Anime & Manga > Letter Bee/Tegami Bachi
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Autore: Akane    03/10/2016    1 recensioni
Ci sono storie sotto la superficie, storie non raccontate, storie accennate, storie mostrate solo a metà, storie addirittura nascoste. E spesso queste storie sono importanti per qualcun altro che un giorno si sfiorerà, si intreccerà, si aiuterà in qualche modo. Sono storie che si sviluppano nel tempo come una specie di otto. Perché tutto si ripete, tutto si tocca, tutto si intreccia.
Così come la storia di Gauche e Jiggy con quella di Lag e Zazie.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goos Suede/Noir, Jiggy Pepper, Lag Seeing, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la_proporzione_perfetta6 *Ecco un altro capitolo. Gauche arrabbiato con Jiggy era andato da solo a fare una missione molto pericolosa ed infatti poi nel percorso ha trovato dei gaichu che l'hanno attaccato. Sarebbe finito male se non fosse arrivato Jiggy a salvarlo. Un Jiggy ferito in viso. Il capitolo si chiudeva con Gauche che si scusava con lui. Continuiamo da lì. Trovo la parte che arriva ora molto bella e dolce e triste al contempo, quel triste fra le righe per chi ha letto il manga. Beh, in ogni caso... buona lettura. Baci Akane*

6. FINCHÈ AVREMO CUORE




"Esplodendo in un cielo rosso sangue Una lenta frana E il mondo che ci lasciamo alle spalle È quanto basta per perdere la testa Scomparire e non tornare più… Quando cado a terra Parlando con il cuore in mano Capisco che non ha alcun senso Tu sei il mio porto di scalo Spari e mi lasci scorticato Adesso so che sei incredibile Perché l’unica cosa che mi serve È l’amore che respiri Metti le tue labbra sulle mie E potrò vivere sott’acqua Sott’acqua, sott’acqua Sott’acqua"
/Underwater - Mika/


Una volta issato su, Jiggy si lasciò andare su mani e ginocchia in cerca di recuperare le forze per finire il ponte ed andare dall’altra parte.
- E la moto? - Chiese Gauche che, steso, si massaggiava il braccio con cui era rimasto appeso per un tempo indefinito, forse un paio di minuti.
- L’ho messa al sicuro. - Jiggy ansimava e si teneva metà faccia con la mano da cui continuava ad uscire il sangue. - Adesso andiamo al paese e consegnamo, poi potremo riposare e recuperare le forze. Non so te, ma io non ne ho più. - Stabilì Jiggy stremato ed ansimante, eppure sempre cercando di darsi un tono.
Gauche lo guardò da steso, lo vide alzarsi su con la schiena ma per via della mano sul viso, non vedeva bene l’entità del danno sul suo viso.
- Hai bisogno di cure immediate, quanto ti fa male? È profondo? Fammi vedere… - Jiggy alzò l’altra mano libera per impedirgli di toccarlo e guardare meglio, poi si alzò faticosamente. Gauche strinse le labbra e si alzò in piedi anche lui, poi con decisione lo prese dalla parte più sana e lo trascinò via dal ponte.
- Non hanno costruito un ponte più grande e resistente per impedire ai gaichu di passarlo. Sembra che siano giù nel fossato e poi dall’altro lato dell’altura. Chi abita al di qua è dimenticato dalla civiltà, ma anche dai gaichu. Paradossalmente è pericolosissimo arrivarci, ma una volta che ce la fai è il luogo più sicuro. Qua… - Gauche si mise a parlare di quel che sapeva del paese in questione e Jiggy registrò sempre meno le sue parole, fino a che la sua voce si fece un sussurro indistinto lontano, sempre più lontano.
Ormai lui era salvo, il resto non contava.
Gauche si sentì Jiggy completamente addosso e realizzò che era svenuto. Lui non era messo tanto meglio, ma avrebbe dato fondo anche a quel che non aveva pur di aiutarlo. Si sarebbe preso cura lui di Jiggy.
