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Autore: Yuki Delleran    28/09/2016    0 recensioni
"La tranquillità e la pace, si sa, non avevano mai condotto a nessun rinnovamento. Per giungere ad un cambiamento di qualunque tipo era necessario passare attraverso il conflitto,[...] eppure anche nel disordine stesso c'era un equilibrio e come tale andava mantenuto: se le forze che governavano l'universo si fossero sbilanciate, ad essere in pericolo sarebbe stata la stabilità stessa del mondo. Per questo, paradossalmente, un andamento placido era sempre il meno consigliabile."
(Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest)
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4

 

Le intenzioni iniziali di Iwaizumi erano state quelle di procedere spedito verso il villaggio di Seijou, raccogliere informazioni e poi andare dritto alla ricerca del re dei demoni. Solo lungo la strada si era reso conto di essere stato un ingenuo. Innanzi tutto un cavaliere solitario che procedeva a spron battuto come se avesse davvero i demoni alle calcagna attirava troppo l'attenzione, allarmava i viandanti e gli abitanti dei villaggi che incrociava. Secondariamente non sarebbe stato un bene raggiungere Seijou esausto, con il rischio che quelle creature fossero già a conoscenza del suo arrivo e si fossero preparate ad accoglierlo. Se quello che il nobile Semi aveva detto era vero, e cioè che in qualche modo le sue azioni sarebbero state risolutive, di certo esseri magici come gli abitanti della Brughiera non potevano esserne del tutto all'oscuro ed era quindi molto probabile che agissero di conseguenza. Doveva arrivare preparato allo scontro.
Questo era quello su cui rifletteva mentre sedeva al tavolo di una piccola taverna dove si era fermato per consumare un pasto veloce e frugale. Era ormai abbastanza distante dal castello e dalla capitale per sperare che nessuno lo riconoscesse e gli facesse domande.
Aveva quasi finito la sua zuppa e si apprestava a rimettersi in marcia quando le voci piuttosto concitate di un gruppetto di avventori attirarono la sua attenzione. Un piccoletto da capelli rossi stava declamando a gran voce le proprie intenzioni, che suonavano più o meno come: « Il re dei demoni tremerà di fronte alla mia forza, implorerà pietà e giurerà di non commettere mai più nessun atto crudele! »
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo: come se fosse così semplice.
Al suo fianco, un ragazzo dai capelli scuri e con un arco in spalla lo colpì sulla testa e lo redarguì seccamente.
« Falla finita! Se fosse stato per te non saremmo nemmeno arrivati fin qui! »
« Se è per questo, nemmeno per te! Siamo qui solo grazie alla guida di Kenma! »
Sempre gesticolando, indicò un terzo individuo di cui Iwaizumi non riusciva a distinguere i lineamenti a causa del cappuccio calato sul viso.
L'intera figura era celata da un lungo mantello bianco, che faceva dedurre si trattasse di un mago delle terre dell'ovest. Gli incantatori di quelle regioni avevano una reputazione completamente differente da quella delle creature fatate della Brughiera e, soprattutto, erano esseri umani. Si diceva che i loro poteri fossero votati al bene e che non prendessero parte ai conflitti, il che, in effetti, faceva crescere in Iwaizumi diversi dubbi sul motivo per cui uno di loro si trovasse in compagnia di individui del genere.
A completare il bizzarro gruppetto vi era quello che all'apparenza poteva sembrare un guerriero, data la stazza e l'espressione truce, ma ad una più attenta analisi si rivelava, probabilmente, uno sciamano dell'est. Hajime lo intuì principalmente dal suo abbigliamento e dal fatto che se ne stesse in un angolo del tavolo a sorseggiare zuppa per conto suo, non degnando minimamente di uno sguardo i due che discutevano.
