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Autore: Tada Nobukatsu    28/09/2016    0 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hachiko-chan, cane da riporto e da tartufi


Le partite di quel giorno finiro e ancora la Karasuno aveva collezionato una serie di fallimenti, anche se nessuno sembrò rammaricarsi. Come aveva detto Takeda, avevano solo un margine di miglioramento, non potevano che avanzare. E poi stavano già migliorando molto, dovevano solo lavorarci ancora un po'.
La notte era ormai scesa e finalmente anche il fresco della sera.
Fuori dalla palestra, Asahi, Daichi, Sugawara e Chiyo erano stesi sull'erba della collinetta a rinfrescarsi e riposarsi.
«Che giornata intensa!» commentò lei, tirando su un gran sospiro di aria fresca. «Peccato mi sia fatta male già alla prima partita e non abbia più potuto giocare» sospirò alzando le braccia sopra la sua testa e guardandosi gli avambracci accuratamente fasciati. Sentiva le vene pulsare al loro interno, ancora doloranti, ma non era una cosa a cui faceva troppo caso. La felicità di quella giornata intensa di pallavolo e della settimana che le si prospettava davanti le faceva passare ogni male.
«Staremo qui una settimana, se stai tranquilla un paio di giorni forse potrai tornare a ricevere» le disse Daichi.
«Uffa... due giorni sprecati» mormorò lei imbronciata, ma poi tornò a sorridere. «Però ho bloccato la schiacciata di quel russo!»
«Sei stata grande. L'idea di accompagnarla per rallentarne la potenza è stata eccezionale!» disse Sugawara nel tentativo di compiacerla e lei sorrise soddisfatta, gonfiando il petto.
«Sono il vostro Libero! È il mio compito» e quello rese ancora più chiare quali erano state le intenzioni di Chiyo. Non c'era stato solo orgoglio personale e desiderio di combattere, in lei c'era stato il bisogno di dimostrare che quel posto, in quel campo, con quei compagni specifici, se l'era meritato. Lei aveva avuto bisogno di dimostrare che poteva vedersela con una squadra maschile.
I suoi compagni, al suo fianco, sorrisero inteneriti a quel pensiero.
Poi Asahi si alzò e annunciò: «Vado ad allenarmi alle battute. Devo migliorarmi.»
«Ehy! Mi faccio prestare il tablet da Ukai e ci riguardiamo il video dell'attacco sincronizzato, ci state?» chiese Daichi a Sugawara e Tanaka, che li aveva appena raggiunti, e ottenuta l'approvazione dei compagni, corse all'interno della palestra alla ricerca del coach.
Chiyo li guardò per un attimo, pensierosa sul da farsi, poi si alzò. Lei lì era di troppo: non poteva più nemmeno avvicinarsi a una palla, almeno quella sera.
«Vado da Shimizu-san e Yachi-chan, magari hanno bisogno di aiuto per qualcosa» annunciò, prima di correre dentro, cercando le due manager. Era ancora presto per andarsene a letto, desiderava tenersi attiva ancora un po' e sperava nelle due affaccendatissime amiche. Guardandosi attorno, lo sguardo cadde su Tsukishima che uscì dalla palestra proprio in quell'istante dimenticandosi però a terra, vicino al muro, le proprie ginocchiere. Chiyo non esitò: corse a prenderle e lo raggiunse fuori, chiamando: «Tsukki-san!» ma il ragazzo biondo era già lontano.
Si mise velocemente le scarpe e corse lungo il vialetto buio che costeggiava le altre palestre. Svoltò un angolo e finalmente lo trovò a pochi passi, fermo davanti all'entrata della palestra tre, intento a parlare con qualcuno.
«Tsukki-san! Le ginocchiere» gridò lei, raggiungendolo, sventolando le sue ginocchiere. Gliele porse, sorridendo, felice di essere riuscita a far qualcosa di buono, anche se di così poco conto.
