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Autore: Diana cavalca    28/09/2016    1 recensioni
Una storia di perdizione e riscatto. Una storia di tenacia e coraggio. Come la giunchiglia - il fiore che resiste al lungo inverno - Sakura sarà la leader del movimento di Resistenza al regime dittatoriale sortito dalla Rivoluzione di Sasuke.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 "Naruto ti prego...è il mio unico desiderio.  Saske-kun, Saske-kun, riportalo a casa!"
 
Cinque anni prima gli aveva estorto con le lacrime quella promessa. Cinque anni in cui lui aveva resistito per entrambi, anzi per tutti e tre. Forte e fiducioso. Anche lui avrebbe dovuto prendersi il lusso del pianto, dello scoramento, della debolezza. Ma non aveva voluto: si era fatto carico del fardello di una donna che aveva perso il suo amore e di un amico che aveva perso il senno. Non voleva rinunciare a quella famiglia che si era costruito. Voleva averla accanto, come ogni bambino vorrebbe che fosse: unita e felice.
Un largo sorriso. Nessuno riusciva a dilatare la bocca in quel modo. Dava la sicurezza che lui avrebbe fatto sì che l'impossibile si sarebbe tramutato in possibile. Quel giorno la luce inondava Konoha. Il cielo era buono e sembrava volere che quella promessa fosse mantenuta:

"Non preoccuparti Sakura-chan!Lo riporterò indietro, io non mi rimangio mai la parola, è il mio credo ninja!"

Il giorno di cinque anni dopo il cielo non era più quello di allora. Cupo, minacciava tempesta.
Lei era in piedi, con lo sguardo vitreo su quel corpo esanime. Quel suo largo sorriso non lo avrebbe più rivisto. E l'impossibile sarebbe rimasto impossibile. Il sogno di un mondo di pace era nato e morto con lui. Come lui era perito il giorno del suo compleanno. Quanto a lei, aveva perduto il suo timone, un compagno divenuto parte di una seconda famiglia. La pioggia cominciò a bagnare il viso di Sakura e lei non sapeva più quali fossero le sue lacrime e quali quelle del cielo. Nemmeno lo aveva sentito arrivare il pianto. Fu come se il suo corpo si fosse accorto prima del suo cuore di quello che stava accadendo. Le lacrime uscivano e lei aveva perso la sensibilità al petto, alle braccia, alle gambe. D'un tratto capì. Si sentì schiacciata dalla gravità e si accasciò sul suolo. Pose quella cara testa bionda sul grembo. Quel corpo non emanava più la sua energia, il calore che tanto la riscaldava.

"...Nar...Nar..."

Non riusciva a pronunciare quel nome. Proferirlo sarebbe stato dire l'evidenza. E così l'evidenza sarebbe divenuta più evidente. Naruto era morto. Le lacrime cominciarono a farsi pesanti sul volto ed un dolore lancinante la colse al cuore. Naruto era morto. Urlò come mai aveva fatto prima e improvvisamente sentì il risveglio di tutto il suo corpo anestetizzato: petto, braccia e gambe ritornarono a farsi sentire così tanto da farle male, così violentemente da farle percepire che la sofferenza della sua carne e quella del suo cuore si manifestavano all'unisono. Un dolore troppo forte per non coinvolgere il suo intero essere senziente; per riguardare solo una parte del binomio mente-corpo. Sentì che la sede delle sue emozioni era anche materia, un muscolo che voleva esplodere sotto la compressione del dolore che lo attanagliava.
Alle sue spalle, il suo maestro assisteva attonito alla scena di una ragazza che, sconquassata dal dolore, teneva stretto il corpo di chi cullava, tra le grida di sofferenza, in una ninna nanna di morte.





Mentre sentiva il male divorargli l'anima, Sasuke portò a termine il suo progetto. Giustiziò i Kage dormienti. Avrebbe potuto fare le cose onorevolmente, come aveva fatto con Naruto: avrebbe potuto sciogliere lo tsukuyomi, affrontarli apertamente e ucciderli in un regolare scontro - tanto, come avrebbero potuto avere chance di vittoria? Ma Sasuke aveva perso troppo quel giorno e non gli importava dell'etica dei ninja. Aveva appena sacrificato la sua anima al diavolo per il bene di tutti. L'etica dei ninja non poteva essere più un pensiero per un'anima dannata. Voleva solo finire quello che aveva cominciato. Si avvicinò ai corpo dei kage e si curò che non si svegliassero più dal loro sonno. Trapassò  uno ad uno i loro cuori con la katana, mentre le vittime, immerse in sogni beati, spiravano col sorriso. Erano morti con la stessa inconsapevolezza di chi viene al mondo. Si sentì benevolo e magnanimo per aver risparmiato ai cinque leader la coscienza di chi sta per morire. Guardò il petto del quinto hokage grondante di sangue, aperto in una ferita mortale. 
Tonf, tonf, tonf. Il sangue di Tsunade arrivava, goccia dopo goccia, pesante sul suolo, con la stessa inesorabile precisione di una lancetta che segna i secondi. Quello era il nuovo tempo di Sasuke: scandito dal flusso del sangue dei morti.

"Ti porterò a casa Sasuke!"

Poco lontano il suo amico più caro giaceva a terra col petto passato da parte a parte. Un lavoro magistrale di chi padroneggiava bene l'arte del chidori.

"Dannato usuratonkachi, cosa credevi di fare?"

Il vento portò alle sue orecchie le urla di una ragazza disperata. Il peso della gravità divenne troppo forte anche per lui. La spada gli scivolò dalle dita e lui stramazzò a terra. Cominciò a piovere e Sasuke non sapeva più quale fosse sul suo volto il confine tra le proprie lacrime e quelle del cielo.
   
 
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