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Autore: DianaSpensierata    27/09/2016    1 recensioni
"Mi mancava non sapere che cosa dire, mi mancava essere spiazzata dal suo irresistibile modo di fare, mi mancava il suo sguardo che sapeva e il suo sorriso che non necessitava parole, mi mancava avere qualcuno con cui poter parlare a quel modo. Mi mancava lui, in tutto il suo complicato e affascinante essere, a volte così forte che non riuscivo nemmeno a darmi della stupida."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackson Family, Martin Bashir, Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 5. Heart



Vi è mai capitato di sentirvi minuscole? Sto parlando di quella fastidiosa sensazione che continua a urlarti: “tu non sei niente” e a ricordarti che qualunque cosa bella tu stia vivendo, quella non sei tu, si tratta solo di un’eccezione e presto tornerai alla tua noiosa vita quotidiana.
Ecco la sensazione che mi fu compagna per gran parte della mattinata. Non che Michael mi mettesse a disagio, o fosse vanitoso o che so io, però mi faceva un certo effetto, essere prima nella sua limousine, poi nella sua villona, poi a tavola con lui… io, io con la mia maglia di cotone e i miei capelli spettinati e il mio misero make up da dieci dollari… c’era qualcosa di stonato, di incoerente, come se mi fossi svegliata nella vita di qualcuno che non ero io.
Eppure fu bello. Ricordo che risi un sacco e che, mentre mangiavamo, quella dolce tensione che mi si era formata nella pancia dal primo momento in cui l’avevo visto iniziò a sciogliersi, per poi finire in un remoto angolo della mia mente. Restammo insieme per delle ore intere, noi e i nostri figli, senza in effetti avere il modo di parlare a tu per tu, eppure fu un’occasione per vederci agire nel campo della nostra vita quotidiana, con le persone che amavamo, e penso ancora che sia stato un modo bellissimo per conoscerci. A fine giornata avevo già capito molte cose di Michael: era incredibilmente dolce, gentile, non si arrabbiava facilmente, amava anzi ridere e vivere con leggerezza, alle volte mi sembrava di ritrovarmi da sola a dover gestire cinque bambini!, per certi suoi atteggiamenti, eppure non aveva nulla di infantile ed era, lo si capiva, un ottimo padre.
Una cosa che ebbi modo di realizzare appieno piuttosto tardi, invece, è quanto amasse cogliere di sorpresa le persone… per poi far passare le sue frasi o i suoi gesti come i più normali al mondo. Un esempio?
– Cosa volete fare domani? – mi chiese in un raro momento di tranquillità in cui i bambini sembravano essersi dileguati.
Alzai le spalle. – Beh, potremmo vederci di nuovo al parco… magari nel pomeriggio, se non c’è troppa gente, così Ron può riposare…–
Mi osservò con una faccia così angelica che su chiunque altro avrebbe potuto passare per strafottente, dicendo: – Tu lo sai che voi dormite qui, vero? –
Ecco, “mi colse di sorpresa” è dir poco, il pavimento era tutto un rotolamento di mascelle e testicoli che non avevo, non so se ho reso l’idea. Spero di sì.  – Stai scherzando? –
– Perché dovrei? –
Domanda interessante. – Beh ma… dài, ti siamo già stati tra i piedi tutto il giorno… e poi no, seriamente, non vorrei…–
– Disturbare? Andiamo, Claire, se foste di disturbo vi avrei invitati? –
– Sei troppo gentile, davvero… e poi non ho con me dei vestiti, né il pigiama, né lo spazzolino…–
Mi poggiò le mani sulle spalle ridacchiando. – Sei troppo forte, davvero. –
Spalancai la bocca, offesa. – Ma io dicevo sul serio! –
Mi guardò, già stanco di discutere, poi fece scivolare la mano destra dalla mia spalla giù lungo tutto il braccio, per poi raggiungere la mia mano. Rimasi pietrificata. – Vieni con me – disse piano, e il mio cervello, lo giuro, glielo chiese, “dove?” ma il messaggio si interruppe in un qualche punto del tragitto mente-bocca, mentre un altro messaggio viaggiò per tutto il corpo: “cazzo, sono per mano con Michael Jackson!!”. Arrivò in fin troppi posti, quel pensiero…
Comunque, mi portò nel megabagno di una delle sue megastanze e iniziò a svuotare un armadio. Due spazzolini, due pigiama, due accappatoi.
