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Autore: Mephi    02/10/2016    3 recensioni
«Oh, andiamo...» disse alzando gli occhi, decidendo di essere troppo stanco per parlare con quell'orso. Perchè sì, ci parlava. Non sapeva cosa fosse, esattamente, era certo fosse un illusione della sua mente che si divertiva a torturarlo, dando a quell'orso la voce... della sua coscienza? Era complicato. Sapeva solo che odiava quell'orsetto.
«È reciproco.» era disturbante. L'immagine di quel pupazzo che doveva essere innocente, bhe, di innocente aveva ben poco. Due sclere nere sostituivano il bianco che di solito si trovava lì, e al posto degli occhioni gialli, due puntini bianchi lo fissavano, e seguivano i suoi movimenti. La sua conscienza se la sarebbe aspettata meno inquietante. Avrebbe preferito un simpatico Girllo Parlante come quello di Pinocchio che... Quel peluche inquietante.
Genere: Comico, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Fitzgerald, Mike Schmidt, Purple Guy/Vincent, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Ritorno Di Una Guardia Notturna

 

L'Arte Dell'Improvvisare

 

 

 

Aveva deciso con Jeremy, ieri notte, di entrare nel Fazbear e lo avrebbero fatto, nonostante fosse stata un po' avventata come decisione. Ma Freddy era fatto così, non gli piaceva perdere tempo, anche se prendere decisioni così alla leggera gli sarebbe potuto costare parecchio: innanzitutto non avevano uno straccio di piano, o un minimo di organizzazione, in generale. Per fortuna di entrambi, Freddy aveva una mente che definire diabolica era un insulto. Era molto di più. Che la sua mente fosse particolarmente brillante si sapeva, e che da lui ci si potesse aspettare di tutto, anche, per questo sei anni prima la gente sapeva bene che era meglio girare a largo da lui, perchè se un attimo prima ti sorrideva amichevolmente, quello dopo ti guardava come un gatto che fissa il canarino in gabbia, pronto a giocarci sadicamente, riempiendolo di unghiate fino a ucciderlo. 

Bhe, quando, però, Jeremy se ne era andato, anche lui aveva sentito il bisogno di cambiare, insomma aveva 16 anni, e stava crescendo, non poteva fare l'imbecille bulletto tutta la vita, si doveva costruire qualcosa che gli altri ragazzi chiamavano Futuro. E s'impegnò affinchè ciò accadesse, tanto da ricevere una borsa di studio nell'università che ora frequentava. E poi il suo stile di vita era cambiato, ovviamente, i suoi orari incredibili erano stati riportati alla normalità, la notte invece di girovagare per le strade dormiva, e quando saltava qualche ora di sonno la colpa era da attribuire ai libri, non certo a qualche uscita con amici. Amici. Bhe, non ne aveva praticamente più, aveva preferito chiudere con i suoi vecchi "amici" e Bonnie e Chica erano spazzatura per lui da tempo. L'unico amico degno di questo nome era Jeremy, che non era lì però. Per questo lo stava aiutando? Perchè erano amici? Esatto.

E anche se non lo dimostrava troppo palesemente, era felice che Fitzgerald si fosse rifatto vivo, certo, con i suoi tempi - da considerarsi infiniti - ma era tornato. E ora si apprestava a entrare di notte in una pizzeria, per fare qualcosa, - davvero non aveva idea di cosa Jeremy avesse intenzione di fare. Anche volendo ipotizzare una rapina, cosa avrebbe rubato? I Toy? No. Voleva rivedere suo padre? Entrando di nascosto nella pizzeria dove lavorava come Guardiano Notturno? No, impossibile, anche volendo credere che Jeremy volesse fare "una sorpresa" al paparino quello... Bhe, quello sarebbe stata solo una mossa stupida. - pensandoci, in effetti, in quella chiamata avrebbe dovuto chiedere chiarimenti a tal proposito. Peccato solo che Freddy, di notte, mezzo addormentato, non è che connettesse poi così bene.

