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Autore: NaomyK    27/09/2016    1 recensioni
Kyle, studente di medicina alle prese con il suo ultimo anno da universitario, segue una vita serena in compagnia dei suoi amici di sempre, quando i suoi equilibri vengono stravolti dalla sua rottura con Samantha, fidanzata storica, e dal trasferimento di questa a San Francisco. Costantemente in lotta con i suoi amici che, chissà per quale motivo, decideranno che egli debba intraprendere una nuova relazione con Susan, studentessa di Belle Arti, in modo da dimenticarsi della vecchia relazione. Kyle si ritroverà a stringere amicizia con Meredith, coinquilina di quest'ultima, che tenterà di dargli una visione differente del mondo che, fin ora, Kyle sembra aver vissuto con i paraocchi e senza troppe fatiche.
«Questi mesi mi sono serviti per riflettere. Forse ho davvero sbagliato tutto con te. Non ci credo, non voglio credere che tra di noi sia finita solo perché adesso siamo distanti, Sam. Per me non sei distante, per me non sei mai stata così vicina» Mi fermo per riprendere fiato «Ti amo, Samantha. So che non te lo dicevo spesso, so che ero una frana e so che non sono mai stato come mi volevi tu. Ma io ti amo»
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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cap.4

Forceland

Ovviamente proverò ad aiutare Phil, ma più di invitare qualche collega di università non saprei come. 
In più in questi giorni ho troppi pensieri per la testa, o meglio, ho per troppo tempo un unico pensiero in testa: Sam. 
Tra due giorni è il suo compleanno, non potrò farle un regalo per via dei chilometri che ci separano, ma ho già deciso che le scriverò un messaggio d'auguri sperando che sia la volta buona per rompere il ghiaccio. 
Noto Susan uscire dal garage e, mentre il resto dei ragazzi non guarda, decido di sgattaiolare fuori per parlarle. 
«Ehi, Susy!» Quella, intenta ad accendere una sigaretta, si volta e mi sorride
«Kyle, ehi!» Posso spingermi a dire che non sembra felice di vedermi? Sorride, certo. Ma è più o meno lo stesso sorriso che faccio io a chi mi rivolge la parola al mattino «Tutto bene?» 
Prima che io possa risponderle, ecco che Annie si tuffa su di noi sotto forma di uragano, seguita da Dean «Stasera andiamo a cena fuori, abbiamo prenotato per quattro! Fatevi belli!» Taccio per qualche secondo, basito, e mi domando cosa avrò mai fatto di male in una vita passata per meritarmi degli amici talmente invadenti. Da Annie in particolare questo tipo di cose non me le aspetto. 
Lancio a Susan un'occhiata di sottecchi, anche lei sembra sorpresa quanto me, e come me sembra incapace di dire qualsiasi cosa; mi chiedo cosa ne penserebbe Samantha a sapermi ad un tavolo per quattro con due futuri sposi ed una ragazza talmente bella che, secondo mio personale parere, le somiglia pure. 
Vorrei poter dire che ho già preso impegni, ma davanti Susan mi sembra fin troppo scortese; spero che possa farlo lei, ma credo stia pensando la stessa cosa. 
«Perfetto, allora è deciso! Questa sera alle 20.00!» Cinguetta Annie «Kyle, passi a prendere tu Susan, giusto?» 
«Ehm.. sì?» Mormoro, poco convinto. Mi volto in direzione di Susan per assicurarmi che le vada bene, ella sorride imbarazzata. Poveretta, evidentemente non sono l'unico a trovarsi a disagio in questa bizzarra situazione.. devo ammettere che, però, mi rallegra. 
«Bene, a stasera!» Aspettiamo che Annie e Dean vadano via, poi incrociamo lo sguardo e scoppiamo a ridere. 
«Mi dispiace» mi viene spontaneo dirle 
«Non fa nulla, tranquillo, non è colpa tua. In più non avevo grandi piani per la serata, per cui non è un problema per me» è un gran sollievo apprendere che, evidentemente, Susan non è cotta di me come pensassi. Buffo però, sembrava quasi si costringesse a farmelo credere «A che ora passi a prendermi?»
