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Autore: Doomsday_    03/10/2016    2 recensioni
- Future!fic -
Dopo cinque lunghi anni di pace, la fragile quiete di Beacon Hills viene nuovamente spezzata. Un nuovo nemico minaccerà di sottrarre al Branco quel che per loro conta più della vita stessa.
Dal testo:
"Il corvo la fissava silenzioso, gli occhietti intelligenti sembravano scrutarle l'anima.
Fu allora che le piume si tramutarono in gocce di sangue. Colarono lente e calde lungo il braccio di Lydia. Eppure lei continuò a carezzare quel grumo rappreso fatto di morte con un sorriso pacifico a rasserenarle il viso.
"
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nono Capitolo










 
La luce della cella sfarfallava ininterrottamente.
Faceva freddo, in quel cubicolo spoglio. Vi era solo una brandina addossata contro il muro, su cui una bambina stava rannicchiata, avvolta in una spessa coperta di pile dal forte odore di muffa.
La bambina tremava, dondolandosi sul materasso logoro, contando i secondi.
Raramente restava sveglia tanto a lungo e quando accadeva arrivava a rimpiangere le siringhe e i sedativi che la facevano cadere in un oblio tanto profondo da cancellare l'incubo di quella realtà spaventosa. Non c'era il freddo quando dormiva, non c'erano la paura, i morsi della fame o il ronzio continuo della luce al neon. Non c'era neppure la cella dai muri di vetro e le facce mostruose che da fuori la fissavano.
C'era solo buio e pace. Alle volte, quando l'effetto dei sedativi stava svanendo, riusciva persino a sognare sua madre, il suo sorriso e i lunghi capelli che odoravano di lavanda.
Sentì un rumore: il suono metallico delle porte automatiche, passi pesanti che si avvicinavano.
Nascose la testa sotto la coperta. Non succedeva mai nulla di buono quando lasciavano che restasse sveglia per così tanto tempo.
Il sangue, le grida, e le corse folli erano una costante nei suoi labili ricordi.
Due uomini si fermarono davanti alle pareti della sua cella e la aprirono. Indossavano una divisa verde e una mascherina bianca a celargli una parte del viso.
«Au secours» piagnucolò la piccola prigioniera, non appena i due furono entrati.
«Nessuno verrà ad aiutarti, bambina» rispose uno degli uomini con una risata secca, avvicinandosi alla brandina sopra cui si nascondeva.
Lei non capì ciò che le disse e continuò a ripetere in un lamento: «Au secours. S'il vous plaît».
«Odio quando inizia a piagnucolare in questo modo» sbottò l'altro, tirando la bambina per un braccio. La piccola finì a terra carponi, mentre la coperta rimase aggrovigliata sul lettino. A coprirla adesso era rimasta solo una lunga veste bianca di cotone.
«Attento, Gale. Non far arrabbiare il piccolo mostriciattolo… te ne potresti pentire», disse il primo, prendendo la bambina per le spalle con più gentilezza.
«Vieni, tesoro, è arrivato il momento di divertirci».
 
***


«Malia, la mia camicia?» chiese Stiles dal bagno. Si affacciò nella camera, non ricevendo risposta. «Malia?».
Stava seduta alla specchiera della camera. Era stata di Claudia Stilinski quella specchiera, suo padre gliel'aveva regalata quando avevano deciso di sposarsi. Malia ci si sedeva raramente, non era una donna che spendeva molto tempo nell'acconciarsi i capelli o truccarsi. Possedeva pochi gioielli e indossava sempre e solo gli stessi: l'anello di fidanzamento e la fede nuziale.
«Cosa?» chiese lei con voce distante.
«La mia camicia. Quella del lavoro, Mal. È tardi, Jordan e Scott mi staranno già aspettando» rispose Stiles, impaziente.
«L'ho lavata» disse allora, con tono titubante.
Stiles si fiondò in lavanderia e ne riemerse con la cesta dei panni sporchi.