– Serve altro? –
Scoppiai a ridere. Quell’uomo era assurdo, non poteva esistere sul serio, poteva essere al massimo il personaggio di un fumetto, ma reale, lì davanti a me, no. – Michael, seriamente…–
– Claire, seriamente – okay, mi stava ufficialmente sfottendo! E rideva, lui, rideva come fosse normale e giusto ma riuscendo in qualche modo a farlo sembrare tale, rideva come se non avesse mai pianto, rideva come se non conoscesse altro, come se non ci fosse domani. Mi arresi, per forza, avrei vissuto un altro po’ nella vita di questa Claire che non ero io e che, minuto dopo minuto, mi appariva sempre più fortunata.
– Okay, okay, mi arrendo –sorrisi.
Ad un tratto però lui si fece serio. – C’è una cosa di cui vorrei parlarti, Claire – annuii, incoraggiandolo a continuare, anche se qualcosa in quel tono mi spaventò. – E’ un argomento che non mi piace affrontare, però vista la situazione, voglio essere sicuro che sia tutto a posto…– annuii di nuovo, senza la più pallida idea di dove volesse andare a parare. – Negli ultimi anni sono circolate certe… voci sul mio conto… immagino tu le abbia sentite…– annuii per l’ennesima volta, ora intuendo cosa l’avesse reso tanto serio. – Io ti posso giurare su Dio, sui miei figli, su quello che vuoi, che sono false… credo che se tu e Ronan siete qui, tu non abbia creduto a quelle voci, ma volevo assicurarmi…–
– Ho capito – lo fermai, un nodo alla gola così grande che sembrava potermi avvolgere completamente nelle sue spire come un serpente. Lo mascherai, credo con poco successo, con un sorriso. – Non pensarci, ti prego. – gli sfiorai affettuosamente un braccio come a rassicurarlo.
– Sei sicura? –
– Michael, ho le orecchie, e sento quello che la gente dice. Ma ho anche un cervello. E un cuore. Non ti conoscerò come le mie tasche, ma mi sento al sicuro con te. È tutto a posto – avevo lasciato parlare il mio cuore, ed era una sensazione così intensa che avrei voluto scappare da essa, come da lui, in quel momento. Feci per andarmene ma lui mi trattenne prendendomi la mano.
– Claire? – mi fermai, trafitta dal suo sguardo, ferita a vita. – Grazie –.

Restammo quindi per la notte. Michael decise di sistemare i bambini tutti insieme in una stanza matrimoniale, lui nella sua camera e io in un’altra stanza libera. Mi trattenni nella prima per dare la buonanotte a Ronan, che, con la voce adorabilmente impastata dal sonno, mi chiese: – Mi racconti la storia del sole e della luna, mamma? –
Mi accovacciai accanto al letto e con un sorriso gliela raccontai come ogni volta, anche se il sonno gli impedì di sentire il finale. Gli diedi un leggero bacio sulla fronte e poi mi voltai per lasciare la stanza, non fosse che un infarto quasi mi stroncò quando sorpresi Michael in piedi accanto alla porta.
– Oddio, mi hai spaventato – sussurrai, una mano sul petto che martellava all’impazzata.
Lui, neanche a dirlo, si mise a ridere. Mi prese la mano e mi trascinò in corridoio, chiudendomi alle spalle la porta. – Scusa – mormorò, per nulla convincente.
Lo seguii al piano di sotto per il thè che mi aveva promesso pochi minuti prima, per poi ritrovarmi a dovermelo preparare da sola. – Queste star viziate che non sanno neanche far bollire un po’ d’acqua…– lo presi ingiro.
