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Autore: frivolippa    29/09/2016    2 recensioni
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova storia sempre sulle nostre due amate Callie e Arizona..
Di solito le mie storie iniziano sempre con una tragedia perché penso che è proprio dopo la tempesta che ti accorgi che la vita forse ti sta dando una seconda possibilità e sta a noi saperla sfruttare al massimo. Spero vi piaccia 😊
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Si può soffrire della “ sindrome del nido vuoto “ ?

 

Seattle 20 Dicembre 2036 Casa di Callie e Arizona

 

-Mammeeee sono a casaaaa -

 

“ Ecco è finita la pace pensai tra me e me mentre nel frattempo sorridevo dalla camera mentre mi rivestivo “

 

-Amoreeee ben tornata a casa, vieni e fammiti abbracciare -

Callie uscì dalla cucina dove stava preparando da mangiare e andò incontro a Sofia che era tornata per le vacanze di Natale.

 

Sofia ormai era adulta, aveva 25 anni e frequentava l'Hult International Business School a New York, era una studentessa modello, era una mente, ma non una mente asociale come spesso accadeva, era una mente brillante, aveva molti amici e anche un ragazzo, John che ogni tanto tornava con lei nei weekend e noi gli permettevamo di dormire a casa di Mark.

 

La casa dei ricordi non era stata mai venduta, avevamo deciso di lasciarla li, così come era, con le sue mille foto e i suoi mille ricordi. Chi aveva bisogno di un po' di spazio o semplicemente doveva schiarirsi le idee andava li. Era una cosa magica che riusciva a guarire tutto, anche le ferite più brutte e profonde.

 

Arizona quando Sofia decise di andare a New York si chiuse dentro quella casa per tre giorni, fu dura farle accettare che nostra figlia voleva essere un manager piuttosto che un chirurgo e fu ancora più dura farle accettare che si sarebbe trasferita a chilometri e chilometri da noi.

E io mi chiusi li per diverso tempo quando Sofia ci disse che si era fidanzata e che sarebbe tornata a Seattle con il suo ragazzo per farlo conoscere a noi.

Ricordo ancora come Arizona diede di matto, non poteva immaginare che la nostra bambina che ormai tanto bambina non era più oltre che ad essere andata via di casa, si fosse anche fidanzata.

Optamo dopo lunghissime discussioni che era meglio che John andasse a dormire nella casa dei ricordi piuttosto che dormire nella camera vicino a quella della nostra piccola.

 

Ah, noi se ve lo state chiedendo non è che siamo cambiate molto, io ho 52 anni ed Arizona 53, siamo ancora due chirurghi molto rispettabile e possediamo ancora l'ospedale.

Bhe, forse qualcosa di nuovo c'è, ci tingiamo entrambe i capelli, purtroppo la vecchiaia arriva anche per i migliori, ma non vi preoccupate la nostra vita sessuale e sempre super attiva, anzi da quando Sofia è andata via, le cose sono ancora meglio.

 

-Mamma, la mamma Arizona? -

-E' in camera a rivestirsi che si è fatta la doccia, ma dimmi, come stai? La scuola? -

-Mamma sto bene, anzi benissimo ed ho una notizia da darvi -

-Woow amore, che notizia?-

-Mamma è meglio che parli una volta sola e che ci sia anche mamma -

-Cose è che devi dirci che è meglio che ci sia anche io? -

-Mammaaaaaaaa -

Sofia si alzò ed andò incontro ad Arizona che l'aspettava a braccia aperte:

-Amore come mi sei mancata -

-Anche tu mamma e non immagini quanto -

-Grazie se esisto anche io eh -

Callie fece finta di essere offesa, così Sofia ridendo:

-Dai mamma gelosona vieni qui anche tu e stringiamoci fino a stritolarci -

Callie, Arizona e Sofia si abbracciarono e si stritolarono un po' come piaceva a loro.

Sofia era stata il collante nelle loro vite, se forse non fosse scappata quella mattina bhe, penso che ora forse non staremo qui a profusionare amore incondizionato.