«Quand'è l'ultima volta che hai fatto il bucato?», si informò arricciando le labbra e la fronte aggrottata di sua moglie fu una risposta sufficiente. «Okay, fa niente. Andrà bene anche una di queste…».
Prese l'unica che – pur essendo macchiata – odorava ancora di buono e se la infilò.
«Sto andando, penso che tornerò per cena» la informò e Malia annuì.
«A Gammon Allen?».
Le si accostò alla schiena e pose le mani sulle sue spalle. Un libro era aperto sul piano della specchiera e Malia lo chiuse e lo fece scivolare sulle proprie gambe non appena sentì la presenza di suo marito dietro di sé.
E, sebbene la curiosità lo divorasse, Stiles gliene fu grato. Ogni volta che la trovava a leggere testi antichi o a fare strane ricerche su Internet il timore che Malia stesse continuando a cercare un metodo per interrompere il passaggio di poteri tra lei e Claudia si faceva vivo in lui, come una paranoia costante; per questo preferiva volgere lo sguardo altrove e fingere disinteresse, perché averne la certezza l'avrebbe fatto star male più di ogni altra cosa.
Odiava restare nel dubbio, ma quando si trattava di Malia riusciva ad accettare anche quello.
Perciò preferì affondare il viso nell'incavo del suo collo e lasciarle una scia di baci umidi e di morsi tutt'altro che gentili.
«Hai intenzione di mangiarmi, per caso?» rise lei, cercano di fuggire da tutte quelle attenzioni improvvise.
«Sì» soffiò lui, contro la sua guancia, stringendola più forte al petto.
Stiles cercava un contatto nei modi più strani e frustrati. La sentiva distante, forse perché era sempre più distratta in quei giorni, con la testa tra le nuvole, nonostante l'intimità tra di loro non mancasse.
Qualcosa era cambiato da quando Malia aveva avuto quelle perdite di sangue nel bosco, la prima volta che si erano trovati faccia a faccia con il Darach.
Stiles aveva paura di farle male, adesso. Ai suoi occhi la vita di sua figlia era costantemente a repentaglio, mentre Malia non era più la donna forte e indistruttibile che era abituato a vedere.
Eppure la sera, nel letto, non poteva fare a meno di cercarla. Le accarezzava l'intero corpo, come se volesse memorizzarne ogni curva. La lambiva con le labbra, fino a cedere e lasciarle caldi baci in mezzo alle gambe.
Malia allora ricambiava con le stesse accurate attenzioni, senza potergli concedere di più; ma a Stiles sembrava non bastare mai.
Non era facile dover sopportare quella – seppur sottile – distanza, per due come loro abituati ad amarsi in modo semplice ogni qual volta ne sentissero il bisogno.
Malia si allungò per raggiungere le labbra di suo marito, dimenticandosi del libro che aveva ancora sulle gambe e che cadde sul pavimento rivelando un foglio spiegazzato.
«Che cos'hai lì?» volle sapere Stiles, a cui non era sfuggito nonostante lei si fosse sbrigata a raccoglierlo da terra.
«Niente di importante» rispose Malia, nascondendo ciò che aveva tra le mani alla sua vista.
Stiles rise «Dai, fammi vedere» insisté, sporgendosi verso di lei e prendendo ciò che cercava di nascondere.
Si ritrovò con in mano una lettera che recava il timbro di Eichen House.
L'espressione di Stiles si fece subito seria.
«Cosa vuol dire?»
Malia si riappropriò della lettera «Nulla. Riguarda Corinne. Per il funerale… sono l'unica parente prossima che hanno tra i contatti e mi hanno chiesto se volessi…»
«No» la interruppe Stiles. Il suo tono fu categorico.
«Ma…», provò a ribattere.
«Malia, ha tentato di ucciderti. Per la seconda volta. Non si merita nulla da te, men che meno una commemorazione».
«Ci ha dato la chiave per capire cosa vuole il Darach. La sua ultima parola è stata per aiutarci. Senza di lei non avremmo scoperto chi fosse la Grande Regina così facilmente».
