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Autore: levantarse    01/10/2016    0 recensioni
Quando Ginevra, reduce da un tumore ai polmoni, tenta di ricomporre una vita normale, incontra Thomas, giovane infermiere che non passa inosservato ai suoi occhi.
Ma sarà solo l'inizio di qualcosa di molto di più.
Quali altri colpi di scena sorprenderanno Ginevra?
"Se dovessi morire giovane, sotterratemi nel raso
Lasciatemi restare disteso in un letto di rose
affondare nel fiume all'alba
Mandatemi via con le parole di una canzone d'amore"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio con la bocca impastata dal sonno e dalla sete. Ieri sera non ho bevuto così tanto da sentirmi intontita o disidratata come la ragazza che dorme accanto a me, con i lunghi capelli mori arruffati, la testa affondata nel grande cuscino azzurro, il lenzuolo arrotolato tra le sue lunghe gambe magre ed abbronzate. La classica bella ragazza.

La luce entra fioca dalla finestra e l'aria è calda e pesante, come se fosse un caldo pomeriggio estivo.

In realtà si è appena fatto giorno, ma il sudore che cola dalla mia fronte non è che mi permetta di restare lì nel letto ad attorcigliarmi nelle coperte ancora per molto.

Mi alzo e bevo un sorso d'acqua dal bicchiere appoggiato sul comodino: finalmente la sensazione di intorpidimento della bocca è svanito.

Noto, accanto al bicchiere, un bigliettino.

"Buongiorno Gine, probabilmente ieri sera hai bevuto e quando ti sveglierai avrei bisogno di bere. Anche Ludovica ne ha uno sul comodino accanto a lei. Dobbiamo parlare dell'infermiere, ok?"

Giulio stamattina, dev'essere stato prestissimo, è entrato e ci ha viste così, Lula ubriaca e io all'incirca brilla, addormentate sul letto.

E soprattutto ieri sera ha sentito che rientravo con Thomas.

Nonostante tutto mi ricordo che non ha aperto bocca fin quando era dentro casa: allora come ha capito che fosse proprio lui?

Deve averci spiato dalla sua camera, o magari dal salone.

Troppi pensieri per essere solo le sette e un quarto di mattina.

Lascerò dormire Ludovica finché non si sveglia, non interromperò i suoi sogni proibiti sui nostri nuovi "amici".

Esco dalla mia camera e la casa è deserta.

Letteralmente.

Meglio così, almeno posso rinviare le spiegazioni sul perché il mio fratello-spia abbia beccato Thomas dentro casa nostra.

Vado in bagno, mi faccio una doccia nel vano tentativo di abbassare la temperatura leggermente elevata del mio corpo e di togliermi il sonno dagli occhi.

Quando ritorno nella mia camera, Ludovica ancora dorme, ma il suo telefono non smette di emettere dei bip fastidiosi.

Lo cerco nella sua borsa e sullo schermo appaiono diversi messaggi, ma con mio grande stupore, nessuno inviato dalla madre o da qualche altro parente, solo da un numero salvato come "Pub 1"

Mh?

Sono troppo curiosa e confusa per non aprire i messaggi.

"Ciao Ludovica, ti ricordi di me vero? Ti senti meglio stamattina?"

Non si firma nel primo messaggio, così non indugio ed apro il secondo.

"Nick stamattina mi ha chiesto di te. Credo che tu gli piaccia un po', ma mi raccomando non dargli troppa confidenza o avrai finito di vivere. Thomas"

Come fa ad avere il numero della mia amica? Sono stata con loro ieri sera e non sembravano conoscersi da prima, altrimenti perché l'avrebbe salvato come "Pub1"?

L'unico momento in cui avrebbero potuto scambiarsi i numeri, è stato quando mi sono allontana per andare un momento in bagno.

Resta un'ultimo messaggio. Dovrei aprirlo?

Ovviamente, lo apro.

"In realtà non volevo disturbarti, solo volevo sapere se puoi darmi il numero di Ginevra."

Thomas vuole il mio numero di telefono?

E per quale motivo non me lo ha chiesto direttamente a me ieri sera?

Prendo il mio telefono e digito il suo numero sulla testiera, lo salvo in rubrica e ripongo il telefono di Lula nella sua borsa.

Non mi ucciderà quando saprà che ho letto i suoi messaggi perché è per una buona causa.

Mi fermo a pensare un attimo.

Cosa pensavo di fare una volta salvato il suo numero? Scrivergli per caso?

Ed è esattamente ciò che sto per fare.

"Ehi, grazie per ieri sera"

Invio.

Aspetto.

*Bip*

Nuovo messaggio.

"Scusa?"

"Sono Ginevra...non era più facile chiederlo a me il numero?;)"

Minuti di attesta.

"Oh, figuraccia appena compiuta. Ludovica ti ha detto dei messaggi che le ho mandato?"

"No sta dormendo ancora, li ho visti da sola."

Così la situazione non si sarebbe sbloccata.

Devo assolutamente fare qualcosa.

"A che ora stacchi dal lavoro?"

Non si torna indietro Gine.