 

-Sono a casaaa -

 

Ah si, abbiamo un'altra novità, Tim, lui come lo chiama Sofia è il figlio del dopo guerra o meglio il figlio della rinascita. Io e Arizona abbiamo deciso di riprovare ad avere un bambino e così dopo cinque mesi che siamo tornate insieme io sono rimasta incinta, ma questa volta non di Mark, ma di un donatore scelto su un bel catalogo di uomini. Abbiamo chiamato la zia Addison e siamo state a Los Angeles dove lei ha impiantato l'ovulo di Arizona con il seme del fusto scelto dal catalogo e impiantato poi successivamente nel mio utero e dopo nove mesi è nato questo bellissimo fustacchione.

Alto 1.92, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, praticamente e la fotocopia di Arizona.

Lui da buon figlio maschio un po' mammone, invece ha deciso di intraprendere gli studi di medicina, vuole diventare un ortopedico come me, che onore modestamente ed è rimasto a Seattle dove ha incominciato la scuola di specializzazione nel nostro ospedale.

 

-Sofiiii -

-Tiiim -

Si abbracciarono quasi allo sfinimento.

 

Odio et amo, quando stavano sotto lo stesso tetto si odiavano e poi quando erano distanti si amavano.

 

-Ciao mami -

Tim si avvicinò ad Arizona e le baciò la guancia per poi fare il giro del tavolo e abbracciare Callie:

-Mamii – e baciò anche Callie.

 

-Ti ricordo che hai due mamme e che davanti a me non dovresti preferire tua madre a me -

-Mamiii ma ci sono io che preferisco te, quei due lasciamoli perdere, noi siamo le meglio ricordatelo –

Sofia si alzò e andò a sedersi sulle gambe di Arizona, ormai non era più una bambina, ma quel gesto le piaceva molto e Arizona non si tirava mai indietro.

 

-Dai su, andiamo a mangiare -

 

Si alzarono e andarono tutti e quattro in cucina dove come sempre Callie aveva superato se stessa, aveva cucinato per un reggimento di soldati ma non c'era problema, Tim era la fogna umana della famiglia, ingurgitava di tutto e di più.

 

-Vi devo parlare -

 

Furono le parole di Sofia mentre eravamo in salotto sedute sul divano, io accoccolata ad Arizona che leggeva una rivista.

 

-Dicci amore -

Arizona chiuse subito la rivista e io mi misi seduta bene:

-C'è qualcosa che non va all'univeristà? Non fa nulla se hai preso un brutto voto -

-Vuoi tornare a Seattle e finire qui gli studi? - chiese subito Arizona

-Niente di tutto questo – disse Sofia.

La sua faccia era preoccupata, si sfregava le mani proprio come faceva Arizona quando ne aveva combinata una delle sue.

-Sofia che succede? Ci stai facendo preoccupare -

-A noi puoi dirlo, sai che io e mamma ci siamo sempre per te – cercò di rassicurarla Arizona.

-SONO INCINTA -

 

Per un istante andai in blackout, guardai Arizona che guardava Sofia a bocca aperta, non sapevo se avevo capito bene o se era solo la mia immaginazione.

 

-Che cazzo stai dicendo Sofia? Se vuoi prenderci per il culo questo non è un bel modo, sai che odio questo genere di scherzi – sbottai cercando disperatamente di aggrapparmi a qualcosa;

 

Le lacrime gli scendevano copiose lungo le guance, si era presa il viso tra le mani e piangeva, piangeva a singhiozzi.

 

-Io non ho parole – continuai alzandomi e incominciando a camminare per la stanza;

-Sofia, dicci che stai scherzando e che non è vero – aggiunse Arizona

Sofia non rispose, continuava a piangere senza degnarci di uno sguardo.

 

-Ma io dico, santo cielo, nel 2036 come si può rimanere incinte così? Poi con due madri dottori, non ci posso credere Sofia, non ci voglio credere -

 

Le stavo urlando addosso, non potevo credere che mia figlia, la mia bambina aspettasse un bambino, non aveva finito gli studi, non aveva un lavoro e per di più beffa della beffa io e sua madre eravamo entrambe due dottoresse e non ci eravamo raccomandate altro.

