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Autore: Potter4ever    29/09/2016    0 recensioni
La seconda guerra magica è finita ormai da decenni. I prigionieri rinchiusi ad Azkaban sono ormai deceduti da molto tempo. Ma una magia deve ancora compiersi e svelare un segreto rimasto tale per 35 anni........
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti! Questa volta sono tornata con una storia breve, l'ispirazione mi è venuta in una notte insonne e il risultato è questo.

Spero vi piaccia! A presto!

 


 
La prigione di Azkaban era sempre cupa, spaventosa, anche se, ormai, i Dissennatori non venivano più impiegati per “controllare” i prigionieri.
La disperazione era comunque di casa, entrare lì dentro significava, quasi certamente e se si aveva la fortuna di non morirci, uscirne pazzi.
Anche lavorarci non era una passeggiata, ma cosa poteva fare lui, bocciato ripetutamente a Hogwarts, tanto che i suoi l’avevano ritirato, vergognosamente, dalla scuola dopo la terza volta che aveva tentato di superare i G.U.F.O., mago più che scadente, svogliato e senza nessuna ambizione nella vita?
Grazie alle conoscenze di suo padre era riuscito a farlo entrare come secondino, al livello più basso, subito sopra i magonò che facevano le pulizie e gli elfi che si occupavano dei pasti di prigionieri e guardie.
Ormai lavorava ad Azkaban da cinque anni e, non smentendosi, non aveva cercato neanche una volta di elevare la sua posizione, gli bastava riuscire a guadagnare abbastanza da potersi permettere una stanza, abbastanza squallida, da poter considerare casa, senza dover dipendente dai genitori, che non avevano ancora digerito e non riuscivano a capacitarsi di avere un figlio come lui.
Non era cattivo, semplicemente mancava di sogni e ambizioni, non era neanche stupido, ma applicarsi per raggiungere qualche risultato gli sembrava inutile, un dispendio di forze per niente.
Le sue giornate si trascinavano tutte uguali, di cella in cella, di controllo in controllo, ogni tanto l’arrivo di qualche prigioniero nuovo.
In quegli anni aveva visto un continuo avvicendarsi di guardie, quasi tutti non resistevano più di un anno, al massimo due, lui era considerato un veterano.
Quel mattino era cominciato come tutti gli altri, con la firma nel registro delle presenze, la consegna delle chiavi da parte del collega del turno di notte e l’inizio del giro di ronda.
I prigionieri di Azkaban si potevano quasi considerare dei fantasmi, il solo essere dentro quel posto orribile annullava la personalità; c’erano anche gli “irriducibili”, nostalgici del periodo in cui Voldemort aveva sparso terrore e morte nella comunità magica e anche in quella babbana.
Erano pochi, ormai, anziani e malati, ma il loro reparto era riconoscibile perché, anche se erano passati tanti anni, continuavano ad urlare e imprecare contro tutto e tutti, soprattutto se una delle guardie era un mezzosangue.
Ma quel giorno, non seppe neanche lui spiegarsi il perché, arrivato in fondo all’ala dei sopravvissuti alla seconda guerra magica, a causa di uno strano gioco di luci, si accorse della presenza di un corridoio, mai intravisto prima e, stranamente incuriosito, decise di vedere cosa ci fosse.
Tenendo alta la lanterna cominciò a percorrere quella zona sconosciuta della prigione, scoprendo che il corridoio era più lungo di quello che aveva immaginato in un primo tempo.
Stranamente non aveva paura, era solo, forse per la prima volta in vita sua, curioso.
Ai lati dello stretto passaggio si aprivano delle celle tutte vuote, con le porte aperte, tranne una, posta al fondo.
Normalmente, non si sarebbe mai sognato di avvicinarsi, se quella porta si trovava al fondo di un corridoio così ben nascosto che in cinque anni non l’aveva mai visto, qualcosa avrà pur voluto dire, ma una vocina interiore gli suggeriva, suadente, che era la cosa giusta da fare, che doveva aprire quella porta.
