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Autore: NightWatcher96    28/09/2016    3 recensioni
Mikey è scomparso misteriosamente e niente è come un tempo ma tutto cambia con l'arrivo di un cucciolo di tartaruga così grazioso che rimpiazzerà il secondo del Team B.
Tutto raccontato dai membri della famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Fandom un po' moscio, eh? Su, non importa. Piuttosto aggiorno rapidamente e questo mi fa piacere. Colgo l'occasione di ringraziare le mie due lettrici, una tra le quali è la cara Lady Zaphira che mette sempre buon umore nelle sue recensioni ed immancabilmente mi regala un paio di spunti niente male. Non dimentichiamoci affatto dell'altrettanto molto cara Io_amo_freezer che ha letto il prologo buttato un giorno su una pagina di word... eh, sì! La vostra Watchie vi ringrazia sempre. A questo punto, vi posto il capitolo, il primo per giunta. 



New York mi sembrava un cumulo squadrato di Lego per bambini ricchi e privilegiati.
Ero rimasto come una statua, fermo sul cornicione di un edificio molto alto a osservare in silenzio ciò che da sempre mi era sembrato tanto suggestivo. Continuavo a sentirmi vuoto e speravo che accadesse qualcosa, una qualunque ma mi sbagliavo.

Come ho sempre fatto in quasi quindici anni.
Io amavo Michelangelo. Era il fratellino essenziale per me e adesso non riuscivo più a trovare un solo stimolo per continuare. Tutte le mie ricerche, le mie uscite segrete, le mie batoste e mazzate erano azioni meccaniche indotte dalla disperazione.

Non sapevo fosse qualcosa di tanto violento da fare di te il suo automa.

"Mikey..."- sospirai, mentre mi muovevo in un tunnel di fogna. "Dove sarai?".

Mi sembrava di risentire la sua voce giocosa chiamare il mio nome con quel "Raphie" che avevo sempre detestato, almeno fino a quando non sono entrato nella pubertà.
Da piccoli, io e Mikey eravamo inseparabili, come gemelli ma poi non l'ho più seguito e la mia attenzione è caduta principalmente su Spike, la tartaruga che è diventata Slash...0
Il tanfo di fogna era tremendo e pizzicava i miei polmoni.

"Che puzza..."- mormorai.

Mentre camminavo distrattamente nell'acqua stagnante che avvolgeva le mie caviglie, m’irrigidii, guardandomi poi le spalle: un sibilo sinistro mi era giunto sul collo, come un tocco leggiadro ma non c'era nessuno, stando ai miei occhi confusi. Ugualmente brandii e afferrai il più forte possibile i miei Sai, per ogni evenienza.
Dopotutto, le fogne di New York erano più pericolose della superficie stessa...

D'un tratto, un gridolino stridulo mi raggiunse i timpani come una freccia veloce e precisa e richiamato dalla curiosità e anche da una leggera forma di preoccupazione mi diressi verso un cumulo di spazzatura galleggiante, in parte sotterrata da mattoni e polvere. Recentemente vi era stato un crollo di una parete di alcuni tunnel sprovvisti di manodopera e stavano lavorando per riportare tutto come un tempo.
Avevo abbondante tempo per concentrarmi in questa sezione fognaria perché quegli stupidi umani operai sarebbero giunti soltanto nella settimana prossima.

Cauto o forse non abbastanza mi fermai davanti alla provenienza dei gridolini più deboli e in pochi attimi i miei Sai piombarono sui mattoni, frantumandoli in minuti granelli di polvere.
Il mio respiro da calmo passò a rantoli sconnessi di furia cieca. Per ogni colpo rivedevo il mio fratellino, quello che non ho saputo proteggere in alcun modo.
Il mio respiro si gelò.

"I... io non..."- balbettai con la gola secca.

Avvolto in parte dalla sporcizia e dalla polvere biancastra, un piccolo guscio faceva capolino e l'animaletto al suo interno continuava a emettere striduli acuti. Forse era un cucciolo.
Lo raccolsi e lo esaminai: era una tartaruga piccola.

