Hachiko-chan, cane da riporto e da tartufi
Le
partite di quel giorno finiro e ancora la Karasuno aveva collezionato
una serie di fallimenti, anche se nessuno sembrò
rammaricarsi. Come
aveva detto Takeda, avevano solo un margine di miglioramento, non
potevano che avanzare. E poi stavano già migliorando molto,
dovevano
solo lavorarci ancora un po'.
La
notte era ormai scesa e finalmente anche il fresco della sera.
Fuori
dalla palestra, Asahi, Daichi, Sugawara e Chiyo erano stesi sull'erba
della collinetta a rinfrescarsi e riposarsi.
«Che
giornata intensa!» commentò lei, tirando su un
gran sospiro di aria
fresca. «Peccato mi sia fatta male già alla prima
partita e non
abbia più potuto giocare» sospirò
alzando le braccia sopra la sua
testa e guardandosi gli avambracci accuratamente fasciati. Sentiva le
vene pulsare al loro interno, ancora doloranti, ma non era una cosa a
cui faceva troppo caso. La felicità di quella giornata
intensa di
pallavolo e della settimana che le si prospettava davanti le faceva
passare ogni male.
«Staremo
qui una settimana, se stai tranquilla un paio di giorni forse potrai
tornare a ricevere» le disse Daichi.
«Uffa...
due giorni sprecati» mormorò lei imbronciata, ma
poi tornò a
sorridere. «Però ho bloccato la schiacciata di
quel russo!»
«Sei
stata grande. L'idea di accompagnarla per rallentarne la potenza
è
stata eccezionale!» disse Sugawara nel tentativo di
compiacerla e
lei sorrise soddisfatta, gonfiando il petto.
«Sono
il vostro Libero! È il mio compito» e quello rese
ancora più
chiare quali erano state le intenzioni di Chiyo. Non c'era stato solo
orgoglio personale e desiderio di combattere, in lei c'era stato il
bisogno di dimostrare che quel posto, in quel campo, con quei
compagni specifici, se l'era meritato. Lei aveva avuto bisogno di
dimostrare che poteva vedersela con una squadra maschile.
I
suoi compagni, al suo fianco, sorrisero inteneriti a quel pensiero.
Poi
Asahi si alzò e annunciò: «Vado ad
allenarmi alle battute. Devo
migliorarmi.»
«Ehy!
Mi faccio prestare il tablet da Ukai e ci riguardiamo il video
dell'attacco sincronizzato, ci state?» chiese Daichi a
Sugawara e
Tanaka, che li aveva appena raggiunti, e ottenuta l'approvazione dei
compagni, corse all'interno della palestra alla ricerca del coach.
Chiyo
li guardò per un attimo, pensierosa sul da farsi, poi si
alzò. Lei
lì era di troppo: non poteva più nemmeno
avvicinarsi a una palla,
almeno quella sera.
«Vado
da Shimizu-san e Yachi-chan, magari hanno bisogno di aiuto per
qualcosa» annunciò, prima di correre dentro,
cercando le due
manager. Era ancora presto per andarsene a letto, desiderava tenersi
attiva ancora un po' e sperava nelle due affaccendatissime amiche.
Guardandosi attorno, lo sguardo cadde su Tsukishima che uscì
dalla
palestra proprio in quell'istante dimenticandosi però a
terra,
vicino al muro, le proprie ginocchiere. Chiyo non esitò:
corse a
prenderle e lo raggiunse fuori, chiamando:
«Tsukki-san!» ma il
ragazzo biondo era già lontano.
Si
mise velocemente le scarpe e corse lungo il vialetto buio che
costeggiava le altre palestre. Svoltò un angolo e finalmente
lo
trovò a pochi passi, fermo davanti all'entrata della
palestra tre,
intento a parlare con qualcuno.
«Tsukki-san!
Le ginocchiere» gridò lei, raggiungendolo,
sventolando le sue
ginocchiere. Gliele porse, sorridendo, felice di essere riuscita a
far qualcosa di buono, anche se di così poco conto.
«Proprio
un bravo cagnolino da riporto» la denigrò la voce
di Kuroo alla sua
destra, sulla soglia della palestra. Chiyo gli rivolse
un'occhiataccia e notò Bokuto al suo fianco. Era con loro
due che
Tsukishima si era fermato a parlare.