Lui conosceva a memoria le chiavi delle celle, le aveva aperte tutte negli anni, ma non si stupì più di tanto di vedere che quella particolare chiave era rimasta nascosta, opaca come se non fosse mai stata usata, eppure lui sapeva che era quella giusta e, senza esitazione alcuna, la infilò nella toppa.
Dovette faticare un bel po’, la prima impressione che nessuno avesse più aperto quella cella da tempo immemorabile era stata confermata ma, infine, riuscì a sbloccare la serratura e, dopo un notevole sforzo, ad aprire uno spiraglio sufficiente per entrare.
Ci volle un po’ di tempo prima che gli occhi si abituassero all’oscurità, ma anche quando le ombre degli scarsi arredi apparvero, gli sembrò che la cella fosse vuota.
Solo dopo aver scrutato attentamente in ogni angolo si accorse che, quella che aveva scambiato per una coperta ammonticchiata in un angolo era, in realtà, un corpo che, seppur a fatica, respirava.
Incuriosito e non riuscendo a capire se si trattasse di un essere umano o di un animale, allungò la mano per scostare la coperta sudicia e, con sua grande sorpresa, si ritrovò a fissare due occhi grigi e penetranti, l’unica cosa che sembrava ancora viva in quel relitto di uomo.
“Ti stai domandando chi sono e come mai sono relegato in questo buco, dimenticato da tutti, vero?”
La voce dell’uomo, molto anziano, era bassa ma ferma e il giovane non riusciva a spiegarsi come potesse essere possibile, da quello che avevo visto lui nessuno passava in quel corridoio da anni, non c’erano impronte e la serratura era arrugginita.
“Ti stai chiedendo chi sono e come faccio ad avere ancora una voce e ti stai chiedendo se sono capace a leggere la tua mente”
Spaventato, fece un passo indietro e, spianando la bacchetta, si ritrovò a farfugliare frasi sconnesse.
“Fermo......non ti muovere.........se reagisci ti schianto..............”
Una risata bassa, gutturale, scaturì dalla gola del vecchio che, per tutta risposta, gli disse:
“Guardami, sono così minaccioso? Se ho ancora una voce è perché da anni, ormai, tutti i giorni e a tutte le ore, recito tutti i miei peccati, tutte i crimini di cui mi sono reso colpevole perché non voglio, non devo dimenticare”
“Da quanto tempo sei qui?”
“Sono stato imprigionato alla fine della seconda guerra magica, ero un seguace del Signore Oscuro e ho commesso le peggiori nefandezze, ma la vera mia colpa è un’altra, così grave che da sola sarebbe bastata a farmi baciare dai Dissennatori”
“Ma così non è stato”
“No, sotto mia esplicita richiesta, il Wizengamot mi ha condannato alla reclusione a vita, in questa cella dove nessuno sarebbe mai dovuto entrare, al buio, con i pasti fatti apparire per magia dagli elfi del Ministero”
“E cosa avresti fatto, di così terribile? O la tua è stata solo una scelta furba per non passare il resto della tua esistenza come un vegetale?”
“Sciocco! Per me sarebbe stato molto meglio essere baciato. Non avrei più avuto coscienza di niente, ma non potevo, io dovevo ricordare quello che avevo fatto”
“Ma sei tu sei riuscito a vedere il corridoio e ad arrivare fino a me, significa che la mia vita è ormai giunta al termine, erano questi i termini dell’accordo.”
La voce dell’uomo si era affievolita sempre più, per trasformarsi, alla fine del discorso in un rantolo sibilante.
“Fammi il favore, allungami la brocca con l’acqua, devo riprendere fiato, devo raccontarti tutta la mia storia, non posso morire senza confessare i miei peccati per l’ultima volta”
Il giovane diede al vecchio l’acqua e lui la prese con mani tremanti, mani nodose e macchiate dalla vecchiaia, ma che non avevano perso la presa salda.
“Ti conviene sederti, sarà un racconto lungo e no, non puoi andartene, perché quando uscirai da questa cella il passaggio sarà di nuovo chiuso. Nessuno potrà mai più accedervi”
“Ma in questo modo non potrai avere neanche una sepoltura!”