Ma Stiles non sembrava toccato dalla cosa, perciò aggiunse: «Non so… ho sempre creduto che se non fosse stata costretta a dividere i suoi poteri con me, forse mi avrebbe in qualche modo amata come sua figlia. Lo so, è stupido…»,
«No. Non è stupido», la fermò subito Stiles, incredulo davanti a tali parole.
Malia sospirò, poggiandosi una mano sulla fronte con aria sconfortata.
Stiles si accovacciò per avere gli occhi alla stessa altezza della donna «Non è stupido, tesoro» ripeté, prendendole una mano tra le sue, senza riuscire a fare a meno di considerare quanto l'essere diventata madre l'avesse cambiata. La Malia ragazza che non faceva avvicinare nessuno, che a malapena aveva fatto avvicinare lui, non avrebbe mai ammesso un sentimento del genere.
Malia abbozzò un sorriso e disse: «Tutti meritano di riposare in pace, Stiles».
Lui si tirò di nuovo su, sbuffando. «A malapena riusciamo ad arrivare a fine mese, Mal. Non possiamo permettercelo», tagliò corto. Seppure lei era riuscita ad intenerirlo, Stiles non sarebbe mai stato capace di concedere a Corinne niente di più che del disprezzo.
Malia arricciò il naso e gli rivolse uno sguardo acuto.
«Non dovrai pensare a nulla e i soldi non saranno un problema» disse e Stiles ebbe la certezza che sua moglie avesse già qualcosa in mente. Qualcosa che lui di certo non avrebbe approvato.
L'uomo chiuse gli occhi e sospirò «Ci penseremo al mio ritorno, okay?».
Malia arcuò le sopracciglia, ma non rispose.
«Stai attento» disse, invece, mordendosi il labbro inferiore. Sarebbe voluta andare con lui, questo era più che evidente.
Stiles cercò di metter su un'espressione rassicurante e le rispose: «Starò con un Alpha davvero molto apprensivo ed arrabbiato. Sono in una botte di ferro, credimi».
L'angolo della bocca della donna si piegò in una smorfia.
Stiles guardò l'orologio da polso e poi sospirò: «Cosa c'è, Mal?».
Lei tentennò prima di rispondere: «Solo… potrebbe non accorgersi del pericolo in tempo».
L'uomo alzò gli occhi al cielo. Malia gli aveva parlato della sua teoria a cui era giunta insieme a Lydia; del fatto che il Darach poteva aver bloccato le visioni della Banshee e “manomesso” i sensi da mannaro suoi e di Scott, ma Stiles si era dimostrato scettico a tale ipotesi, come lo era stato quando Malia gli aveva raccontato di aver visto Deaton al cimitero.
«Da quel che mi risulta sei ancora un Coyote Mannaro e non una Banshee. Lascia che dei morti se ne occupi Lydia» le aveva detto il giorno stesso per poi doversi rimangiare quelle parole quando avevano scoperto che Morrigan non era altri che la Grande Regina presagita proprio dal defunto Deaton.
«In tal caso ho nella manica anche un Mastino Infernale e una Banshee pronta a esplodere» le disse e Malia annuì, rassegnata. Non poteva farci nulla, Stiles non l'avrebbe mai fatta andare con loro.
Era un disco rotto di preoccupazioni e premure che esasperavano Malia. Forse in un'altra situazione le avrebbe trovate dolci e le avrebbe persino adorate; ma non era il momento per simili attenzioni, quello.
Se davvero i cadaveri erano già tre, forse non sarebbero riusciti ad evitare il pericolo prima della catastrofe.
 
***


A Stiles non era mai piaciuto lo Sceriffo di Gammon Allen. Lo Sceriffo Ortiz era un uomo tarchiato, con una grossa faccia ovale e due baffi da tricheco sempre unti. Aveva la stessa età di suo padre, ma privo della sua capacità di capire quando arrivava il momento di accettare la pensione e lasciare la poltrona a chi avrebbe saputo svolgere il lavoro meglio di lui.
Stiles l'aveva visto una sola volta, ma se lo ricordava ancora bene. Al tempo suo padre era lo Sceriffo e Ortiz solo un agente che aspirava alla carica di Vice. Era riuscito a raggiungere la vetta con tale difficoltà che l'avrebbero dovuto scaraventare giù a pedate per fargliela abbandonare.