 

-Meno male che ti abbiamo sempre detto Sofia sta attenta, usa le precauzioni, aveva ragione tua madre quando non voleva mandarti a New York, dovevo assecondare lei e le sue paure e non te -

 

-Scusate che sta succedendo qui? Perchè urlate? -

Tim era appena uscito dalla sua camera richiamato evidentemente dalle mie urla, si bloccò non appena vide Sofia piangere sulla poltrona al centro della stanza, me in piedi praticamente ad un passo da lei e Arizona in mobile sul divano su cui pochi minuti prima eravamo sdraiate.

 

-Tua sorella è incinta, ecco che succede -

-Wow -

Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Tim.

Guardai Arizona che era rimasta in mobile e muta per tutto il tempo e continuava a guardare sua figlia a distanza senza proferire una parola.

 

-Mi dispiace mamma -

-Ti dispiace? Ti dispiace Sofia? Cosa vuole dispiacerti? Cosa? -

-Senti chi parla – si alzò di scatto e venne di fronte a me, come se volesse sfidarmi:

-Scusa? - la rimbeccai;

-Parli proprio tu che nemmeno dopo un mese che la mamma ti aveva lasciata ti sei scopata papà e sei rimasta incinta -

 

Fu un momento, un attimo, un gesto incontrollato dettato dall'impulso, alzai la mano e gli diedi uno schiaffo, il primo schiaffo dato a mia figlia in 25 anni.

Arizona si alzò di scatto dal divano, Tim si parò davanti a me frapponendosi tra di noi, guardai la mia mano e poi Sofia, era rimasta impassibile, le lacrime le rigavano il viso, non disse nulla, se ne andò sbattendo la porta.

 

Nel salone della nostra abitazione calò il silenzio, Arizona mi guardava, il suo sguardo era deluso, Tim prese il giubbino di pelle e uscì anche lui, sicuramente in cerca della sorella.

 

-Non ci si comporta così e tu lo sai benissimo -

Arizona mi fissava, io guardavo solo la mia mano e nient'altro:

-Abbiamo imparato ai nostri figli la lealtà, gli abbiamo chiesto di essere sempre sinceri con noi, che ci saremmo state per qualsiasi motivo e tu ora che fai? Gli dai uno schiaffo? Mi dispiace Callie, non sono intervenuta durante questo match perchè abbiamo sempre detto che di fronte ai ragazzi dovevamo rimanere unite e dircelo dopo in privato se qualcosa non ci era piaciuto e bhe Calliope, questa cosa non mi è piaciuta -

Non dissi nulla, non potevo controbattere nulla, Arizona aveva ragione:

-Pensi che questa cosa non abbia sconvolto anche me? Pensi che l'idea di diventare nonna mi alletti? Pensi che mi piaccia il fatto che Sofia ancora non finisce i suoi studi e diventerà mamma? Pensi che mi piaccia? No, assolutamente no. Ma una cosa la so per certo, io non mi tirerò indietro, io le starò vicina, io non la lascerò sola e tu dovresti fare lo stesso visto che tua madre ancora oggi fa fatica ad accettare i nostri figli -

 

Le parole di Arizona furono come un pugnale a doppio taglio, le sue parole mi fecero riflettere, avevo esagerato, mi ero ripromessa di non essere come mia madre, ma invece stavo facendo peggio.

La vidi prendere il giubbotto e aprire la porta di casa:

-Dove stai andando? - le chiesi;

-A vedere dove sono i miei figli – e andò via sbattendo la porta.

 

Rimasi così a casa, in quella casa vuota e maledettamente silenziosa dove fino a qualche ora prima regnava il clima più bello in assoluto.

 

SEATTLE CASA DEI RICORDI

 

Sapevo dove recarmi, conoscevo bene i miei figli e tanto più Sofia, sapevo dove si sarebbe andata a rifuggiare.