“Lo so, ma non merito altro. Solo l’oblio, la mia razza sarà cancellata per sempre con la mia morte e solo tu saprai che questa è sopraggiunta, perché dovrai dirlo al Ministero”
 
 
 
 
 
“Prima di cominciare il mio racconto, dimmi una cosa: quanti anni sono passati dalla fine della grande guerra?”
“Sono passati quasi 35 anni, esattamente fra due mesi sarà l’anniversario della battaglia di Hogwarts”
“Ancora una cosa: il Trio dei Miracoli, che fine ha fatto?”
“Harry Potter e Ronald Weasley sono Auror, Potter è il capo ed è sposato con la sorella minore di Weasley, che è sposato con Hermione Granger”
“Grazie.........”
Il vecchio tacque per parecchio tempo, tanto che la giovane guardia arrivò a pensare che fosse morto prima di poter raccontare la sua storia, ma, improvvisamente, la voce roca dell’uomo si fece risentire.
“Sono sempre stato un seguace del Signore Oscuro. Si, lo so che ormai più nessuno lo chiama così e il suo nome non fa più paura, ma nonostante siano passati tanti anni io non ci riesco.
Non che creda ancora nelle sue idee, ma quasi vent’anni di assoluta sudditanza e dedizione lasciano il segno.
Appartengo ad una famiglia di Purosangue, una delle più antiche e ricche, ho sposato una bellissima giovane, anche lei appartenente ad una delle famiglie più in vista del Mondo Magico e, come da tradizione, abbiamo generato un erede maschio per portare avanti il nome e il casato.
Fin qua tutto bene, niente di strano e nulla sarebbe successo se, sulla nostra strada, non fosse apparso un uomo, nato con il nome di Tom Riddle, ma conosciuto al mondo intero come Voldemort.
Prima mio padre e poi io fummo affascinati dalle sue idee, annientare i mezzosangue e i nati babbani era il sogno proibito di ogni mago purosangue.
Viene da ridere, a pensarci adesso, che il mago che ci ha fatto commettere le azioni più bieche e malvagie fosse, in fin dei conti, mezzosangue pure lui.
Tutti noi, appartenenti agli antichi casati, fummo galvanizzati dalle sue parole, ci illuse di poter affermare il nostro predominio sul Mondo Magico e di poter eliminare tutti coloro che avevano poteri magici ma non lo erano di nascita, i mezzosangue e i babbani.
La prima guerra magica finì con la scomparsa di Voldemort ad opera di un Harry Potter in fasce, come saprai certamente, non voglio fare la rievocazione storica dei fatti, ma solo cercare di farti capire come sono arrivato a fare ciò che ho fatto.
Furono anni di “facciata” per me e per molti altri, non fummo imprigionati perché riuscimmo a convincere il Wizengamot di essere stati costretti dalla maledizione Imperius a fare tutto quello di cui ci accusavano.
All’epoca pochi finirono qui dentro, solo coloro che erano stati colti in flagrante o che erano talmente imbevuti delle idee del Signore Oscuro da non tentare nemmeno di riuscire a cavarsela.
Infine, dopo 13 anni, il Signore Oscuro risorge e, con lui, le nostre mire e ambizioni.
La mia discesa agli Inferi comincia con il suo ritorno.
Il mio unico figlio, in quegli anni, frequentava Hogwarts, aveva gli stessi anni di Harry Potter, ma i due non avevano mai legato, logicamente.
Io l’avevo cresciuto con le mie idee, convincendolo che gli unici che potevano avere il diritto ad usare la magia eravamo noi, discendenti di stirpe purosangue, risalenti all’epoca del Mago Merlino.
Casa mia era continuamente frequentata da Mangiamorte e non mi accorsi, o non volli accorgermi, che oltre a coloro che già conoscevo, c’erano altri loschi figuri, semi-umani, addirittura un lupo mannaro accolto nelle schiere del Signore Oscuro per la sua ferocia e crudeltà.
Mia moglie era terrorizzata da quelle continue presenze e cercò, in tutti i modi, anche supplicandomi, di smetterla, di pensare a quello che stavo facendo perché saremmo finiti tutti male.