Era solo un bambino quando lo vide per la prima volta e a malapena si ricordava di quale caso si trattasse. Il rapimento di un bambino, forse? Sapeva solo che avevano rischiato di non riuscire a risolvere il caso per colpa di Ortiz e alla sua leggerezza nell'ignorare prove evidenti.
«Stilinski!» proruppe quando vide entrare il quadretto nel suo ufficio.
Scott, Jordan e Lydia si voltarono a guardare Stiles, il quale drizzò la schiena, sorpreso.
«Buongiorno, Sceriffo» disse e Ortiz esplose in una grassa risata.
«Vieni, vieni qui ragazzo mio. Sarò sincero» grugnì mettendo in bocca l'ultima fetta di beacon rimasta sul piatto della sua colazione per poi pulirsi le dita sui baffi, «mi aspettavo di ricevere tuo padre. Ma ho capito subito che lo Stilinski in questione eri tu. Sei identico a tua madre»
«Si ricorda di mia madre?»
«Una donna molto graziosa con una mente brillante. Non ho mai capito cosa ci trovasse in tuo padre» rise sguaiatamente. «Ma dimmi, come sta il vecchio? Dicono che la pensione butti a terra lo spirito di un uomo».
«Se la cava piuttosto bene» masticò Stiles in risposta.
«Siamo qui per una questione urgente, Sceriffo» li interruppe Jordan con voce tesa, tirando fuori il documento ufficiale.
«E tu saresti?»,
«Sceriffo Parrish, Signore» rispose Jordan, posando il foglio sulla scrivania e indicando il distintivo sulla sua camicia.
«Il tribunale di Beacon Hills chiede il fascicolo su Ignota 2141 come materiale d'indagine sul caso di Meagan Lavery e Thomas Murray. Si sospetta di un killer seriale».
«Lavery e Murray? Certo, certo… ne ho sentito parlare. Poveri ragazzi, che disgrazia» disse Ortiz aggrottando le sopracciglia.
Poi distese nuovamente la fronte come se si fosse ricordato d'un tratto la discussione principale e disse: «Ignota 2141?» ripeté Ortiz prendendo in mano il foglio che Parrish gli stava ancora tendendo, «Quella poveretta trovata nei boschi settimane fa? Il caso è stato archiviato come morte naturale. La donna era anziana, senza fissa dimora, nessuno ha reclamato mai il suo corpo e la sua identità è un mistero. Non c'entra nulla con il vostro caso».
«Voglio il fascicolo, Sceriffo. Ogni prova, ogni indizio che avete raccolto e il referto del cadavere fatto dal vostro medico legale».
Ortiz alzò le spalle e lasciò ricadere il foglio sulla scrivania, le sopracciglia arcuate in un'espressione tracotante volta a sbeffeggiare i toni ufficiosi che stava usando lo Sceriffo Parrish.
«Se insistete» disse, alzandosi dalla poltrona.


«Il corpo è stato donato alla scienza» raccontò il Vice di Ortiz, facendo loro strada verso l'archivio, al fianco del suo capo.
Il Vicesceriffo di Gammon Allen era un giovane uomo sulla trentina, dal viso pulito e dai tratti armoniosi, con biondi capelli riccioluti che lo facevano assomigliare a un putto.
«Il caso è stato archiviato come morte naturale», ribadì, confermando ciò che aveva detto anche Ortiz, «Quella povera donna ha trovato una fine miserevole tra i boschi. Il freddo di quella notte l'ha strappata alla vita e gli animali hanno fatto scempio del suo corpo».
«Di sicuro qualche coyote. Da queste parti è pieno. Bestie immonde i coyote» sputò Ortiz, aprendo la porta dell'archivio.
«Io trovo che siano animali eleganti, in realtà» scattò subito Stiles sentendosi punto nel vivo. «Sono silenziosi, protettivi e quando ululano sembrano intonare un canto».