«Proprio un bravo cagnolino da riporto» la denigrò la voce di Kuroo alla sua destra, sulla soglia della palestra. Chiyo gli rivolse un'occhiataccia e notò Bokuto al suo fianco. Era con loro due che Tsukishima si era fermato a parlare.
«Piccoletta! Vuoi venire a ricevere qualcuno dei nostri attacchi?» le chiese Bokuto, sorridendo.
Chiyo si illuminò ed entusiasta rispose: «Sì!»
«Non puoi» l'ammonì subito Tsukishima, al suo fianco.
Chiyo lo fulminò, per un attimo contrariata: come si permetteva a darle ordini? Ma poi si ricordò delle sue braccia fasciate e dell'ammonimento di Ukai. Doveva tenerle a riposo, almeno quella notte, o avrebbe rischiato di farsi male seriamente.
Si incupì, affermando: «È vero.»
Kuroo guardò le sue braccia, interamente fasciate dal gomito in giù. Lev l'aveva ridotta proprio male, eppure quando aveva provato ad andarci più leggero, si era trovato di fronte un enorme rifiuto. Non sapeva cosa si provava a vedere che l'avversario si rifiuta di ricevere i tuoi attacchi, a lui non era mai capitato, ma poteva ben immaginare: frustrazione, enorme frustrazione. Anche se questo garantiva il punto semplice, era come se dimostrasse che non era meritato e che lui non era forte come sembrava.
«Non puoi fare bagher, ma puoi palleggiare» le disse, cercando per lei una soluzione. Era sembrata così felice di poter giocare con loro che gli dispiaceva mandarla via.
Chiyo si illuminò di nuovo, esclamando: «Sì, posso!» e corse all'interno senza aspettare ulteriormente.
«Allora, quattrocchi. Vieni?» chiese Bokuto a Tsukishima, che in qualche modo fu costretto ad accettare.
Bokuto si mise in attacco, Akaashi alzava per lui, mentre Kuroo si mise in disparte ad allenare Lev nella ricezione, che a quanto pareva faceva abbastanza schifo. Dall'altro lato, Tsukishima era sotto rete, pronto a murarli, mentre Chiyo se ne stava libera di girare per il campo.
«Se è troppo bassa, lasciala cadere. Prendi solo di palleggio, non farti male di nuovo» le disse Kuroo e Chiyo si portò le mani ai fianchi, sorridendo maliziosa e gli rispose: «Che fai? Ti preoccupi per me?»
Kuroo colse il suo volergli rimandare indietro la provocazione che lui stesso le aveva rivolto qualche settimana prima, nello stanzino, la notte che l'aveva trovato con la testa nel frigo. E sorrise di rimando, altrettanto malizioso, ma senza rispondere, deciso a dargliela vinta per quella volta.
«Vado!» annunciò Akaashi, alzando la prima a Bokuto, mentre Tsuskishima saltava nel tentativo di murarle. Alle sue spalle, Chiyo volteggiava come un vero colibrì.
Anche quando erano basse, correva velocemente sotto e si inginocchiava, raccogliendole di palleggio, ma poche volte permetteva loro di cadere completamente a terra.
"Di solito uso il bagher in ogni difesa. Questo mi aiuterà a migliorare anche il palleggio" pensò, schizzando prima a sinistra, poi a destra e così via per almeno un'ora.
Altri due membri della Nekoma li raggiunsero, tra cui Yaku, il loro Libero.
«Ehy! Tu sei il colibrì!» disse guardando Chiyo, che sentendosi chiamare con quall'appellativo sorrise, colta negli occhi da una scintilla.
«Lev oggi ti ha proprio massacrato, eh?» ridacchiò Yaku, guardandole le braccia.
«Tsk!» disse Chiyo, portandosi le mani ai fianchi e gonfiando il petto. «Sono io che ho massacrato lui.»
Kuroo ridacchiò a quell'affermazione, voltandosi nel tentativo di non farsi sentire.
«Lo trovi tanto divertente, gattaccio?!» ringhiò Chiyo, che invece non si era fatta sfuggire quella velata presa in giro.