"Ehi..."- sussurrai, accarezzando il guscio con un dito. "Chiunque tu sia lì dentro, ora sarai al sicuro. Fatti vedere, però".

Timorosamente, una piccola tartaruga sbucò. La cosa che più mi sorprese fu la pelle completamente nera; da quando le tartarughe erano scure? Aveva un viso tenero, grandi occhi zaffiro e minute macchioline grigio chiaro sparse sulle gote. Lentiggini, forse?

Il mio cuore si fermò a quello che stavo vedendo. Era troppo irreale, no, semplicemente mi rifiutavo di collegare quelle somiglianze al mio fratellino perduto.
Quella tartaruga era così simile. Troppo uguale!

"Scusa, piccolo..."- mormorai, rimettendolo dove l'avevo trovato e balzai in piedi, con i pugni stretti. "E' solo che tu mi ricordi Mikey...".

La tartaruga mi stava guardando, come se si stesse sforzando di capire cosa gli stessi dicendo con fervore e una spolverata di lacrime pronte a rotolare lungo le mie guance.
Mi diede un gridolino e m’irrigidii ancora una volta, stupefatto. La testolina del piccolo era contro il mio piede e si strusciava con affetto. Possibile?

"Non posso lasciarti qui, però..."- sussurrai, raccogliendola.

La piccola era così felice che mi diede una leccatina al pollice.

"Non sei una tartaruga ordinaria, vero? Sei così intelligente che potrei paragonarti a un cane."- sogghignai, mentre miravo a tornare alla tana...
 


Era tutto buio e deserto tanto da sembrare uno dei miei peggiori incubi ma sapevo di essere a casa e non mi preoccupavo. In quel momento, la mia preoccupazione principale era semplicemente di raggiungere mio fratello Donnie e di mostrargli il mio nuovo piccolo amico, ancora in una mia mano, rinchiuso nel suo guscetto.
Era tardi, molto. Quasi le 02:20 e di dormire per me non era ancora il tempo giusto. Ero troppo impaziente di scoprire tutto su questa nuova tartaruga per riposare.

La tana, adesso, mi sembrava enorme. L'albero nel dojo era minaccioso e pronto, all'apparenza, a fracassare i curiosi come me.
Dietro le shoji, il sensei sicuramente riposava: il suo respiro era morbido e questo mi avrebbe permesso di sfuggire a occhiate penetranti o domande a doppio taglio.
Leonardo altrettanto dormiva nella sua stanza.

"Don non è in camera sua" pensai, quando mi ritrovai davanti alla stanza in questione.

Come avevo già sospettato, mi dileguai il più silenziosamente possibile verso l'unico fascio di luce che filtrava sotto una pesante porta di metallo: il laboratorio.
All'interno, mio fratello era davanti al suo computer, analizzando la sfera dei Kraang che emanava pulsazioni rosate. Questo significava soltanto una cosa... i nemici stavano muovendosi da qualche parte, pronti per coglierci di sorpresa.

"Novità sui Kraang?"- chiesi.

Donnie balzò così violentemente dal suo sedile che ruzzolò in terra e per poco la sfera preziosa altamente tecnologica non gli cascò in terra, in un mare di pezzi. L'afferrò prontamente con un'espressione di puro terrore e una volta in piedi mi diede uno sguardo corrucciato.
A malapena trattenni un ghigno.

"Qualcuna."- pronunciò con voce lagnante e incredibilmente piatta. "E tu?".

"Io? Oh, beh... la mia non la definirei opportunamente novità, bensì sorpresa."- commentai, aumentando la suspense. "Apri le mani".

Il piccolo amico nel suo guscio lo consegnai a Donnie e attesi paziente.

"Una... tartaruga?"- farfugliò indeciso.

"Non è una comune tartaruga. L'ho trovata sotto della spazzatura ed è stato incontro a prima vista."- raccontai. "Ha gli occhi azzurri, Donnie e sapessi che intelligenza!".