Cercò di rimanere saldo e non farsi prendere dal panico, ragionando per priorità.
- Devo raggiungere il villaggio. Una volta là, troverò un rifugio e lo farò curare da qualcuno mentre consegnerò le lettere. - Non si sarebbe dato per vinto, a nessun costo. Ormai l’aveva capito.
A Jiggy importava, a Jiggy importava di lui al punto da rischiare la vita.
- L’avrebbe data. Per colpa mia. E devo sperare che si riprenda. È così buio che non vedo quanto è ferito! Per aver perso i sensi, lui che gestisce così bene il proprio cuore, deve aver dato fondo a tutto! -
“Forse non erano nemmeno solo 5 o 6… “
Gauche accompagnato da Lode e sorvolati da un silenzioso Harry, avanzarono faticosamente verso il villaggio e solo una volta arrivato ai limiti si fermò nella prima casa, quella un po’ più isolata che sembrava facesse da vedetta, bussò e fece appena in tempo a chiedere aiuto, che crollò in ginocchio davanti al proprietario, sorpreso di vedere due Bee proprio lì.
- La prego, ha bisogno di essere curato, lui ha ucciso 6 gaichu da solo ed io… - Gauche non riuscì a finire la frase che l’uomo, guardando Jiggy, si mise la mano davanti alla bocca.
- Per tutti i Santi! - Esclamò impressionato. Gauche seguì il suo sguardo e solo allora vide in che condizioni era effettivamente Jiggy, alla luce della casa.
Il viso era profondamente squarciato sullo zigomo destro, proprio sotto l’occhio, un segno in verticale che attraversava l’occhio chiuso ed uno in orizzontale che lo sottolineava in modo macabro. Una bella croce che sanguinava copiosa. Il viso ammaccato in diversi punti, pallido e sporco.
Anche l’altro braccio e la spalla erano feriti, lo si capiva dalla divisa strappata ed insanguinata. Gauche allargò la mano con cui lo sosteneva intorno alla vita e realizzò che era rossa anch’essa.
“Pure il fianco. Tutta la parte destra… ma come ha fatto a tirarmi su?”
A Gauche vennero di nuovo le lacrime, ma si ricordò che aveva una priorità essenziale. Salvare Jiggy. Si fece forza e l’uomo annuì prendendo al suo posto Jiggy, alzandolo e trascinandolo dentro come aveva fatto Gauche fino a lì, ora fermo in ginocchio all’ingresso senza la forza di muovere un muscolo oltre lì.
- Vieni, vi aiuterò. Sono il medico del paese. Qua ci arrangiamo come possiamo, vivendo fuori dal mondo abbiamo la nostra comunità, il nostro modo di sopravvivere… - Cominciò a parlare sorprendendo Gauche che fu felice di sapere che non era ostile per il fatto che il mondo si fosse dimenticato di loro.
“Del resto i medici hanno una missione, di solito… forse ho incontrato l’unico disposto ad aiutarci!”
Con questo si rialzò facendo un grande sforzo, infine si trascinò dentro fino a dove lo sentiva parlare, in quello che doveva essere l’ambulatorio.
Gauche non notò la presenza di nessun altro, ma realizzò che era una casa con annesso uno studio dove riceveva i pazienti che necessitavano.
“A quale divinità facciamo appello? A chi si crede? Chiunque sia, lo ringrazio. Se la prima casa non fosse stato un medico, che avrei fatto?”
Gauche si lasciò cadere in una sedia, stremato, mentre Lode si sedeva lì accanto. L’accarezzò facendole i complimenti, aveva ancora la borsa con le lettere legata alla schiena, gliela sciolse e le appoggiò giù.
L’uomo che stava occupandosi di Jiggy togliendogli i vestiti per capire l’entità del danno completo, vide la borsa.
