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Autore: Neera Everdeen    02/10/2016    2 recensioni
Quante volte avete sentito parlare di Cappuccetto Rosso e del Lupo Cattivo? Una favola per bambini, con il solo scopo di educare i più piccoli dal girare a largo dai brutti ceffi e di non dare mai loro troppa confidenza. Ma stiamo parlando di epoche in cui era tutto possibile e dove ,chissà, forse non era così strano trovarsi fronte un grande Lupo pronto a sbranarvi..
Rayane non è una Cacciatrice solo per scelta: discendente di una delle più potenti famiglie di Cacciatori della Stirpe e figlia unica, è una delle prime donne a seguire le orme dei predecessori maschi. La cosa, già di per sé scandalosa, si fa ancora più pericolosa. Un segreto, una profezia antica, sta per travolgere per sempre il destino della ragazza.
Toglietevi dalla testa l’innocente Cappuccetto Rosso e il lunghissimo (ed inutile) mantello della gotica Cappuccetto Rosso Sangue.
Ora arriva il Lupo, quello vero.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Rayane!-
Mi volto, stringendo tra le mani il paniere con le focacce per la nonna. Mio padre mi raggiunge portandomi un paio di guanti di pelle di capretto.
- Fa freddo. E stai attenta.- mi sussurra preoccupato guardando oltre le mie spalle, verso il bosco ghiacciato. Mi chino allacciando la stringa dello stivale e mettendo a posto i pantaloni di velluto marrone scuro. Infilo rapidamente i guanti e controllo se l’ascia è fissata alla cintura. È di buona fattura, dalla lama affilata da poco e il manico lucido, in condizioni perfette.
Rivolgo un sorriso dolce a mio padre. Sa che so difendermi dalle bestie feroci che vagano nei boschi durante l’inverno, affamate e bramose di carne.
 Orsi e branchi di lupi silenziosi pronti ad uccidere qualsiasi cosa che possa essere considerata una preda.
“Non perdere mai la strada maestra. Guardati sempre alle spalle e non abbassare mai la guardia. Un lupo può arrivare alle tue spalle senza fare rumore e morderti alla gola senza sforzo, mentre un orso saprà correre sempre più veloce di te; ma se trovi riparo su una quercia e riesci a seminarlo sei salva.”
Recito mentalmente i consigli che mi ha insegnato mio padre negli anni.  Alzo il cappuccio della mantella rossa, quella che mi ha fatto guadagnare il soprannome di Cappuccetto Rosso. La mantella è abbastanza lunga da coprirmi ma abbastanza corta da non intralciare il cammino, ed è fatta con un tessuto liscio e morbido. Oltre all’ascia mi sono portata dietro anche uno stiletto, ben nascosto sotto alla maglia di flanella e la giacchetta di velluto scuro. È un coltello dalla lama sottile e molto affilata, che mio nonno definiva “ottima per un delitto inaspettato. Se vuoi uccidere un uomo di sorpresa uno stiletto è l’arma ideale. Piccolo, facile da nascondere e affilato.” Mi mancano le nostre chiacchierate in giro per i boschi a parlare di armi, battute di Caccia e Cacciatori.
Il ghiaccio scricchiola sotto gli stivali di cuoio, mentre la neve posata sugli alberi cade o spezza i rami. Ragnatele di ghiaccio formano dei merletti sui cespugli spinosi ai lati del sentiero. “Solo una curva” penso, mentre sento qualcosa spezzarsi. Mi fermo e prendo in mano il coltello, estraendolo lentamente dalla manica. Lo sento.
Un lupo.
Comincio a correre tenendo stretto il coltello in mano e inciampando sui miei passi, ma so che si sta avvicinando. 
Alla mia sinistra sento altri rumori e so che un secondo lupo, evidente compare del primo, mi sta chiudendo il sentiero. Mi sposto verso destra per provare a seminarli, ma un terzo lupo mi blocca il passaggio. In trappola. Sono in trappola.
