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Autore: ohfirstmarch    03/10/2016    0 recensioni
La storia ha come protagonisti Frederic e Gabriel.
Provengono da due mondi diversi, Frederic è il tipico ragazzo di strada mentre Gabriel è il così detto figlio di papà, ma entrambi sono attratti l'uno dall'altro.
La storia racconterà un mix di azioni e situazioni legate tra di loro da tanta passione e il brivido del pericolo, il tutto inserito tra i bassifondi e la zona più in di Londra.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il giorni successivi sono intensissimi, lui lavora come un dannato tra america, cina, spagna e altri paesi mentre io devo allenarmi a ritmi incessanti e fare alcuni lavoretti sporchi che però mi fanno guadagnare parecchia grana.
Per diverse sere viene con me alle gare e ad alcune feste e proprio una sera, mentre si faceva baldoria con i ragazzi a casa di uno dei principini sgancia verdoni facciamo un incontro abbastanza raccapricciante.
Io e Gab siamo sulle scale con altri ragazzi, si scherza e io e lui ci scambiamo qualche bacio e siamo abbracciati. Io mi allontano per andare a prendere da bere e mentre sono in cucina sento tra il fracasso la voce di Gabriel urlare alcune frasi e di sottofondo si sentono le voci dei ragazzi che dicono “oh lascialo. Che cazzo volete?” A quelle parole rimango paralizzato per un paio di secondi poi mollo tutto e corro alle scale ed ecco che vedo quattro bodyguard in total black prendere di peso Gabriel e non ci penso un secondo. mi piazzo davanti la porta, fulmino gli uomini in nero che portavano di peso il mio angelo scalciante e gli dico con fare minaccioso “dove pensate di andare? In tanto mollate immediatamente Gabriel e discutiamo sulla faccenda. Perché credetemi, da qua non uscite con lui, ve lo assicuro.” Uno dei quattro si avvicina a me in preda all’ira e afferrandomi per il collo mi schianta alla porta ed era ben convinto che io mollassi dopo questa mossa, abbastanza stupida tra le altre cose.
Io rido divertito e poi in un secondo lo afferro per il polso, lo spingo con violenza alla porta e poi gli assesto due ginocchiate allo stomaco e una gomitata tra le scapole che lo mettono k.o immediatamente. A quel punto mi giro con gli altri tre e dico più incazzato di prima “ho detto mollate Gabriel! Perché con il vostro collega sono stato buono con voi non credo di esserlo ancora per molto.” Subito mollano Gab e sollevano le mani verso l’alto.
Io sorrido e dico “bene, ci siamo capiti subito, visto? È stato facile. Ora però sparite e dite al nostro amato vecchietto che deve venire a prendere me e non suo nipote e a quel punto io e lui ci facciamo due belle chiacchiere chiaro? Ah e vi consiglio di venire in sei a prendermi così avrete più speranze e sarebbe gradita la vostra visita dopo le otto di sera.” Detto ciò afferro per il collo della camicia il tipo che era a terra e dopo averlo spostato apro la porta e gli faccio segno di uscire.
Non perdono tempo e spariscono dalla mia vista.
Prendo fiato per un secondo e poi vado da Gabriel e gli accarezzo una guancia con la punta delle dita ma lui a quel contatto trema e spalanca gli occhi terrorizzato.
Così gli prendo dolcemente il viso tra le mani e gli dico con voce rassicurante “ehi piccolo sono io sta tranquillo” lui annuisce debolmente e si passa una mano tra i capelli e io delicatamente lo stringo a me. Rimaniamo in silenzio per diversi minuti poi gli sussurro “non preoccuparti okay? Risolveremo la cosa e anche in fretta. Non preoccuparti.” Lui si limita ad annuire, si stringe più a me e mi lascia un bacio sul collo. Anche se sotto shock cerchiamo di riprenderci e di continuare la serata con più leggerezza possibile.
Nei giorni successivi io non mi muovo di casa per sicurezza anche perché ero sicuro che si sarebbero fatti vivi.
Era passata una settimana dall’incontro con gli uomini total black e io e Gab eravamo in giro a fare la spesa quando un’auto nera si accosta e cammina di pari passo con noi. Un brivido mi attraversa la schiena e subito dico a Gabriel “stammi vicino e non mollare il mio braccio capito? Abbiamo compagnia.” Lui non dice niente ma si stringe più a me e intreccia le sue dita nelle mie.