Pensi che le abbia dato retta? No! La mia presunzione mi impedì di vedere la verità che si celava nelle sue parole, anzi, la punii come mai prima avevo fatto, battendola e promettendole che, se avesse ancora detto una sola parola, l’avrei consegnata ai nostri “graditi” ospiti come intrattenimento, non so se mi sono spiegato.
Non fare quella faccia inorridita e schifata, ti ho detto che ti avrei raccontato tutto e questo tutto prevede anche questa parte.
Casa mia era anche diventata il Quartier Generale del Signore Oscuro, ormai anche lui viveva praticamente lì, invitato da quella pazza di mia cognata, delirante innamorata di lui e delle sue idee.
In questo modo aveva avuto la possibilità di osservare il mio unico figlio, influenzabile come tutti i giovani di quell’età e l’aveva convinto a farsi marchiare, promettendogli fama e rispetto.
La sera che il mio ragazzo ricevette il marchio, dovetti legare e rinchiudere sua madre, perché, nonostante le mie promesse di future punizioni, sapevo che avrebbe fatto il possibile per evitarlo.
Fummo io e sua zia ad accompagnarlo davanti al Signore Oscuro, che, dopo averlo marchiato, lo prese a calci nelle costole perché era svenuto dal dolore.
Già allora avrei dovuto capire molte cose.
Da quel momento in poi gli avvenimenti cominciarono a precipitare.
Le missioni che mi venivano affidate si risolvevano in autentici disastri e parecchi Mangiamorte furono catturati o uccisi e il Signore Oscuro dette sempre la colpa a me, di tutto.
Ero così impegnato a cercare di risalire la china nella sua considerazione che non mi ero accorto che l’atteggiamento di mio figlio stava cambiando.
Apparentemente era sempre il devoto servitore, ma il suo sguardo, l’avessi osservato meglio, mi avrebbe rivelato che la verità era un’altra.
Avevo pensato che il silenzio di sua madre fosse dovuto all’accettazione, finalmente, di quello che stava succedendo in casa nostra, ma lei, invece, si era accorta dei turbamenti del ragazzo e stava cercando di salvarlo dalla rovina.
L’unico posto dove non potevo controllarlo era a scuola, almeno finché questa non è caduta nelle mani del Signore Oscuro, dopo la morte di Silente, ma mi illudevo che le mie convinzioni fossero penetrate a fondo nella sua anima.”
Il vecchio si interrompe, ansimante, lo sforzo di parlare è enorme, ma sa di dover continuare fino alla fine. Il suo giovane ascoltatore gli porge un po’ d’acqua, per farlo riprendere e poi rimane in attesa del prosieguo del racconto.
“Grazie.......sei gentile. Dov’ero rimasto? Ah, si, mio figlio torna a scuola, è il suo sesto anno e il Signore Oscuro gli ha affidato una missione impossibile, da suicidio.
Davanti al mondo intero fa lo sbruffone, si vanta del prestigio che quello che dovrà fare gli darà, ma dentro di sé ha paura, un terrore folle che gli impedisce di ragionare.
Proprio in quel periodo una ragazza si avvicina a lui, inaspettatamente e, stranamente, lui accetta la sua amicizia, dico stranamente perché lei è una nata babbana, una sanguesporco, la peggior feccia esistente al mondo per i seguaci del Signore Oscuro.
Ma il cuore del mio ragazzo sta cambiando, vede i crimini che vengono compiuti attorno a lui in nome di un folle ideale, vede persone che conosce morire, vede Purosangue torturati e uccisi anche solo per aver espresso un pensiero contrario.
Non è stupido, capisce che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in quello che lo circonda e fa l’unica cosa che sa già lo condannerà: si allea con gli avversari del Signore Oscuro.
Entra, di nascosto, a far parte dell’Ordine della Fenice; nessuno lo sa, solo Silente e Piton ne sono al corrente, per tutto il mondo lui continua ad essere l’odioso rampollo di un’antica casata.
Silente è assolutamente al corrente che il Signore Oscuro vuole ucciderlo e ha già deciso chi sarà a portare a termine il compito, lasciando ai Mangiamorte l’illusione di essere riusciti a sconfiggerlo.
Nel frattempo, mio figlio passa sempre più tempo con questa ragazza babbana e, di conseguenza, se ne innamora.