D'accordo, doveva smetterla di pensare a questa storia e creare un piano più o meno decente, il minimo necessario per non far scattare l'allarme appena messo piede all'interno della pizzeria. 

Stava tornando a casa ed erano le 14 di pomeriggio, dopo un'intensa lezione di psicologia, e nemmeno ora il suo cervello connetteva bene. Sbuffò, se avesse lasciato fare a Jeremy, però, poteva già considerarsi in arresto. Si passò una mano tra i capelli nerissimi, mentre continuava a camminare verso casa e poteva sentire i suoi muscoli contrarsi, dal nervosismo. Aveva voglia di prendere a pugni una qualsiasi superfice nei paraggi. 

Guardò il muro che lo fiancheggiava, rinunciando subito all'idea: la mano gli serviva per prendere appunti. 

Doveva rilassarsi. Sarebbe andato tutto bene. A 16 anni faceva cose del genere di continuo. Ma allora non aveva nulla da perdere. Bhe, comunque non era un vigliacco, aveva promesso a Jeremy che quella sera sarebbe stato al suo fianco e quella sera lui ci sarebbe stato. Punto.

E respirò profondamente, riportando lo sguardo davanti a sè e notando che qualche altro studente stava tornando a casa dall'università.

Mike Schmidt.

Non era la prima volta che se lo ritrovava sulla strada di casa, ma non avevano mai parlato, e andava bene a entrambi. E quella volta non avrebbe fatto eccezione.

Mike Schmidt non sostituiva qualche volta il Guardiano Notturno, quando si prendeva delle giornate per stare con il figlio?

Certo, che lo faceva. 

Oh, quindi ha anche le chiavi del retro.

Matematico. Ma certamente non le avrebbe date a te, Freddy.

Spontaneamente, no di certo.

E fu allora che nacque sul viso del moro un sorrisetto parecchio divertito, e che pareva avere qualcosa di grosso in mente. Davanti a lui, in quel preciso istante, gli stava camminando la prima parte del suo, appena creato, piano.

La sua mente aveva ragionato velocemente e tutto il nervosismo si era dissolto, e il suo sguardo analizzò velocemente il ragazzo che gli stava davanti.

Cosa sapeva di Mike? Che era un ragazzo estremamente cortese e disponibile, a volte fino all'inverosimile. Sapeva anche che era un maniaco dell'ordine, e lo si poteva capire dalla camicia perfettamente stirata, i capelli ben pettinati, la cartella mantenuta da entrambe le spalle - si erano fatte più larghe - e la camminata sicura. Gli sfuggì un sorriso, pensando che aveva un che di poliziotto, lui, cosa che di certo sei anni prima gli mancava. Sarà stato per quel fisico parecchio più sviluppato. Doveva anche essere di poco più alto di lui.

Non gli serviva la laurea in psicologia per capire che un soggetto quando fa qualcosa in un certo modo fa ogni cosa in quel modo. Un pigro farà tutto con svogliatezza, ad esempio. E uno come Mike...

Scommetto che ha un solo mazzo di chiavi, per non averne troppi e inutili. Se i miei calcoli sono giusti, la chiave del Fazbear si trova sicuramente nello stesso mazzo in cui conserva quelle di casa, del garage, eccetera...

Freddy estrasse distrattamente le proprie chiavi dalla tasca, erano quelle di casa, ne aveva una copia identica che conservava sotto il proprio zerbino, all'ingresso, nel caso le avesse perse. Poteva permettersi di separarsene per un po'. Osservò il piccolo peluche d'orso attaccato alle chiavi, un orso inferocito, in piedi su due zampe, con la bocca spalancata e i denti in bella vista. Aveva un piano e poteva funzionare. Aguzzò le orecchie e gli parve di non sentire nessun tintinnio provenire dalle tasche del castano davanti a lui. 

Si va in scena.