«Lo terrò a mente per il prossimo cadavere che troverò maciullato nei boschi» brontolò Ortiz.
«Sapevate che sono animali esclusivamente monogami?» Scott mise una mano sulla spalla di Stiles per indurlo al silenzio, ma lui continuò imperterrito: «Quando scelgono un compagno gli restano fedeli per tutta la vita».
«Non mi interessa» sbottò Ortiz.
«Anche dopo la morte» insisté Stiles, con un'espressione soddisfatta stampata sul viso.
«Il mio collega ha… un'accesa passione per questo particolare animale», provò a scusarlo Parrish, mentre lo Sceriffo di Gammon Allen si scambiava un'occhiata perplessa con il proprio Vice.
«Vogliamo procedere?» masticò Ortiz, visibilmente stufo di dover intrattenere ancora per molto gli ospiti di Beacon Hills.
«Sì» acconsentì subito Parrish ponendosi al fianco di Ortiz, prima che Stiles potesse aggiungere alcunché.
 
***


Non lo vedeva ormai da anni, ma le era bastato mettere piede in quell'edificio per ricordare l'esatta sensazione che le dava stare insieme a lui.
Malia sentì nel petto l'agitazione crescere e le mani formicolare, mentre saliva le scale, piano dopo piano, fermandosi solo un paio di volte per poter riprendere fiato. Quel giorno i piccoli crampi al bassoventre non le davano tregua.
Inconsciamente aveva iniziato ad associare quelle fastidiose contrazioni ad un segnale di pericolo: piuttosto frustrante quando esso si aggirava in mezzo a loro privo di volto, odore o intento.
Peter Hale la stava aspettando sulla soglia del loft: piedi nudi, jeans e maglietta dall'immancabile scollo a v. Malia non si aspettava altrimenti; d'altronde nessuno poteva entrare nell'edificio senza che lui lo venisse a sapere.
La scrutò in silenzio, finché Malia non gli fu finalmente difronte.
«Sei incinta» constatò. Una strana luce gli brillò in fondo agli occhi chiari.
«Hai una vista davvero sviluppata. Incredibile» ironizzò Malia e Peter arricciò le labbra.
Se perché lo trovò divertente o offensivo, Malia non seppe dirlo. In fondo, Peter, aveva sempre la stessa espressione impassibile.
La fece entrare e insisté perché si sedesse e accettasse qualcosa da bere.
Così Malia, con un bicchiere d'acqua in mano a freddarle le dita, gli raccontò brevemente ciò che era successo a Corinne dentro Eichen House. Non sembrava propensa a trascorrere nel loft più dello stretto necessario, parlava in fretta senza lasciar spazio a domande o esclamazioni sorprese.
Poi gli porse la lettera inviatale dalla casa di cura: «Penso che sia giusto celebrarle un funerale. Una cerimonia semplice».
Peter guardò il foglio con fronte aggrottata, senza neppure vederlo realmente.
«Hai detto che è stata uccisa da un Druido con una veste rossa e una maschera di legno?» ripeté quasi sillabando ogni parola.
Malia lo scrutò dall'alto al basso. «Sì. È un adoratore della dea Morrigan. Ti suona familiare, per caso?», Peter non sembrò gradire quel suo tono inquisitore, ma la sua espressione era – come di consueto – impenetrabile e subito un sorriso furbo corse sulle sue labbra a cancellare ogni titubanza.
«Perché dovrebbe interessarmi pagare a mie spese il funerale di una pazza assassina il cui unico scopo nella vita è stato quello di uccidere mia figlia?».
Una leggera fitta attraversò il petto di Malia nel sentirsi chiamare da lui in quel modo, che mascherò subito con una smorfia.
«Ci sarà pur stato qualcosa tra di voi, no?» chiese, agitando distrattamente la mano nella sua direzione come a voler supporre chissà cosa.
Peter inarcò le sopracciglia «Probabilmente solo una notte troppo movimentata», rispose, provocando in Malia un'espressione di disgusto.