Non avrà mai la possibilità di dirle del suo amore, per colpa mia.
Ma questo amore a senso unico, silenzioso, lo aiuta a ragionare, a capire dove sta sbagliando e gli fa capire che le idee del Signore Oscuro sono folli, solo un pazzo potrebbe avere simili deliri di onnipotenza.
Gli racconta che anche tra i babbani, decenni prima, era salito al potere un pazzo che, con le sue folli idee di razza pura aveva quasi sterminato un popolo e aveva portato le nazioni europee sull’orlo della distruzione.
Mio figlio capisce che il mondo magico e quello babbano non sono così differenti, noi abbiamo la magia, ma i babbani hanno la loro intelligenza, la tecnologia e tante cose che li hanno fatti diventare più evoluti di noi.
Ne ho avuto parecchio di tempo per pensare e sono giunto alla conclusione che, tante volte, la magia è una maledizione. Si, ti da potere, ti permette di fare cose che, senza, sarebbero impossibili, ma ti fossilizza, non ti da la possibilità di sperimentare cose nuove.
Dopo tutto perché? Se un mago vuole ottenere qualcosa, gli basta una formula magica, perché perdere tempo e ingegno?
Non ci serve un computer, le penne magiche scrivono per noi, non ci servono le macchine, basta volare o smaterializzarci o prendere una passaporta.
Capisci quello che voglio dire?
Ma allora ero cieco, non avrei cambiato idea neanche sotto Imperius.
L’unica che sa di questo amore impossibile è mia moglie che, logicamente, fa di tutto per non fare capire nulla a me e a quella pazza di sua sorella.
Già, pazza è dire poco, era la seguace più fedele del Signore Oscuro, innamorata di lui fino ad identificarlo come un dio, si sarebbe buttata nelle fiamme se lui gliel’avesse chiesto.
Le ho visto fare delle cose indicibili e godere della sofferenza che arrecava, una sorta di piacere sadico, sapeva utilizzare la maledizione Cruciatus nel modo più doloroso e le piaceva prolungarla per ore, giorni, settimane quando poteva e il soggetto era particolarmente forte.
L’ho vista torturare due Auror, marito e moglie, a turno, prima uno e poi l’altra e, per prolungare l’agonia e il dolore, li faceva assistere ai supplizi e rideva, rideva senza smettere un attimo.
Li ha fatti impazzire, letteralmente, non sapevano neanche più come si chiamavano.
Ma non hanno mai ceduto, non hanno mai fatto neanche un nome, si sono sacrificati per i loro ideali. Adesso sono arrivato ad ammirarli.
Ma sto divagando, non mi rimane molto tempo e devo terminare il racconto.
Dov’ero rimasto.....si, bene.........dicevo che il Signore Oscuro aveva affidato al mio “giovane rampollo”, come lo chiamava per deriderlo, una missione impossibile che, logicamente non è riuscito a portare a termine.
Da quel momento in poi le torture sono diventate quotidiane, non solo a lui, ma anche a me e a mia moglie, quel pazzo voleva farci scontare l’onta di cui si era macchiato il ragazzo.
Sono stati mesi terribili, ma io, da folle e cieco qual ero, ero ancora convinto di poter ribaltare la situazione, di poter tornare nelle grazie di quel pazzo.
L’anno scolastico finisce e durante l’estate mio figlio è costretto a rimanere chiuso nel nostro maniero, dove ormai si è stabilmente trasferito il Signore Oscuro, sorvegliato giorno e notte.
“E’ per la sua sicurezza” mi dicevano “Draco è giovane, deve imparare la disciplina” continuavano a ripetermi mentre lo trattavano peggio di un elfo domestico.
Sua madre stava impazzendo, neanche a lei permettevano di vederlo.
All’inizio del settimo anno scolastico venne scortato a Hogwarts direttamente dagli scagnozzi di Voldemort, che avrebbero assunto il ruolo di insegnanti nel Nuovo Corso voluto dal Signore Oscuro.
Anche nel castello, sorvegliato di continuo, era costretto a subire angherie di ogni tipo, ma era un ragazzo coraggioso e, a sostenerlo, c’era anche la speranza di rivedere la sua amica mezzosangue per poterle dire del sentimento che era nato dentro di lui.
