Giorno 01, 01, 634 a.C
Una donna cominciò a camminare per la Terra quell’anno, quell’anno era il primo di tanti altri a venire. E di tante altrettante vite. Quello era il primo di una serie di nuove vite che avrebbe intrapreso la giovane ragazza. Perché, prima di quella, era una giovane Ateniese, al culmine della sua giovinezza, era amata da due giovani per bene, che tutt’un tratto erano scomparsi nel nulla. E lei non li aveva più visti, o meglio. Lei aveva scordato chi loro fossero, ed ora se uno di loro passasse per la strada, di certo non riuscirebbe a riconoscerlo. Perché oramai è sotto una terribile maledizione, dalla quale non può di certo scappare. Almeno non nell’ultimo anno della sua centesima vita. Ma è ancora presto per trarre conclusioni.
<< Se vi libero, non gridate >> disse l’uomo. Annà annuì e poco dopo, l’uomo la liberò dalla sua morsa. Annà riprese a respirare affannosamente, come se negli ultimi sedici anni della sua vita non l’avesse fatto per abbastanza tempo. Si accarezzò la gola, che le sembrava ancora più secca di qualche ora prima, quando anche l’acqua era finita. L’uomo aprì una bisaccia che aveva nascosto sotto il mantello e tirò fuori un contenitore, poi lo porse alla donna.
<< Bevete >> disse. E lei lo fece, come mai prima d’ora. Aveva pensato che se durante il tragitto non avesse pensato all’acqua, forse la sua sete si sarebbe placata fino al momento in cui non avrebbe raggiunto un centro abitato.
<< La ringrazio, davvero >> disse quando trangugiò velocemente l’ultima goccia d’acqua.
<< Dovete scappare >> disse impaurito l’uomo.
<< Venite con me, non vorrete mica morire qui! >> disse Annà.
<< Io, non morirò >> disse malinconico.
<< Si invece! Venite con me, vi devo un debito per l’acqua >>
<< L’acqua non conta nulla per me, vi prego, voglio salvarvi. Stanno arrivando >> disse l’uomo guardandosi indietro. Ed io non posso salvarvi, le sembrò che dicesse. Dopo qualche istante sentì degli urli ed altri nitriti e come l’uomo aveva predetto, loro stavano arrivando.
<< Chi sta arrivando, signore? >> disse lei.
<< Non ha importanza, vi prego, correte >> disse lui. E lei, dal suo sguardo supplichevole che vedeva riflesso negli occhi dell’uomo, lo fece. Cominciò a correre, alla stessa velocità di prima e sperava che il centro abitato fosse più vicino di prima. Sentì l’uomo di prima gridare in direzione di quelli che probabilmente erano arcieri e poi sentì un enorme boato. Si girò nella direzione da cui proveniva ed in quel momento vide un enorme botto, che la scaraventò di qualche metro più avanti.
Atterrò violentemente, sbattendo la testa.
Tentò di rialzarsi, ma le sembrava che tutto stesse rallentando. Iniziò così a strisciare per terra, sentendo il cuore che martellava fortissimo nel suo petto. Vedeva un bagliore di luce alle sue spalle farsi sempre più vicino e delle voci che non smettevano di fare rumore. Continuò a strisciare per la strada, fino a quando non sentì un arciere fermarsi a poca distanza da lei. Si girò ed una donna era in groppa ad un cavallo. Portava una lunga veste bianca ed i capelli ricci erano raccolti. Sorreggeva in mano un arco nel quale aveva appena posizionato una freccia.
<< Non farlo Demetra! >> urlò lo stesso uomo di prima. Si era gettato ai piedi del cavallo e la stava supplicando. Nel frattempo, Annà cercava di sgusciare sempre più vicina alla città. La donna ora aveva rivolto il suo sguardo verso l’uomo e lo guardava trionfante.
<< Io, ti assicuro, mi terrò lontano da lei >> le disse.
<< Ah si? >> disse lei raggiante.
<< Si, ti prego. Risparmiala ora però >> disse l’uomo supplicandola ancora una volta.
<< Ti terrai lontano? >> disse abbassando l’arco.
<< Si >> disse scoraggiato lui.
<< Perfetto, tieniti lontano da lei >> disse la donna, e prima che l’uomo potesse fare nulla, scoccò la freccia in direzione di Annà, che sbatté la testa sulla via e rimase per terra fino a quando l’uomo, Dioniso, le si avvicinò. Era in una pozza di sangue, non poteva fare nulla per riportarla in vita. Scoraggiato, le prese il viso tra le mani ed iniziò a piangere guardando il suo viso spegnersi fino a quando non chiuse gli occhi. Poco dopo sentì la stessa sensazione che aveva provato la prima volta e Annà sparì, lasciando nella via un colore rosso vivo.
<< Andiamo Dioniso, torniamo a casa >> le disse una voce alle sue spalle.
<< No! Mi avevi promesso che l’avresti risparmiata >> disse accusandola tra le lacrime.
<< Non dire stupidaggini, non ho promesso niente a nessuno >> disse la donna.
<< Artemide, non ti desidero. Già lo sai, sparisci dalla mia vita! >>
<< Sei tu che non capisci! Io ti amo,Dioniso. Smettila di fare il bambino e torna a casa. Con tua moglie. Andiamo >> disse.
<< Mai >> disse Dioniso alzandosi.
E pochi secondi dopo, ancor prima che la donna potesse protestare, l’uomo era sparito. E con lui tutte le sue tracce. La donna cadde sulle ginocchia urlando, implorando il cielo che facesse qualcosa, ma non accadde nulla. Urlò più e più volte, fino a quando un’altra donna non le si materializzò accanto. Una donna splendida, con una tunica bianca come quella dell’altra donna, capelli lunghissimi e forme possenti. Una vera bellezza. La donna mise una mano sopra la spalla di Demetra, la quale si girò nella sua direzione fissandola.
<< Uccideremo ancora quella lurida bastarda >> disse sprezzante d’odio.
<< Giuramelo Afrodite, devo vederla morire ancora. Fino a quando nel suo ultimo istante di vita nel suo ultimo ciclo la riporterà alle tenebre come giusto che sia >> disse.
<< Lo giuro, Demetra >>. Afrodite allora aiutò l’altra donna a rialzarsi, quest’ultima richiamò a sé gli arcieri. Fece accomodare Afrodite dietro di lei, e d’un tratto il cavallo si librò nell’aria, percorrendo il cielo cosparso di neve, verso quella che doveva probabilmente essere una nuova vita per Annà.