Per mio fratello quella piccola tartaruga era un banale rettile di dimensioni piuttosto inferiori alla norma ma qualcosa lo fece ricredere. La superficie del suo guscio era poco rugosa, con placche prive di abrasioni e leggermente appuntite.

"Dorso di diamante."- mormorò Don. "Cioè, la nostra stessa specie".

"Dimmi di più".

In pochi attimi, Don mi avrebbe saputo dare più informazioni. Quel piccolo animaletto lo girò più e più volte per controllare anche il dettaglio più insignificante e quando si ritenne soddisfatto, mio fratello mi diede un grosso sorriso malizioso.

"E' un maschio, come già detto appartenente alla specie Dorso di Damante, con una spolverata di lentiggini sulle guance e … ampi occhi azzurri."- disse con enfasi, ma alla fine rallentò.

Due dei dettagli appena specificati ci gelarono: quelle maledette parole rispecchiavano il nostro fratellino perduto e sentirle ripetere all'infinito nelle nostre menti confuse, pugnalavano dolorosamente il cuore.

"E' come un Lui in miniatura..."- pronunciò Don, con voce tremante.

Inspirai profondamente, presi l'esserino tra le mani e lo accarezzai con dolcezza. Mi ero già affezionato in parte e non me la sarei sentita di abbandonarlo.
Appena spostai gli occhi su una fetta di pizza integra e ormai fredda su un piatto, mi arrabbiai leggermente. Donatello era un genio troppo impegnato e a ricordargli di nutrirsi, andare a letto o giocare erano sempre stati i compiti di Michelangelo ma adesso, senza più nessuno, a malapena ricordava questi fabbisogni essenziali.

"Tu non hai mangiato."- dissi con tono accusatorio.

Don non se ne era reso nemmeno conto. Ricordava di Leo che era entrato tre ore prima con quel piatto di pizza e gli aveva ordinato gentilmente di mangiare ma lui, rapito dall'intermittenza improvvisa della sfera dei Kraang, aveva scordato tutto.

"Ops..."- ridacchiò nervosamente.

Appoggiata la piccola tartaruga sulla scrivania per esasperazione dalla superficialità di quel genio di mio fratello, mi strofinai energicamente il viso con due mani e brontolai: "Possibile che ti si debba sempre ricordare queste cose? Don, non devi spingerti troppo e superare i tuoi limiti! Guardati! Hai gli occhi iniettati, sei pallido e in più caschi da sonno!".

"Proprio tu mi fai la predica, quando esci misteriosamente e torni con una serie di infortuni? Proprio tu mi ricordi di non superare i limiti? E proprio tu mi insinui che passo troppo tempo da solo quando tu e soltanto tu ti stai allontanando da tutti noi?!"- ruggì Don, vicino al mio viso.

Non replicai nemmeno una parola perché semplicemente non ne avevo da dire. Erano vere sia le mie prediche sia quelle di Donatello e quindi eravamo pari.
In quel momento di battaglia di sguardi minacciosi, un rumorino si fece strada nelle nostre orecchie e quando guardammo non credemmo ai nostri occhi.
La piccola tartaruga si era avvicinata al piatto e divorava la pizza incurante di insudiciarsi con la mozzarella e il pomodoro. Sentendosi osservato, si voltò verso di noi con quel musetto adorabile ricoperto di rosso e i brillanti occhi zaffiro intimoriti.

"Hai detto che era molto intelligente, vero?"- borbottò Don.

"Volevi una dimostrazione? Eccotela. E ora che dici?".

"Semplicemente incredibile. Non capita tutti i giorni un cucciolo di tartaruga con lentiggini, occhi azzurri che mangia una pizza. E' anormale... o meglio, completamente fuori da comune!"- rispose Donnie, accarezzando la tartaruga sulla testolina.

La piccola scodinzolò allegramente e produsse un verso acuto che ricordava molto i giocattoli per cani che suonavano se strapazzati.

"Visto? Gli sono simpatico!"- ridacchiò Donnie.