«Piccoletta!
Vuoi venire a ricevere qualcuno dei nostri attacchi?» le
chiese
Bokuto, sorridendo.
Chiyo
si illuminò ed entusiasta rispose:
«Sì!»
«Non
puoi» l'ammonì subito Tsukishima, al suo fianco.
Chiyo
lo fulminò, per un attimo contrariata: come si permetteva a
darle
ordini? Ma poi si ricordò delle sue braccia fasciate e
dell'ammonimento di Ukai. Doveva tenerle a riposo, almeno quella
notte, o avrebbe rischiato di farsi male seriamente.
Si
incupì, affermando: «È vero.»
Kuroo
guardò le sue braccia, interamente fasciate dal gomito in
giù. Lev
l'aveva ridotta proprio male, eppure quando aveva provato ad andarci
più leggero, si era trovato di fronte un enorme rifiuto. Non
sapeva
cosa si provava a vedere che l'avversario si rifiuta di ricevere i
tuoi attacchi, a lui non era mai capitato, ma poteva ben immaginare:
frustrazione, enorme frustrazione. Anche se questo garantiva il punto
semplice, era come se dimostrasse che non era meritato e che lui non
era forte come sembrava.
«Non
puoi fare bagher, ma puoi palleggiare» le disse, cercando per
lei
una soluzione. Era sembrata così felice di poter giocare con
loro
che gli dispiaceva mandarla via.
Chiyo
si illuminò di nuovo, esclamando: «Sì,
posso!» e corse
all'interno senza aspettare ulteriormente.
«Allora,
quattrocchi. Vieni?» chiese Bokuto a Tsukishima, che in
qualche modo
fu costretto ad accettare.
Bokuto
si mise in attacco, Akaashi alzava per lui, mentre Kuroo si mise in
disparte ad allenare Lev nella ricezione, che a quanto pareva faceva
abbastanza schifo. Dall'altro lato, Tsukishima era sotto rete, pronto
a murarli, mentre Chiyo se ne stava libera di girare per il campo.
«Se
è troppo bassa, lasciala cadere. Prendi solo di palleggio,
non farti
male di nuovo» le disse Kuroo e Chiyo si portò le
mani ai fianchi,
sorridendo maliziosa e gli rispose: «Che fai? Ti preoccupi
per me?»
Kuroo
colse il suo volergli rimandare indietro la provocazione che lui
stesso le aveva rivolto qualche settimana prima, nello stanzino, la
notte che l'aveva trovato con la testa nel frigo. E sorrise di
rimando, altrettanto malizioso, ma senza rispondere, deciso a
dargliela vinta per quella volta.
«Vado!»
annunciò Akaashi, alzando la prima a Bokuto, mentre
Tsuskishima
saltava nel tentativo di murarle. Alle sue spalle, Chiyo volteggiava
come un vero colibrì.
Anche
quando erano basse, correva velocemente sotto e si inginocchiava,
raccogliendole di palleggio, ma poche volte permetteva loro di cadere
completamente a terra.
"Di
solito uso il bagher in ogni difesa. Questo mi aiuterà a
migliorare
anche il palleggio" pensò, schizzando prima a sinistra, poi
a
destra e così via per almeno un'ora.
Altri
due membri della Nekoma li raggiunsero, tra cui Yaku, il loro Libero.
«Ehy!
Tu sei il colibrì!» disse guardando Chiyo, che
sentendosi chiamare
con quall'appellativo sorrise, colta negli occhi da una scintilla.
«Lev
oggi ti ha proprio massacrato, eh?» ridacchiò
Yaku, guardandole le
braccia.
«Tsk!»
disse Chiyo, portandosi le mani ai fianchi e gonfiando il petto.
«Sono io che ho massacrato lui.»
Kuroo
ridacchiò a quell'affermazione, voltandosi nel tentativo di
non
farsi sentire.
«Lo
trovi tanto divertente, gattaccio?!» ringhiò
Chiyo, che invece non
si era fatta sfuggire quella velata presa in giro.
«No,
affatto. Anzi...» disse lui, volgendole uno sguardo
enigmatico che
la lasciò un attimo confusa.