Michael rise di nuovo, poi tornò però serio. – Ho sentito la storia che raccontavi a Ronan…– sorrisi. – Perché gliela racconti? –
Mi prese un po’ in contropiede, come al solito. – Beh, perché gli piace… e ci sono cresciuta anche io…–
Sembrava incredibilmente serio. – E’ una storia molto triste –.
– E’ una storia come tante altre – mi misi un po’ sulla difensiva. Avevo un legame forte con quella storia, non mi andava di sentire la sua valutazione pedagogica, per me era così come doveva essere.
Parve riflettere per un po’. – Ci credi? –
– Che il sole e la luna non si incontrano mai? – gli versai un po’ di thè, mentre mi chiedevo dove volesse andare a parare questa volta.
Scosse la testa. – Nell’esistenza dell’impossibile –. Mi ritrovai ad annuire timidamente, pensando che io ne ero la prova vivente, che certe cose a a qualcuno semplicemente non possono capitare. Come innamorarsi. – Perché? –
Tuttavia non era il mio argomento preferito, la mia lista di relazioni fallimentari… – La mia vita me l’ha insegnato – risposi semplicemente.
– Che cosa intendi? –
Sospirai. – Intendo che a un certo punto ho dovuto rassegnarmi e smettere di credere in certe cose… –
– E perché mai? –
– Perché non mi possono accadere – dissi con tono neutrale. Eravamo in una zona pericolosa.
– Solo perché non ti sono già accadute? –
– No, perché non ci sono fatta –.
– Sembra più che altro una scusa per arrendersi… – osservò.
– Michael…–
– … e cos’è che non ti porebbe accadere? –
–…per favore – alzai la voce. Stava andando troppo oltre. Ed era colpa mia, fin dall’inizio gliel’avevo permesso, tra una frasetta e l’altra come ogni volta non mi ero fatta problemi a parlare di me e rispondere alle sue domande, ma quella era la zona di confine e non gli avrei permesso di oltrepassarla.
Inarcò le sopracciglia, visibilmente sorpreso dalla mia reazione. – Non ti fidi di me? –
Lo chiese con un tono talmente dolce, talmente disarmante che riposi i miei metaforici guantoni da boxe. – Sei una bella persona, Michael. Di certe cose non parlo volentieri, tutto qui –.
Si alzò dalla sua sedia e venne verso di me. Io ero ancora in piedi, appoggiata al pianale della cucina, stringendolo in modo -a pensarci bene- piuttosto isterico con entrambe le mani. Michael me le prese e me le staccò gentilmente da lì, dito per dito, accendendomi un sorriso. Poi mi guardò, con aria innocente ma non per questo meno penetrante del solito. – Pace? –
Scoppiai a ridere. – Michael, come si fa a fare la guerra con te? –
Fece un sorriso triste. – Ti potrei dare un elenco piuttosto lungo di persone da cui imparare… –.
Quella frase mi colpì dritto al cuore… – Per favore, non dire queste cose… mi fanno stare male…– poi mi resi conto di quanto sembrassi egocentrica a parlare a quel modo. Cioè, dovevano fare star male me? Ero proprio un’idiota… – Scusami, intendevo dire…–
– Lo so cosa volevi dire – mi interruppe dolcemente. – E so che era una cosa bella da parte tua. Hai ragione, è che quando dico quello che penso a volte scappano anche di queste cose…–
– Se vuoi per tirarti su ti correggo il thé con un po’ di rhum – proposi con un sorriso angelico.
– Non posso, devo prendere le medicine…–
– Cos’è, siamo ospiti a una puntata di “La mia vita deprimente”? Dimmi un’altra frase del genere e mi metto a piangere – decisi di buttarla sullo scherzo quando in verità, ero davvero sul punto di piangere. È questa la cosa peggiore delle persone oneste: ogni loro singolo stato d’animo affiora in superficie e tu lo puoi vedere lì, davanti ai tuoi occhi, pronta o no, volente o nolente. Finchè si tratta di emozioni positive, è una sensazione meravigliosa, l’avevo potuto constatare io stessa ogni volta che lo vedevo ridere, giocare con i suoi bambini, scherzare. Ma in quei momenti… in quei momenti era così straziante da togliere il fiato. Rise , nonostante l’ingiusta velatura sui suoi occhi. Di fronte a tutto quel dolore, incartato in un così delicato e splendido involucro, mi sentivo terribilmente a disagio, come se stessi sbirciando senza il permesso qualcosa di molto personale, e allo stesso tempo mi sentivo impotente, intrappolata in una situazione che, a causa di quel maledetto nodo alla gola, non sapevo come prendere.