- Siete davvero dei Bee! Non ero sicuro visto le condizioni in cui eravate. Qua non vengono Bee da secoli. - Gauche tentò un flebile sorriso, mentre si concentrava su Jiggy e sullo spettacolo impressionante che presentava il suo corpo martoriato.
- Non ce l’ha con gli inviati del governo? - Chiese sorpreso Gauche. L’uomo rise.
- Li vediamo così poco che avercela con loro è una sciocchezza. Almeno per me. E poi quei pochi coraggiosi che affrontano quel mare di gaichu solo per delle lettere non posso certo mandarli via. Siete l’unico collegamento col mondo reale. Per quanto possiamo avercela col governo… - Continuò a parlare come se non avesse un ragazzo in pessime condizioni, ma non per questo smise di fare il suo lavoro. Per prima cosa constatò che aveva dei graffi profondi, come quelli del viso, sia nel braccio e spalla destri che nel fianco fino a scendere sulla coscia.
- Gli rimarranno delle cicatrici profonde, ma guarirà. - Poi cominciò col viso, la parte più grave. - L’unica cosa che devo capire è se il suo occhio avrà conseguenze. - Gauche si preoccupò.
- Pensa che perderà la vista? - il dottore dopo avergli pulito per il grosso la ferita, gli aprì l’occhio per una prima diagnosi, vide sotto la palpebra gonfia e chiusa, il bulbo intatto.
- La pupilla reagisce, retina e cornea sono intatti. In effetti anche la pupilla non presenta graffi. Comunque gli hai salvato la vita. L’hai portato qua in tempo, adesso è in buone mani. - Gauche sentendolo sospirò di sollievo, poi guardò il resto del suo corpo nudo, le ferite non sanguinavano più, segno che non erano troppo profonde.
Poi realizzò.
Jiggy era nudo, gli aveva lasciato solo l’intimo.
Arrossì e distolse lo sguardo. Il medico lo prese per un gesto di impressione.
- È la prima volta che vedi tanto sangue? - Chiese pulendo meglio nel dettaglio la ferita del viso per avvicinare i lembi di carne squarciati, sistemarli e fermarli insieme per quanto possibile con garze e cerotti. Richiuse tutto con un’enorme benda che gli coprì tutto l’occhio e la parte destra del viso, poi passò al resto del corpo, eseguendo la stessa procedura.
- Sì io… devo dire che è la prima volta… - Ammise dicendo una mezza verità. Era vero che non aveva mai visto tanto sangue, ma nemmeno Jiggy così nudo era uno spettacolo che si era concesso spesso, non fino a quei livelli in realtà.
- Se te la senti, di là c’è il bagno. Puoi farti una bella doccia ed un bagno caldi. Non mi sembra di vederti ferite addosso… - Gauche si guardò solo in quel momento.
- Sì, io… stavo per cadere dal ponte, ho usato molto cuore contro i gaichu, ma poi lui ha fatto il grosso e mi ha salvato. - Spiegò. Il medico sorrise ammirato.
- Hai un amico proprio in gamba. - Gauche si alzò lentamente, sentendosi ancora senza forze.
- Lo è davvero. - Con questo andò al bagno a prendersi cura di sé, cercando di recuperare anche lui un po’ di forze.


Gauche si svegliò per primo, il dottore gli aveva prescritto un po’ di riposo prima di andare a consegnare.
Gli aveva detto che poteva usare uno dei due lettini per i pazienti, ne aveva due nel caso si presentassero più urgenze. Gli aveva spiegato che normalmente aveva un infermiera che l’assisteva, ma in quell’occasione era a casa.
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che mise a fuoco fu Jiggy, steso accanto, dove l’aveva lasciato. Dormiva, respirava regolarmente, aveva bende su tutto il corpo perché dopo avergli pulito le ferite per chiudergliele con il sistema che aveva utilizzato, aveva dovuto ricoprire perciò risultava tutto bendato.
“Sembra una mummia.” Pensò sorridendo. “Ma una mummia viva!”
