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Autore: Echocide    03/10/2016    3 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes]
Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario in cui sono sballottati...
Ma Parigi non è mai tranquilla e una nuova minaccia giunge dal passato, assieme a una persona che sembrava persa per sempre.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 2
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.597 (Fidipù)
Note: Tatatatadan! Eccomi di nuovo qua con il consueto aggiornamento di Miraculous Heroes 2! Allora, qualche info random su un luogo dove si svolgeranno alcune scene di questo capitolo: la Galeries Lafayette è il secondo sito più visitato della capitale francese dopo il Louvre, ma anche il più grande magazzino del mondo occidentale, offre una vasta selezione di marchi e prodotti, dalla moda agli accessori, passando per la bellezza, la decorazione e la gastronomia ed è dislocato in 3 edifici confinanti in Boulevard Haussmann: Galeries Lafayette Haussmann (edificio storico principali), Galeries Lafayette Homme e Gourmet (tematiche uomo e gastronomia) e Galeries Lafayette Maison (tematica casa).
Ho fatto bene i compiti, vero?
Inoltre, per chi ha letto anche Tikki, la prima portatrice riconoscerà subito due personaggi citati all'inizio del capitolo.
E dopo questo, vi lascio al capitolo e, come al solito, voglio ringraziarvi tantissimo per i commenti che mi lasciate (qui, su FB), per il fatto che inserite questa storia in una delle vostre liste e per il fatto che semplicemente leggete la mia storia.
Grazie grazie grazie grazie!