«Ehylà, Mike!» esordì, mentre il suo volto diveniva il più amichevole mai visto, e fece una breve corsetta per raggiungere il suo amicone. 

Mike non capì subito chi l'aveva chiamato fin quando non si voltò verso Freddy, incuriosito. E la sua espressione si incrinò subito quando lo riconobbe. Non parlava con lui da... 6 anni. La sua espressione si fece confusa, non sapendo effettivamente come comportarsi, ma fu Freddy a prendere di nuovo la parola.

«Ti disturbo giusto un'attimo, vecchio mio. È una questione da Universitari.» disse il moro, fermo accanto a lui. Mike decise di voltarsi completamente verso di lui, con un fondo di sospetto dietro quegli occhi azzurri e gentili.

«Sì... Ma io non studio psicologia.»

«Lo so bene, hai scelto lingue!» disse pimpante il ragazzo, cominciando a far volteggiare le chiavi attorno al suo indice. 

Il cervello di Mike deve aver registrato che io ho delle chiavi in mano con un orsetto. Su, inconscio, conto su di te.

«Già.» confermò semplicemente, sentendosi in imbarazzo, mentre Freddy sembrava totalmente a suo agio e quel tintinnio in sottofondo... Guardò brevemente la mano di Freddy che in quel momento smise immediatamente di far volteggiare le chiavi, e Mike vide l'orso feroce attaccato alle chiavi.

«Ti piace?» chiese Freddy riferendosi al peluche, e Mike tornò a guardarlo.

«Ti rispecchia.»

«Grazie, sai, sono un po' in fissa con gli orsi.»

«Non riportano a galla brutti ricordi?» chiese lo Schmidt, con una semplicità tale che non sembrava nemmeno lo avesse detto per ferire il moro. Che si morse per un attimo una guancia.

«Non ti ricordavo così... Uh, cattivo, ecco.»

«Io-»

«Tu, cosa? Vuoi vedermi inginocchiato, sotto il peso del senso di colpa, in lacrime, a chiedere perdono al cielo per quello che ho fatto 6 anni fa? Non sono quel tipo di persona, mi spiace, come ho provato ad ammazzarlo, quel ragazzino, l'ho anche salvato, quindi: Tu cosa Mike?» domandò, con una leggera rabbia a vibrargli in gola, mentre manteneva il sorriso amichevole, in netto contrasto con quello che provava al momento. 

Mike parve ammutolirsi, e decise di cambiare discorso, era la prima volta, dopo anni, che parlava con Freddy e non voleva finisse in una rissa per strada, se proprio dovevano parlare di quell'accaduto... Quello non era il momento nè il luogo opportuno. Però aveva capito che, in fondo, Freddy era stato ferito da quell'accusa sotto forma di domanda innocua.

«Di cosa hai bisogno?» chiese, allora, cambiando discorso, e Freddy s'impose di recuperare immediatamente tutta la calma. Si aggiustò meglio gli occhiali sul naso, stringendo le chiavi in mano e staccando l'orso dal resto del mazzo di chiavi, in un movimento veloce e senza produrre troppo rumore, tanto che Mike non se ne accorse minimamente, e rispose:

«Libro di Inglese.»

«E a cosa ti serve?»

«Voglio portarlo in dono alla Regina! Secondo te a cosa mi serve un libro d'inglese? C'è una cosa che voglio ripetere e io ho perso il mio, e domani ho lezione, non potevo chiedere a nessuno della classe- insomma è complicato: puoi prestarmelo?» ora doveva solo pregare che avesse abbastanza fortuna e che il libro di Inglese - la materia con cui doveva avere più ore lo Schmidt - lo avesse proprio lì.

«Va bene.» acconsentì Mike, liberandosi una spalla sola dal peso dello zaino e portandoselo avanti, aprendo la cerniera e cominciando a frugarci.

E no. Così non va!

«Tieni.» e pochi secondi dopo si ritrovò davanti il libro di inglese, gentilmente porto dal castano. Freddy lesse pigramente il titolo - Speak And Live In English (version) - e fu allora che dovette sfoderare tutte le sue doti recitative.