"Anzi?
Anzi cosa?" si chiese, senza trovar una risposta valida con cui
rispondergli.
«Hachiko-chan»
sghignazzò ancora lui, posandole una mano sulla testa, come
fosse
veramente un cagnolino.
«Sono
Chiyo!» ringhiò lei, irrigidendosi e tornando a
fulminarlo. «E
sono un colibrì, non un cane! Un
colibrì!» continuò, infervorata,
saltellando e agitando le braccia come se stesse cercando di prendere
il volo. Questo fece ridere ancora di più Kuroo.
«Che
stupida farti ridurre in quel modo per orgoglio»
commentò
Tsukishima, con aria infastidita.
Chiyo aprì bocca, pronta a
ricoprirlo di insulti, ma Kuroo parlò per lei: «Tu
continua a
parlare così e quel piccoletto si prenderà tutta
la gloria. Giocate
nella stessa posizione... no? Tu e il numero dieci.»
Tsukishima
lo guardò qualche istante, prima di ammettere, grattandosi
la nuca:
«Non posso farci niente» cercò di
sorridere. «Il suo talento
naturale non è paragonabile al mio» e questo
lasciò i presenti
senza parole. Come si poteva ribattere a un'affermazione tanto
pessimista?
«Comunque
vedo che ora non avete più bisogno di me» disse
ancora Tsukishima e
si allontanò, uscendo dalla palestra.
«L'hai
fatto incazzare!» sghignazzò Bokuto, puntando
Kuroo.
«Non
me l'aspettavo, davvero. Il piccoletto della Karasuno è una
minaccia
e non sappiamo molto di lui, ma come tecnica e esperienza è
ancora
un pulcino. E poi è un tappo. Ma non mi aspettavo che il
quattrocchi, molto più alto e intelligente, non lo vedesse
come
rivale ma come qualcuno superiore a lui.»
«È
sempre stato così, fin dall'inizio. Me ne ha parlato Daichi.
Sembra
che non gliene importi nulla ma...» cominciò
Chiyo, osservando con
insistenza la porta attraverso il quale Tsukishima era uscito.
«Se
davvero non gliene importasse niente, allora perché
è qui?»
«Forse
non aveva niente da fare» alzò le spalle Bokuto,
beccandosi
un'occhiataccia da Kuroo.
«Che
c'è?» lamentò lui.
«Che
razza di scemo» commentò Kuroo.
«Eh?!
Come ti permetti?!» e i due presero a battibeccare tra loro
mentre
Chiyo continuava ad osservare la porta, concentrata, ignorandoli per
la prima volta.
Tsukishima
giocava, voleva giocare, altrimenti non sarebbe stato lì, ma
era
come se qualcosa lo bloccasse e non gli desse la forza per dare il
meglio di sè. Si guardò gli avambracci fasciati e
ripensò
all'affermazione del biondo. Perché lei si infervora tanto?
E perché
lui invece no?
Lei
una risposta l'aveva, un motivo per sforzarsi a correre sempre
più
veloce ce l'aveva, stampato a fuoco nel suo petto e nella sua mente.
Che a lui, invece, quel motivo mancasse?
«Ehy,
piccoletta!» la richiamò Bokuto, riportandola alla
realtà. «Vuoi
giocare ancora o sei troppo stanca?»
«Io
stanca? Potrei andare avanti fino a domani mattina!» rispose
tornando in sè e corse nuovamente in campo.
Giocarono
ancora un'altra mezzora, fino a quando non decisero che era troppo
tardi e che avrebbero fatto meglio ad andare a cena, altrimenti la
mensa sarebbe chiusa. Tutti i presenti cominciarono a mettere a
posto, sistemando, tranne Chiyo che si era voluta poggiare un solo
istante sulla panchina, stremata, e che era crollata addormentata nel
giro di pochi secondi.
«Fino
a domani mattina, aveva detto?» chiese Bokuto, mettendo via
dei
palloni.
«Si
è addormentata con una velocità
impressionante!» osservò
esterefatto Yaku.
Kuroo
ridacchiò, affermando a sua volta: «Che
tipetto.»
«La
lasciamo qui?» chiese Bokuto.
