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Autore: Lady Memory    03/10/2016    2 recensioni
Il duo perfetto, ovvero Hermione e Severus secondo fanfiction. Cosa potrebbe succedere se un giorno Hermione decidesse di sfidare il professore più temuto di Hogwarts con una scommessa? Una piccola storia spensierata, completamente AU, scritta per il piacere di giocare con le parole.
Completa. In attesa di un ultimo capitolo bonus indipendente.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA SCOMMESSA
by Lady Memory
 
Una piccola storia spensierata, completamente AU e OC, scritta per il piacere di giocare con le parole. Da non prendere assolutamente sul serio.
 
Consueto disclaimer: Ovviamente, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Un ringraziamento a JKR per averli inventati e per averci dato il permesso di continuare a farli vivere.
 
Messaggio dell’autore: Mi sento un po' triste, perchè ormai siamo alla penultima puntata di questa storia un po’ delirante... Grazie a tutti coloro che l’hanno seguita fin qui.
 
***************
 
23. Come si rimette a posto un incantesimo?

Hermione e Severus si guardarono ancora per un lungo attimo, come se entrambi si aspettassero di vedere il minuscolo mago ritornare magicamente alle sue consuete dimensioni da un momento all’altro.

Ma non accadde nulla di tutto ciò. Anzi, un suono improvviso e molto allarmante li strappò brutalmente da quella contemplazione reciproca.

Per l’ennesima volta, qualcuno stava salendo le scale della Guferia, interrompendo il loro incontro privato.

*************

Hermione sbuffò di rabbia. Severus strinse i pugni. Crookshanks sospirò come può sospirare un gatto stanco di dover fare da paraninfo, soccorritore, dispensatore di coccole, genitore adottivo e stratega allo stesso tempo.

Poi, accettando l’inevitabile, Hermione tese le mani, e Severus, chinata la testa in un gesto rassegnato, si lasciò prendere da quelle dita morbide per essere trasferito nuovamente al sicuro in una tasca di lei. Imbronciato e preoccupato allo stesso tempo, il mago si afferrò alla stoffa e protese le orecchie per capire cosa stava succedendo.

Hermione invece girò decisamente le spalle alla porta e incrociò le braccia. La sua pazienza era ridotta alle dimensioni di una corda di violino troppo tesa, molto ma molto vicina al punto di rottura… e se non vi è mai capito di assistere alla rottura improvvisa di una corda di violino, non potete neanche immaginarvi lo shock, lo spavento e il male che può fare all’ignaro suonatore.

L’ignaro suonatore di una Hermione in formato violinico si rivelò essere una volta di più l’ineffabile Sibilla. Ansimando sotto il peso dei coni delle sue orecchie, la veggente irruppe nella stanza, scatenando un concerto allarmato di versi gufici e civettici.

“He-Hermione!” balbettò col consueto tono melodrammatico che la contraddistingueva – effetto rovinato in parte dalla mancanza di ossigeno dovuta alla salita affannosa delle scale.

“Me-meno ma-male che ti-ti ho… trovato!” esalò quindi la donna tutto d’un fiato prima di piombare a sedere su un ceppo e di alzare le mani al soffitto come a sottolineare la difficoltà dell’impresa compiuta.

Hermione la guardò freddamente. “Congratulazioni, ce l’hai fatta,” le rispose gelida. “Puoi ritirare il premio allo sportello 12.”

Sibilla strabuzzò gli occhi dietro le lenti, assomigliando improvvisamente ad una libellula troppo cresciuta.

“Quale premio, cara?” chiese esitante. Hermione sospirò. L’ironia non faceva parte del corredo mentale della veggente, lo dimenticava sempre.

“Non importa, Sibilla. Cosa è successo? Perché mi stavi cercando?” La ragazza fremeva di impazienza. Prima riceveva il messaggio, prima poteva andarsene da quell’accidenti di stanza puzzolente di cacche di gufo. Chissà perché, mentre parlava con Severus non ci aveva nemmeno fatto caso… Incredibile come le si era risvegliato di colpo l’olfatto!

Sibilla intrecciò le mani e le strinse in uno sforzo disperato. Era evidente che la cosa le stava costando parecchio, e a questo punto, nonostante la fretta, Hermione si incuriosì.