«No, Mike, a me serve la B version!» e senza alcun permesso si avvicinò, ignorando il libro che aspettava ancora di essere preso e cominciò a frugare nella cartella di Mike.

«Sei fortunato che porto sempre entrambi. Vedi, deve essere dietro quello di Francese.» lo guidò Mike decidendo di ignorare il fatto che il moro avesse messo le mani nel suo zaino senza alcun permesso. Freddy continuò a frugare, notando uno scintillio in fondo allo zaino, e casualmente la mano che ancora teneva le chiavi di Freddy, perse la presa, e le sue chiavi caddero proprio accanto a quelle dello Schmidt. Che sbadato.

«Merd- scusa, le prendo subito.» e la sua mano - che stringeva l'orso - si avvicinò alle chiavi che non gli appartenevano, a cui agganciò il peluche, tirandole fuori.

«Meglio se te le metti in tasca mentre cerchi, no?»

«Hai proprio ragione!» e velocemente si infilò le Chiavi di Mike, con il proprio orsetto in tasca. Vedendo l'orso attaccato alle chiavi Mike non deve nemmeno aver pensato che le chiavi potessero non essere quelle di Freddy.

«Ed ecco anche il libro! Fantastico, te lo restituisco appena ci rincontriamo!» e strinse felice tra le mani la versione B del libro di inglese, mentre Mike metteva a posto la versione A e richiudeva tranquillo lo zaino.

«Certo. E non rovinarlo per favore.»

«Ne avrò cura come fosse mio!» e con quelle frasi si separarono, mentre Freddy non faceva altro che giocherellare con il mazzo di chiavi sbagliate.

Era certo Mike se ne sarebbe accorto, ma non tanto presto, viveva ancora con i suoi genitori, e le chiavi le usava solo quando in casa non c'era nessuno, e anche se per caso si fosse accorto che in effetti le chiavi nel suo zaino non hanno la stessa forma delle sue, di chiavi, allora sarà comunque troppo tardi, in fin dei conti lui e Jeremy nella pizzeria ci dovevano entrare solo quella sera.

E Mike non era cambiato poi tanto.

E nemmeno Freddy era cambiato di troppo, a conti fatti.

Era rimasto il solito, geniale, Freddy.

 

 

Jeremy si trovava ranicchiato all'angolo del divano, guardando la Tv su cui al momento passava la pubblicità, dopo aver cucinato e pranzato con Fritz che aveva urlato al miracolo per quell'avvenimento. Pareva nutrisse una profonda e assoluta devozione per il cibo che cucinava e questo non poteva che farlo sorridere divertito. A chi non piaceva essere apprezzati?

E subito dopo aver formulato questo pensiero la figura dai capelli rossi con cui condivideva la casa atterrò sul divano, proprio accanto a lui. Dal giorno prima pareva aver recuperato tutta la sua vitalità.

 

«Cosa si fa oggi? Andiamo a scuola da Kentin? A cercare Mike? A controllare il Fazbear?» chiese proponendo velocemente tutte le idee che aveva in testa, si sentiva stranamente pieno di energie quel giorno, e aveva voglia di spenderle. Si aggiustò meglio accanto a Jeremy, mettendosi a gambe incrociate e attendendo una risposta. Il castano lo guardò nel mentre e dovette pensare velocemente a una scusa per "toglierselo di mezzo" come aveva detto Freddy. E non ci fu nemmeno bisogno di ragionarci troppo.

«Pensavo tu potessi andare a cenare dai tuoi genitori, oggi.» buttò lì, nel modo più casuale che potesse venirgli in mente, mentre Fritz cambiava espressione, assumendo un'aria confusa.

«Dai miei genitori?»

«Mi hai detto che volevi rivederli.»

«E tu?»