 

-Dai Sofi, basta piangere, vedrai che le passerà, è normale che la mamma non la prendeva bene, provati a mettere nei suoi panni -

 

Sofia era stesa sul divano, rannicchiata con le gambe al petto, aveva gli occhi rossi da cui grondavano fiumi di lacrime:

-Tim, non so che fare, io non le voglio deludere, ti prego aiutami -

-Shhh – Tim accarezzò sua sorella: -Vedrai che andrà tutto bene, vedrai che si sistemerà tutto -

-Vorrei tanto che qui ci fosse papà ora -

 

Ero sulla porta e stavo ascoltando i miei figli, avevo il cuore stretto in un pugno, Tim che provava a consolare sua sorella invano e poi quella frase: “ Vorrei tanto che qui ci fosse papà “, mi fece sorridere pensando a Mark e a come avrebbe reagito.

 

-Sai, penso che non ti convenga che tua padre fosse qui ora -

Ero sulla porta, appoggiata allo stipite, Tim e Sofia mi guardarono entrambi, gli sorrisi e continuai:

-Non penso che l'avrebbe presa meglio di come ha reagito tua madre stasera, penso che ora sarebbe già sul primo aereo diretto a New York per andare a dirne quattro a John, anzi probabilmente si sarebbe fracassato una mano a forza di riempirlo di pugni -

Sofia mi guardò e sorrise dicendo:

-Tu pensi? -

-Io non penso Sofi, io ne sono sicura -

-Mamma ho paura -

-Ci credo amore mio – mi avvicinai e lei istintivamente si alzò e si butto tra le mie braccia, la rassicurai:

-andrà tutto bene, io e la mamma ci siamo e ci saremo e anche Tim, vero? -

-Ovviamente, non mi perderei mai la parte dello zio figo -

Ridemmo tutti e tre:

-Amore, ma hai fatto qualche ecografia? A che mese sei? E John come l'ha presa? -

-Si mamma, ho fatto già delle ecografie e tutte le analisi di rito, sono al quinto mese, credevo che fosse un ritardo dovuto allo stress dello studio, invece no. John l'ha presa benissimo, è contentissimo, vuole comprare una casa per noi tre -

 

Quelle parole mi destabilizzarono un po', mia figlia stava davvero diventando grande, e poi cavoli incinta di 5 mesi.. accidenti..

 

-Ho detto a John che prferirei ci trasferissimo a Seattle appena finito il trimestre, così da poter stare qui, vicino a voi, mamma io ho paura, non posso affrontare questo da sola -

-Amore, non dovrai affrontare nulla da sola, noi ci saremo, sempre -

-E mamma Callie? -

-Vedrai che le passerà piccola, dalle il tempo ad abituarsi all'idea di diventare nonna -

 

Oddio, diventerò nonna, diventeremo nonni.. AIUTOOO!!!

 

21 Dicembre 2036 Ospedale Grey's Sloan Memorial Hospital

 

-Signorina Robbin-Slon-Torres, può accomodarsi, la dottoressa Robbins la sta aspettando -

Mi alzai e andai verso l'ufficio di mia madre, voleva controllare lei stessa che fosse tutto apposto e io volevo che lei controllasse e seguisse la mia gravidanza.

 

-Ciao mamma – la salutai appena entrai andandole vicino e stampandole un bacio sulla guancia;

-Ciao amore mio, come stai? Ti senti meglio? -

-Si, diciamo di si -

 

Quella notte non ero tornata a casa con mamma e Tim, avevo preferito rimanere a casa di papà, da sola a pensare e riflettere, avevo chiamato John che mi aveva tranquillizzato un po' , anche sua madre non l'aveva presa bene, soprattutto quando lui gli aveva annunciato che ci saremo trasferiti a Seattle.

 

-Dai, mettiti sul lettino e alza su la maglietta, fammi conoscere il nuovo membro della nostra famiglia-

Feci come mi disse, mi sdraiai sul lettino e alzai la maglietta aspettando che mia madre cominciasse l'ecografia.