Quella sembrava gente problematica, meglio non averci a che fare se voleva avere un viaggio tranquillo e non coinvolgere chi non aveva la preparazione adatta ad uno scontro del genere.
« Insomma, smettila di abbuffarti tanto! Cosa sei? Un pozzo senza fondo? » stava sbraitando in quel momento l'arciere.
« Tu, piuttosto, che vai in giro a chiedere alla gente che cos'è, hai già svuotato due piatti! » ribatteva piccato il rossino.
Hajime si bloccò con il cucchiaio a mezz'aria.
« Tu che vai in giro a chiedere alla gente che cos'è... »
Quelle parole, quell'esatta frase, l'aveva già sentita pronunciare da qualcuno. Quando? E da chi?
No, sicuramente si stava sbagliando. Doveva essere la stanchezza che gli giocava brutti scherzi.
Eppure, nella sua mente, una voce sconosciuta, sottile come quella di un bambino, si sovrappose a quella del ragazzo chiassoso.
« Chi sei? Di solito gli umani non si addentrano nella Brughiera. »
Iwaizumi scosse la testa, nel tentativo di recuperare lucidità.
Che storia era mai quella? Lui non era mai stato nella Brughiera, era risaputo quanto ostile fosse quel territorio, quindi non poteva aver avuto quel genere di conversazione con qualcuno. No, di certo si trattava di qualche chiacchiera sentita in giro, qualcosa di totalmente privo di fondamento.
E allora perché sentiva quella fitta alle tempie?
Infastidito, si massaggiò la fronte con la punta delle dita nel tentativo di scacciare il dolore.
« Signore, state bene? »
La voce reale, accanto al suo orecchio, gli fece alzare gli occhi per incontrarne un paio color nocciola che lo fissavano curiosi.
« Hinata, insomma, non infastidire persone a caso! »
« Ma sembrava stare male! Signore, non badate al mio compagno, ha sempre da ridire su tutto. Come vi sentite? Siete pallido. »
Iwaizumi spostò lo sguardo dal ragazzino dai capelli rossi ai suoi compagni che lo fissavano in attesa: cos'era appena successo esattamente?
« Sto bene, ti ringrazio. É stato solo un capogiro dovuto alla stanchezza. »
La risposta sembrò convincere solo in parte il suo interlocutore, che a quanto pareva non aveva la minima intenzione di seguire il consiglio dell'arciere e lasciarlo in pace.
« Non è bene che viaggiate da solo in queste condizioni. » proseguì infatti. « Se volete possiamo accompagnarvi dove siete diretto. Anche questo è il compito di un eroe e comunque il re dei demoni non si offenderà di certo se tardiamo un po'. »
Hajime avrebbe solo voluto andarsene e proseguire il suo viaggio in santa pace senza essere costretto a subirsi i deliri di quella compagnia di squinternati, ma quasi senza rendersene conto si ritrovò a rispondere con un'imprevista sincerità.
« Vado al villaggio di Seijou. »
Lo sguardo del ragazzo s'illuminò e poco ci mancò che si mettesse a saltellare sul posto.
« Andiamo anche noi in quella direzione! Potremo fare un bel tratto di strada insieme! Piacere, sono Hinata Shoyou e sono l'eroe che sconfiggerà il demone crudele! »
« Ehm... Piacere, Iwaizumi Hajime, cavaliere in licenza. »
Era meglio non esporsi troppo con degli estranei e, in ogni caso, tutto quell'entusiasmo lo metteva leggermente a disagio: chissà se quel ragazzino, quell'Hinata, si rendeva davvero conto di quello a cui andava incontro? Sembrava quasi che per lui fosse un gioco e di certo non aveva mai visto lo sguardo spento della povera gente che in quella guerra contro le creature magiche aveva perso tutto.
Ad ogni modo, poteva essere un bene per lui spostarsi con dei compagni: avrebbe destato meno attenzione e sarebbe stato più sicuro.
Fu quindi in quel modo piuttosto atipico che iniziò il viaggio di Hajime con quella strana compagnia, verso un obiettivo comune che ad ogni passo sembrava più complicato da raggiungere.