Fu proprio durante le vacanze di Natale, quando era a casa, che cominciai a sospettare che la sua arrendevolezza fosse solo di facciata.
Alcuni Ghermidori avevano catturato il Trio dei Miracoli, ma la faccia di Potter era ridotta ad un ammasso di bubboni e non avevamo la sicurezza fosse lui, non volevamo rischiare di chiamare il Signore Oscuro per un falso allarme.
Mio figlio era a casa e fu immediatamente convocato da quella pazza di sua zia ma, nonostante le sue urla e le sue minacce, lui si rifiutò di confermare l’identità del prigioniero.
Quella folle, resa ancora più pericolosa dall’impossibilità di prendersi il merito della cattura di Potter, si sfogò torturando la giovane donna del gruppo e l’avrebbe uccisa, se i suoi amici non fossero riusciti a farla scappare.
Quell’episodio, probabilmente, ha segnato l’inizio della fine del Signore Oscuro; Harry Potter tornò ad Hogwarts e, con l’aiuto dei suoi inseparabili amici, riuscì ad eliminare tutti gli Horcrux, uccidendo tutti i frammenti di anima che si annidavano dentro quegli oggetti malefici.
E’ inutile che ti dica come finì la guerra, lo sanno tutti.
Quello che quasi nessuno sa, è che io e la mia famiglia fummo rilasciati per “i servigi resi nel salvaguardare la persona del Salvatore del Mondo Magico, sig. Harry Potter”.
Ti starai chiedendo, allora, come io sia finito tra queste mura.
Questo è il triste epilogo della mia storia, la giusta fine della mia follia, la giusta punizione per il crimine imperdonabile che io commisi.
Non so se tu ne sia a conoscenza, ma fu permesso, a chi l’avesse voluto, di ripetere l’anno scolastico, ad Hogwarts, in quanto quello appena trascorso fu ritenuto nullo.
Mio figlio insistè per tornare a scuola, aveva voglia di normalità e tranquillità e a casa nostra non poteva certo trovarle.
Tornò anche la ragazza mezzosangue e la loro amicizia si intensificò.
Lei gli raccontava le storie dei babbani, gli dava dei libri da leggere e lui si stava accorgendo di cambiare, ogni giorno di più; non gli importava più della purezza del sangue, si era convinto che i babbani fossero, se non superiori, sullo stesso livello di noi maghi.
Ah, folle! Folle fui io, che non imparai niente dalla fine del Signore Oscuro!
Oh, si, avevo dichiarato davanti al Wizengamot di essermi pentito, di non seguire più le folli ideologie di quel pazzo, ma dentro di me ero ancora convinto che le uniche persone degne di esercitare la magia, fossero i purosangue.
Avevo mentito così bene che neanche mia moglie si accorse dell’inganno, almeno per i primi mesi, ma quando nostro figlio tornò a casa per le vacanze natalizie e cominciò ad illustrare le sue nuove idee, non resistetti.
All’improvviso si ritrovarono catapultati ai mesi precedenti, quando il terrore era di casa e le maledizioni Cruciatus all’ordine del giorno.
Ero come impazzito, nessuno riusciva a calmarmi e la mia rabbia continuava ad esplodere e a sfogarsi contro le uniche due persone che avrei dovuto proteggere.
Passate le “feste”, decisi di accompagnare io stesso mio figlio a scuola e di dargli una lezione esemplare di fronte a tutti, nella mia follia era l’unico modo per fargli capire la lezione.
Ma prima di partire, lo chiusi in camera e “mi esercitai” con mia moglie.......si, hai capito bene.......la colpii e la cruciai talmente tante volte da lasciarla per terra, agonizzante, a morire.
Neanche una volta mi voltai indietro mentre trascinavo mio figlio, terrorizzato, verso il suo destino.
Vedo dalla tua espressione che vorresti scappare da questa cella, ma ti prego di aspettare ancora poco, è quasi finita e poi nessuno sentirà più parlare di me, te lo giuro.
Dovetti zittire mio figlio con un incantesimo, ma lui continuò a divincolarsi e a urlare in silenzio finché non lo sbattei per terra, davanti a cancelli di Hogwarts.