«Da quel che sono riuscito a scoprire, al tempo lei era interessata al branco degli Hale e alla nostra Alpha: mia sorella. Il nostro incontro non è dovuto ad altro che a questo e – senza alcun dubbio – al mio irresistibile charme».
Malia alzò gli occhi al cielo.
Peter si concesse un breve sorriso davanti a quella reazione. Si sedette sul divano davanti al suo e a Malia bastò seguire dove puntava lo sguardo per capire ciò che stava per dire.
Prese fiato e poi disse: «Allora, è una femmina?».
Sul viso di Malia si allargò un sorriso spontaneo, «Sì».
«So che ne hai avuto anche un altro», tentennò.
«Un maschio, sì. Ha due anni, adesso. Tre ad Aprile», confermò, torturandosi le dita delle mani.
«Immagino sia un'esperienza meravigliosa».
Si versò da bere uno Scotch
«Terrificante, a dirla tutta», rise lei per la prima volta «Ma Jamie è una bambino dolcissimo. Ha appena imparato a contare fino a dieci», gli occhi le brillarono e Peter catturò ogni particolare di quel breve momento, deciso a non dimenticarne neppure un istante.
Peter si alzò dal divano con sguardo scuro e Malia ritornò seria, ricordandosi che era con Peter Hale che stava parlando.
L'uomo si posizionò davanti alle vetrate del loft che davano sul centro di Beacon Hills, voltandole le spalle.
Diede una sorsata al whisky e poi disse con amarezza: «Sai, non ho desiderato altro se non avere un figlio, da quando ho scoperto la tua esistenza».
«Di tempo ne hai avuto e le donne non ti mancano», rispose Malia, cercando di mantenere una tono di voce leggero.
«Non volevo una soltanto una figlia, Malia. Volevo te», si voltò di nuovo a guardarla.
Malia lo stava sfidando con lo sguardo, come faceva ogni qual volta provava ad azzardare un simile discorso.
Vedeva il fuoco degli Hale bruciare in fondo ai suoi occhi scuri e lo trovava incredibile, in particolar modo ora che davanti a sé aveva una donna adulta, una madre, e non più una ragazzina.
Per tutto questo tempo Peter non aveva provato nient'altro che rimorso e se lo era portato dietro, alimentandolo con false speranze, occasioni sprecate e decisioni sbagliate.
Se ne fosse stato capace, forse avrebbe persino pianto nel constatare quanto ancora si stava perdendo.
«Ti restituirò tutti i soldi quando potrò» disse Malia ritornando al discorso originale, come se Peter non avesse aperto bocca. «Voglio soltanto che Corinne non venga seppellita nel cimitero di quell'orribile posto».
Peter annuì «Hai ragione, si troverebbe molto meglio accanto alla tomba dei tuoi genitori adottivi. Assassina e vittime, fianco a fianco, a condividere il riposo eterno».
Gli occhi di Malia si fecero all'istante di un blu intenso, scattò in piedi e strappò di mano a Peter la lettera di Eichen House.
«Lascia perdere» sbottò a denti stretti, pronta ad andarsene.
«Aspetta» la fermò l'uomo, visibilmente divertito dalla sua reazione e Malia non poté far altro che restare ad ascoltare cos'altro aveva da dire.
«Corinne non era nulla per me, ma pagherò per una funzione in suo onore se questo è ciò che vuoi» le promise e Malia attese che continuasse, per scoprire dove si trovasse l'imbroglio. Peter non faceva mai nulla senza ottenere un tornaconto personale.
Difatti, aggiunse: «In cambio tu dovrai fare una cosa per me».
Malia sospirò: niente era mai facile quando si trattava dei suoi genitori biologici.
«Ovvero?» chiese.
«Voglio un diario. Il diario di mia sorella Talia, datato 1999. Si trova nella cripta degli Hale e, come ben sai – dato che già una volta hai provato a derubarmi – solamente un Hale può accedervi».
Malia gli rivolse un'occhiata scettica e un po' scontrosa: «E perché diavolo non vai a prendertelo da solo?».