«No, affatto. Anzi...» disse lui, volgendole uno sguardo enigmatico che la lasciò un attimo confusa.
"Anzi? Anzi cosa?" si chiese, senza trovar una risposta valida con cui rispondergli.
«Hachiko-chan» sghignazzò ancora lui, posandole una mano sulla testa, come fosse veramente un cagnolino.
«Sono Chiyo!» ringhiò lei, irrigidendosi e tornando a fulminarlo. «E sono un colibrì, non un cane! Un colibrì!» continuò, infervorata, saltellando e agitando le braccia come se stesse cercando di prendere il volo. Questo fece ridere ancora di più Kuroo.
«Che stupida farti ridurre in quel modo per orgoglio» commentò Tsukishima, con aria infastidita.
Chiyo aprì bocca, pronta a ricoprirlo di insulti, ma Kuroo parlò per lei: «Tu continua a parlare così e quel piccoletto si prenderà tutta la gloria. Giocate nella stessa posizione... no? Tu e il numero dieci.»
Tsukishima lo guardò qualche istante, prima di ammettere, grattandosi la nuca: «Non posso farci niente» cercò di sorridere. «Il suo talento naturale non è paragonabile al mio» e questo lasciò i presenti senza parole. Come si poteva ribattere a un'affermazione tanto pessimista?
«Comunque vedo che ora non avete più bisogno di me» disse ancora Tsukishima e si allontanò, uscendo dalla palestra.
«L'hai fatto incazzare!» sghignazzò Bokuto, puntando Kuroo.
«Non me l'aspettavo, davvero. Il piccoletto della Karasuno è una minaccia e non sappiamo molto di lui, ma come tecnica e esperienza è ancora un pulcino. E poi è un tappo. Ma non mi aspettavo che il quattrocchi, molto più alto e intelligente, non lo vedesse come rivale ma come qualcuno superiore a lui.»
«È sempre stato così, fin dall'inizio. Me ne ha parlato Daichi. Sembra che non gliene importi nulla ma...» cominciò Chiyo, osservando con insistenza la porta attraverso il quale Tsukishima era uscito. «Se davvero non gliene importasse niente, allora perché è qui?»
«Forse non aveva niente da fare» alzò le spalle Bokuto, beccandosi un'occhiataccia da Kuroo.
«Che c'è?» lamentò lui.
«Che razza di scemo» commentò Kuroo.
«Eh?! Come ti permetti?!» e i due presero a battibeccare tra loro mentre Chiyo continuava ad osservare la porta, concentrata, ignorandoli per la prima volta.
Tsukishima giocava, voleva giocare, altrimenti non sarebbe stato lì, ma era come se qualcosa lo bloccasse e non gli desse la forza per dare il meglio di sè. Si guardò gli avambracci fasciati e ripensò all'affermazione del biondo. Perché lei si infervora tanto? E perché lui invece no?
Lei una risposta l'aveva, un motivo per sforzarsi a correre sempre più veloce ce l'aveva, stampato a fuoco nel suo petto e nella sua mente. Che a lui, invece, quel motivo mancasse?
«Ehy, piccoletta!» la richiamò Bokuto, riportandola alla realtà. «Vuoi giocare ancora o sei troppo stanca?»
«Io stanca? Potrei andare avanti fino a domani mattina!» rispose tornando in sè e corse nuovamente in campo.
Giocarono ancora un'altra mezzora, fino a quando non decisero che era troppo tardi e che avrebbero fatto meglio ad andare a cena, altrimenti la mensa sarebbe chiusa. Tutti i presenti cominciarono a mettere a posto, sistemando, tranne Chiyo che si era voluta poggiare un solo istante sulla panchina, stremata, e che era crollata addormentata nel giro di pochi secondi.
«Fino a domani mattina, aveva detto?» chiese Bokuto, mettendo via dei palloni.
«Si è addormentata con una velocità impressionante!» osservò esterefatto Yaku.
Kuroo ridacchiò, affermando a sua volta: «Che tipetto.»
«La lasciamo qui?» chiese Bokuto.