Mi stanno alle calcagna e so che si stanno avvicinando. Comincio ad essere stanca, la neve non aiuta di certo. Uno dei lupi, credo quello dietro di me, spicca un balzo. Con un ultimo, disperato, scatto  riesco a non farmi sbranare
Una curva, una sola curva.
La casa di pietra compare davanti a me come un miraggio fatto di speranze futili e disperazione concreta.
È una casa grande, fatta di pietra e legno scuro, con un enorme portone di legno di quercia ben intarsiato. Apro la porta e mi fiondo dentro chiudendola con un tonfo. Davanti al camino una donna coperta da uno scialle grigio e dai capelli scuri, un misto tra grigio cupo e nero, si alza da una sedia a dondolo sorridendomi sorpresa. Appena vede la mia espressione il sorriso le muore sulle labbra trasformandosi in una smorfia colma di preoccupazione
- Un lupo?- mi chiede, con la solita voce imperiosa e secca. Stringe forte il medaglione portafortuna del marito, uno dei migliori Cacciatori delle montagne. Buon sangue non mente.
- Mi hanno seguita dal villaggio.- le spiego, ansimando. Stringo ancora il coltello tra le mani e guardo le dita avvolte nel guanto, irrigidite attorno all’impugnatura di pelle. La nonna mi stacca pian piano le dita dalla morsa e prende con delicatezza il paniere. L’ululato che arriva da fuori mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
- Resterai qui stanotte.-  mi ordina girandosi e dirigendosi verso la cucina. Dalle travi pendono fiori secchi che mandano un profumo dolce e delicato.
Cerco di ribattere, in fondo sono una Cacciatrice Alfa e so come fare per seminare un paio di lupi.
- Non ribattere. Quelle bestie non sono come le altre.-  mi precede parlando dalla cucina, dove sta tagliando le focacce e pestando qualcosa con il mortaio. Un altro ululato mi convince a restare, facendomi acconsentire con un sospiro. Mia nonna è una delle sciamane del villaggio, predicendo il futuro dalle interiora delle prede uccise dai lupi o ricavando informazioni dai sogni. Mi dice sempre che quello che vede glielo dicono gli spiriti dei morti e sostiene di vedere ogni notte il fantasma del marito, ucciso da un orso in una delle battute di Caccia nei boschi. Quel giorno dovevo esserci anche io, ma i ricordi sono vaghi per colpa della febbre che mi impedì di andare con lui incontro alla morte. Secondo lei e mio padre ho lo stesso temperamento del nonno: ribelle, testardo e che non sa mai dire di no a mia nonna. Mi fa sedere su una poltrona e mi porge una tazza piena di un liquido dorato che manda un forte odore di miele. Comincio a berla, sentendomi meglio. La bevanda calda mi riscalda la gola e le membra irrigidite dal freddo, che stanno pian piano tornando alla temperatura normale. Tolgo la mantella e la stendo davanti al camino, slacciando la giacchetta corta e marrone di velluto pesante.  Sotto porto una maglia di flanella a maniche lunghe e di un bianco quasi immacolato. Porto le mani davanti al fuoco, mentre l’Anziana si siede accanto a me sulla vecchia sedia a dondolo intagliata.
- L’ho sognato.- mi sussurra e non riesco ad ignorare l’intonazione della voce visibilmente preoccupata.
- Il nonno?- le chiedo, cercando di sembrare calma. Lei non è mai preoccupata.
- Il Lupo. Sta arrivando, me lo dico i sogni e le ossa.- mi risponde quasi profetica stringendo le labbra pallide.
Un ultimo ululato, più a valle, mi fa venire un brivido dietro la schiena.
Intanto  mia nonna recita il ritornello di una piccola filastrocca per intimorire i bambini disobbedienti.
- “Arriva, arriva il Lupo. Arriva il lupo, chi ha paura?”-
   
 
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