Peter schioccò la lingua sul palato, con fare di finta innocenza «Vedi, come dire… io e mia sorella non andavamo molto d'accordo. Ha sempre avuto questa tendenza a nascondere ciò che la riguardava. Mi riteneva ingiustamente poco… affidabile» si limitò a dire, con un sorriso felino.
Malia sospirò, scuotendo leggermente la testa «Bene», rispose «se si tratta solamente di questo, noi due abbiamo un patto».
 
***


Lydia stava analizzando i dati del referto e le foto del cadavere da più di un'ora ormai.
Parrish, invece, era intento a convincere lo Sceriffo Ortiz a rilasciargli il materiale per le indagini.
«Posso concedervi solo di consultare i documenti. Niente esce da questo archivio» ribadì, masticando annoiato una ciambella ricoperta di zucchero a velo.
«Jordan», lo chiamò d'un tratto Lydia. Lui l'affianco, seguendo con attenzione tutto quello che gli riferì in un bisbiglio.
Seguì il suo dito, che si spostava sicuro sulle foto indicando particolari che a un occhio esperto non sarebbero potuti sfuggire.
Parrish annuì risoluto e si rivolse nuovamente allo Sceriffo di Gammon Allen: «Se possibile, vorrei parlare con il vostro medico legale».
«Il dottor Wolkin?» chiese Ortiz.
«Il dottor Collins» lo corresse Lydia, leggendo un nome differente sui dati del referto.
Ortiz esplose in una risata: «Buona fortuna, allora. Collins – pace all'anima sua – è morto non più di tre settimane fa. Quello che vedete è l'ultimo referto di cui si è occupato».
Lydia e Jordan si scambiarono un'occhiata d'intesa.
«Sceriffo, non si tratta di morte naturale», disse Lydia «questo taglio alla gola non è opera di un animale, né tanto meno i piccoli fori sull'addome».
Ortiz fece una smorfia e guardò i punti che la donna gli stava mostrando «Vedo solo un ammasso di carne sanguinolento sbudellato dai coyote», sputò.
Lydia stava per ribattere ma Jordan la fermò: «Abbiamo quello che vogliamo. Andiamocene».


Jordan uscì dalla centrale di polizia scombussolato. Scott e Stiles lo stavano aspettando lì fuori: Brett li aveva raggiunti, voleva una risposta, conoscere se e quando sarebbe stato necessario preparare il branco a una guerra.
«Quando ne avrai discusso con il tuo branco, sai dove trovarci» stava dicendo Scott.
«Non ho bisogno di discutere con nessuno» ribatté Brett.
«Non vuoi avvertirli?» si mise in mezzo Stiles, con tono sorpreso.
«Io sono l'Alpha. Le decisioni spetta a me prenderle».
Scott aggrottò la fronte «Non vuoi mettere al corrente neppure tua moglie o tua sorella?».
Brett arcuò le sopracciglia, visibilmente infastidito da tutte quelle domande.
«No» sillabò.
Scott e Stiles si lanciarono un'occhiata d'intesa.
«Niente ringhi spaventosi» disse Stiles.
«Niente minacce con la katana» fece Scott.
«Amico, ci siamo proprio complicati la vita con le nostre stesse mani» sospirò Stiles, annuendo con convinzione.
Scott tornò a rivolgersi a Brett «Appena avremo avvisato anche Malia e Kira ti faremo sapere come vogliamo procedere».
Brett roteò gli occhi «Ne ho abbastanza di voi due sfigati».
Jordan li raggiunse e, senza troppi complimenti, prese Stiles per una manica e lo trascinò da una parte.
«Era una Banshee».
«Cosa?» chiese lui, confuso.
«L'anziana. Il cadavere. Il primo cadavere» sibilò Jordan «era una Banshee. E tu l'avevi capito, non è vero?»
Stiles si grattò la nuca, «Lydia ha detto che è iniziato con un urlo. L'urlo della Banshee. Ma Meagan era un Licantropo, per questo doveva esserci un altro corpo prima del suo», spiegò, come se quel ragionamento fosse la cosa più banale del mondo.
Jordan si strofinò una mano sul viso «Maledizione», imprecò, agitandosi sul posto.