Cercò di capire che ora poteva essere e vide un orologio appeso al muro che indicava la seconda ora della notte. Era troppo presto per andare in giro a consegnare. Sospirò. Doveva riposare un’oretta ed invece non si era più svegliato.
“Si vede che avevo bisogno…” Notò che vicino ai loro due lettini c’era un carrello con l’occorrente per le medicazioni e c’erano delle barrette energetiche e dell’acqua per entrambi. Gauche sorrise e si alzò piano a sedere. Lode alzò la testa, fuori la finestra il falco di Jiggy era appollaiato a dormire.
Bevve un po’ d’acqua, poi iniziò a mangiare la barretta guardando Jiggy. Il respiro regolare indicava che stava bene, per quanto le ferite riportate potessero farlo stare bene.
“Avrebbe dato la vita per me. È venuto a morire per me. Ed io l’avevo allontanato per orgoglio, perché ero ferito. Se non mi vuole vicino perché lo distraggo in qualche modo, accetterò la sua volontà, ma non lo metterò più in croce. Lui lo fa per la sua gente, sua sorella. Non è giusto che pretenda qualcosa che non può darmi. Sono stato egoista.”
Jiggy in quel momento mosse la mano e lui mise giù la barretta che stava mangiando, scese dal proprio lettino e si avvicinò al suo, trovata una sedia, si sedette accanto e gli prese la mano che stava muovendo.
“Se ci fosse Aria potrebbe risuonare il proiettile curativo!”
Pensò chiedendosi se il dottore aveva usato qualche sistema per rigenerargli il cuore, come facevano all’Alveare coi Bee malconci.
L’occhio scoperto si strinse più volte, fino a che si aprì, istintivamente Gauche gli strinse la mano e Jiggy girò la testa, lo vide e rimase serio a realizzare dove erano.
- Cosa… - La voce di Jiggy era roca e provata, ma Gauche con un dolce sorriso gli spiegò dove erano e cosa era successo, concludendo con un commosso:
- Mi hai salvato la vita. Ti sarò per sempre debitore. - Jiggy non aveva la forza di cambiare la sua mimica facciale, ma strinse a sua volta la mano di Gauche. - Perdonami per essere stato così egoista e capriccioso! Non ti ho capito, ti ho messo nella condizione di dovermi allontanare e mi sono messo in pericolo pesando sulla tua coscienza, se non fosse stato per questo mio sciocco comportamento tu… - Jiggy tentò di fermarlo senza successo e Gauche scosse il capo e proseguì preso dai sentimenti sconvolgenti che provava, il nodo alla gola, le lacrime sulla soglia degli occhi. Si sforzò, respirò con calma e sorrise. - Accetterò la tua scelta di non legarti a nessuno, non ti farò pesare più nulla, ti starò vicino se avrai voglia, ma non ti chiederò più niente, lo giuro. Mai più. - Jiggy sospirò, chiuse l’occhio sano e raccogliendo le forze si portò la mano di Gauche alle labbra, infine gli baciò le dita. Il ragazzo trattenne il fiato guardando quel gesto così intimo e dolce, un’ondata di calore in grado di fargli recuperare tutte le forze perdute in un attimo.
- Non voglio che ti allontani da me, ti voglio vicino. - Gauche lo guardò sorpreso, emozionato, il cuore in gola. - Sbagliavo a volerti lontano. Non capivo che la tua preoccupazione per me è il motore che mi fa muovere. Che tu sei la ragione per cui torno all’Alveare dopo che ho fatto tutte le consegne. - Gauche si aggrottò e lo guardò senza capire, convinto che stesse delirando e l’avesse scambiato per i suoi familiari.
- Pensavo che fosse tua sorella, la tua gente… - Jiggy chiuse l’occhio.
- Loro sono la ragione per cui lavoro tanto e faccio il Bee. Tu sei la ragione per cui torno. - Gauche inghiottì a vuoto, sempre più emozionato. Era molto più di quello che avesse mai osato sperare, non voleva altro.