Per alcuni minuti non si sente nessun rumore, poi il telefono vibra.

"Alle 14"

"Ti va di fare una passeggiata? Avrei voglia di prendere qualcosa da bere"

"Spero non siano alcolici!"

"Ma no! Intendevo un tè, un caffè, insomma qualcosa. Offro io ovviamente, è per ringraziarti di ieri sera."

"Non dire stupidaggini. 14:30 sono da te."

Quindi ho una specie di appuntamento con un ragazzo visto due volte?

Sveglio Ludovica, le faccio fare una doccia e la accompagno a casa.

"Quindi non sei arrabbiata?" la guardo mentre passeggiamo fianco a fianco sul marciapiede in un umida  mattinata di settembre.

Roma sembra ancora più bella quando l'aria è pesante ed umida. Ti si stampa addosso, è una meravigliosa sensazione, come se lei ti vivesse a fior di pelle.

"Ti pare? Hai visto che figo. Sai benissimo che avrei fatto la stessa cosa."

Arrivate sotto il portone di casa sua la saluto e chiamo Giulio.

"Ehi scusami ma possiamo fare domani la nostra giornata insieme? Ho davvero troppe cose da fare con l'università e devo farle oggi."

"Va bene, spero solo non sia una bugia."

"No, davvero. Mi dispiace."

Alle 14:30, puntualissimo, Thomas suona il citofono.

La casa è ancora vuota: la mamma come ogni domenica, va in chiesa e si dedica al volontariato, mentre Giulio è uscito stamattina e poi si è visto con alcuni amici dell'università.

"Si?"

"Sono Thomas"

"Oh, sali."

Riesco a sentire dal ricevitore del citofono lo stupore alla mia affermazione.

Quando apro la porta mi ritrovo davanti un ragazzo alto, con gli occhiali semplici, capelli scuri arruffati ed un maglione nero.

Wow, è davvero un bellissimo ragazzo.

"Stai benissimo."

Non sono io a dirlo. E' lui.

"Grazie." sorrido imbarazzata e sorride anche lui, ma al contrario, non è affatto imbarazzato sembra invece molto sicuro di se, non come la prima volta che ci siamo visti in ospedale.

"E' davvero una bella casa vista alla luce del giorno, ma che ne dici di andare? Conosco un posto vicino all'ospedale che credo ti piacerà. Spero che tu non ci sia già stata."

Tutto ciò ha il suono di una sorpresa.

Quando arriviamo, sembra tutto così "primo appuntamento" ma in realtà è solo una caffè con un amico.

La cameriera sorridente ci accompagna ad un tavolino fuori sotto una tettoia. E' un bel posto, all'interno è pieno di lucine, quasi come quelle di natale ma hanno un solo colore, chiaro, fresco. 

"Cosa posso portarvi?"

"Un cappuccino per me, e per lei..."

"Un tè verde grazie"
La cameriera si allontana con i nostri ordini, per tornare poco dopo.

Inizio a sorseggiare piano il mio tè sotto lo sguardo vigile e divertito del mio amico.

"Posso assaggiare?" Chiede all'improvviso senza mai staccare i suoi occhi dai miei.

"Certo, spero ti piaccia." Così gli porgo la tazza calda, e lui mi passa la sua.

"Tu assaggia il mio cappuccino, è una delle cose più sensazionali che proverai in vita tua!"

Mentre assaggio il suo cappuccino, questa volta sono io a guardarlo senza sosta mentre soffia nella tazza e se l'avvicina alla bocca.

E' delicato in ogni movimento, sembra tutto studiato, grazioso, leggiadro. 
Qualsiasi movimento faccia, anche solo sorseggiare una bevanda, è uno spettacolo per gli occhi di chi ha la capacità di saperlo osservare.

Dopo avermi ripassato la mia tazza, ride facendomi notare i classici baffi da cappuccino che costeggiano sotto il naso.

Passiamo quasi un'ora a parlare di qualsiasi cosa, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Posso farti una foto?" Esordisco senza pensare a cosa stessi dicendo.

Prima mi guarda sorpreso, forse un pochino spaventato, ma poi sorride. "Ok, ma a cosa devo l'onore?" mi chiede.

In realtà non lo so neanche io, ma voglio farla e basta. Sento come la sensazione di doverla fare per non dimenticarmi del suo viso, la sua delicatezza ed il suo sorriso.

"Per la rubrica del telefono" mento spudoratamente e lui lo sa benissimo, così si mette in posa.

"Si ma non metterti in posa, più naturale!" Scoppia a ridere e in quel bel momento gli scatto la foto.
Credo gli renda giustizia.

"Posso vedere?" Gli mostro il telefono.

"Hai qualcosa di speciale, Ginevra. Niente male come foto."

Speciale?

Io?

"Forse dovremmo andare." Dico sotto voce.

"O forse no."

Mi guarda, sorride ed ordina dell'altro tè, questa volta per entrambi.

*******

Prima di continuare la storia vorresti sapere qualche vostra impressione, se vi piace e o se è troppo lenta.

I vostri commenti sono sempre ben accetti, sopratutto quelli costruttivi.

-levantarse

   
 
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