«Sette e trenta?» Susan sorride con cortesia «Perfetto, a stasera»

Dopo averla salutata raggiungo la caffetteria dove, dopo aver fatto merenda, mi preparo per tornare al dormitorio, prendo l'ascensore e mi ritrovo di fronte alla mia stanza, la 301. Tendo le orecchie, qualcosa non va; dalla mia stanza, se si ascolta bene, sembrano provenire delle voci e delle risatine. 
Faccio spallucce e, pensando che Phil abbia scordato la tv accesa, spalanco la porta, non l'avessi mai fatto! Sul letto di Phil, con lenzuola e copriletto a soqquadro, vi è lui accompagnato da una ragazza che non ho mai visto. E la cosa peggiore è che sono nudi! 
Phil si porta un cuscino alla cosce per coprirsi le parti basse, mentre la ragazza che lo affianca inizia ad urlare come una gallina 
«Kyle, ma che cazzo ci fai qui?!» 
Che cazzo ci faccio qui, mi chiede?! Ha appena lasciato che vedessi il suo pene ed ha pure il coraggio di chiedere cosa ci faccio qui?! 
«Bhe, si da il caso che sia la mia stanza, testa di cazzo!» Sbraito «E che tu abbia lasciato la porta aperta, e non mi abbia neppure avvertito che eri in compagnia di questa..» lancio un'occhiata alla biondina sul materasso, che si nasconde per metà sotto il lenzuolo «..ragazza» concludo con disgusto. 
Non è una novità per Phil porti in camera ragazze, o che si diverta con loro, ma prima di adesso non mi era mai successo che lo trovassi nel bel mezzo del.. lavoro, sì. Non so bene se debba il suo successo con le donne al suo bel faccino o al fatto che i musicisti siano dei marpioni per definizione, fatto sta che non l'ho mai visto con la stessa ragazza per più di una settimana, ed onestamente dubito fortemente che la cosa cambierà. A me non importa per carità, che si diverta; ma per la miseria, che lo faccia fuori dal mio campo visivo! 
«Lei è Jasmine» 
«Piacere» Un mormorio soffocato dalle lenzuola mi giunge alle orecchie, ricambio con un gesto del capo ma, essendo coperta dal lenzuolo, non credo possa vedermi
«Vado a farmi un giro» concludo, schifato «Torno tra mezz'ora, e quando lo farò vorrò trovarti vestito. Chiaro?!» 
Phil si porta una mano in fronte mimando il saluto militare «Sissignore!» 
Mi chiudo la porta alle spalle, infuriato. Assurdo che io venga sbattuto fuori dalla mia stanza solo perché il mio compagno coglione deve portarci tutte le sue conquiste. Inutile rimanere fuori dalla porta attendendo che abbiano finito, so già che ci vorrà un po' prima che decida di sbattere quella biondina fuori dalla stanza — e non lo biasimo poi tanto, è una vera bomba! —. Decido di dirigermi di nuovo in caffetteria per prendere un altro caffè; decaffeinato questa volta, non vorrei che stanotte io debba lottare con l'insonnia, ci mancherebbe solo quella. 
Il mio dormitorio è munito di caffetteria, si trova al primo piano ed è da sempre un luogo di ritrovo, persino io e Sam ci incontravamo spesso lì per fare colazione. Raggiunta, mi siedo ad un tavolo ed attendo che la cameriera mi raggiunga per prendere la mia ordinazione. In genere i ragazzi che lavorano qui sono studenti, è un bene che il campus fornisca un modo per arrotondare e guadagnare qualche spicciolo, altrimenti finiremmo seriamente sul lastrico. Anche io, durante un periodo di crisi economica dei miei genitori, dovetti lavorare come porta pizze perché loro non riuscivano ad inviarmi molti soldi. Fu un problema però, perché tra lo studio ed il lavoro non mi rimaneva mai troppo tempo da dedicare a me stesso, o a Sam. 
