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Autore: Fiamma Drakon    06/05/2009    0 recensioni
Ora doveva dire addio a tutto quello: era duro, doloroso e sapeva che ne sarebbe uscita distrutta, ma per lui avrebbe sofferto così altre mille volte.
[...]
Presto il Portale sarebbe stato richiuso per sempre.
Preso un profondo respiro, si gettò verso di esso.
Le sue labbra tremavano appena per l’emozione. Su di esse affiorò un’unica parola, un ultimo, labile sussurro commosso, l’estremo saluto al suo mondo.
- Addio... -.
Oltrepassò la soglia quasi con gioia, mentre l’elmo si disintegrava e le sue lacrime sfumavano silenziose nell’aria.

[spoiler sulla fine del film "Il conquistatore di Shambala"]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Per amore si può dire addio... Oramai si era deciso ad andare e neppure lei avrebbe potuto impedirglielo: si era deciso a dare il tutto per tutto per salvare Amestris. Sapeva bene com’era fatto: testardo fino alla fine. Non avrebbe mai rinunciato, se era per proteggere i suoi cari.
Ma lei non voleva essere protetta: voleva solo rimanere ancora con lui, non dover più attendere invano un ritorno che sapeva non sarebbe più arrivato, una volta oltrepassato nuovamente il Portale.
Sapeva che non avrebbe retto a lungo senza la speranza di poterlo rivedere in futuro: Alphonse avrebbe richiuso il Portale. L’avrebbe richiuso per sempre, sigillato per non essere mai più riaperto e Edward ne sarebbe rimasto prigioniero per l’eternità. E lei, Fiamma, non avrebbe più potuto rivederlo.
Non si sentiva in grado di affrontare la separazione definitiva: sentiva fin troppo bene la voragine vuota che si stava aprendo dentro di lei e che la stava consumando lentamente, nonostante cercasse di mantenere il controllo e la lucidità.
Il suo sguardo si soffermò sulla navicella che si stava preparando a ritornare dall’altra parte e negli occhi della ragazza affiorarono calde lacrime di nostalgia, mentre nella sua mente riviveva in un vivido flash tutti i momenti, belli e brutti, che aveva vissuto da quando aveva incontrato Edward e Alphonse: rivisse alcuni dei momenti che aveva passato con i due prima del suo esame per conquistare il titolo di Alchimista di Stato, la lotta fra Edward e gli Homunculus nel Laboratorio n°5, i lunghi viaggi in treno in giro per il paese, il clamoroso scontro tra il colonnello e il biondo. Tutte immagini che ora sfumavano via lentamente, sostituite dall’immenso e profondo vuoto lasciato nel suo cuore da quella sua decisione di scomparire per sempre al di là del Portale. Era un vuoto talmente profondo e significativo che non riusciva bene a descriverlo a parole: l’unica cosa che le veniva immediatamente da associarvi era solo una parola che, nonostante fosse una sola, aveva un’intensità pari a mille altre parole, simili ma diverse.
Abbandono.
Non riusciva ad accettarlo, non voleva accettarlo.
E, nonostante sapesse che lui non voleva essere seguito, non riusciva a risolversi in altri modi: non riusciva ad immaginare la sua vita senza Edward, senza il tenue barlume di speranza che l’aveva animata e che l’aveva spinta ad andare avanti fino a quel momento.
Ecco perché si era decisa.
Ecco perché ora doveva dire addio a tutto quello: era duro, doloroso e sapeva che ne sarebbe uscita distrutta, ma per lui avrebbe sofferto così altre mille volte.
Inspirò a fondo e congiunse le mani dinanzi al proprio petto, all’altezza del seno.
Era normale essere così nervosi, quando si stava per abbandonare tutto per seguire la persona con la quale avresti voluto vivere in eterno.
Le puntò a terra.
Non doveva avere paura, perché l’avrebbe rivisto di lì a poco.
Dal punto di contatto si diramarono filamenti di sfavillanti bagliori rossi, mentre dinanzi a lei si ergeva un’armatura perfettamente adatta alla sua corporatura.
Riuscire a passare oltre, quello non sarebbe stato un problema: lei l’aveva già visto il Portale, l’aveva già aperto.
S’insinuò nell’armatura con rapidità e grazia, calzando infine l’elmo sul capo.
Era ovvio che avesse bisogno dell’armatura: l’avrebbe protetta da qualsiasi cosa ci fosse fra il suo mondo e quello dall’altra parte.