«Sempre a casa mia.» sbuffò Fu, osservando il piccolo gruppo che era radunato nel suo salotto e le scatole di cibo da asporto che affollavano il tavolino basso: «Ma non avete altri posti dove incontrarvi? Bar carini? Pub? Discoteche?»
«Per parlare dei Miraculous e di Maus?» domandò Adrien, lavorando con la forchetta e portandosi alla bocca una generosa porzione di tagliolini saltati: «Meglio qua, maestro. E poi ci piace passare le nostre domeniche con lei.»
Fu bofonchiò qualcosa, osservando i sette ragazzi e tornando a mangiare il suo pollo in agrodolce: «Allora?»
«Allora cosa?»
«Beh, siete qui per discutere di Maus, ma tutto quello che state facendo è ingozzarvi.»
«A pancia vuota anche il più grande guerriero non può combattere.» dichiarò Wei, sorridendo all’anziano e poggiando il suo piatto vuoto: «Comunque Maus non ha fatto movimenti, a parte quello della Tour Eiffel.»
«Non è un tipo da sottovalutare.» dichiarò Lila, posando il suo piatto e scuotendo il capo: «Ho studiato i files che mi ha mandato Alex e c’è una cosa che mi preoccupa: Quantum-β. Ricorre molto spesso nelle ricerche di quell’uomo e ho il timore che sia la base su cui voglia creare il Quantum originale.»
«Non è una cattiva ipotesi.» dichiarò Alex, sistemandosi gli occhiali e annuendo con la testa: «Per ricreare il Quantum – quello potentissimo e incontrollato – ha bisogno dei Miraculous, ma pensare che al momento sia a mani vuote è stupido. Sicuramente ha già qualcosa in mano, molto vicino al risultato finale.»
«Che belli questi pranzi domenicali.» sentenziò Rafael, scuotendo il capo e sospirando: «Quindi la nostra missione primaria è tenere i Miraculous al sicuro da lui.»
«E proteggere Parigi.» sentenziò Marinette, osservando gli altri: «Anche se l’ultimo attacco è stato così strano…»
«Ditemi che non sono il solo ad aver pensato a una specie di test.» dichiarò Wei, vedendo gli altri annuire alla sua affermazione: «Bene, mi consolo.»
«Penso sia stato un test per vedere quanto siamo forti.» dichiarò Adrien, sospirando e abbozzando un sorriso: «Speriamo di essere passati tutti a pieni voti.»
Alex li osservò, sorridendo e scambiandosi un’occhiata con Fu: «Ok. E’ ancora presto per Natale…» dichiarò, alzandosi e andando a recuperare una busta di carta con il logo di una catena di negozi elettronici: «Ma…tadan! Auricolari Miraculous!»
«Auricolari Miraculous?» domandò Sarah, osservando Alex che tirava fuori sette auricolari tutti uguali fra loro: «Alex! Ma cosa…»
«Una volta che li ho comprati, è sorto un dubbio: tutto ciò che indossate si trasforma, giusto?» spiegò Alex, sorridendo all’uomo seduto di fianco a lui: «Con il maestro abbiamo pensato di tenerli qui da noi, ma sarebbe stato un po’ troppo macchinoso dover venire sempre a recuperarli e, allora, il nostro vecchiardo cinese, colui che tutto sa e nulla dice, se n’è uscito fuori con una specie di incantesimo che permette a questi bambini di non venire trasformati.»
«Qualcuno ci ha capito qualcosa?» domandò Rafael, prendendone uno in mano e mettendoselo all’orecchio: «Mi sento una spia.»
«Prova a trasformarti.» lo esortò Alex, incrociando le braccia e sorridendo.
«Flaffy! Trasformami.» ordinò Rafael, diventando immediatamente Peacock: l’eroe in blu si portò una mano all’orecchio, sentendo ancora il piccolo accessorio: «Ma come?»
«Sono stato addestrato a Nêdong.» dichiarò Fu, sorridendo: «Quel tempio è lì da quando molto tempo, fra le sue mura hanno vissuto Kang il veggente e il primo Gran Guardiano, quindi so due o tre cosette sui Miraculous, sapete? Fra le quali…»
«Fra le quali anche una specie di incantesimo per permettere ad alcuni oggetti di non venire trasformati.» concluse Alex, battendo una mano sulla spalla dell’anziano: «Sembrava fatto apposta per noi, vero?»
«Era nel primo libro di Kang. Forse è veramente così: il veggente ha lasciato molte eredità, prima di sparire nel nulla. Non mi stupirei se avesse visto ciò che ci attendeva e avesse creato un incantesimo apposta per questa situazione.» sbuffò Fu, osservando gli altri Portatori prendere i loro auricolari e trasformarsi, indicandosi a vicenda l’accessorio che avevano all’orecchio.
«In che senso sparire nel nulla, maestro?» domandò Wei, portando l’attenzione su ciò che aveva detto l’anziano: «E’ per caso…»
«Un bel giorno, molto ma molto tempo fa, Kang il veggente se n’è andato da Nêdong: nessuno sa cosa sia successo o perché, semplicemente ha fatto i bagagli e se n’è andato. Da allora non è più stato visto: molti sacerdoti pensano sia andato a morire lontano dal tempio, altri che stia ancora girovagando per questa terra…»
«Di quanto molto ma molto tempo fa parliamo, mister Miyagi?»
«Mh. Kang ha vissuto nello stesso periodo del primo Gran Guardiano, quindi parliamo di quasi duemila anni fa.»
Un bip bip irruppe nell’aria, interrompendo Fu e Alex corse alla sua postazione, sedendosi e digitando velocemente qualcosa sulla tastiera: «Abbiamo guai, ragazzi…» dichiarò, voltandosi verso il gruppo di eroi: «L’esercito privato di Maus ha fatto irruzione alla Galeries Lafayette.»


Sbadigliò, mentre la madre si provava l’ennesimo vestito nel camerino: «Come sto con questo?» gli domandò, mentre il ragazzino portava pigramente lo sguardo sul genitore, che sorrideva in attesa del suo parere.
«Carino.»
«Thomas, l’hai detto anche degli ultimi due abiti.»
Il ragazzino alzò le spalle, avvicinandosi alla protezione che dava sulla grande sala centrale, attorno alla quale tutto l’edificio era stato costruito; si appoggiò, osservando le persone sotto di lui e notando l’entrata di tanti uomini vestiti di nero che, come tante formiche, stavano invadendo il luogo: alcune urla giunsero alle orecchie del ragazzino e questi si allontanò dalla protezione, voltandosi verso la madre che fissava incuriosita dietro di lui: «Mamma, ci sono dei problemi.»