Okay. Okay.
Vediamo quello che succede, sono pronto a tutto.
L’auto si ferma e noi acceleriamo il passo ma con me da programma un uomo tutto di nero ci blocca la strada e dice con tono piatto e autoritario “siete pregati di salire in macchina. Il signore vi aspetta.” Sento Gabriel fremere così aumento la stretta nella sua mano e dico senza perdere di vista il bodyguard “amore decidi tu. Vuoi andare?” Lo sento sospirare e poi dice “non abbiamo molta scelta. Tu.. tu però..” lo avvolgo in un abbraccio e gli sussurro all’orecchio “non ti mollo per un secondo, tranquillo” e detto questo abbaio al tipo sempre immobile davanti a noi “andiamo..”
L’uomo ci accompagna all’auto, ci apre lo sportello e ci fa entrare dentro l’abitacolo.
La macchina era super accessoriata, con gli interni di pelle nera e si sentiva il tipico odore di macchina nuova e nella mia testa facevo dei calcoli su quanto potesse costare e sono arrivato alla conclusione che costava e anche parecchio.
Gabriel è praticamente rannicchiato al mio fianco ed è teso come la corda di un violino e io provo, per quanto mi è possibile, rassicurarlo ma a dire il vero io ero preoccupato quanto lui.
Perché giocavamo in casa di suo nonno ed ero sicuro che ad aspettarci c’era un esercito di bodyguard e io non potevo stenderli tutti perché ero sicuro che avrebbero steso prima me.
Ma tutto ciò ammetto che non mi spaventava, ero abituato a questo, ma ero terrorizzato per Gab. Suo nonno ero certo che non avesse intenzioni buone e avevo la sensazione che anche lui le avrebbe prese e questo.. dio questo mi spaventava da morire.
Io non volevo che nessuno lo toccasse. Sospiro sfinito mentalmente, lascio perdere i filmini mentali e attendo di arrivare e basta. Dopo quello che a me sembra una eternità l’auto si ferma e lo sportello si apre.
Stringo per mano Gab e lo attiro a me e mentre camminiamo nel viale io mi guardo in giro come un animale in gabbia. Due domestici varcano la soglia di quella casa enorme e facendo un piccolo inchino dicono “salve signorino Gabriel!” lui fa un cenno con il capo e con passo sicuro li supera e mi guida verso quello che sembra uno studio.
Entriamo dentro e io rimango sconvolto dalla grandezza, dalla bellezza e dalla maestosità di quella stanza. Era tutto in legno di ciliegio se non vado in erro. C’erano decine e decine di libri, c’era un camino e delle poltrone con un divanetto posizionati davanti ad esso.
C’era anche un grande tappeto persiano su cui era rappresentata una battuta di caccia tutti sui toni del rosso e il tutto donava a quella stanza un non so che di macabro e inquietante.
Sentivo l’aria farsi parecchio pesante e quando dalla porta in legno entra un uomo di mezza età, vestito elegante e anche se un’po’ ricurvo in avanti con un bastone al seguito il suo fare metteva un timore che mai prima avevo provato.
Ecco perché non riesce a difendersi.. Sospiro e stringo più a me Gabriel. Sento l’uomo sibilare qualcosa e i suoi occhi mi fulminano e io ricambio lo sguardo infuocato.
Si avvicina a noi e con tutta la mia delicatezza in corpo sposto Gab dietro me e con una mano lo tengo per il polso. Il vecchio si avvicina ancora e io lo fulmino e dico rabbioso “è meglio per lei che rimanga dov’è.”
L’uomo scoppia a ridere e sul suo viso si posiziona una smorfia di disgusto, poi batte due colpi di bastone ed entrano tre dei suoi uomini.
Allora velocemente spingo Gabriel all’angolo e gli dico “non muoverti. Ci penso io” poi stendo uno dei tre. Solo che gli altri due mi colpiscono un paio di volte e sento che Gabriel urla di smettere di farmi del male e a me fa male sentirlo urlare.