«Dovremmo svegliarla!» disse Yaku.
Kuroo si ricordò della sera che si era addormentata nello stesso modo, dopo le partite, e Daichi che se l'era portata in spalla fino in mensa. Era sembrata esausta anche in quell'occasione, ma l'odore del cibo l'aveva riattivata completamente.
Perciò pensò che forse quello sarebbe stata la scelta giusta da prendere.
Sospirando si avvicinò alla ragazza e si chinò, porgendole la schiena.
«Bokuto, aiutami. Caricamela sopra» disse e Bokuto, un po' confuso e poco convinto, si avvicinò comunque e obbedì. La sollevò e la poggiò sulla schiena di Kuroo, facendo in modo che le braccia penzolassero dalle sue spalle e che la testa poggiasse su una di esse.
«Incredibile, non si è svegliata! Ha il sonno bello pesante!» osservò, mentre Kuroo si rialzava e si sistemava quel leggero carico addosso.
«La porti in stanza?» chiese Yaku.
«La portiamo in mensa con noi» rispose Kuroo, avvicinandosi all'uscita della palestra.
«Appisolata così?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
«Fidati» annuì Kuroo, cambiandosi le scarpe con l'aiuto di Yaku e avviandosi lungo il vialetto, seguito dagli altri.
Bokuto si accostò all'amico, osservando il viso di Chiyo sulla sua spalla che sonnecchiava con le labbra leggermente dischiuse e le guance arrossate, per la fatica.
«È proprio carina quando dorme, però» sghignazzò, prima di chiedere a Kuroo: «Me la fai portare un po'?»
«Guarda che non è mica un giocattolo!» gli ringhiò contro l'amico, in risposta.
«Ah no?» chiese Bokuto ingenuamente, chinando la testa di lato. Chiyo era stata talmente esplosiva in quel suo modo di fare che si era per un attimo scordato che era un comune essere umano.
«Come sarebbe a dire "ah no"?» chiese Kuroo.
«No, beh... dico solo che è talmente strana che si fatica pensare che sia vera, certe volte.» Per quanto la frase di Bokuto fosse idiota, Kuroo non potè che rifletterci su seriamente. "Quella che vedi non è la vera Chiyo" gli aveva detto Daichi. La cosa gli dava molto su cui riflettere. Chi era allora la vera Chiyo? Cosa nascondevano i suoi brucianti occhi, quando vedeva una palla venirle incontro?
«Allora me la fai portare?» chiese ancora Bokuto.
«No» si limitò a rispondere Kuroo.
«La vuoi tenere tutta per te! Egoista!» brontolò Bokuto.
«Semplicemente di te non mi fido.»
«Eh?! Scherzi? Credi la farei cadere?! Hai idea di con chi stai parlando?»
«Non è una palla, quindi i tuoi successi sportivi non contano.»
«Certo che fate un gran baccano e lei non accenna nemmeno a sentirsi disturbata» disse Yaku, osservando come lei sembrasse completamente assorta nel suo mondo dei sogni.
Raggiunsero la mensa e quando entrarono Tanaka e Nishinoya gli corsero incontro, sorpresi in volto: «Ecco dove si era cacciata! Si è addormentata da qualche parte e l'avete raccolta?» chiese Tanaka.
«Giocava con noi e si è addormentata non appena abbiamo finito.»
«Chiyo-chan ha giocato?» ringhiò Daichi, comparendo alle spalle dei suoi due compagni, nero in volto.
«Non ha fatto bagher! Solo palleggio. Non si è sforzata» si affrettò a spiegare Kuroo, per un attimo intimorito, e questo parve calmare Daichi.
«Svegliatela, starà morendo di fame» disse Daichi, tornando al proprio tavolo. Nishinoya e Tanaka annuirono obbedienti, poi il primo corse al banco della mensa e afferrò rapidamente un piatto di riso.
«Come hanno intenzione di svegliarla? Nemmeno i vostri battibecchi l'hanno smossa» si chiese Yaku e Kuroo sorrise divertito, già consapevole della risposta.