Congiunse di nuovo le mani e le puntò sull’armatura, più o meno all’altezza delle scapole.
Doveva riuscirci. Non avrebbe avuto altre occasioni: avrebbe raggiunto Edward o sarebbe morta nel tentativo, senza alcun rimorso.
Dalla schiena dell’armatura spuntarono due enormi ali dall’apertura di circa due metri.
Doveva essere risoluta: ormai si era decisa e non doveva rimpiangere nulla.
Se non fosse stato per Edward, lei avrebbe continuato a vivere nel rimorso per avere ucciso il suo migliore amico nel tentativo di salvargli la vita, senza avere la forza di cercare di rimediare al tragico errore che aveva commesso, da sola con il suo senso di colpa e la sua mezza anima.
Pian piano, le ali iniziarono a sbattere, sferragliando, staccandola da terra, portandola sempre più vicina all’imboccatura del Portale.
Non doveva aver timore di niente, continuava a ripetersi, perché ormai lei era solo metà dell’essere umano che era stata, se non addirittura meno: aveva pagata cara la sua presunzione di potersi paragonare a Dio, il suo tentativo di invadere il territorio proibito agli uomini, il suo tentativo di portare a termine con successo una trasmutazione umana per strappare il suo migliore amico a morte certa. Aveva pagato con una grande parte della sua anima e la cicatrice simile ad un foro da proiettile situata in prossimità del suo cuore le ricordava costantemente l’enorme privazione subita per la sua sfrontatezza.
Non era più totalmente umana e non poteva più temere nulla dal Portale, che si era preso il suo migliore amico e quasi tutta la sua anima: aveva già pagato il pedaggio.
Ormai era vicinissima all’imboccatura del Portale, oltre la quale si era già dileguata la navicella con Edward a bordo.
Fiamma scoccò un ultimo sguardo alla città sprofondata nelle viscere della terra dopo che tutti i suoi cittadini erano stati utilizzati come ingredienti per creare la leggendaria Pietra Filosofale: quello era l’ultimo luogo di Amestris di cui avrebbe potuto conservare il ricordo.
Un ricordo amaro, ma pur sempre un ricordo.
Le lacrime di nostalgia che affiorarono nuovamente nei suoi occhi furono nascoste dall’elmo che le copriva il capo.
Era doloroso dire addio al mondo dove era nata, ben cosciente del fatto che non avrebbe mai più potuto rivedere niente e nessuno.
Solo i ricordi avrebbero potuto mantenere vive in lei le persone che aveva care.
Non avrebbe più potuto rivedere i suoi genitori, il colonnello, Winry e tante altre persone alle quali si era affezionata e che non l’avevano trattata come una diversa solo perché era una peccatrice quasi del tutto priva della sua anima.
Quelli erano i suoi ultimi istanti prima dell’ignoto. Nonostante l’avesse già aperto, non sapeva cosa l’attendesse dall’altra parte, sapeva solo che, dovunque quel varco l’avesse condotta, lì ci sarebbe stato anche Edward e tanto le bastava a darle il coraggio necessario a compiere il grande passo che l’avrebbe isolata da Amestris per sempre.
Detto così a parole, “per sempre” poteva sembrare una cosa da nulla, ma riflettendo sul più profondo significato di quelle parole, comprese l’immenso significato celato dietro di esse: “per sempre” era l’esclusione eterna, senza nessuna possibilità di ritorno.
E la soglia del Portale rappresentava la scelta: sarebbe rimasta per sempre con Edward o senza. Quello era il momento di scegliere.
E la sua scelta ormai era fatta.
Rimase a mezz’aria ancora per qualche secondo, prima di riportare di nuovo la sua attenzione sul Portale: rimanere lì ancora a lungo le avrebbe senz’altro provocato più dolore di quanto già ne provasse, nonostante il pensiero di Edward attenuasse il dolore di quella partenza in modo non indifferente.
Presto il Portale sarebbe stato richiuso per sempre.
Preso un profondo respiro, si gettò verso di esso.
Le sue labbra tremavano appena per l’emozione. Su di esse affiorò un’unica parola, un ultimo, labile sussurro commosso, l’estremo saluto al suo mondo.
- Addio... -.
Oltrepassò la soglia quasi con gioia, mentre l’elmo si disintegrava e le sue lacrime sfumavano silenziose nell’aria.
   
 
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