Levy scandiva il tempo con un piede, nervosa. Odiava Gajeel quando faceva così, lo odiava terribilmente.
“Levy-chan, tutto bene?”
Levy sollevò lo sguardo dallo schermo del cellulare per guardare la sua amica che la fissava con occhi enormi e preoccupati.
“Oh, si certo!” esclamò la turchina, sorseggiando il suo bicchiere di the freddo con una cannuccia, ma Lucy non se la bevve “Sembri molto nervosa” disse con sospetto “Non è che Gajeel ti ha fatto arrabbiare?”
A sentire il nome del ragazzo, Levy si strozzò con il liquido ambrato e Lucy corse in suo aiuto, scusandosi come una matta.
Proprio in quel momento il telefono di Levy squillò e gli occhi della bionda caddero sull’anteprima del messaggio “E quando verrai, indossa le mutandine a fiori blu. Ancora non te le ho tolte”.
La ragazza dai capelli blu spalancò gli occhi, spostando sull’amica uno sguardo tra il preoccupato e l’imbarazzato.
“Non ho visto niente!” esclamò Lucy,ma la sua faccia paonazza tradiva la realtà.
La bionda tornò al suo posto, al tavolino del bar e le due si fissavano i piedi, imbarazzate.
“E se chiedessimo il conto?” esclamò Levy con un’eccessiva euforia che fu da contagio per Lucy che non vedeva l’ora di togliersi da quella situazione imbarazzante.
 
“Ehilà, gamberetto!” fu la risposta di Gajeel  alla sua chiamata.
“RAZZA DI IDIOTA!”urlò la ragazza, portandosi su di sé le occhiate curiose dei passanti e, accorgendosene, abbassò la voce “La devi smettere di mandarmi quei messaggi! Lo sapevi che stavo con Lucy!”
“Te li ho mandati apposta perché stavi con Lucy!” lo sentì ghignare.
“Che cosa?”
“Con chi altro potrei fare una cosa a tre?”
Levy si innervosì così tanto che gli chiuse il telefono in faccia.
 
Passarono cinque minuti prima che arrivasse alla fermata dell’autobus, rimuginando nervosa sulle sue parole e non accorgendosi di essere andata a sbattere contro un uomo alto e muscoloso.
“Mi scusi” esclamò “Non l’avevo vista”
“Dovresti stare attenta, stavo per saltarti addosso”
Levy sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi scarlatti del suo ragazzo che ridacchiava beffardo.
“Che diamine ci fai qui?” esclamò sorpresa. Il pullman ormai era andato via.
“Sono venuto a prenderti” disse lui, facendo spallucce.
Lei, ancora memore della conversazione, arricciò il naso “Non ho intenzione di accompagnarti a chiedere a Lucy di fare qualcosa a tre” disse con sarcasmo.
Lui scosse il capo “E meno male che sei tu quella intelligente” esclamò con un sospiro di rassegnazione.
Si abbassò per sussurrargli all’orecchio “Sono venuto a vedere se hai le mutandine a fiori”
Lei arrossì violentemente, ma aveva intenzione di continuare con la scena dell’arrabbiata per non dargliela vinta ancora  “Non le porto!” poi  sollevò lo sguardo, ammiccando leggermente con aria da furbetta “Non ne porto di nessun tipo”.
Gajeel, dopo un attimo di smarrimento,  scoppiò in una fragorosa risata e corse a vedere l’orario dei pullman “Trenta minuti” mormorò.
“Ce la fai a rimanere eccitata per trenta minuti o dobbiamo andare in qualche vicolo?”
Levy si sentì sprofondare mentre intorno a lei tutti ridacchiavano: l’aveva urlato ad alta voce vicino alla fermata.
Ancora si chiedeva come fosse possibile essere così innamorata di un tale idiota, ma bastò notare come era arrossito per la gaffe che aveva fatto per rispondersi: sapeva essere così dolce a modo suo.
 


Angolo dell'autrice:
lo so, la Gale Week è finita da un pezzo, ma non potevo lasciare questa raccolta incompiuta, per questo ho deciso di continuare a scrivere utilizzando i prompt della week anche se ormai passata. Spero che mi perdoniate :)
un bacione
Fra