«Ciao!» Alzo gli occhi, in piedi di fronte a me, in grembiule e taccuino in mano, vi è Jessica. Jessica era la compagna di stanza di Samantha, nonché una delle sue migliori amiche «Kyle, da quanto tempo non ci si vede, come stai?» Sorride ed è radiante come al solito.
«Da un bel po' direi» contraccambio il sorriso «Tutto bene, Jessie. E tu come stai?»
Jessica fa spallucce «Tu come mi vedi? Dovrei essere in camera a studiare per il mio prossimo esame ed invece sono qui, a lavorare per portare avanti gli studi che i miei genitori iniziano a rifiutarsi di pagare» ricordo che Samantha mi raccontava spesso che la famiglia di Jessica non fosse delle migliori. Sua madre era andata via di casa lasciandola da sola con il padre ed il fratellino più piccolo, suo padre si risposò qualche tempo dopo con una sorta di mangiasoldi ed ebbe altri due figli. Il mio cuore non può fare a meno di addolorarsene. «Guarda il lato positivo, però» Jessica mi guarda attentamente, e sembra curiosa di scoprirlo. Ora non so bene se ne esista davvero uno, ma mi sento in dovere di inventarglielo «Caffè gratis»
Jessica ridacchia «Ah, sì? Dovrei comunque rubarlo, sai?» 
Faccio spallucce con nonchalance «Lei come sta?» Lo so, è triste che io faccia la stessa domanda a tutti quelli rimasti in contatti con Samantha, ma vivo con la speranza che uno di questi, prima o poi, possa riferirmi che non sta bene, che gli manco e che ha bisogno di me. 
Jessica si fa più seria, forse sperava che non le domandassi nulla; non gliene faccio una colpa, deve essere imbarazzante per lei «L'ho sentita proprio questa mattina, sta bene. Dice che il programma di studi è assai più ricco della nostra università, e dice che è pieno di persone simpatiche» Stringo i polpastrelli, che diventano bianchi per via della forza impiegata nel gesto, sul tavolo in plastica. Non posso fare a meno di provare gelosia e chiedermi se, tra quelle persone simpatiche, non ci sia forse anche un ragazzo. 
«Risulterei assolutamente ridicolo se ti domandassi se ha chiesto di me?» 
Jessica sembra intenerita, e per questo perde punti: inizio ad odiare quello sguardo, da quando mi sono lasciato la gente non fa altro che guardarmi in quel modo. È odioso. Jessica scuote la testa «Non avrebbe neppure motivo, Kyle. Io non ti vedo così spesso» non posso darle torto, e sebbene lo dica solo per alleviare il fatto che Samantha non si interessi a me, ha ragione. Io e Jessica non ci vediamo mai, perché dovrebbe chiedere proprio a lei come sto? Per nessun motivo, fatto sta che Samantha non ha chiesto neppure ad Annie, quindi forse è inutile indossare i paraocchi. 
«Sai se esce già con qualcun altro?» 
Jessica fa spallucce «Non so, Kyle. Ed in ogni caso non sarebbe giusto dirtelo, lo sai» Mi sento patetico, un poveraccio che non riesce a lasciarsi dietro l'ex fidanzata che ordina decaffeinato perché il suo migliore amico usa la sua camera per fare sesso. Peggio di così si muore. «Vuoi ordinare?» 
«Un decaffeinato» 
Jessica prende appunti «Arriva subito» 
Jessica si allontana ed io mi lascio andare sullo schienale della sedia, mi sento un vero idiota ad andare in giro elemosinando informazioni sulla mia ex fidanzata che, fino a prova contraria, non ha mosso un dito per sapere come sto. Da lei non me lo sarei mai aspettato. Assurdo, conviviamo con le persone e la certezza di conoscerle meglio di noi stessi, e invece no, invece impariamo a conoscerle solo quando se ne sono andate, ed immancabilmente si rivelano esattamente come non ci saremmo mai aspettati che potessero essere. «Kyle!» Mi giro in direzione della voce e vedo Phil, in canotta e jeans, dirigersi nella mia direzione. «La camera è libera, mi spiace per prima» Phil che chiede scusa? Accidenti, dovevo proprio avere la faccia incazzata prima! 
