuovo in caffetteria per
prendere un altro caffè; decaffeinato questa volta, non vorrei
che stanotte io debba lottare con l'insonnia, ci mancherebbe solo
quella.
Il mio dormitorio è munito di caffetteria, si trova al primo
piano ed è da sempre un luogo di ritrovo, persino io e Sam ci
incontravamo spesso lì per fare colazione. Raggiunta, mi siedo
ad un tavolo ed attendo che la cameriera mi raggiunga per prendere la
mia ordinazione. In genere i ragazzi che lavorano qui sono studenti,
è un bene che il campus fornisca un modo per arrotondare e
guadagnare qualche spicciolo, altrimenti finiremmo seriamente sul
lastrico. Anche io, durante un periodo di crisi economica dei miei
genitori, dovetti lavorare come porta pizze perché loro non
riuscivano ad inviarmi molti soldi. Fu un problema però,
perché tra lo studio ed il lavoro non mi rimaneva mai troppo
tempo da dedicare a me stesso, o a Sam.
«Ciao!» Alzo gli occhi, in piedi di fronte a me, in
grembiule e taccuino in mano, vi è Jessica. Jessica era la
compagna di stanza di Samantha, nonché una delle sue migliori
amiche «Kyle, da quanto tempo non ci si vede, come stai?»
Sorride ed è radiante come al solito.
«Da un bel po' direi» contraccambio il sorriso «Tutto bene, Jessie. E tu come stai?»
Jessica fa spallucce «Tu come mi vedi? Dovrei essere in camera a
studiare per il mio prossimo esame ed invece sono qui, a lavorare per
portare avanti gli studi che i miei genitori iniziano a rifiutarsi di
pagare» ricordo che Samantha mi raccontava spesso che la famiglia
di Jessica non fosse delle migliori. Sua madre era andata via di casa
lasciandola da sola con il padre ed il fratellino più piccolo,
suo padre si risposò qualche tempo dopo con una sorta di
mangiasoldi ed ebbe altri due figli. Il mio cuore non può fare a
meno di addolorarsene. «Guarda il lato positivo,
però» Jessica mi guarda attentamente, e sembra curiosa di
scoprirlo. Ora non so bene se ne esista davvero uno, ma mi sento in
dovere di inventarglielo «Caffè gratis»
Jessica ridacchia «Ah, sì? Dovrei comunque rubarlo, sai?»
Faccio spallucce con nonchalance «Lei come sta?» Lo so,
è triste che io faccia la stessa domanda a tutti quelli rimasti
in contatti con Samantha, ma vivo con la speranza che uno di questi,
prima o poi, possa riferirmi che non sta bene, che gli manco e che ha
bisogno di me.
Jessica si fa più seria, forse sperava che non le domandassi
nulla; non gliene faccio una colpa, deve essere imbarazzante per lei
«L'ho sentita proprio questa mattina, sta bene. Dice che il
programma di studi è assai più ricco della nostra
università, e dice che è pieno di persone
simpatiche» Stringo i polpastrelli, che diventano bianchi per via
della forza impiegata nel gesto, sul tavolo in plastica. Non posso fare
a meno di provare gelosia e chiedermi se, tra quelle persone
simpatiche, non ci sia forse anche un ragazzo.
«Risulterei assolutamente ridicolo se ti domandassi se ha chiesto di me?»
Jessica sembra intenerita, e per questo perde punti: inizio ad odiare
quello sguardo, da quando mi sono lasciato la gente non fa altro che
guardarmi in quel modo. È odioso. Jessica scuote la testa
«Non avrebbe neppure motivo, Kyle. Io non ti vedo così
spesso» non posso darle torto, e sebbene lo dica solo per
alleviare il fatto che Samantha non si interessi a me, ha ragione. Io e
Jessica non ci vediamo mai, perché dovrebbe chiedere proprio a
lei come sto? Per nessun motivo, fatto sta che Samantha non ha chiesto
neppure ad Annie, quindi forse è inutile indossare i paraocchi.
«Sai se esce già con qualcun altro?»
Jessica fa spallucce «Non so, Kyle. Ed in ogni caso non sarebbe
giusto dirtelo, lo sai» Mi sento patetico, un poveraccio che non
riesce a lasciarsi dietro l'ex fidanzata che ordina decaffeinato
perché il suo migliore amico usa la sua camera per fare sesso.
Peggio di così si muore. «Vuoi ordinare?»