“Ecco, cara, io volevo… io pensavo… io credevo..” La veggente deglutì e si guardò intorno come cercando un’ispirazione. Poi le pupille si dilatarono, e la voce si fece più ferma, quasi trionfante di sollievo. “Il mio Occhio Interiore mi suggerisce di…”

Esitò ancora, poi rivolse un’occhiata supplichevole alla ragazza, ricordando con chi aveva a che fare e il modo decisamente sbrigativo con cui la giovane in questione aveva abbandonato le sue lezioni anni prima. “Ecco, vedi, il mio Occhio Interiore… così sensibile, sai!... mi dice che forse… ecco, dunque… forse, in effetti, prima ho sbagliato…”

Hermione spalancò gli occhi a sua volta e quasi le cadde la mascella per la sorpresa. Sibilla che ammetteva di aver torto! Sibilla CHE SI SCUSAVA! Il mondo si stava rovesciando, e presto si sarebbero ritrovati tutti a camminare sul soffitto!

Intanto Sibilla proseguiva coraggiosamente, il volto arrossato dall’emozione. “In fondo, sei sempre stata una brava ragazza… e poi non è colpa tua se non hai il Dono… hai altre qualità, sicuramente meno spirituali, ma comunque molto utili in caso di maghi oscuri in vena di dominare il mondo… E quindi, perciò, mi son detta, Sibilla, tu devi capirla… in fondo è una brava ragazza…”

Hermione sospirò. “Grazie, Sibilla,” disse in tono pratico. “Sono contenta che ci siamo finalmente capite. Adesso però che ne diresti di andarcene da questa stanza zeppa di gufi fetidi?”

I gufi emisero versi di riprovazione per tali parole, e la veggente spalancò gli occhi. “Oh mia cara, mia cara!” esclamò con voce rotta. “Ma io non ho ancora finito! Potrai mai perdonarmi per aver fatto fuggire il tuo adorato coniglietto?”

La donna ebbe un tremulo singhiozzo. “E’ stata colpa mia, lo so, ma vedi, il mio Occhio Interiore è fatto così, spontaneo… ed è così impulsivo, ultimamente!”

Sibilla si terse una lacrima che le scivolava sulla guancia, ed Hermione improvvisamente sussultò. Stava accadendo qualcosa, c’era stato uno strano fremito nell’aria, e lei l’aveva percepito benissimo; ma cosa poteva essere?

Ormai Sibilla singhiozzava apertamente. “Mi sento così colpevole, cara! E quel povero ragazzo, sparito così misteriosamente… vorrei potermi scusare anche con lui! E’ proprio vero: ci rendiamo conto di quanto erano importanti gli altri solo quando non sono più con noi!”

E preso un vezzoso fazzoletto lilla, si soffiò il naso e proseguì imperterrita, “Tu lo sai, vero, che avevo visto il suo destino, in quella oscura notte quando tutto è accaduto… Ma nessuno mi ha voluto credere! Anche il ronzino mi prendeva in giro… E invece, hai visto, il destino si è compiuto! Il destino si è servito di me per avvisarvi, ma nessuno mi ha dato retta! Il destino è il mio destino!”

La donna ormai era partita per la tangente, ed Hermione non sapeva più come frenarla. Ma poi, improvvisamente, vide. Le orecchie arrotolate di Sibilla si erano rimpicciolite. Non erano ancora tornate alla loro dimensione normale, ma sicuramente erano molto più piccole di prima!

L’incantesimo della pozione Oppostus si era risvegliato! E in tal caso, stava agendo anche su Severus? Istintivamente, Hermione infilò una mano in tasca e l’avvolse attorno al suo piccolo prigioniero.

No, stabilì tristemente, la statura del mago era sempre la stessa. Poi sentì le manine di lui tentare debolmente di respingerla, e pensò di essere stata troppo brutale. Spaventata, prima di rendersi conto di quel che faceva, riportò Severus in superficie e lo sollevò all’altezza degli occhi per controllare che fosse tutto a posto.

Purtroppo Sibilla, che teneva il naso nel fazzoletto mentre continuava a delirare di destini intrecciati e del futuro dei mondi magici, scelse proprio quel momento per rialzare il viso disfatto e lagrimoso verso Hermione.

Il gemito straziante che emise fece sobbalzare la ragazza, rischiando di farle sfuggire di mano il suo prezioso carico.