Accese l'ecografo quando sentimmo bussare alla porta:

-Sii? - chiese mia madre;

La porta si aprì leggermente e intravidi il viso di mamma Callie:

-Posso? - chiese in tono supplichevole;

Mamma mi guardò come per cercare il mio consenso:

-Solo se hai voglia di fare conoscenza con il mio bambino, se vuoi fare casino non puoi entrare -

Entrò chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a me:

-Ho voglia di conoscere mio nipote -

La guardai negli occhi, entrambe stavamo per piangere, le afferrai la mano e la strinsi nella mia mentre mamma Arizona incominciò l'ecografia.

Fu una delle emozioni più forti della mia vita, il cuore del mio bambino rieccheggiava come un tamburo nella stanza, mamma Callie era completamente in lacrime e mamma Arizona le tratteneva a stento.

-Sofi, vuoi sapere il sesso? -

Annuii:

-Fra quattro mesi potremmo stringere tra le nostre braccia un piccolo ometto -

 

E così ero incinta, a 25 anni, io, Sofia Robbin-Sloan-Torres ero incinta di un piccolo ometto e stavo vivendo questa grandissima emozione con la mia famiglia, con la parte migliore di me, con le mie mamme, con i miei unici punti di riferimento, gli unici punti che sapevo non mi avrebbero mai abbandonato anche dopo mille discussioni.

 

Seattle 10 Aprile 2037 Grey's Sloan Memorial Hospital

 

-Ho paura, ho paura -

 

Sofia era entrata in travaglio quella mattina stessa, John ci aveva chiamate alle 5 della mattina dicendo che stava correndo in ospedale perchè a Sofia gli si erano rotte le acque.

 

-Andrà tutto bene amore, vedrai che tra poco sarà tutto finito -

 

Avevamo deciso che per il bene di tutti era giusto che non seguissi io la gravidanza di mia figlia o meglio ancora la seguivo a distanza, non sarei entrata in sala parto per nessun motivo al mondo, quello era un momento delicato e io ero troppo coinvolta emotivamente.

Avevo scelto Alex, avevo affidato tutto a lui, non era un ginecologo, ma ci sapeva fare ed era l'unico di cui mi fidavo ciecamente, l'unico a cui avrei affidato mia figlia e mio nipote.

 

-Ci siamo Arizona, la portiamo in sala parto -

 

Callie stringeva la mano di Sofia, era tutta sudata, le labbra viola:

 

-Sofi sta tranquilla, respira e ispira, ci vediamo tra poco -

-Amore vedrai che in un batter d'occhio finirà tutto -

 

Guardammo il letto con sopra Sofia sparire dietro le porte scorrevoli della sala parto seguite da John bianco come un cencio.

 

-Andrà tutto bene – dissi ad alta voce prendendo la mano di mia moglie;

-Ci pensi amore, tra poco saremo nonne -

Eh già, tra poco saremmo diventate nonne e che nonne.

I minuti sembravano non passare mai, ero agitata, Callie andava su e giù, io guardavo l'orologio, era dilatata, perchè ci sta mettendo tanto?

La porta si spalancò alle nostre spalle:

 

-Ditemi che ancora non nasce e che non mi sono perso nulla -

Tim entrò di corsa nel corridoio dove io e Callie stavamo aspettando:

-Ero con zia Mer in sala operatoria e non ho potuto lasciare prima per venire qui-

-Tranquillo, non ti sei perso nulla, tua sorella ancor -


Le parole mi si spezzarono in gola, John uscì fuori con un fagotto tra le braccia, era visibilmente emozionato:

-Nonne, zio, vi presento Mark Junior -

 

Era il bimbo più bello che io avessi mai visto, John si avvicinò a Callie e glielo porse tra le braccia, Tim, il ragazzo di ghiaccio non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime.

 

Avevo avuto due figli, avevo assistito ad entrambi i parti, Sofia era viva grazie a me, con Tim ero solo la moglie che stringeva la mano alla partoriente, avevo vissuto emozioni forti, ma mai come quella di oggi.