- Ti starò vicino, ci sarò sempre. - Mormorò con un filo di voce. Jiggy riaprì l’occhio e lo posò sul suo di quel bellissimo colore così innaturale, eppure pieno di sentimenti vivi.
- Pensavo che legandomi mi sarei distratto e non volevo che ti preoccupassi perché io non posso fermarmi, starò via per tanto tempo, molte volte. Non voglio che mi aspetti con l’angoscia. Per questo ti ho allontanato. - Jiggy mano a mano che ne parlava, si sentiva meglio e trovava via via sempre più le forze, aiutato da quelle loro mani strette, dalla sua vicinanza, dal fatto che si stavano donando a vicenda i rispettivi sentimenti.
- Ti avrei aspettato con angoscia anche se ti avessi odiato! - Jiggy accennò ad un sorrisino.
- Il punto è che sono io che avrei aspettato te con angoscia. Se per colpa mia dovesse succederti qualcosa non me lo perdonerei. Non voglio avere rimpianti, quando morirò voglio andarmene dopo aver fatto tutto quello che potevo, che dovevo e che volevo. -
Gauche era confuso, capiva che si stava legando a lui, ma non era chiaro in che modo, così decise che ne avrebbero potuto riparlare quando sarebbe stato meglio, con più lucidità, magari.
- Va bene, ora dormi. - Jiggy scosse il capo.
- Aiutami a bere, alzami un po’ le spalle. - Chiese. Gauche pensando che fosse una buona idea, gli mise un braccio intorno alle spalle e lo sollevò dolcemente, poi prese l’acqua e lo fece bere.
Jiggy bevve tutto, era molto assetato.
- Vuoi una barretta? - Jiggy scosse il capo.
Per l’operazione Gauche gli aveva lasciato la mano, fu quella che Jiggy gli mise sulla nuca, fra i capelli bianchi spettinati che gli incorniciavano il viso dai lineamenti delicati.
Gauche non realizzò subito, sentì solo un brivido dietro la nuca, poi le sue labbra si posarono delicatamente sulla proprie.
Gauche trattenne il fiato e si irrigidì un istante. Uno solo. Quello dopo ogni parte del suo corpo si stava rilassando e tenendo con una mano l’acqua e con l’altra le sue spalle, si lasciò dolcemente fare, assaporando la sua bocca che lo accarezzava senza osare niente alto.
Jiggy lo baciò a fior di labbra, poi lo lasciò andare e da quella vicinanza ancora ubriacante, disse guardandolo negli occhi così belli.
- Farei di tutto per la mia famiglia, ma darei la vita per te. Stammi solo vicino. Ho bisogno del tuo amore. - Questa volta fu estremamente chiaro, lucido e talmente intenso da farlo arrossire e morire seduta stante.
Gauche chiuse gli occhi lasciando scendere due arrendevoli lacrime cariche di emozioni e di cuore, tutto il suo cuore lì. Appoggiò la fronte alla sua.
- Non ti lascerò mai. Ci penserò io a te. Fai quello che devi fare, io ti aiuterò, ti aspetterò, ti curerò. Ci sarò sempre. - Quelle promesse che si facevano, quelle promesse che si sentivano, che si volevano mantenere, quelle promesse che poi potevano volare via in un attimo, come un battito di ali. Quelle promesse che non si sarebbero mai dimenticate finché il cuore ci sarebbe stato.
Finché il cuore ci sarebbe stato.
Jiggy, commosso, lasciò andare una piccola lacrima a sua volta, sconvolto dalle emozioni che ora ribollivano in lui.
La vita era anche bella, la vita poteva diventare meravigliosa.
- Finchè avremo cuore. - Disse Jiggy.
- Finchè avremo cuore. - Ripeté Gauche baciandogli l’occhio da cui brillava la lacrima. 
   
 
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