Stendo il secondo tizio e l’ultimo è sulla buona strada quindi sto per colpirlo per l’ultima volta ma vengo pietrificato dal suono di un qualcosa che taglia l’aria con forza e velocità e poi il rumore dello schianto del legno sulla pelle e poi.. e poi l’urlo smorzato di Gabriel.
A quel punto non perdo tempo, stendo l’ultimo degli individui in nero e corro dal mio angelo.
Spingo con poca delicatezza il vecchio che lo sovrastava e poi mi avvicino a lui. Ha l’avambraccio sinistro sanguinante proprio dove il bastone lo aveva colpito e poi ha un taglio sullo zigomo sinistro, sicuramente procurato dalla punta di quello stupido bastone.
Ho le lacrime agli occhi, Gabriel non sembra lui.
È minuscolo, schiacciato alle pareti e respira a fatica tenendo gli occhi serrati.
Gli accarezzo delicatamente il ginocchio e trema, trema e dalle sue labbra escono dei lamenti di supplica e allora con la voce più dolce, calma e rassicurante gli dico “amore, ehi, amore mio sono io respira. Scusami.”
A quel punto schiude gli occhi e riprende a respirare in maniera più regolare. Poi non so neanche io come sia stato possibile ma.. ma quel bastone colpisce anche me, ma sulla schiena e io spalanco gli occhi ringhiando un lamento.
A quel punto mi giro di scatto e alzandomi e sovrastando il vecchietto gli urlo “a me non fotte nulla di quanto odio prova per quelli come me anche perché a me di lei non fotte nulla, è una cosa reciproca. ma non si deve più permettere di fare del male a suo nipote nonché mio ragazzo chiaro? Suo nipote non le da alcun fastidio e sarebbe molto gradito che anche lei facesse lo stesso.”
Il vecchietto scoppia a ridere e mi colpisce per ben due volte. Una alla spalla e una al viso. Ringhio imbestialito e gli strappo dalle mani quel maledetto bastone e ringhio “non mi fanno paura quelli come lei. Può colpirmi quanto vuole, le cose non cambiano. Non la supplicherò di lasciarmi stare e di fare ciò che vuole con suo nipote. Lei deve lasciarci semplicemente in pace. O mi creda, ho parecchi amici poco carini che si divertirebbero un mondo a ricattarla e mi creda so che ha parecchi scheletri nell’armadio e ci starei molto ma molto poco a farli uscire fuori con il giornale di domani mattina. Quindi stia ben attento e accetti l’offerta di lasciarci in pace.”
Il suo sorriso si spegne e i suoi occhi si rimpiccioliscono.
Mi avvicino ancora un’po’ a lui e gli sibilo all’orecchio “si ricordi bene delle sue amanti, ha parecchi figli in giro e mi creda se le dico che sarebbero ben felici di dividersi il suo patrimonio con suo nipote. E sappia anche che la sua vita è abbastanza a rischio, mi basta fare un quattro chiamate e magari lei si ritroverebbe all’inferno per cena. Ha molti nemici che sono diventati miei amici e farebbero di tutto per vederlo morto. Quindi le conviene stare attento e accettare.”
Il vecchio deglutisce a vuoto e annuisce convulso.
Ha afferrato subito il concetto, sono contento.
Ridacchio e dico ancora “tra qualche giorno Gabriel verrà a prendersi la sua roba le consiglio di non fare molte storie. Passi una splendida giornata e si ricordi di fare molta attenzione e non si azzardi mai più a sfiorare anche solo con un dito Gabriel, chiaro?” e detto questo vado dal mio angelo che era ancora sotto shock, lo aiuto ad alzarsi e abbracciandolo lo porto fuori dalla stanza.
Attraversiamo lentamente quel corridoio enorme, poi mi rivolgo ad uno dei bodyguard e dico “riaccompagnaci a casa.” Lui annuisce ci dirigiamo all’auto.
Faccio sedere Gabriel, salgo anche io e poi lo faccio stendere facendolo mettere con la testa sulle mie gambe.
Nessuno dei due dice niente per tutti i trenta minuti successivi, poi scendiamo dall’auto e saliamo a casa.