Chat balzò su un tetto, ridacchiando e sentendo la voce di Alex nell’orecchio: «Ok, ragazzi. Maus ha fatto una bella festa, stavolta.» dichiarò l’americano: «Secondo quanto ha detto il tenente Roger – qualcuno mi presenti quest’uomo – stiamo parlando di qualcosa come cinquanta, sessanta guardie.»
«Abbiamo affrontato l’intero esercito di Coeur Noir, non ci fanno paura.» dichiarò Peacock, correndo dietro l’eroina in rosso e dando una veloce occhiata a Bee e Volpina, che volavano alla loro sinistra: «Hanno ostaggi?»
«Mh. Sì. La polizia parigina sta facendo passare il tutto per un attacco terroristico.» dichiarò Alex, sospirando pesantemente: «Maus non è presente.»
«L’ospite d’onore si fa sempre attendere. O da direttamente buca.» dichiarò Ladybug, portandosi una mano all’auricolare e sorridendo: «Grazie, Alex. Stiamo diventando professionali, come ha detto l’altra volta Chat, grazie a te.»
«Per gli auricolari, ringraziate Fu: è lui che li ha pagati – senza saperlo – e ha studiato l’incantesimo per permettere di usarli. Io li ho solo collegati ai vostri cellulari Miraculous.»
Ladybug sorrise, continuando a correre e osservando la Galeries Lafayette poco distante da loro: «La nostra priorità è salvare le persone là dentro e far pentire ai soldati di Maus di essere venuti qua.» dichiarò la ragazza, fermandosi alla fine del tetto e venendo affiancata da Chat Noir e Peacock: «Ragazzi, scatenatevi. Fateli arrabbiare, menateli…fate quel che vi pare. Volpina, sai cosa fare.»
«Illusioni e sempre illusioni.» dichiarò l’eroina in arancio, ridacchiando: «Ci penso io.»
«Bee, i tuoi pungiglioni sono carichi?»
«Pronti!»
«Tortoise, ti occuperai di portare fuori più persone possibili: con il tuo scudo puoi proteggerle da qualsiasi cosa hanno i nostri nemici.»
«My lady, ogni volta che ti sento comandarci così, un brivido mi scorre lungo la schiena.» dichiarò Chat, ridendo all’espressione sconvolta di Peacock: «Andiamo, Peacock. Abbiamo una festa da scaldare.»


Thomas osservò i tipi in nero, stranamente immobili da quando avevano fatto irruzione, come se fossero in attesa: sua madre pigolò al suo fianco, trattenendolo per un braccio mentre lui voleva solamente affacciarsi dal nascondiglio che avevano trovato dietro alcuni carrelli pieni di vestiti.
Non sembravano interessati a loro, quei tipi in nero. Per niente.
Erano entrati, si erano posizionati in vari punti e poi erano rimasti immobili.
Perché? Perché non facevano come i vari cattivi che avevano imperversato per Parigi ai tempi di Papillon o di quella regina nera, come Thomas aveva battezzato la cattiva che aveva seminato il caos nella città qualche mese prima.
Qualcosa si mosse all’improvviso.
Qualcosa di colorato sfrecciò dentro all’edificio: «Thomas!» sibilò sua madre, mentre lui correva fuori dal suo nascondiglio e si affacciava dal bordo della protezione, osservando la sala centrale della Galleria e sei piccoli puntini che mettevano KO i nemici.
Gli eroi di Parigi.
Il ragazzino trattenne il fiato, osservandoli combattere e portare al sicuro le persone: «Sono…sono…» si bloccò, notando qualcosa di nero alla sua sinistra: si voltò, osservando uno dei soldati cercare di prenderlo, sgusciò via e si guardò attorno, cercando qualcosa da usare come arma.
Non avrebbero mai preso Thomas Lepierre. Mai.
Lo yo-yo di Ladybug si avvolse attorno alla balaustra e, pochi secondi dopo, l’eroina coccinella salto su con il sorriso sulle labbra: «Stai bene?» gli domandò, mentre evitava l’assalto del nemico e lo metteva al tappeto con un calcio.
«Ladybug.»
«Proprio io.»
Thomas scosse il capo, osservando estasiato l’eroina parigina che gli sorrideva calorosamente: la ragazza si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla e spingendolo verso l’uscita di emergenza dove Tortoise, un altro degli eroi di Parigi, stava radunando un piccolo gruppo di persone: «Sei al sicuro ora.» gli disse, facendo poi vagare lo sguardo sulle persone che si erano nascoste con Thomas: «Siete al sicuro ora.»