Ancora oggi non so con che coraggio riuscii a compiere quegli atti criminali, non avevo il benché minimo rimorso per quello che avevo fatto a mia moglie, la mia cara sposa; solo dopo seppi che la sua agonia era durata giorni.
La mia bacchetta si mosse quasi da sola, era come se il mio corpo si fosse dissociato, sentivo me stesso urlare le maledizioni e vedevo il corpo di mio figlio contorcersi per terra, ma era come se un’altra persona avesse preso il mio posto.
La tortura andò avanti per un bel po’ di tempo, finché il custode magonò della scuola non si accorse di noi e, urlando, corse a chiamare la Preside e tutti gli insegnanti.
Ci volle parecchio tempo prima che arrivassero e mi disarmassero, era il primo giorno di ripresa delle lezioni e tutti erano impegnati a calmare gli animi agitati degli studenti.
Quando riuscirono a togliermi la bacchetta e ad imprigionarmi con delle funi magiche, mio figlio era a terra, in fin di vita.
Ricordo ancora oggi i suoi occhi, rivolti prima verso di me e poi verso l’unica studentessa che corse verso di lui, la sua amica mezzosangue.
E’ morto tra le sue braccia, mentre lei lo stringeva e urlava il suo nome e si sporcava con il suo sangue.
Solo allora la mia pazzia toccò il culmine, perché scoppiai in una risata folle, felice che quello che io consideravano un “traditore” del suo sangue fosse morto.”
 
Il silenzio scese improvvisamente nella piccola cella e la giovane guardia si sentì soffocare, non riusciva più a reggere il peso delle parole dell’uomo, l’unico suo desiderio era quello di fuggire e dimenticare.
“A questo punto, avrai capito chi sono. Ti chiedo un’ultima cosa: devi recarti al Ministero e chiedere dell’Auror Finnigan. Lui raccoglierà i tuoi ricordi di oggi e li consegnerà a chi di dovere.
La mia vita.......è..........giunta.............è giunta.............al..........al termine.....................
La giovane guardia attese che il vecchio finisse la frase, ma dopo un bel po’ si accorse che l’uomo era morto, gli occhi aperti ormai ciechi avevano un’espressione serena, ormai era in pace.
Ancora sotto shock per le rivelazioni appena sentite, si avviò come un automa verso la porta e imboccò il corridoio che, qualche ora prima, aveva percorso, anche se gli sembrava fossero trascorsi anni da quel momento.
Un impulso incontrollabile lo spinse a girarsi e vide che il passaggio non esisteva più e non si sarebbe più aperto.
 
“Ministro, scusatemi, l’Auror Finnigan mi ha detto di consegnarvi questa ampolla. Sono i ricordi che attendevate”
“Grazie signor Bolton, siete stato molto gentile”.
Con mano tremante il Ministro della Magia prese l’ampolla e, una volta che il funzionario fu uscito chiudendo la porta, azionò un meccanismo che, scattando, fece apparire una nicchia.
Apparve una specie di piccolo altare, dove si vedeva la fotografia magica di un giovane con la divisa da cercatore a cavallo della sua scopa che, con aria felice, volava nel cielo sereno.
Un giovane con i capelli biondi e un paio di magnetici occhi grigi, un giovane che non sarebbe mai invecchiato, condannato a sopravvivere solo più in una foto.
“Ecco, questi sono i ricordi di tuo padre, resteranno chiusi qua per sempre, insieme al tuo ricordo, ennesima giovane vittima innocente di un pazzo. Rimarrà per sempre il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere. Avrai per sempre il mio amore, anche se non ho avuto il tempo di dirtelo.
Addio, Draco Malfoy”
Hermione Granger, dopo tanto tempo, lasciò che le lacrime per il suo amore perduto uscissero copiose e lavassero la sua anima.




Non picchiatemi, non picchiatemi! Io adoro la coppia Draco/Hermione, ma odio le cose scontate e mi piacciono le storie strappalacrime.
Spero tanto che questa mia piccola fatica vi sia piaciuta e vi do l'arrivederci a presto (spero)
Stefania
  
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