«Un decaffeinato»
Jessica prende appunti «Arriva subito»
Jessica si allontana ed io mi lascio andare sullo schienale della
sedia, mi sento un vero idiota ad andare in giro elemosinando
informazioni sulla mia ex fidanzata che, fino a prova contraria, non ha
mosso un dito per sapere come sto. Da lei non me lo sarei mai
aspettato. Assurdo, conviviamo con le persone e la certezza di
conoscerle meglio di noi stessi, e invece no, invece impariamo a
conoscerle solo quando se ne sono andate, ed immancabilmente si
rivelano esattamente come non ci saremmo mai aspettati che potessero
essere. «Kyle!» Mi giro in direzione della voce e vedo
Phil, in canotta e jeans, dirigersi nella mia direzione. «La
camera è libera, mi spiace per prima» Phil che chiede
scusa? Accidenti, dovevo proprio avere la faccia incazzata prima!
Taccio per qualche secondo, fingendomi serio. Sento la preoccupazione
di Phil crescere. «Era brava, almeno?» I movimenti del
biondo si rilassano e scoppia a ridere, faccio lo stesso e lo invito a
sedersi
«Fa dei pompini eccezionali» Ammicca, soddisfatto
«La rivedrai?»
Phil non sembra interessato alla cosa, fa spallucce e si stiracchia
«Non credo proprio» tipico. Vedo arrivare Jessica con in
mano il decaffeinato che le avevo chiesto, Phil si volta a guardarla e,
come colpito da una chiamata divina, le porge la mano. Ella la fissa
per qualche istante e credo non sappia bene come comportarsi ma poi,
con la mano libera, gliela stringe.
«Piacere, dolcezza. Io sono Phil»
Jessica alza le sopracciglia «Oh, ehm.. piacere, Jessica»
si volta nella mia direzione «Ecco a te» Mi sorride e mi
porte la tazza, dopo di che si avvicina al mio viso e, come per dirmi
un segreto, sussurra «Ho fatto aggiungere ben due zollette di
zucchero, un'eccezione, sappilo!» Scherza, e suppongo voglia
tirarmi su di morale.
«Hai davvero degli occhi magnifici, lo sai?» Phil, in tutto
questo, la sta ancora fissando. Jessica pare imbarazzata.
«Ehm.. ti ringrazio» balbetta
«Sono di un azzurro davvero intenso. E sono davvero grandi»
«Phil, serve che ti dica che ti stai rendendo ridicolo di fronte
alla signorina?» Mi intrometto con sarcasmo, alzando un
sopracciglio «Scusalo, Jessie. È disperato»
Phil mi guarda male, ma suppongo sia troppo concentrato sul fatto che
io l'abbia chiamata in modo informale per prendersi il tempo di
insultarmi «Jessie?» Mi chiede, sospettoso
«Cos'è tutta questa confidenza?»
«Samantha e /Jessie/» Scandisco mene le lettere del suo
nome «Erano molto amiche, di conseguenza lo siamo anche
noi» alzo gli occhi in direzione del soggetto della conversazione
per sorriderle
«Hai amiche talmente belle e non mi dici nulla?!» Phil si
finge indignato. Accidenti, ma come fa a portarsi a letto talmente
tante ragazze se sembra non saperci fare per nulla? È assurdo!
«Sì, ehm.. se vi serve altro, chiamate»
«Chiamerò sicuramente» Si affretta ad aggiungere
Phil, prima che Jessica vada via a passo veloce ignorandolo
platealmente «È già pazza di me» Aggiunge
voltandosi nella mia direzione
«Così tanto che non ha retto la tua presenza ed è
corsa via» Lo schernisco e mi porto la tazza alle labbra, il
caffè qui è ottimo.
«Dovrò invitarla al concerto, tu che dici?»
«Dico che dovresti lasciare in pace quella poverina» Non
faccio mai troppo caso a Phil e alle sue attività da latin
lover, ma mi dispiacerebbe se si comportasse così con Jessica.
È una brava ragazza ed ha già abbastanza problemi, non ha
bisogno di ulteriori dispiaceri.
Phil mi zittisce con un gesto prima mano «Lascia fare a me»
Prima che io possa replicare scatta in piedi e si dirige in direzione
di Jessica. Sorrido, arreso, e finisco il mio caffè. Non dovrei
preoccuparmi così tanto, Jessie è abbastanza intelligente
da capire che Phil, sebbene mi dispiaccia dirlo, è un soggetto
da allontanare; oh, solo se sei una bella ragazza che ha puntato,
ovviamente. In altri casi è un bravo amico.