“Severus!” barrì Sibilla. “Come è possibile che io riesca a vederti? Sei proprio tu o sei solo un miraggio? Oh, Severus, Severus, tesoro! Dimmi che mi perdoni per tutte le volte che ti ho trattato male!”

Atterrita, Hermione cercò di nascondere il mago, ma si rese conto che ormai era impossibile. Le lenti a cannocchiale di Sibilla erano puntate su di loro, e la veggente protendeva le mani con gesto tremante mentre le lacrime le cadevano fitte.

E poi accadde l’impensabile. Severus si erse in tutta la sua microscopica statura.

“Basta così, Hermione,” dichiarò con un tono che non ammetteva replica. “Ho sbagliato ed è giusto che paghi. Lascia che Sibilla mi veda.”

Hermione comprese il sacrificio che quella decisione implicava e si sentì stringere il cuore. Ciononostante, obbedì, e con grande cautela, depose il mago a terra.

Sibilla lo guardò avidamente, affascinata. Per un attimo, tese la mano come se volesse toccarlo, poi la ritirò imbarazzata. Il cervello le stava lavorando alacremente, e componeva e scomponeva informazioni come tessere di un puzzle.

“Allora è per questo che non siamo riusciti a trovarti…” mormorò infine in tono reverenziale, e con un lampo abbagliante di comprensione che lasciò stupita la veggente stessa, i frammenti di quel rompicapo che le vorticava nel cervello si combinarono finalmente in una sequenza logica.

“La pozione ti ha rimpicciolito!” esclamò Sibilla trionfante.

Severus annuì e incrociò le braccia, mentre lei proseguiva, ancora più esaltata. “Sei sempre stato qui, non sei mai andato via!”

Di nuovo, Severus annuì dignitosamente.

“Hermione Granger ti ha tenuto nascosto!”

Eccitatissima, Sibilla puntò il dito verso il minuscolo mago, e dopo tanto lavorio mentale, riuscì a compiere anche l’ultimo balzo. “Non dirmi che quel coniglietto di stamattina eri… tu?!”

Sempre in silenzio, Severus confermò anche quella notizia con un secco cenno del capo.

Disorientata, ma anche segretamente deliziata da quelle ghiotte informazioni, Sibilla si fermò a considerare la strana coppia che aveva di fronte. E un nuovo pezzo, seppure incredibile, ruotò pigramente nella sua mente e si incastrò insieme con gli altri. Sibilla spalancò gli occhi e la voce le divenne rauca per l’eccitazione.

“Ma fatemi capire… voi due… per caso… state insieme?”

Severus e Hermione istintivamente si guardarono e poi, con commovente accordo, arrossirono fino ai toni dello scarlatto, rispondendo implicitamente alla domanda.

Sibilla adesso li scrutava con la stessa famelica attenzione di un gatto che si accinga a divorare una preda appetitosa, e i due arrossirono ancora di più. Poi l’esame a cui erano sottoposti venne bruscamente interrotto da un evento inatteso.

Uno spasmo violento e improvviso scosse Severus, costringendolo a piegarsi su se stesso per il dolore. Quindi, sotto gli occhi atterriti delle due donne, il mago cominciò a crescere con scatti continui, quasi a strappo, fino ad arrivare ad una nuova incredibile statura di circa un’ottantina di centimetri. Raggiunto quel traguardo, Severus si fermò, barcollando instabile nello sforzo di recuperare l’equilibrio e di controllare l’adrenalina che gli era andata in circolo.

“Merlino ci aiuti!” gridò Sibilla in tono acuto, sinceramente spaventata.

“Severus, stai bene?” esclamò Hermione, ugualmente spaventata e tuttavia sentendo una grandissima speranza nascerle dentro. L’incantesimo si era messo in moto, e lei pensava, sperava, si augurava, di aver capito perché.

“Io… io… suppongo di sì,” ansimò il mago, guardandosi attorno con aria smarrita e valutando la sua nuova statura in rapporto alle due donne che gli stavano accanto e che, ahimè, apparivano sempre ciclopiche ai suoi occhi.