«Dov'è Lydia?» chiese allora Stiles, non vedendola ancora uscire.
«Ha insistito per rimanere e controllare le prove che hanno raccolto nel bosco. Non sono molte ma penso che abbia trovato qualcosa».
Quasi non fece in tempo a concludere la frase che la donna uscì, camminando a passo svelto. Più che altro sembrava cercare di non dare a vedere che stava a tutti gli effetti fuggendo dalla Centrale di polizia.
«Penso che tu debba andare a prendere la macchina» disse Stiles, cogliendo l'espressione tesa sul volto di Lydia, a un Jordan totalmente incredulo.


Parrish guidava a tutta velocità sulla strada principale verso Beacon Hills.
Lydia, accanto a lui, stava spiegando tutto ciò che era riuscita a scoprire studiando il referto.
«Non so quanto sia attendibile il documento redatto dal dottor Collins, ma tutto coincide con quello che ha detto lo Sceriffo e il suo Vice. Ma nulla di quello che è stato scritto coincide con la realtà: quella povera donna è stata uccisa nello stesso identico modo di Meagan e Thomas, ma il corpo era abbastanza rovinato da non destare sospetti. Così il dottor Collins l'ha spacciata come morte naturale e – dalla fine che fatto anche lui – non mi sorprende affatto»
«Il Darach non era ancora pronto ad uscire alla luce del sole» ringhiò Jordan, pigiando il piede sull'acceleratore.
Lydia lo guardò di sottecchi: sapeva a cosa stava pensando. Appena si allontanava da lei, Jordan non faceva che pensare ad Allie. Anche quando la lasciavano con Kira – come quel giorno – o con Malia; non importava quanto potesse essere al sicuro, a Jordan mancava il respiro quando non poteva stringerla tra le sue braccia.
E poi c'era Scott, dal volto sempre scuro e dagli scoppi d'ira improvvisi da quando gli aveva parlato della sua visione su Adam. Lo vedeva affannarsi a catturare qualcosa di inafferrabile, e ci provava con tutto se stesso come aveva sempre fatto, ma questa volta era diverso; questa volta appariva stanco, già sconfitto prima della battaglia.
E Stiles che, nonostante tutto, sorrideva ancora perché era il primo ad essersi reso conto che qualcosa nel suo migliore amico poteva essersi rotta in modo irreparabile. Stiles, a cui aveva mentito, a cui stava nascondendo l'orribile visione su Malia. Una delle prime e una delle più ricorrenti; la visione alle volte cambiava ma l'esito restava lo stesso: Malia immobile, immersa in una pozza di sangue.
Rabbrividì, tornando alla realtà: erano di nuovo dentro i confini della Contea di Beacon Hills e si stavano avvicinando alla città.
Lydia infilò una mano nella tasca della giacca e tirò fuori un foglio spiegazzato.
«Inoltre ho trovato questo» disse, attirando di nuovo l'attenzione dei tre uomini su di sé.
Per poco Jordan non uscì fuori strada.
«Lydia, hai rubato una prova?» esclamò Stiles strabuzzando gli occhi.
La donna arrossì e fece spallucce «Non credo che se ne accorgeranno tanto presto. E non guardarmi in quel modo, Jordan! Non sono stupida, l'ho sostituito con un altro foglio!».
Stiles spalancò la bocca, poi abbassò il capo poggiandolo contro il sedile davanti «Ci degraderanno, ci toglieranno il distintivo e verremo arrestati tutti».
«Smettila» ringhiò Lydia, «e fammi finire».
«Dicevo: secondo la deposizione la vittima stringeva questo foglio in una mano. Per il dottor Collins sono i vaneggiamenti di una mente instabile. Ma quella donna era una Banshee e penso… anzi no, sono sicura che sia un messaggio. Non ho potuto ancora confrontarlo con nessun testo ma credo che si tratti di uno scritto in lingua celtica».
Scott saltò sul posto «Pensi che sia…?»,
«Sì», rispose subito Lydia «L'anziana Banshee ci ha lasciato la Profezia della Morrigan».




   
 
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