Optai per un abbraccio.
Non so bene il perché, forse era la stanchezza, forse la mia eccessiva emotività (congiunta alla sindrome premestruale, si salvi chi può), forse era bastata l’idea del rhum a suggerirmi altri spunti di dubbia logica, eppure lo feci, mollai la tazza lì e strinsi quel guerriero silenzioso, forte solo come stringevo Ronan quando pregavo di riuscire a difenderlo dal mondo. E fu… bello. Bello solo come ricordavo essere i miei sogni.
Bello come la voglia di stringerlo ancora, ancora, nuotare nel suo profumo intenso e indefinibile e non lasciarlo più…
Come ho detto, ero in sindrome premestruale, annotiamo bene tutti i fatti.
Mi riallontanai cercando di darmi un contegno e nascondere quel senso fin troppo piacevole di disorientamento con un sorriso.
– Mi piace il modo in cui abbracci – mi disse.
Piuttosto insolito, come complimento. Mi fece sorridere. – E’ meglio che vada a dormire adesso… – feci, non che avessi sonno ma la vita di questa Claire era distruttiva a livello emotivo.
– Va bene – mi sorrise lui, rimanendo al tavolo.
– Non vieni su? –
Scosse la testa. – Non ho molto sonno. Penso che rimarrò qui per un po’. Ma tu vai pure – sorrise di nuovo.
– D’accordo… beh, allora b…–
– Claire? –
Entrai in allarme. Ormai potevo aspettarmi di tutto da quell’uomo, e la cosa non mi metteva molto tranquilla, anzi per niente. – Sì? –
– Grazie per oggi. Sei stata fantastica –.
Mi rilassai. – Anche tu, Michael –
– Sai a cosa mi riferisco…–
Gli sorrisi. – No, non ricordo nulla di straordinario –
Anche lui sorrise. Si allungò dallo sgabello e mi attirò a sé, pericolosamente vicino, ma senza abbracciarmi. Si limitò a guardarmi negli occhi con un’intensità allarmante. – Sono contento di averti conosciuto. E sono contento di avere te e Ronan ospiti a casa mia. Siete delle belle persone, davvero –.
Uno dopo l’altro, soffici schiaffi che mi sconvolsero, queste sue frasi così sincere, naturali, splendide. Non sapevo cosa dire ma una qualsiasi risposta sarebbe sembrata fuori luogo, le sue parole erano come farfalle e sembrava bastasse un niente a guastare la loro dolcezza. Così, con un sorriso più commosso di quello che avrei voluto mostrare, mi sottrassi a quella morbida tortura emotiva e mi diressi verso la mia stanza. Mi addormentai dopo parecchio tempo, chiedendomi nella vita di quale Claire mi sarei svegliata il giorno seguente… sperando, con tutto il cuore, che fosse la stessa di quel giorno.







Angolo autrice
Ciao a tutte...
Sì sono sparita per parecchio... e per un po' mi sono anche rinchiusa nel lutto della sorte di questa sezione del sito... che ragazze, è così poco visitato... ed è un peccato, un peccato perchè c'è veramente del buono qui (parlo di tutte le storie, non mi permetterei di riferirmi alle mie - beh, non esclusivamente almeno) e c'è così tanto Amore... spero che con il tempo sempre più gente verrà da queste parti...
Intanto ringrazio chi ha continuato a leggere e scoprire questa storia anche in questi mesi di pausa... ascoltate sempre Michael perchè vi cura ragazze... io lo so... vi mando la felicità della sua Musica come augurio, e spero di sentirvi presto.
DS

   
 
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