Taccio per qualche secondo, fingendomi serio. Sento la preoccupazione di Phil crescere. «Era brava, almeno?» I movimenti del biondo si rilassano e scoppia a ridere, faccio lo stesso e lo invito a sedersi 
«Fa dei pompini eccezionali» Ammicca, soddisfatto 
«La rivedrai?»
Phil non sembra interessato alla cosa, fa spallucce e si stiracchia «Non credo proprio» tipico. Vedo arrivare Jessica con in mano il decaffeinato che le avevo chiesto, Phil si volta a guardarla e, come colpito da una chiamata divina, le porge la mano. Ella la fissa per qualche istante e credo non sappia bene come comportarsi ma poi, con la mano libera, gliela stringe. 
«Piacere, dolcezza. Io sono Phil»
Jessica alza le sopracciglia «Oh, ehm.. piacere, Jessica» si volta nella mia direzione «Ecco a te» Mi sorride e mi porte la tazza, dopo di che si avvicina al mio viso e, come per dirmi un segreto, sussurra «Ho fatto aggiungere ben due zollette di zucchero, un'eccezione, sappilo!» Scherza, e suppongo voglia tirarmi su di morale. 
«Hai davvero degli occhi magnifici, lo sai?» Phil, in tutto questo, la sta ancora fissando. Jessica pare imbarazzata. 
«Ehm.. ti ringrazio» balbetta
«Sono di un azzurro davvero intenso. E sono davvero grandi» 
«Phil, serve che ti dica che ti stai rendendo ridicolo di fronte alla signorina?» Mi intrometto con sarcasmo, alzando un sopracciglio «Scusalo, Jessie. È disperato» 
Phil mi guarda male, ma suppongo sia troppo concentrato sul fatto che io l'abbia chiamata in modo informale per prendersi il tempo di insultarmi «Jessie?» Mi chiede, sospettoso «Cos'è tutta questa confidenza?» 
«Samantha e /Jessie/» Scandisco mene le lettere del suo nome «Erano molto amiche, di conseguenza lo siamo anche noi» alzo gli occhi in direzione del soggetto della conversazione per sorriderle
«Hai amiche talmente belle e non mi dici nulla?!» Phil si finge indignato. Accidenti, ma come fa a portarsi a letto talmente tante ragazze se sembra non saperci fare per nulla? È assurdo! 
«Sì, ehm.. se vi serve altro, chiamate»
«Chiamerò sicuramente» Si affretta ad aggiungere Phil, prima che Jessica vada via a passo veloce ignorandolo platealmente «È già pazza di me» Aggiunge voltandosi nella mia direzione
«Così tanto che non ha retto la tua presenza ed è corsa via» Lo schernisco e mi porto la tazza alle labbra, il caffè qui è ottimo. 
«Dovrò invitarla al concerto, tu che dici?» 
«Dico che dovresti lasciare in pace quella poverina» Non faccio mai troppo caso a Phil e alle sue attività da latin lover, ma mi dispiacerebbe se si comportasse così con Jessica. È una brava ragazza ed ha già abbastanza problemi, non ha bisogno di ulteriori dispiaceri. 
Phil mi zittisce con un gesto prima mano «Lascia fare a me» Prima che io possa replicare scatta in piedi e si dirige in direzione di Jessica. Sorrido, arreso, e finisco il mio caffè. Non dovrei preoccuparmi così tanto, Jessie è abbastanza intelligente da capire che Phil, sebbene mi dispiaccia dirlo, è un soggetto da allontanare; oh, solo se sei una bella ragazza che ha puntato, ovviamente. In altri casi è un bravo amico. 
Lascio sul tavolo il conto — aggiungendo una generosa mancia indirizzata a Jessie — e lascio la caffetteria per dirigermi in camera.

L'aria è pestilenziale, la stanza odora di sesso ed il caos regna sovrano. Apro le finestre per far cambiare l'aria e, nel prendere il mio portatile, mi rendo conto che sulla mia scrivania c'è la busta di preservativo; sento salire un conato di vomito, ma me ne rallegro: Phil è abbastanza previdente da capire che non sarebbe un bravo padre. Mi getto sul letto ed aprendo il pc inizio a studiare gli appunti presi alla scorsa lezione di neurologia.