A quella vista, Hermione non resistette oltre. Di scatto, si inginocchiò accanto a lui e lo abbracciò con tenerezza infinita. Poi tentò di baciarlo, ma le dimensioni di lei erano ancora troppo esagerate per lui, sicchè la cosa non riuscì proprio completamente come doveva. Tuttavia, entrambi emersero raggianti da quella specie di viluppo polipesco, arrossati di emozione e con un luccichio negli occhi che diceva tante cose…

Forse troppe cose, perché Sibilla si riprese immediatamente dal panico in cui era caduta per commentare acidamente, “Ma insomma, ma che modo di comportarsi è questo? Un po’ di… un po’ di rispetto, ecco, per i vostri colleghi!”

Hermione e Severus non sembrarono darle soddisfazione. Si guardavano con un sorriso indice di rimbecillimento amoroso all’ultimo stadio, e si sorridevano con una gioia così evidente che avrebbe fatto piangere i sassi.

Sfortunatamente, Sibilla non era un sasso, e per di più era a corto di pazienza. Diciamo anche che forse, nonostante i buoni propositi di partenza, la gelosia ci stava mettendo lo zampino.

La veggente si alzò e dichiarò con voce arcigna, “Va bene, allora vado a dire a Minerva che mentre noi ci stiamo tutti preoccupando per lui, Severus si dà alla pazza gioia, va in giro di nascosto per il castello… e… e… bacia la signorina Granger! E questo non si fa, non è permesso dal regolamento!!!”

Le ultime parole le uscirono un po’ tremolanti, con l’accento di una bambina che si lamenti con la maestra perché il compagno copia. Ehhhh, povera Sibilla… tanti sogni, tante speranze, e adesso la realtà la metteva di fronte al fatto compiuto.

Risvegliata di colpo da quella minaccia, Hermione scoprì una cosa importantissima: la pozione Oppostus aveva completato almeno uno dei suoi cicli punitivi. Le orecchie di Sibilla erano tornate normali e si mostravano in tutta la loro bellezza – mai Hermione avrebbe pensato di poter apprezzare tanto una qualsiasi caratteristica fisica di quell’impicciona, ma si era sentita talmente in colpa per quello che la sua pozione aveva provocato che era disposta a proporre Sibilla per il premio Stregabella dell’Anno.

Sibilla invece non dava l’idea di essersi accorta che i due coni avvoltolati sulla sua testa non incombevano più sugli astanti. Fremeva di sacro sdegno, e sembrava pronta a scoppiare di nuovo in lacrime da un momento all’altro.

Hermione ebbe solo un secondo per decidere. Avrebbe rimpianto quella scelta? Non poteva saperlo, ma alzò rapidamente la bacchetta e ripeté una parola che stava cominciando a diventarle odiosa.

Obliviate!”

Spinta dalla forza dell’incantesimo, Sibilla fece un passo indietro, inciampò nella sagoma lignea del ceppo che prima le era servito da sedile e ci si lasciò cadere sopra pesantemente, scuotendo la testa come chi è stato accecato da una luce troppo forte.

Immediatamente, Crookshanks, che era rimasto seduto in un angolo a contemplare amaramente quell’insano spettacolo di sé dato dagli umani, scattò in avanti e si precipitò verso Severus, cercando di indurlo a muoversi con un miagolio stridente. Ora che il mago aveva raggiunto quel nuovo formato ingrandito, il lavoro di custode del gattone diventava molto più faticoso e complicato.

A sua volta, anche Severus si era risvegliato, ed aveva preso un’espressione confusa e preoccupata. Non poteva intervenire, non aveva poteri magici, non sapeva come fare per fermare le altre due protagoniste di quella tragica scena… insomma, la frustrazione gli si leggeva chiaramente in faccia. Tuttavia, il dado era tratto, e visto il tipo di incantesimo lanciato da Hermione, non poteva far altro che assecondarla e nascondersi.

Perciò Severus si buttò dietro un ammasso di gabbie e giacque ansante in attesa del peggio, grato per la confortante presenza di Crookshanks che lo aveva prontamente seguito.

Con una rapida occhiata, Hermione controllò la situazione. Sibilla stava già riaprendo gli occhi dopo l’effetto leggermente paralizzante della magia, e sembrava essere giunta ad un punto di rimbambimento ottimale; così la ragazza prese a parlare con tono normale, ripartendo dal motivo che aveva spinto la veggente ad ascendere alla Guferia e sperando che almeno quel brandello di ricordo le fosse rimasto nel cervello.

“Grazie, Sibilla, sei stata davvero gentile… Le tue scuse sono accettate, lo so che le tue intenzioni erano buone… Davvero, non sono più arrabbiata.”