Chat Noir allungò il suo bastone e lo roteò sopra la testa, sorridendo ai tre soldati in posizione di difesa davanti a lui: «Allora, il gatto vi ha mangiato la lingua?» domandò, facendo un passo in avanti e ingaggiando una breve lotta con i tre, risultando vincitore; non ebbe il tempo di gioirne, poiché balzò all’indietro per evitare i ventagli di Peacock: «Ehi!»
«Scusa, ho fatto confusione. Nero tu, neri loro…»
«Sono dei copioni, lo so.» dichiarò Chat, scuotendo la testa e osservando Bee che lanciava due pungiglioni, appendendo altre due guardie di Maus: «Forza, continuiamo.»


Maus sorrise, osservando gli eroi di Parigi che sconfiggevano i suoi sottoposti: certo, il numero più alto li stava mettendo leggermente in difficoltà, ma sarebbero usciti vincitori anche da quella prova: «Io avere capito, ja.» dichiarò l’uomo, sorridendo e abbandonandosi contro lo schienale della poltrona: «Ancora una volta, poi io passare a piano B, ja.»


Volpina suonò alcune note, mandando le sue copie contro i soldati di Maus e vedendo quest’ultimi indietreggiare di fronte a lei e raggiungere velocemente la porta: così come era iniziata, altrettanto velocemente era finita: «Ma cosa…?» mormorò la ragazza, quando l’ultimo soldato uscì, lasciando dietro solo il caos e il disordine.
«Ed io che ci faccio con questo?» dichiarò Ladybug, alzando la mano sinistra che teneva una corda rossa a pois neri: «Avevo evocato il Lucky Charm per finirla alla svelta, ma…»
«My lady, lancialo e fai la tua magia.» dichiarò Chat, affiancandola e posandole una mano sulla spalla, guardandosi poi intorno: «Direi che ne abbiamo veramente bisogno.»
Ladybug lo fissò, annuendo poi con la testa e lanciando verso il cielo la corda che, immediatamente, si trasformò nel fascio ristoratore e riportò tutto all’origine, come se non fosse successo assolutamente nulla.


Alex si appoggiò contro lo schienale, sospirando: «Questi attacchi sono strani, decisamente strani.»
«Lo hanno detto anche loro.» dichiarò Fu, avvicinandosi e posando le mani sulla spalliera della sedia del ragazzo: «Li sta mettendo alla prova, verificando la loro forza e la loro resistenza.»
«Ma non c’era nessun drone stavolta…»
«Forse non è il solo modo con cui tiene sotto controllo tutti.»
«Quel tipo è pazzo, stupido, ma è incredibilmente inquietante.» dichiarò Alex e Fu non poté far altro che annuire.


Chat Noir osservò Ladybug atterrare al suo fianco, pochi secondi prima che la trasformazione si sciogliesse e l’eroina di Parigi tornasse a essere semplicemente Marinette; Tikki planò dolcemente fra le mani della ragazza che, prontamente, tirò fuori un sacchetto di biscotti dalla borsetta, mostrandoli alla kwami: «Gli altri?» chiese poi, osservando Chat Noir togliersi l’anello e tornare a essere Adrien.
«Ci troviamo alla Gare dell’Est.» le rispose il ragazzo, posandole una mano sulla schiena e dirottandola verso una delle panchine del piccolo parco ove avevano trovato rifugio: «Non avresti dovuto usare il Lucky Charm…»
«Era l’unico modo per farla finita in tempo breve.» dichiarò Marinette, sedendosi mentre Tikki le si sistemava in grembo e mangiava avida il suo pasto: «Questi attacchi sono così strani…»
«Non pensarci, ok?» mormorò Adrien, posandole una mano sul capo e chinandosi per baciarle una tempia: «Hai tutto il tempo per scervellarti sugli attacchi di Maus: ora fai mangiare Tikki e rilassati.»
Marinette lo fissò, regalandogli un sorriso e annuì, tornando poi a dedicarsi alla kwami, finché il cellulare non l’avvisò dell’arrivo di un messaggio; Adrien osservò la ragazza recuperare l’apparecchio dalla borsa e sorridere: «E’ di Nathanael.» gli spiegò, mostrandogli lo schermo: «A quanto pare ha finito il disegno dei gioielli anche.»
«Ottimo.» dichiarò Adrien, portandosi una mano al petto e massaggiandoselo, cercando di ignorare quel dolore sordo che aveva sentito non appena Marinette aveva pronunciato il nome del compagno di classe.