Si trovava in un bosco, poteva sentire sopra di sé lo stormire delle fronde e il calore del sole che filtrava a chiazze tra i rami. Ai suoi piedi invece scorreva un fiume impetuoso, diversi metri più in basso. L'acqua precipitava tra le rocce producendo un suono spaventoso, ma lui non aveva paura, anzi provava una sensazione di esaltazione. Laggiù, dove i suoi occhi erano puntati, c'era qualcuno che stava facendo qualcosa di straordinario. Non riusciva a vederlo ma ne era certo e si sporgeva in avanti nel tentativo di avere una visuale migliore.
Improvvisamente sentì il terreno sotto i suoi piedi cedere e dalle sue labbra sfuggì un'esclamazione di terrore. Sarebbe caduto in acqua. Da quell'altezza e su quelle rocce sarebbe morto. Sarebbe...
« Se volevi fare un voletto bastava dirlo! »
Iwaizumi spalancò gli occhi nel buio, con il respiro corto e il cuore impazzito.
Impiegò alcuni istanti a rendersi conto che non si trovava sul ciglio di un burrone ma disteso su un prato, nei pressi di un fuocherello dove ormai languivano poche braci e di fronte al quale lo sciamano dell'est stava montando la guardia. Attorno a lui tutti i suoi nuovi compagni stavano dormendo pacificamente. Si erano accampati in quel posto tranquillo dopo aver cavalcato tutto il pomeriggio. Mancava ancora parecchio alla Brughiera e per il momento non sembravano esserci guai in vista quindi non aveva motivo di sentirsi così agitato.
Imponendosi la calma, tentò di regolarizzare il respiro: era stato solo un sogno, non significava nulla. Se si fosse rimesso a dormire, l'indomani gli sarebbe apparso come una semplice accozzaglia di immagini vaghe e indefinite.
Purtroppo per lui le cose non andarono esattamente così e la mattina giunse senza che fosse riuscito a chiudere occhio né a scrollarsi di dosso la sensazione di qualcuno che lo stringeva, lo stesso qualcuno che lo aveva salvato da quella rovinosa caduta.
« Sir Iwaizumi, state bene? »
Una voce pacata al suo fianco attirò la sua attenzione e, voltandosi, notò che Kenma, il mago, aveva affiancato il proprio cavallo al suo.
Hajime aveva impiegato molto poco ad inquadrare i membri di quella compagnia, del resto Hinata si era preso la briga di presentarglieli tutti non appena deciso che avrebbero viaggiato insieme.
Il rossino e l'arciere, Kageyama Tobio, provenivano dal piccolo villaggio di Karasuno, poco più di un agglomerato di casupole a nord del Paese, e si erano messi in viaggio con l'utopistico intento di sconfiggere i demoni, l'uno per dimostrare al mondo di essere un eroe e l'altro per mettere alla prova le proprie capacità.
Come aveva intuito invece il mago, Kozume Kenma, proveniva dalle terre dell'ovest, più precisamente dal villaggio di Nekoma, e stava facendo loro da guida in quelle regioni poco frequentate. Non parlava molto quindi non era del tutto chiaro se oltre a ciò avesse anche una seconda finalità.
Lo sciamano parlava ancora meno e tutto quello che aveva saputo di lui era che proveniva da Dateko, lo stesso villaggio in cui era nato sir Futakuchi. La cosa aveva stupito parecchio Hajime, ma non aveva avuto modo di approfondire. Aone Takanobu, questo era il suo nome, sembrava osservare il mondo con occhi vigili, ma teneva per sé le proprie opinioni e pensieri. La motivazione per cui si fosse unito ad un gruppo di cui la metà dei componenti era fastidiosamente chiassosa era un mistero, ma doveva essere molto molto seria se gli permetteva di sopportarli tanto stoicamente.
Iwaizumi tornò a rivolgere l'attenzione a Kenma, che l'aveva interpellato.
« Certo, non preoccuparti. Sono solo un po' stanco, ho dormito male. » rispose accennando un mezzo sorriso rassicurante.
Kenma era molto più giovane di quanto si aspettasse, doveva avere circa l'età di Hinata e Kageyama, ma sembrava decisamente più maturo e non gli sfuggiva nulla.
« C'è qualcosa che disturba il vostro sonno? » chiese infatti.
Il tono era indifferente, ma la domanda abbastanza diretta da far intendere che non fosse davvero così.
Iwaizumi si chiese se fosse il caso di parlare dello strano sogno, ma giunse alla conclusione che doveva trattarsi solo di uno scherzo della sua immaginazione. Era inutile mettere in allarme qualcun altro senza motivo.
« Probabilmente sento solo di dover stare più all'erta man mano che ci avviciniamo alla Brughiera.»
« Capisco. » annuì Kenma, apparentemente soddisfatto.
Tuttavia dopo poco tornò alla carica.
« Cosa vi porta a Seijou? É piuttosto fuori mano rispetto alla capitale. »
Iwaizumi studiò il volto del ragazzo biondo per un attimo, sperando di individuare qualche motivazione per quell'improvviso interesse verso di lui, ma non vi scorse alcun indizio e non rispondere sarebbe stato scortese.
« Ci sono nato, anche se non ricordo praticamente nulla di quel luogo. Una persona, a corte, mi ha suggerito di tornarci dicendo che la mia presenza sarebbe stata risolutiva. »
« Per il conflitto con i demoni? »
« Così pare. »
Kenma annuì pensieroso e per diversi minuti non aggiunse altro.
Quando già Iwaizumi considerava chiusa la conversazione, l'altro parlò di nuovo.
« E cosa intendete fare con il re dei demoni? »
« Se volevi catturarlo per farne un pezzo da collezione, buon per lui, sono felice di essergli stato d'aiuto. »
« Non intendo affatto catturarlo! »
La voce di Hajime si alzò più del dovuto, stupendo lui per primo e facendo voltare il resto del gruppo con espressioni perplesse. Kenma lo fissava con gli occhi dorati sgranati.
Cos'era appena successo? A chi apparteneva la frase che aveva appena sentito?
Ma l'aveva davvero sentita o si era trattato di un'allucinazione?
« Ehm... intendevo dire che il mio scopo è mettere fine alle scorrerie dei demoni, e lo farò con qualunque mezzo. Non ho intenzione di avere riguardo nei confronti del loro dannatissimo re! »
Il suo tono si era fatto più sicuro man mano che parlava e anche gli altri giovani avventurieri ne sembrarono rassicurati. L'unico che continuava a fissarlo era Kenma, ma non aggiunse altro e   Iwaizumi decise di comportarsi come se nulla fosse.
In realtà, tra sé e sé, iniziava ad essere preoccupato: da quando era partito era già la terza volta che gli capitava un episodio del genere ed era abbastanza certo che la voce del suo sogno e quella delle allucinazioni fosse la stessa. Forse era una qualche sorta di magia che le creature fatate scagliavano preventivamente su chiunque potesse essere un problema per loro, anche se a ragionarci in modo logico aveva poco senso. Inoltre una strana sensazione di disagio aveva iniziato a strisciargli nell'animo e assomigliava decisamente troppo a quella che provava nei confronti del nobile Semi.
C'era qualcosa che non andava, ma non si fidava a sufficienza di chi praticava la magia per esprimere apertamente i suoi dubbi.