«Vedrai» sghignazzò.
«Oh! Noya!» lo richiamò Tanaka. «Glielo facciamo vedere?!» chiese sghignazzando.
«Vedere cosa?» chiese Bokuto.
Nishinoya sghignazzò a sua volta e si avvicinò a Kuroo, sventolando il piatto di riso sotto al naso di Chiyo, ma togliendoglielo subito da davanti.
Chiyo reagì con un paio di sniffate, restando però a occhi chiusi. Sollevò appena il viso, annusando l'aria, poi poggiando il mento sulla spalla di Kuroo mormorò nel sonno: «Curry.»
«Eh?!» esclamarono Kuroo e Bokuto, osservando il volto ancora appisolato di Chiyo, mentre Tanaka e Nishinoya scoppiarono a ridere.
«Prendine un altro!» incalzò Tanaka e Nishinoya corse a prendere una porzione di manzo, con qualche verdura.
Sventolò la carne sotto al naso di Chiyo, che reagì con ancora qualche sniffata, prima di mormorare: «Manzo.»
«Ma indovina nel sonno?» chiese sconvoltò Yaku, mentre i due membri della Karasuno si lasciavano andare a grosse risate.
Nishinoya tentò con altri alimenti, qualche verdura, una pesca, del riso bianco e tutte le volte Chiyo reagiva alla stessa maniera: annusava, cercava leggermente la provenienza dell'odore, poi quando non lo trovava mormorava il nome dell'alimento nel sonno come se lo stesse chiamando.
«Le indovina tutte! Incredibile!» si sorprese Bokuto.
«Aspetta! Ora arriva il meglio!» disse Tanaka, togliendosi la maglietta di dosso e sventolandola sotto il naso di Chiyo.
«Che fai?! Pervertito!» chiesero poco convinti gli altri tre, ma Chiyo ancora una volta annusò, si smosse appena e poi mormorò: «Tanaka-san.»
«Indovina i vostri odori?!» chiese stupito Kuroo.
Nishinoya aveva le lacrime agli occhi dal ridere, ma anche lui fece altrettanto, togliendosi la maglietta e sventolandola sotto al naso di Chiyo.
«Noya-san» mormorò lei.
«Non ci credo! È impossibile!» disse Kuroo, trovando assurda quella situazione.
«Voglio provarci anche io!» disse Bokuto, imitando ciò che gli altri due avevano appena fatto.
Chiyo annusò l'aria, prima di mormorare: «Tartufo.»
«Tartufo?!» chiese Bokuto, sconvolto.
Kuroo scoppiò a ridere così forte che per poco non temette di svegliarla, anche se la cosa sembrava impossibile a quanto pareva. Tanaka e Nishinoya, davanti a lui, stavano per sentirsi male da quanto stavano ridendo.
Bokuto si portò la maglietta al naso e annusò, sconsolato, chiedendosi se puzzasse così tanto.
«Smettetela di giocare con Chiyo-chan!» gridò Daichi dal suo tavolo. «E rivestitevi!»
«È normale che il tuo non l'abbia riconosciuto, Bokuto.» disse Tanaka, ricominciando a vestirsi. «Con noi è abituata, ci salta sempre al collo e passa gran parte del tempo sulle nostre spalle. Il nostro odore lo conosce.»
«È comunque incredibile che riesca ad attribuire così precisamente odore-oggetto... nel sonno, oltretutto!» osservò Kuroo, pensando ancora una volta che somigliasse incredibilmente a un cagnolino.
«Incredibile vero? Quando l'abbiamo scoperto è stato un grande spasso! Le abbiamo fatto annusare ogni cosa, comprese le scarpe di Ukai-san!» rise Nishinoya, rimettendosi la maglietta.
«E indovinava sempre?» chiese Yaku.
«Quelli che conosceva sì. È un passatempo divertente quando ci si annoia sul pullman» rise Tanaka.