Lascio sul tavolo il conto — aggiungendo una generosa mancia
indirizzata a Jessie — e lascio la caffetteria per dirigermi in
camera.
L'aria è pestilenziale, la stanza odora di sesso ed il caos regna sovrano. Apro le finestre per far cambiare l'aria e, nel prendere il mio portatile, mi rendo conto che sulla mia scrivania c'è la busta di preservativo; sento salire un conato di vomito, ma me ne rallegro: Phil è abbastanza previdente da capire che non sarebbe un bravo padre. Mi getto sul letto ed aprendo il pc inizio a studiare gli appunti presi alla scorsa lezione di neurologia.
Riesco
ad aprire a malapena gli occhi stanchi, la testa mi gira lievemente e
sento la bocca pastosa; devo essermi addormentato. Guardo l'ora sul
display della sveglia digitale e scatto in piedi, sono già le
sette di sera e manca poco all'appuntamento con Dean e Annie, e devo
ancora prepararmi e passare a prendere Susan.
Dopo una doccia rapida indosso una camicia bianca ed attillata e dei
pantaloni beige, sistemo i capelli castani alla meno peggio e corro
fuori dal dormitorio, fino all'auto.
So
dove abita Susan perché, la settimana scorsa, dovetti
accompagnare Meredith rimasta a piedi per colpa del suo ferro vecchio.
Arrivo una decida di minuti dopo, le tende coprono le finestre ma
nonostante queste posso notare che le luci sono accese, devono essere
tutte in casa.
Visto che Susan non ha ancora risposto ai messaggi che le ho lasciato
in precedenza per avvertirla che stavo arrivando, scendo e mi dirigo
davanti alla porta d'entrata per chiamarla di persona. Ad aprire la
porta, qualche istante dopo, è Rachel, la conosco perché
anch'essa fu invitata alle prove di Dark Souls.
I capelli ricci sono in disordine, è struccata ed indossa un
allegro pigiama arancio con sopra stampato un pulcino. La trovo
adorabile.
Sempre lievemente imbarazzata, ma nonostante questo mi fa cenno di
entrare «Credo che Susan si stia ancora preparando, ma vieni pure
dentro, ti offro un caffè» Dal tono di voce calmo ed
estremamente pacato posso dedurre che è una persona
sorprendentemente tranquilla, forse anche timida, e dai modi gentili
riconosco che deve essere anche molto cortese.
«Ti ringrazio Rachel, ma passo» mi sorride e mi invoglia ad
accomodarmi sul divano, dopo di che fugge via imboccando le scale.
Faccio come mi è stato suggerito e mi abbandono alla morbidezza
del due posti color panna. La loro è una bella casa, ben
arredata, e di sicuro l'affitto è assai più alto di
quello di un dormitorio qualsiasi come il mio, questo mi fa pensare che
siano tutte e tre di buona famiglia. Do un'occhiata all'orologio, sono
già le otto meno un quarto, tra poche ore sarà il
compleanno di Samantha e probabilmente lo passerà con qualcun
altro mentre io vado a cena con qualcun altra. Se me lo avessero detto
l'anno scorso non ci avrei creduto.
Aguzzo l'udito e sento rumore di passi, tacchi sembra, dirigersi nella
mia direzione. Alzo istintivamente gli occhi e, intenta a scendere la
scalinata che l'avrebbe condotta al piano di sotto, vi è
Meredith.
Non posso fare a meno di rimanere sorpreso, è davvero splendida.
È più truccata del solito, i capelli lunghi sono una
cascata di boccoli rossi che le coprono le spalle, ed indossa un
meraviglioso vestitino fiorato che mi sembra di aver già visto
da qualche parte. I miei soliti dejavu immotivati.
«Ehi, Kyle» mi saluta sollevando le labbra dipinte di un
rossetto bordeaux, lo stesso che indossava per la mostra d'arte, ed io
faccio lo stesso alzandomi in piedi. Mi si avvicina e noto che è
più alta del solito, merito dei tacchi che indossa «Come
sei in tiro, Susan è /davvero/ fortunata» non serve un
genio per cogliere il tono tanto sarcastico quanto divertito di
Meredith, per questo mi viene spontaneo ammiccarle
«E tu non hai l'aria di una che va dal meccanico, la tua automobile come sta?»