«Io... Vado da Freddy. Vogliamo parlare un po', sai...» per un lungo attimo di silenzio Jeremy temette che Fritz sospettasse qualcosa, poi il rosso si sciolse in un sorriso sincero.

«Ho capito, va bene! Chiamo subito mia mamma allora.» Era stato semplice. Vide con la coda dell'occhio Fritz comporre il numero e portarsi il telefono all'orecchio, attendendo una risposta.

«Ehylà mamma! Sono io, Fritz. Indovina dove sono? ... No, non in ospedale. Riprova. Perchè dovrei essere allo zoo? Si, ma da bambino mi piace- mamma sono a casa!» e Jeremy sentì chiaramente l'urlo di felicità che passò attraverso il telefono, tanto che Fritz staccò il suo orecchio dall'apparecchio per un attimo.

«Sì, dico davvero. Senti se vuoi questa sera mangio con voi. Sì. Okay. A stà sera allora!» e la chiamata s'interruppe, e Fritz ricevette subito un'occhiata divertita da parte di Jeremy

«Durata meno del solito.»

«Ha detto che doveva mettersi subito a cucinare.» e Jermey tornò a guardarsi la televisione, ignorando il fatto che la madre dello Smith cominciasse a cucinare dalle 15 di pomeriggio per il suo amato figliolo. 

... Lui non sarebbe stato accolto così calorosamente.

E con quel pensiero il sorriso perse d'intensità.

«E comunque guardi troppa TV. Leggere non ha mai ucciso nessuno.» ma qualcuno che si prendeva cura di lui ce l'aveva comunque.

 

 

La notte era calata, e per le strade si vedevano solo gruppetti di adolescenti che uscivano per andare a divertirsi, o coppiette che camminavano dopo una bella serata al ristorante. L'aria era solo un po' fredda, senza umidità, per questo Jeremy aveva deciso di indossare una felpa grigia, quella notte, con il cappuccio calato sulla testa e, nonostante la tranquillità che lo circondava, agitato. Sentiva un nodo allo stomaco, e brividi attraversargli la schiena e non per colpa del freddo. Anche Fritz l'aveva salutato allegramente prima di andare dai suoi genitori: divertitevi! Ah, non si sentiva affatto "divertito" per quello che stavano facendo. Quando arrivò davanti casa di Freddy percorse velocemente il viale, bussando nervosamente alla porta, infilando subito dopo le mani gelide nell'unica tasca all'altessa dello stomaco della felpa.

Freddy aprì la porta e...

«Che faccia da cadavere!» sembrava pieno di energie, pronto ad affrontare la serata. Si scostò facendogli cenno con la testa di entrare in casa, e lui obbedì, sentendo Freddy chiudere la porta poco dopo.

«Senti, rilassati, essere tesi in occasioni del genere non aiuta per niente.» e sentì le mani di Freddy posarsi sulle sue spalle e cominciare a spingerlo verso la sala dove il giorno prima lui e Fritz erano stati accolti. Ora non c'erano più libri di mezzo, era tutto perfettamente ordinato e... Sentì le mani di Freddy lasciare la presa e se lo ritrovò davanti pochi istanti dopo, a braccia conserte, ad analizzarlo. Durò qualche secondo, poi con un movimento veloce della mano gli abbassò il cappuccio, per poi tornare nella stessa posizione di poco prima.

«Ascolta. Se non te la senti, non lo facciamo. Nessuno ci costringe. A proposito, me lo chiedo da stà mattina: cos'è che dobbiamo fare?» chiese l'Orso, mentre Jeremy si imponeva di calmarsi e cominciava a rilassare i muscoli del suo corpo.

«Voglio dare un'occhiata agli animatronics.»

«E non puoi farlo di mattina?»

«Non quelli... Normali. Quelli che hanno spento.»

«Cosa? E a cosa ti serve? Saranno inutilizzabili ormai!»

«Sono solo spenti, no?»