Roteai semplicemente gli occhi nell'esasperazione ma non potei fare a meno di ridacchiare un po'; in quell'attimo, dal mio petto una parte del dolore si era affievolita leggermente e liberato, presi un profondo respiro.
Chissà, forse questo piccolino poteva offrirmi un po' di conforto.

"Che intenzioni hai con lui?"- domandò Donatello, con gli occhi fissi sull'interessato.

"A dire il vero, pensavo di tenerlo con me. Sai, abbandonare l'esserino dove l'ho trovato farebbe di me un autentico mostro senza cuore".

Donnie mi sorrise ma non fece in tempo ad aprir bocca che un respiro infastidito ci raggiunse alle spalle come una freccia; appena ci voltammo con curiosità riconoscemmo ovviamente Fearless e il sensei.

"Ehi, ho trovato un amico!"- esclamai festoso e mi affrettai a raccontare la breve storia.

"E' indubbiamente un cucciolo molto grazioso, figliolo."- mormorò semplicemente il maestro, quando conclusi il mio racconto.

“Quindi, terrai la tartaruga come hai fatto con Spike?”- chiese Leo.

“Sì.”- risposi onestamente. “E vorrei anche cercargli un nome abbastanza forte”.

Il sensei si lisciò semplicemente la barbetta con fare pensieroso, poi, senza emettere un singolo suono, si ritirò nella sua stanza. Probabilmente pensava che adesso mi sarei sentito un po’ meno ombroso e mi sarei pian piano riaggregato agli altri.

Rimasti in tre, Leonardo si avvicinò con curiosità al mio piccolo amico e dolcemente lo prese tra le mani; la tartaruga scodinzolava la codina con allegria e zampettò fino al pollice, utilizzandolo come un balcone su cui affacciarsi e sorridere ampiamente.

Leo prese un respiro tagliente e improvvisamente sbiancò in volto.

“Mikey…”- sussurrò.

“Leo, avresti dovuto vedere il piccoletto! Ha addentato la mia pizza con gran voracità e… Leo...”- esclamò Don, notando una spolverata di lacrime sulle sue guance. “Anche a me ha fatto lo stesso effetto…”.

“E’ così simile…”.

Sospirai pesantemente e nel frattempo ripresi il mio piccolo amico confuso per riservargli una tenera carezza di dito sulla sua piccola testolina.

“Non è colpa tua. Sai, è solo che ci ricordi molto il nostro fratello perduto.”- gli dissi con un triste sorriso.

La piccola tartaruga fece nuovamente il suo verso e si accucciò completamente sulla mia mano.

“Bene. Benvenuto in famiglia.”- mormorò distrattamente Leo, ancora di spalle, per asciugarsi le lacrime.

“Mi raccomando, Raph…”- continuò anche Don. “Cercagli un bel nome. E’ un cucciolo speciale”.

Annuii più che d’accordo e ormai stanco della notte così lunga mi trascinai verso la mia stanza con gli occhi cadenti. Feci per entrare quando adocchiai immancabilmente la cameretta di Mikey vicino alla mia: di colpo, le mie speranze crebbero ma non appena aprii la porta, un freddo e vuoto letto mi accolse, avvolto nella più completa oscurità.

“Mikey…”- sussurrai, mentre la mia vista si annebbiava di lacrime.

Mi gettai a peso morto sul letto di mio fratello, incurante che la piccola tartarughina fosse rotolata come una noce dal cuscino al lenzuolo. In quell’attimo, volevo semplicemente piangere, urlare il mio dolore e la mia rabbia per tutta la situazione ma non lo avrei mai fatto, non se sapevo che così avrei trascinato anche i miei altri fratelli.

Contrario ai miei pensieri più ostili, strinsi semplicemente contro il mio viso il cuscino di Mikey e ben presto, tra una lacrima silenziosa lungo la guancia e l’altra, mi addormentai.
Non mi sarei mai accorto della piccola tartaruga strofinare una zampetta contro le mie lacrime e guardarmi con occhi tristi…
  
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