« … E quindi, quando mi troverò davanti un demone, finalmente dimostrerò a tutti che anch'io so combattere! Sono piccolo ma sono forte!»
Discorsi del genere erano all'ordine del giorno e Iwaizumi aveva impiegato davvero poco tempo ad abituarsi all'entusiasmo di Hinata. Ormai non pensava più che fosse un esaltato con il solo scopo di farsi un nome di cui poi potersi vantare: quel ragazzino voleva davvero sconfiggere i demoni per fare del bene e il fatto che si impegnasse tanto nonostante il suo fisico minuto gli faceva onore. Anche Kageyama, l'arciere, non mancava mai di sottolinearlo, anche se a modo suo.
« Ma se sei imbranato come pochi! Definirti spadaccino è un insulto a sir Iwaizumi e a tutti i cavalieri! » era ciò che ripeteva principalmente.
I due bisticciavano in continuazione, ma era chiaro che fossero molto legati, di certo dalle avventure che avevano vissuto insieme oltre che dalle origini comuni.
Iwaizumi un po' li invidiava: doveva essere bello aver qualcuno su cui contare sempre e comunque, che ti appoggiava incondizionatamente. Lui non aveva mai provato niente del genere.
Mentre cavalcavano e il suo sguardo si perdeva nel paesaggio circostante, la sua mente si focalizzò su quel bizzarro pensiero.
Più si avvicinavano alla Brughiera, più sembrava che la natura ne risentisse.
Ma davvero non aveva mai avuto qualcuno con cui condividere quel livello di fiducia? Nemmeno da bambino?
L'erba dei prati appariva più rada e ingiallita, quasi faticasse a crescere.
Perché non ricordava niente dell'infanzia trascorsa a Seijou?
Anche i cespugli e gli alberi assumevano forme sempre più contorte man mano che le miglia passavano.
Doveva pur aver avuto una famiglia, degli amici, prima di arrivare a Shiratorizawa, prima di Hanamaki, Matsukawa, Yahaba e gli altri, prima della sua vita da cavaliere.
«  Ho detto alla mia famiglia di aver incontrato una ragazza. »
Quella frase gli balenò in testa all'improvviso ed ebbe la certezza di essere stato lui stesso a pronunciarla. Ma quando? E rivolta a chi? Dunque aveva una fidanzata?
Era tutto così confuso che gli sembrava d'impazzire. Forse sarebbe stato meglio se si fosse davvero convinto di essersi immaginato tutto e avesse chiuso la questione.
« La natura soffre. »
Una voce pacata e profonda lo indusse a voltarsi e Iwaizumi realizzò che Aone aveva affiancato il proprio cavallo al suo. Era raro che lo sciamano aprisse bocca, a maggior ragione se non interpellato, questo significava che quel particolare doveva averlo colpito molto.
« L'ho notato anch'io. » confermò il cavaliere. « Qui attorno è tutto secco, gli alberi e gli arbusti crescono male e hanno un aspetto tutt'altro che sano. »
Poteva essere anche quella una conseguenza delle azioni scellerate del re dei demoni, dopotutto era risaputo che le creature fatate avessero un legame con la terra. Quell'essere ignobile poteva aver mutato il territorio a suo vantaggio per rendere più arduo il passaggio.
Aone annuì lentamente e con fare pensoso, ignorando i battibecchi che erano ricominciati alle sue spalle.
« É molto più di un semplice conflitto tra umani e fate. É in atto uno squilibrio che coinvolge le intere forze naturali. »
Espressa in quel modo la questione diventava ancora più preoccupante e inquietante, sembrava che lo sciamano gli stesse dicendo a chiare lettere che si trattava di qualcosa di troppo grande per essere risolto da un semplice essere umano. Quindi perché il nobile Semi, che di certo era al corrente di questo particolare visti i suoi poteri, affermava che il suo contributo fosse essenziale?
Anche Kenma affiancò il proprio cavallo a quello di Iwaizumi, sull'altro lato rispetto allo sciamano.
« Aone è partito proprio per scoprire se poteva esistere una soluzione pacifica a questo sconvolgimento naturale. » spiegò. « Secondo lui dietro il conflitto scatenato dal re dei demoni c'è molto più di una generica ostilità vero la razza umana. »
Quello effettivamente poteva essere un discorso sensato, rifletté Hajime tra sé, ma questo non significava che lo considerasse una scusante per quel mostro. Era un pericolo, un danno e andava fermato.
« Ci accampiamo qui! »
La voce squillante di Shoyou annunciò la scelta del luogo dove passare la notte interrompendo i loro discorsi , quindi per il momento la questione si chiuse lì. L'indomani sarebbero giunti a Seijou e avrebbero avuto tutto il tempo di verificare la veridicità di voci e teorie.