«Secondo te perchè li tenevano accesi anche di notte? Se gli spegnevano non si riaccendevano più, e anche se fosse non-»

«Non so nemmeno io bene cosa fare. Ma... lo devo a Fritz. Dice che era amico del coniglio di allora, e... Lui mi ha accolto, mi ha tenuto con sè per 6 anni, e se uno stupido coniglio lo fa felice, io mi assicurerò che quello stupido coniglio torni a funzionare!» tutto il nervosismo si era dissolto lasciando posto a una sicurezza e una determinazione che raramente, di quei tempi, si vedeva in Jeremy. Solo che adesso era quasi certo Freddy gli avrebbe riso in faccia ma... Non lo fece. Ghignò e annuì, divertito.

«Si gioca, allora.» e senza aggiungere altro si avvicinò al tavolo, proprio dietro di lui dove c'era un borsone da palestra blu scuro con tutto quello che aveva preparato, Jeremy lo raggiunse subito osservando cosa conteneva: due piede di porco,  un mazzo di chiavi, passamontagna...

«Dove hai preso stà roba?»

«L'avevo. Sai com'è: Ricordi dei tempi andati.» e Jeremy capì subito che si riferiva a quando era un ragazzino e non faceva cose... Esattamente legali. Doveva aver conservato quella roba da qualche parte, in casa. Vide il moro togliersi gli occhiali e uscire un piccolo contenitore da una tasca del pantalone: lenti a contatto.

«Dammi un attimo.» e con quelle parole si ritirò in bagno, mentre Jeremy cominciava a frugare nella sacca, trovandoci un teaser. Lo prese lentamente in mano, osservandolo. Era vero. Quell'aggeggio l'aveva solo visto in qualche serie TV o film, mai nella realtà. Capì ben presto che probabilmente era riservato alla Guardia Notturna. Se lo rigirò tra le mani e lo nascose nella tasca della felpa, quell'aggeggio l'avrebbe fatto sentire al sicuro, almeno.

Quando Freddy tornò spiegò brevemente che era riuscito a procurarsi le chiavi del retro, amando la buona abitudine di Jeremy di Non fare troppe domande, arrivati lì avrebbero lasciato il borsone in un posto sicuro, preso i piede di porco, indossato i passamontagna e entrati dal retro, sfruttando i punti cechi delle telecamente e facendole fuori una per una. Avrebbero immediatamente attirato l'attenzione della guardia, perciò sarebbe stato come giocare a nascondino. In più c'erano gli animatronics, ma...

«Con quelli non dovrebbero esserci problemi, basterà indossare queste!» e Jeremy raggelò quando Freddy, dal fondo del borsone estrasse due maschere. Foxy e Freddy. 

«Te l'ho detto che ci tengo ai ricordi!» disse guardando con nostalgia la maschera di Freddy, che subito Jeremy gli tolse dalle mani.

«Sei stupido? Ci riconoscerà subito!»

«Quanto sei paranoico. Hai idea di quanta gente abbia queste maschere? Sei anni fa erano introvabili, ora ce le hanno tutti!» Esclamò il moro, alzando le spalle. Sembrava davvero non essere minimamente turbato da quegli oggetti, e poco dopo Jeremy sentì la maschera dell'orso venir sfilata con cautela dalle sue mani, e il suo posto lo prese quella di Foxy.

«Quella è la tua.» precisò Freddy, mentre rimetteva con cura la sua maschera nello zaino.

«I toy hanno un riconoscimento facciale, te l'ho detto, no? Ebbene, se usiamo queste maschere ci vedranno come amici. Ovviamente le indosseremo solo quando saranno nei paraggi.» e mentre spiegava e sistemava la borsa, estraendo solo le chiavi che voleva avere a portata di mano non notò lo sguardo di puro odio che Jeremy rifilava alla maschera, stringendola forte e con rabbia, molto vicino a romperla. Ma s'impose di calmarsi e con ben poca grazia gettò la maschera nel borsone, come fosse stata spazzatura.

«Allora, pronto?»

...

«Pronto!» non lo sarebbe mai stato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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