Riesco ad aprire a malapena gli occhi stanchi, la testa mi gira lievemente e sento la bocca pastosa; devo essermi addormentato. Guardo l'ora sul display della sveglia digitale e scatto in piedi, sono già le sette di sera e manca poco all'appuntamento con Dean e Annie, e devo ancora prepararmi e passare a prendere Susan. 
Dopo una doccia rapida indosso una camicia bianca ed attillata e dei pantaloni beige, sistemo i capelli castani alla meno peggio e corro fuori dal dormitorio, fino all'auto.

So dove abita Susan perché, la settimana scorsa, dovetti accompagnare Meredith rimasta a piedi per colpa del suo ferro vecchio. Arrivo una decida di minuti dopo, le tende coprono le finestre ma nonostante queste posso notare che le luci sono accese, devono essere tutte in casa. 
Visto che Susan non ha ancora risposto ai messaggi che le ho lasciato in precedenza per avvertirla che stavo arrivando, scendo e mi dirigo davanti alla porta d'entrata per chiamarla di persona. Ad aprire la porta, qualche istante dopo, è Rachel, la conosco perché anch'essa fu invitata alle prove di Dark Souls. 
I capelli ricci sono in disordine, è struccata ed indossa un allegro pigiama arancio con sopra stampato un pulcino. La trovo adorabile. 
Sempre lievemente imbarazzata, ma nonostante questo mi fa cenno di entrare «Credo che Susan si stia ancora preparando, ma vieni pure dentro, ti offro un caffè» Dal tono di voce calmo ed estremamente pacato posso dedurre che è una persona sorprendentemente tranquilla, forse anche timida, e dai modi gentili riconosco che deve essere anche molto cortese. 
«Ti ringrazio Rachel, ma passo» mi sorride e mi invoglia ad accomodarmi sul divano, dopo di che fugge via imboccando le scale. 
Faccio come mi è stato suggerito e mi abbandono alla morbidezza del due posti color panna. La loro è una bella casa, ben arredata, e di sicuro l'affitto è assai più alto di quello di un dormitorio qualsiasi come il mio, questo mi fa pensare che siano tutte e tre di buona famiglia. Do un'occhiata all'orologio, sono già le otto meno un quarto, tra poche ore sarà il compleanno di Samantha e probabilmente lo passerà con qualcun altro mentre io vado a cena con qualcun altra. Se me lo avessero detto l'anno scorso non ci avrei creduto. 
Aguzzo l'udito e sento rumore di passi, tacchi sembra, dirigersi nella mia direzione. Alzo istintivamente gli occhi e, intenta a scendere la scalinata che l'avrebbe condotta al piano di sotto, vi è Meredith. 
Non posso fare a meno di rimanere sorpreso, è davvero splendida. È più truccata del solito, i capelli lunghi sono una cascata di boccoli rossi che le coprono le spalle, ed indossa un meraviglioso vestitino fiorato che mi sembra di aver già visto da qualche parte. I miei soliti dejavu immotivati. 
«Ehi, Kyle» mi saluta sollevando le labbra dipinte di un rossetto bordeaux, lo stesso che indossava per la mostra d'arte, ed io faccio lo stesso alzandomi in piedi. Mi si avvicina e noto che è più alta del solito, merito dei tacchi che indossa «Come sei in tiro, Susan è /davvero/ fortunata» non serve un genio per cogliere il tono tanto sarcastico quanto divertito di Meredith, per questo mi viene spontaneo ammiccarle
«E tu non hai l'aria di una che va dal meccanico, la tua automobile come sta?» 
Meredith sospira, affranta «Ci ha lasciati» racconta «Il meccanico mi ha chiamata il giorno dopo dicendo che non c'era più nulla da fare, e che avrei dovuto acquistare una nuova auto»
«E l'hai fatto?»