Sophie inspirò, osservando il soffitto della camera che Fa aveva messo a sua disposizione e cercando di assimilare la storia che la donna e Willhelmina le avevano raccontato: entrambe erano state Portatrici di Miraculous nel lontano 1840, ma qualcosa era andato storto e Willhelmina – il cui vero nome era Bridgette – aveva assimilato dentro di sé uno spirito malvagio, diventando Coeur Noir, ma era stata salvata dal gruppo di Portatori che stava proteggendo Parigi.
Si issò a sedere, recuperando il rettangolo nero – uno smartphone, le aveva spiegato Willhelmina – e, con qualche difficoltà dettata dalla novità elettronica, riuscì ad aprire la cartella delle immagini, scorrendo le foto che erano state inserite: Willhelmina aveva chiesto a Fu, suo amico e Gran Guardiano dei Miraculous, di mandarle alcune foto del gruppo che stava lavorando a Parigi e gliele aveva mostrate.
Sorrise, vedendo le foto e studiando i dettagli di ognuno: Lila era una ragazza italiana, Portatrice del Miraculous della Volpe e si faceva chiamare Volpina; il suo ragazzo, Wei, era di nazionalità cinese e il suo alterego Tortoise, prendeva il potere dal Miraculous della Tartaruga. Rafael era colui che aveva ereditato il Miraculous del Pavone e si faceva chiamare Peacock; infine Sarah o Bee, americana e Portatrice del Miraculous dell’Ape.
E infine…
Sophie passò i rassegna le foto, fino a trovare quella che preferiva più di tutte: ritraeva una ragazza dai capelli mori e lo sguardo celeste, con le guance imporporate e il sorriso imbarazzato; un ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi verdi, la stringeva da dietro con un sorriso felice sulle labbra.
I Portatori dei Miraculous del Gatto nero e della Coccinella.
Chat Noir e Ladybug.
Adrien e Marinette.
Suo figlio e la sua fidanzata.
Sorrise, carezzando con l’indice il viso del ragazzo e sentendo gli occhi pizzicarle: Adrien sembrava veramente felice nella foto e lei non poté che gioire di questo perché, nonostante lei l’avesse abbandonato e quello che aveva fatto Gabriel, fuori di sé dal dolore, il loro bambino era riuscito a trovare la sua felicità.
Chissà com’era la sua ragazza, Marinette.
Sophie sgranò gli occhi, portandosi una mano al petto mente un’idea dilagava in lei: e se lei non fosse piaciuta a quella ragazza così graziosa? E se le fosse stata antipatica?
Insomma, cosa poteva pensare di una madre che abbandona il proprio figlio e il proprio marito per inseguire il suo più acerrimo nemico?
Inspirò profondamente, alzando lo sguardo e notando la figura divertita di Willhelmina sulla soglia della camera: «Sono…»
«Incredibilmente in gamba.» dichiarò la donna, scostandosi dalla porta e raggiungendo Sophie: «Hanno fermato me, fermeranno anche Maus.»
Sophie annuì, posando lo sguardo verde sull’altra: «Voglio andare a Parigi.» dichiarò, scuotendo poi il capo: «Voglio tornare a Parigi. Voglio tornare a casa.»

   
 
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