Hajime stava camminando in un bosco, di nuovo. Era un luogo in cui era già stato, ma non riusciva a ricordare quando. Inoltre la prospettiva da cui osservava ciò che lo circondava era diversa dal solito e bizzarramente più bassa.
« Sono Iwaizumi Hajime, della stirpe degli Iwaizumi. » sentì dire la sua stessa voce. « Mio padre è sir Iwaizumi del reame di... »
« Che nome lungo. Iwa-chan basterà. »
Iwa-chan?!
Il suo orgoglio si ribellò davanti ad un soprannome tanto ridicolo, ma la persona di fronte a lui rise, una risata cristallina che assomigliava al tintinnio di mille campanellini d'argento. Era così piacevole da ascoltare che la sua irritazione finì per sfumare.
Continuava a camminare in quel bosco sconosciuto ma familiare. Sopra di lui le foglie stormivano dolcemente nella brezza, tinte di colori caldi che variavano dall'oro al rosso intenso. A volte si staccavano dai rami e volteggiavano posandosi a terra con un lieve fruscio. Qualcuno camminava accanto a lui ma non riusciva a scorgerne il volto e la sua attenzione era rivolta altrove. Fissava il terreno come in cerca di qualcosa e, non appena la individuò tra i mucchi di foglie, subito si avvicinò a raccoglierla.
« Eccola! La prima castagna! »
La sollevò tra le dita e lasciò che i raggi del sole scivolassero sulla sua superficie lucida. Aveva un colore ricco e caldo, che sapeva di casa, di focolare, di serenità. Era lo stesso colore che incontrava ogni giorno quando incrociava lo sguardo di...
In quel momento alzò gli occhi e si specchiò nelle iridi scure che lo fissavano: avevano davvero lo stesso colore della castagna che teneva in mano, ed erano dolci quasi allo stesso modo.
« Iwa-chan... »
Era quello stesso sguardo dolce, carico di promesse, che una volta lo aveva fissato dal basso verso l'alto, circondato da mille lucciole dorate.
No, non erano lucciole...
Luci che danzavano nell'aria, riflesse su un volto raggiante di gioia, in uno sguardo carico di sentimento e di fiducia al punto da spezzare il cuore.
« Iwa-chan... »
« Iwa-chan... »
« Ti amo... »

Iwaizumi si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva a mille, la fronte imperlata di sudore e il corpo completamente scosso da tremiti.
Era troppo vivido per essere semplicemente un sogno. Cosa si trovava nella Brughiera che aveva dimenticato? Chi si trovava laggiù ed era stato abbandonato per tutto quel tempo?

 


Noticina di Yuki

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