Gabriel si siede sul divano con fare robotico e io afferrando il telefono dalla tasca e chiamo Alex. Squilla un paio di minuti e poi risponde “pronto?” io sospiro e dico “alex sono io Fred. Potresti venire a casa da me? Portati la borsa con garze, ago e filo.” E senza dire altro chiudo la chiamata. Raggiungo Gab e sfiorandogli il mento con il pollice gli dico “amore, amore mio? Come ti senti? Ci sei?” spalanca gli occhi e sussurra “ti sei fa.. ti ha fatto male anche a te..” il suo volto era pallido e mi ricordava le sembianze di uno spettro.
Io forzo un sorriso e gli dico “non preoccuparti amore, sto bene. Tu come ti senti?” lui intreccia la sua mano destra nella mia e mi dice “sto.. io.. grazie.” Io gli lascio un bacio sulla tempia e gli accarezzo i capelli e dico piano “di nulla amore, non preoccuparti. Quello che ho fatto per te e per noi se vuoi lo potrai recuperare in coccole.” Poi gli faccio l’occhiolino con fare provocatorio riuscendo così a strappargli una graziosa e delicata risatina.
Poi suona il citofono e vedo il mio piccolo angelo irrigidirsi allora con fare tranquillo gli scombino i capelli e gli dico “è Alex tranquillo, l’ho chiamato io e.. amore mio non preoccuparti tuo nonno non ti toccherà più.” Poi vado al citofono e faccio salire Alex.
Poi Gab mi guarda e perplesso mi dice “ma amore perché hai chiamato Alex?” io ridacchio e dico “perché per quanto apprezzi le tue doti mediche preferisco che il tuo braccio lo sistemi un medico vero e poi anche io ne ho bisogno quindi lascia che faccia il suo lavoro.” Lui annuisce e non dice nient’altro.
Si lascia medicare e ricucire senza troppi problemi ma io non lo mollo in secondo e lo tengo costantemente per mano.
Quando è il mio turno Alex mi dice “allora.. devo darti una brutta notizia.” Io lo guardo male e dico brontolando “sentiamo la notizia” e lui prendendo le forbici mi dice “saluta la tua maglietta.” Io sbuffo contrariato e gli dico “ciao ciao maglia preferita” e poi viene fatta a brandelli.
Mi fa sedere sulla sedia però mi fa mettere abbracciato alla spalliera e dopo aver medicato il viso sistema il mio braccio e la cosa più bella è che l’altra mano, quella buona, era occupata a stringere la mano di Gab.
Poi nella schiena un’po’ perché mi ero ormai rilassato e un’po’ perché il dolore si faceva sentire dalle mie labbra fuoriuscivano dei lamenti. Ma devo ammettere che subito Gabriel trova una soluzione per far fronte al problema.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Sono dei baci profondi, caldi e pieni di eccitazione e in breve i lamenti di dolore si trasformano in ansimi.
Poi quel bastardo aveva pure individuato il mio punto debole, ovvero la parte di pelle dietro l’orecchio e con il pollice la massaggiava e accarezzava e io non riuscivo più a contenere neanche un respiro.
Tant’è che al suo mancato bacio, con poca grazia l’ho afferrato per la t-shirt e l’ho attirato a me intrufolando le mie dita sotto la sua maglia e giocherellando con i suoi capezzoli.
A quel punto neanche lui riusciva più a contenersi e gli ho strappato giusto un paio di ansimi per poi fermarmi visto il rimprovero da parte di Alex. Dopo circa un’ora Alex se ne va e noi ci fiondiamo sul divano.
Ero stanco di aspettare, lo volevo, lo volevo mio e basta.
Era come se un cane rabbioso, un mostro ci inseguisse e noi per batterlo sui tempi con foga ci baciavamo e ci univamo in un tutt’uno.
Era quasi asfissiante la voracità con cui si scontravano le nostre labbra e i nostri corpi ma è stato maledettamente paradisiaco arrivare al culmine e praticamente versare delle lacrime per le emozioni troppo forti.
Arrivo al culmine con gli occhi pieni di lacrime e senza respiro e vedere che tra le mie braccia c’era proprio uno splendido e meraviglioso angelo i cui occhi brillavano solo per me. Sfiniti ci stringiamo in un abbraccio e ci avvolgo in una coperta.
  
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