 

La notizia solitamente giunge ai futuri nonni come una vera e propria doccia fredda e improvvisamente tutto sembra irrisolvibile e iniziano a nascere preoccupazioni di tutti i tipi. Ma presto le ansie iniziano a lasciar spazio alla gioia e al desiderio che il bambino nasca.
E succede che un giorno ci si ritrova nonni e sorprendentemente quel ruolo, che proprio non si addice a dei cinquantenni, calza perfettamente. Al di là di ogni aspettativa si è in grado di essere nonni, ma nonni un po’ diversi, con una marcia in più. A cinquant’anni si è perfettamente in grado di occuparsi del piccolo e il modo di crescerlo non è poi molto diverso da quello usato per i propri figli. Così diventiamo il perno intorno a cui ruota la nuova e giovane famiglia, siamo fondamentali, senza il nostro aiuto probabilmente le scelte dei neogenitori sarebbero state diverse e le difficoltà sicuramente maggiori. Essere nonni giovani è un vantaggio se si pensa che lo stile di vita si discosta poco da quello di questa generazione e si ha ancora la forza, la gioia e l’entusiasmo per prendersi cura del nipotino. Inoltre l’esperienza vissuta come genitori è molto recente e questo rende noi nonni più sicuri nell’accudire il piccolo e nello stargli vicino.

 

I nonni sono un patrimonio inestimabile troppo spesso sottovalutato.

 

E' possibile soffrire della sindrome del nido vuoto?

 

 

Seattle 10 Giugno 2058

 

-Ed ora signore e signore stiamo per giungere alla fine di questo bellissimo matrimonio, su suggerimento della madre dello sposo invito a fare tutti questo gioco, prego venite qui al centro della pista da ballo, ed ora incominciate a ballare questo lento insieme, al mio tre si vadano a sedere tutte le coppie sposate da un anno. Bene, continuiamo, ora si vado a sedere le coppie sposate da cinque anni. Ancora signori, non vi fermate, ballate ballate, ora si vadano a sedere le coppie sposate da dieci anni. Benissimo, abbiamo ancora delle coppie, continuate continuate, ora si vadano a sedere le coppie sposate da venti anni. Bene signori, qui in pista è rimasta solo una coppia, due bellissime signore stanno danzando insieme, ma diteci un po', signore, ma voi chi siete e da quanto tempo siete sposate? -

 

Una signora bionda con gli occhi azzurri e qualche ruga di troppo rispose senza vergona:

-Noi siamo Callie e Arizona, le nonne di Mark Junior e siamo sposate da sessanta anni -

 

Dagli invitati partì un sonoro applauso:

-Wow Signore, complimenti.. cosa vuole dire a suo nipote e a sua moglie ? -

 

La signora con i capelli neri prese ora lei la parola:

 

-Mark Junior, ti auguro di passare i prossimi sessanta anni e oltre con l'amore della tua vita, proprio come abbiamo avuto l'onore di passarlo io e la tua nonna Arizona -

 

THE END

 

 

La mia storia è giunta al termine, ho scritto questo ultimo capitolo davvero con il cuore, vi ho aperto un pezzetto di me, vi ho descritto come vorrei che fosse la mia vita nei prossimi anni. Auguro a tutti voi di trovare l'amore della vostra vita e di passarci i prossimi sessanta anni proprio come nella mia storia hanno fatto le nostre amate Callie e Arizona.

Grazie a tutte le persone che mi hanno seguita e sostenuta, grazie a tutti quelli che mi hanno recensito e a tutte quelle persone che hanno semplicemente letto.

Un GRAZIE di vero cuore va a te, che ormai definisco la mia persona, l'unica in grado di capirmi, di rimettermi sulla dirtta vai e di perdonare qualsiasi mio sbaglio, grazie per esserci stata e per esserci, grazie per avermi resa la persona migliore che sono oggi.

E GRAZIE a te, che anche se continui a dirmi che scrivo le “puttanate “ so che alla fine le vai a leggere, ci auguro sessanta anni di Callie e Arizona.

GRAZIE ancora a tutti e a presto.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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