Chiyo si corrucciò, irrigedendosi. Ora il chiasso cominciava a essere troppo, la infastidiva, ma voltò la testa dall'altro lato, verso il collo di Kuroo, e tornò a dormire beatamente.
Kuroo sghignazzò, volgendole uno sguardo di traverso: era davvero bizzarra, ma a modo suo anche molto tenera.
Poi la sentì annusare delicatamente, a pochi centimetri dalla sua pelle, e con un filo di voce la sentì mormorare: «Kuroo», stringendosi appena in se stessa e schiacciando un po' più il viso contro il suo collo.
Kuroo ne rimase a dir poco sorpreso, un po' imbarazzato. Non si era mai avvicinato troppo a lei, come poteva conoscere il suo odore? Non era riuscita nemmeno a individuare quello di Bokuto, che l'aveva tenuta in spalla qualche settimana prima e a cui lei era saltata al collo quella stessa mattina.
Non si era mai avvicinato tanto a lei, tranne che quella mattina, quando l'aveva afferrata e salvata dalla caduta dalla panchina.
Possibile che fosse bastato quel minuscolo frangente di tempo, per imprimere quell'odore nella sua memoria?
Ora, l'averla addosso, così vicina sè, lo metteva un po' in imbarazzo.
«Che ha detto?» chiese Tanaka, inarcando un sopracciglio.
«Udon?» chiese Nishinoya.
«Ha fame, penso sia ora di svegliarla prima che tenti di mordere Kuroo» disse Tanaka e si avvicinò a prendere un piatto di riso, tra quelli usati prima come esca. Lo mise sotto al suo naso, ma questa volta non lo ritrasse e mormorò: «Chiyo-chan! Sveglia! Ci sono un sacco di cose buone da mangiare qui.»
Chiyo sollevò il viso, con gli occhi ancora socchiusi e tentò di guardarsi attorno, ma era ovvio che ancora non capisse molto di quello che stava succedendo. Poggiò le mani sulle spalle di Kuroo e si spinse giù, mettendosi in piedi. Con gli occhi ancora socchiusi, seguì Tanaka al tavolo, dove gli misero sotto al naso qualche piatto.
«Si è svegliata davvero» osservò Yaku, sconvolto.
Chiyo afferrò le bacchette e cominciò a mangiare, dapprima ancora assonnata e frastornata, poi pian piano si risveglio e tornò a essere quella di sempre.
«Kuroo! Mangiamo anche noi!» lo richiamò Bokuto, prima di lanciarsi sui piatti messi a disposizione dalla mensa.
«Ah... sì...» si limitò a balbettare lui, sovrappensiero, raggiungendo l'amico e servendosi.


Durante la notte il Colibrì entra in uno stato di torpore 
o letargia e volontariamente abbassa la temperatura
del proprio corpo a 8-10 °C (di giorno è circa 40°C) 
in questo modo mette in atto un sistema naturale 
per conservare energia e riduce notevolmente
il proprio metabolismo.

[Il colibrì: Il guerriero del sole]


N.D.A.

Ehy ehy ehy! Eccomi puntuale, questa volta :P (anzi, con qualche ora d'anticipo ahahah)
Ok, capitoletto frivolo (tranne il piccolo scontro verbare Kuroo-Tsukishima che c'è anche nell'anime), forse quasi demenziale xD Immaginare Chiyo mormorare il nome del cibo/persone nel sonno mi ha fatto ridere molto, e vi assicuro che sarebbe da lei!
MA... alla fine una sorpresa. Il nome di Kuroo mormorato dolcemente dopo aver sentito il suo odore, e questo pare averlo lasciato un po' disorientato eheh.
Non mi sembra di dovervi dire molto, questa volta, se non lasciarvi appuntamento al prossimo capitolo che sarà molto importante.
Ci sarà infatti un litigio che provocherà l'espulsione dal campo di uno dei nostri protagonisti. Roba seria, insomma. Tenente ritte le antenne e a giovedì prossimo con il tredicesimo capitolo dal significativo titolo: "Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?".


Tada Nobukatsu-kun \(W )/

   
 
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