«Dovremmo
svegliarla!» disse Yaku.
Kuroo
si ricordò della sera che si era addormentata nello stesso
modo,
dopo le partite, e Daichi che se l'era portata in spalla fino in
mensa. Era sembrata esausta anche in quell'occasione, ma l'odore del
cibo l'aveva riattivata completamente.
Perciò
pensò che forse quello sarebbe stata la scelta giusta da
prendere.
Sospirando
si avvicinò alla ragazza e si chinò, porgendole
la schiena.
«Bokuto,
aiutami. Caricamela sopra» disse e Bokuto, un po' confuso e
poco
convinto, si avvicinò comunque e obbedì. La
sollevò e la poggiò
sulla schiena di Kuroo, facendo in modo che le braccia penzolassero
dalle sue spalle e che la testa poggiasse su una di esse.
«Incredibile,
non si è svegliata! Ha il sonno bello pesante!»
osservò, mentre
Kuroo si rialzava e si sistemava quel leggero carico addosso.
«La
porti in stanza?» chiese Yaku.
«La
portiamo in mensa con noi» rispose Kuroo, avvicinandosi
all'uscita
della palestra.
«Appisolata
così?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
«Fidati»
annuì Kuroo, cambiandosi le scarpe con l'aiuto di Yaku e
avviandosi
lungo il vialetto, seguito dagli altri.
Bokuto
si accostò all'amico, osservando il viso di Chiyo sulla sua
spalla
che sonnecchiava con le labbra leggermente dischiuse e le guance
arrossate, per la fatica.
«È
proprio carina quando dorme, però»
sghignazzò, prima di chiedere a
Kuroo: «Me la fai portare un po'?»
«Guarda
che non è mica un giocattolo!» gli
ringhiò contro l'amico, in
risposta.
«Ah
no?» chiese Bokuto ingenuamente, chinando la testa di lato.
Chiyo
era stata talmente esplosiva in quel suo modo di fare che si era per
un attimo scordato che era un comune essere umano.
«Come
sarebbe a dire "ah no"?» chiese Kuroo.
«No,
beh... dico solo che è talmente strana che si fatica pensare
che sia
vera, certe volte.» Per quanto la frase di Bokuto fosse
idiota,
Kuroo non potè che rifletterci su seriamente. "Quella che
vedi
non è la vera Chiyo" gli aveva detto Daichi. La cosa gli
dava
molto su cui riflettere. Chi era allora la vera Chiyo? Cosa
nascondevano i suoi brucianti occhi, quando vedeva una palla venirle
incontro?
«Allora
me la fai portare?» chiese ancora Bokuto.
«No»
si limitò a rispondere Kuroo.
«La
vuoi tenere tutta per te! Egoista!» brontolò
Bokuto.
«Semplicemente
di te non mi fido.»
«Eh?!
Scherzi? Credi la farei cadere?! Hai idea di con chi stai
parlando?»
«Non
è una palla, quindi i tuoi successi sportivi non
contano.»
«Certo
che fate un gran baccano e lei non accenna nemmeno a sentirsi
disturbata» disse Yaku, osservando come lei sembrasse
completamente
assorta nel suo mondo dei sogni.
Raggiunsero
la mensa e quando entrarono Tanaka e Nishinoya gli corsero incontro,
sorpresi in volto: «Ecco dove si era cacciata! Si
è addormentata da
qualche parte e l'avete raccolta?» chiese Tanaka.
«Giocava
con noi e si è addormentata non appena abbiamo
finito.»
«Chiyo-chan
ha giocato?» ringhiò Daichi, comparendo alle
spalle dei suoi due
compagni, nero in volto.
«Non
ha fatto bagher! Solo palleggio. Non si è
sforzata» si affrettò a
spiegare Kuroo, per un attimo intimorito, e questo parve calmare
Daichi.
«Svegliatela,
starà morendo di fame» disse Daichi, tornando al
proprio tavolo.
Nishinoya e Tanaka annuirono obbedienti, poi il primo corse al banco
della mensa e afferrò rapidamente un piatto di riso.
«Come
hanno intenzione di svegliarla? Nemmeno i vostri battibecchi l'hanno
smossa» si chiese Yaku e Kuroo sorrise divertito,
già consapevole
della risposta.