Ancora stordita dopo l’incantesimo, Sibilla sorrise vacuamente. Stava chiaramente cercando di stabilire perché si trovasse lì, e le parole di Hermione le fornivano un motivo accettabile, soprattutto perché sembravano sottintendere che un’offerta di pace era già stata fatta ed accettata, e quindi poteva rilassarsi.

“Oh cara, come sono contenta,” ribadì quindi Sibilla in tono incerto, sempre cercando di capire cosa si fossero dette e come mai la testa le girasse tanto.

Col sapiente uso dei tempi che le veniva da una pratica di anni, Hermione colse l’attimo e si lanciò nella parte.

“Sibilla, Sibilla, guarda!” esclamò atteggiando il viso a straordinaria sorpresa. E mentre la donna, colta alla sprovvista, dilatava le pupille dietro gli occhiali col consueto effetto di libellula troppo cresciuta, Hermione agitò eloquentemente le braccia, come se non riuscisse più a parlare per l’emozione.

“Le tue orecchie! Le tue orecchie sono tornate normali!”

Sibilla mandò un grido e si portò le mani alla testa. Impallidì, arrossì e impallidì di nuovo. Si alzò, si guardò intorno, e ancora una volta poggiò le mani sulle orecchie.

“Sono di nuovo me stessa…” mormorò con lo stupore nella voce, poi sorrise, un disarmante sorriso di pura felicità. Le lacrime uscirono di colpo, inarrestabili, e la veggente cadde a sedere sul ceppo da cui si era appena alzata, sopraffatta da un’emozione liberatoria e commovente a vedersi.

Anche Hermione era intenerita. Nonostante l’antipatia che Sibilla le aveva sempre ispirato, non era possibile non sentirsi coinvolti da quella felicità così ingenua e sincera. La donna e la ragazza si abbracciarono con un gesto spontaneo, poi Sibilla si alzò, un po’ barcollante e trasognata, continuando a lisciarsi le orecchie con gesti delicati, come se ancora non credesse a ciò che era avvenuto.

“Vado… vado a cercare Minerva,” mormorò con aria estatica, e si avviò verso le scale, traballando.

A quel punto, l’euforia di Hermione si dileguò come gufi al vento, e la ragazza cominciò a preoccuparsi: purtroppo, c’erano almeno due validi motivi per farlo.

Primo, non poteva permettersi di non assistere a quell’incontro. Non poteva lasciare che un’inebetita Sibilla narrasse ciò che neppure si ricordava di aver visto, per spiegare la riduzione delle sue orecchie.

Secondo, non poteva far insospettire Minerva, che certo avrebbe preteso risposte pertinenti alle sue domande. E chi avrebbe potuto dargliele e stornare i suoi sospetti se non – almeno se lo augurava – la sua fidata ex-allieva?

E quindi, anche se il cuore le si struggeva all’idea di lasciare di nuovo solo Severus, Hermione era costretta a seguire la veggente. Perciò, mascherando la pena nella voce meglio che poteva, si affrettò a gridare a Sibilla, “Aspettami, arrivo anch’io!”

Poi, ansiosamente, si precipitò verso il punto in cui si era nascosto Severus. Doveva spiegargli perché lo lasciava, magari trovargli al volo un nuovo nascondiglio… E forse raccontargli anche qualcosa delle sue deduzioni? Oppure no? Meglio lasciar lavorare l’incantesimo, adesso che “qualcosa” l’aveva messo in moto?

Hermione si succhiò il labbro, guardandosi attorno, presa da mille dubbi e incertezze. Ma dove diavolo era finito Severus? Perché non riusciva a vederlo? Eppure adesso, con quella nuova statura, avrebbe dovuto essere più facile trovarlo.

E infatti lo vide. Il mago era seduto per terra, e accoccolato accanto a lui, Crookshanks faceva tetramente la guardia.

“Severus…” chiamò dolcemente la giovane, avvicinandosi a passi rapidi.

A quel suono, il mago alzò la testa, ed Hermione fece un passo indietro, soffocando a stento un grido di sgomento.

Severus era nuovamente rimpicciolito.

Non era tornato alle dimensioni microscopiche di prima, tuttavia aveva perso almeno una ventina di centimetri, e il suo viso rabbuiato testimoniava tutta la sua rabbia e il suo sconforto.
 

 
  
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