Scuote la testa «A dire il vero dovrei prima trovare i soldi» buffo che i suoi genitori, evidentemente benestanti, le permettano una casa talmente lussuosa ma che lei andasse in giro con una carriola e che ora abbia problemi ad acquistare una nuova auto. 
Sorrido beffardo «Papino non è d'accordo?» Meredith cambia improvvisamente espressione, i suoi lineamenti si fanno più duri ed il viso, decorato da qualche lentiggine qua e là, si alza all'insù con dispetto. Mi pento istantaneamente della mia battuta evidentemente fuori luogo. 
«Diciamo che non mi piace chiedere denaro ai miei genitori, ecco. Fanno già troppo per i miei gusti» 
Mi sforzo di non alzare gli occhi al cielo, ecco un'altra insopportabile paladina dell'indipendenza: insomma, siamo ancora giovani, quando lavoreremo ridaremo ai nostri genitori tutto ciò che in passato ci hanno dato loro con gli interessi. Perché tanto orgoglio? 
«Che donna emancipata» la prendo in giro, ammiccandole dall'alto. Assurdo che nonostante i tacchi rimanga comunque notevolmente più bassa di me. 
«Meglio di voi cocchi di mamma» ribatte, ha ripreso il tono divertito e spensierato che ha di solito «Non hai ancora parlato con Susan?» Chiedendo abbassa la voce, suppongo abbia paura che Rachel o la diretta interessata possano sentirla. 
Scuoto la testa «Non ne ho avuto il tempo» 
Meredith storce le labbra «Bhe, allora che aspetti?» 
«Mery!» Meredith sbianca e si raddrizza, voltandosi lentamente in direzione di Susan, che l'ha appena chiamata «Ma sei stupenda!» Si complimenta. Anche lei non è da meno, ha i capelli castani legati in una treccia e gli occhi grandi e verdi sono messi in risalto dal l'eyeliner e dal mascara, indossa un tubino blu che ne mette il risalto le forme ed è davvero sexy. 
Meredith le sorride «Anche tu sei splendida, dove andate di bello?» 
«Dean e Annie hanno invitato me e Kyle a mangiare una pizza con loro, tu dove vai così in ghingheri?» Indaga Susan, sospettosa «Non ci sarà mica un ragazzo di mezzo?!»
Trattengo una risata, mi sembra assurdo immaginare Meredith con un ragazzo, anzi, mi sembra assurdo immaginare Meredith in compagnia di qualcosa che non sia la pittura in generale «Nessun ragazzo, Susy. Sto andando a teatro, a dire il vero» 
«Oh! E con chi?» 
Meredith tace per qualche secondo, sembra stranita dalla domanda «Da sola» risponde, quasi sia la cosa più naturale del mondo. 
Scoppio a ridere non provando neppure a trattenermi. Quella ragazza è tanto divertente quanto stramba, l'ho detto io! Meredith si volta nella mia direzione e mi incendia con gli occhi nocciola «Le è andato un cromosoma di traverso, dottor Cullen?» 
«Perdonami, Meredith. Ma non riesco proprio ad immaginare qualcosa di più triste di una ragazza che va da sola a vedere uno spettacolo di marionette»
«Ed io non riesco ad immaginare qualcosa di più triste di una persona piatta, chiusa e che confonde uno spettacolo di marionette con Shakespeare» mi risponde a tono, ma non sembra offesa. Ecco, una cosa che continua a sorprendermi di lei è proprio questa, sebbene per divertimento io provi spesso a metterla in difficoltà, lei rimane composta e sta al gioco. Punzecchiassi così Samantha avrebbe già dato di matto. 
Le mostro i palmi delle mani, fintamente arreso «Touché» 
Meredith si scioglie in un sorriso «Passate una buona serata, allora» Ci congeda con un gesto della mano ed esce dalla porta, probabilmente ha già chiamato un taxi. 
«Vogliamo andare?» Dice a quel punto Susan, invitandomi a seguirla fino alla mia auto, dove si accomoda nel sedile del passeggero. Non credo che sarebbe una mossa furba parlarle adesso e rischiare di rovinare la serata che ci attende, dunque preferisco tacere per il momento.

  
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