«Vedrai»
sghignazzò.
«Oh!
Noya!» lo richiamò Tanaka. «Glielo
facciamo vedere?!» chiese
sghignazzando.
«Vedere
cosa?» chiese Bokuto.
Nishinoya
sghignazzò a sua volta e si avvicinò a Kuroo,
sventolando il piatto
di riso sotto al naso di Chiyo, ma togliendoglielo subito da davanti.
Chiyo
reagì con un paio di sniffate, restando però a
occhi chiusi.
Sollevò appena il viso, annusando l'aria, poi poggiando il
mento
sulla spalla di Kuroo mormorò nel sonno:
«Curry.»
«Eh?!»
esclamarono Kuroo e Bokuto, osservando il volto ancora appisolato di
Chiyo, mentre Tanaka e Nishinoya scoppiarono a ridere.
«Prendine
un altro!» incalzò Tanaka e Nishinoya corse a
prendere una porzione
di manzo, con qualche verdura.
Sventolò
la carne sotto al naso di Chiyo, che reagì con ancora
qualche
sniffata, prima di mormorare: «Manzo.»
«Ma
indovina nel sonno?» chiese sconvoltò Yaku, mentre
i due membri
della Karasuno si lasciavano andare a grosse risate.
Nishinoya
tentò con altri alimenti, qualche verdura, una pesca, del
riso
bianco e tutte le volte Chiyo reagiva alla stessa maniera: annusava,
cercava leggermente la provenienza dell'odore, poi quando non lo
trovava mormorava il nome dell'alimento nel sonno come se lo stesse
chiamando.
«Le
indovina tutte! Incredibile!» si sorprese Bokuto.
«Aspetta!
Ora arriva il meglio!» disse Tanaka, togliendosi la maglietta
di
dosso e sventolandola sotto il naso di Chiyo.
«Che
fai?! Pervertito!» chiesero poco convinti gli altri tre, ma
Chiyo
ancora una volta annusò, si smosse appena e poi
mormorò:
«Tanaka-san.»
«Indovina
i vostri odori?!» chiese stupito Kuroo.
Nishinoya
aveva le lacrime agli occhi dal ridere, ma anche lui fece
altrettanto, togliendosi la maglietta e sventolandola sotto al naso
di Chiyo.
«Noya-san»
mormorò lei.
«Non
ci credo! È impossibile!» disse Kuroo, trovando
assurda quella
situazione.
«Voglio
provarci anche io!» disse Bokuto, imitando ciò che
gli altri due
avevano appena fatto.
Chiyo
annusò l'aria, prima di mormorare:
«Tartufo.»
«Tartufo?!»
chiese Bokuto, sconvolto.
Kuroo
scoppiò a ridere così forte che per poco non
temette di svegliarla,
anche se la cosa sembrava impossibile a quanto pareva. Tanaka e
Nishinoya, davanti a lui, stavano per sentirsi male da quanto stavano
ridendo.
Bokuto
si portò la maglietta al naso e annusò,
sconsolato, chiedendosi se
puzzasse così tanto.
«Smettetela
di giocare con Chiyo-chan!» gridò Daichi dal suo
tavolo. «E
rivestitevi!»
«È
normale che il tuo non l'abbia riconosciuto, Bokuto.» disse
Tanaka,
ricominciando a vestirsi. «Con noi è abituata, ci
salta sempre al
collo e passa gran parte del tempo sulle nostre spalle. Il nostro
odore lo conosce.»
«È
comunque incredibile che riesca ad attribuire così
precisamente
odore-oggetto... nel sonno, oltretutto!» osservò
Kuroo, pensando
ancora una volta che somigliasse incredibilmente a un cagnolino.
«Incredibile
vero? Quando l'abbiamo scoperto è stato un grande spasso! Le
abbiamo
fatto annusare ogni cosa, comprese le scarpe di Ukai-san!»
rise
Nishinoya, rimettendosi la maglietta.
«E
indovinava sempre?» chiese Yaku.
«Quelli
che conosceva sì. È un passatempo divertente
quando ci si annoia
sul pullman» rise Tanaka.