Meredith sospira, affranta «Ci ha lasciati» racconta
«Il meccanico mi ha chiamata il giorno dopo dicendo che non c'era
più nulla da fare, e che avrei dovuto acquistare una nuova
auto»
«E l'hai fatto?»
Scuote la testa «A dire il vero dovrei prima trovare i
soldi» buffo che i suoi genitori, evidentemente benestanti, le
permettano una casa talmente lussuosa ma che lei andasse in giro con
una carriola e che ora abbia problemi ad acquistare una nuova auto.
Sorrido beffardo «Papino non è d'accordo?» Meredith
cambia improvvisamente espressione, i suoi lineamenti si fanno
più duri ed il viso, decorato da qualche lentiggine qua e
là, si alza all'insù con dispetto. Mi pento
istantaneamente della mia battuta evidentemente fuori luogo.
«Diciamo che non mi piace chiedere denaro ai miei genitori, ecco. Fanno già troppo per i miei gusti»
Mi sforzo di non alzare gli occhi al cielo, ecco un'altra
insopportabile paladina dell'indipendenza: insomma, siamo ancora
giovani, quando lavoreremo ridaremo ai nostri genitori tutto ciò
che in passato ci hanno dato loro con gli interessi. Perché
tanto orgoglio?
«Che donna emancipata» la prendo in giro, ammiccandole
dall'alto. Assurdo che nonostante i tacchi rimanga comunque
notevolmente più bassa di me.
«Meglio di voi cocchi di mamma» ribatte, ha ripreso il tono
divertito e spensierato che ha di solito «Non hai ancora parlato
con Susan?» Chiedendo abbassa la voce, suppongo abbia paura che
Rachel o la diretta interessata possano sentirla.
Scuoto la testa «Non ne ho avuto il tempo»
Meredith storce le labbra «Bhe, allora che aspetti?»
«Mery!» Meredith sbianca e si raddrizza, voltandosi
lentamente in direzione di Susan, che l'ha appena chiamata «Ma
sei stupenda!» Si complimenta. Anche lei non è da meno, ha
i capelli castani legati in una treccia e gli occhi grandi e verdi sono
messi in risalto dal l'eyeliner e dal mascara, indossa un tubino blu
che ne mette il risalto le forme ed è davvero sexy.
Meredith le sorride «Anche tu sei splendida, dove andate di bello?»
«Dean e Annie hanno invitato me e Kyle a mangiare una pizza con
loro, tu dove vai così in ghingheri?» Indaga Susan,
sospettosa «Non ci sarà mica un ragazzo di mezzo?!»
Trattengo una risata, mi sembra assurdo immaginare Meredith con un
ragazzo, anzi, mi sembra assurdo immaginare Meredith in compagnia di
qualcosa che non sia la pittura in generale «Nessun ragazzo,
Susy. Sto andando a teatro, a dire il vero»
«Oh! E con chi?»
Meredith tace per qualche secondo, sembra stranita dalla domanda
«Da sola» risponde, quasi sia la cosa più naturale
del mondo.
Scoppio a ridere non provando neppure a trattenermi. Quella ragazza
è tanto divertente quanto stramba, l'ho detto io! Meredith si
volta nella mia direzione e mi incendia con gli occhi nocciola
«Le è andato un cromosoma di traverso, dottor
Cullen?»
«Perdonami, Meredith. Ma non riesco proprio ad immaginare
qualcosa di più triste di una ragazza che va da sola a vedere
uno spettacolo di marionette»
«Ed io non riesco ad immaginare qualcosa di più triste di
una persona piatta, chiusa e che confonde uno spettacolo di marionette
con Shakespeare» mi risponde a tono, ma non sembra offesa. Ecco,
una cosa che continua a sorprendermi di lei è proprio questa,
sebbene per divertimento io provi spesso a metterla in
difficoltà, lei rimane composta e sta al gioco. Punzecchiassi
così Samantha avrebbe già dato di matto.
Le mostro i palmi delle mani, fintamente arreso «Touché»
Meredith si scioglie in un sorriso «Passate una buona serata,
allora» Ci congeda con un gesto della mano ed esce dalla porta,
probabilmente ha già chiamato un taxi.
«Vogliamo andare?» Dice a quel punto Susan, invitandomi a
seguirla fino alla mia auto, dove si accomoda nel sedile del
passeggero. Non credo che sarebbe una mossa furba parlarle adesso e
rischiare di rovinare la serata che ci attende, dunque preferisco
tacere per il momento.