Chiyo
si corrucciò, irrigedendosi. Ora il chiasso cominciava a
essere
troppo, la infastidiva, ma voltò la testa dall'altro lato,
verso il
collo di Kuroo, e tornò a dormire beatamente.
Kuroo
sghignazzò, volgendole uno sguardo di traverso: era davvero
bizzarra, ma a modo suo anche molto tenera.
Poi
la sentì annusare delicatamente, a pochi centimetri dalla
sua pelle,
e con un filo di voce la sentì mormorare:
«Kuroo», stringendosi
appena in se stessa e schiacciando un po' più il viso contro
il suo
collo.
Kuroo
ne rimase a dir poco sorpreso, un po' imbarazzato. Non si era mai
avvicinato troppo a lei, come poteva conoscere il suo odore? Non era
riuscita nemmeno a individuare quello di Bokuto, che l'aveva tenuta
in spalla qualche settimana prima e a cui lei era saltata al collo
quella stessa mattina.
Non
si era mai avvicinato tanto a lei, tranne che quella mattina, quando
l'aveva afferrata e salvata dalla caduta dalla panchina.
Possibile
che fosse bastato quel minuscolo frangente di tempo, per imprimere
quell'odore nella sua memoria?
Ora,
l'averla addosso, così vicina sè, lo metteva un
po' in imbarazzo.
«Che
ha detto?» chiese Tanaka, inarcando un sopracciglio.
«Udon?»
chiese Nishinoya.
«Ha
fame, penso sia ora di svegliarla prima che tenti di mordere
Kuroo»
disse Tanaka e si avvicinò a prendere un piatto di riso, tra
quelli
usati prima come esca. Lo mise sotto al suo naso, ma questa volta non
lo ritrasse e mormorò: «Chiyo-chan! Sveglia! Ci
sono un sacco di
cose buone da mangiare qui.»
Chiyo
sollevò il viso, con gli occhi ancora socchiusi e
tentò di
guardarsi attorno, ma era ovvio che ancora non capisse molto di
quello che stava succedendo. Poggiò le mani sulle spalle di
Kuroo e
si spinse giù, mettendosi in piedi. Con gli occhi ancora
socchiusi,
seguì Tanaka al tavolo, dove gli misero sotto al naso
qualche
piatto.
«Si
è svegliata davvero» osservò Yaku,
sconvolto.
Chiyo
afferrò le bacchette e cominciò a mangiare,
dapprima ancora
assonnata e frastornata, poi pian piano si risveglio e tornò
a
essere quella di sempre.
«Kuroo!
Mangiamo anche noi!» lo richiamò Bokuto, prima di
lanciarsi sui
piatti messi a disposizione dalla mensa.
«Ah...
sì...» si limitò a balbettare lui,
sovrappensiero, raggiungendo
l'amico e servendosi.
Durante
la notte il Colibrì entra in uno stato di torpore
o letargia e
volontariamente abbassa la temperatura
del proprio corpo a 8-10 °C
(di giorno è circa 40°C)
in questo modo mette in atto un sistema
naturale
per conservare energia e riduce notevolmente
il proprio
metabolismo.
[Il colibrì: Il guerriero del sole]
N.D.A.
Ehy
ehy ehy! Eccomi puntuale, questa volta :P (anzi, con qualche ora
d'anticipo ahahah)
Ok,
capitoletto frivolo (tranne il piccolo scontro verbare
Kuroo-Tsukishima che c'è anche nell'anime), forse quasi
demenziale
xD Immaginare Chiyo mormorare il nome del cibo/persone nel sonno mi
ha fatto ridere molto, e vi assicuro che sarebbe da lei!
MA...
alla fine una sorpresa. Il nome di Kuroo mormorato dolcemente dopo
aver sentito il suo odore, e questo pare averlo lasciato un po'
disorientato eheh.
Non
mi sembra di dovervi dire molto, questa volta, se non lasciarvi
appuntamento al prossimo capitolo che sarà molto importante.
Ci
sarà infatti un litigio che provocherà
l'espulsione dal campo di
uno dei nostri protagonisti. Roba seria, insomma. Tenente ritte le
antenne e a giovedì prossimo con il tredicesimo capitolo dal
significativo titolo: "Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è
il
mondo da lassù?".
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/