NOTA
DELL’AUTRICE: Mie
valorose, eccoci con un nuovo
cappy!! Non posso non sottolineare quanto i vostri commenti mi abbiano
rallegrata e ringrazio di cuore gli altri lettori che mi stanno via via
aggiungendo tra i loro preferiti – seguiti. Spero di non
deludervi …
Baci
endif
Anna
cullen:
Grazie cara, ma i colpi sono dietro l’angolo, non
demordere!!!
Gazy:
Allora Rita, è un autentico piacere aver fatto la tua
conoscenza seppure solo
nel web! Hai ragione come al solito quasi su tutto ed è con
vero interesse e
spirito critico che leggo e rileggo i tuoi commenti. Dunque, la storia
doveva
evolversi in qualche modo altrimenti ristagnavamo tra una Bella
gocciolante che
usciva da bagni altrui e un Edward che origliava dietro le porte. Non
sapevo
come uscirmene e volevo che i sentimenti da raccontare seppur carichi
di
tensione, malizia, desiderio ed emozione mutassero un po’. Ma
non troppo
vedrai. Per ciò che riguarda il cap precedente concordo
pienamente sul periodo
confusionario e troppo lungo iniziale: sebbene descriva un animo un
po’ confuso
e turbato, deve essere comunque comprensibile agevolmente dal lettore.
Pardon!
Per il dialogo tra Bella e Eddy in realtà seppur
grammaticalmente scorretta,
l’impressione che volevo dare era proprio questa: un tempo
mooooolto lungo che
non da a Bella un colpo deciso con un “sono morta quando mi
hai abbandonato”.
Dopo sarebbe tutto finito. No è una lenta agonia, uno
spegnersi piano, giorno
dopo giorno, goccia dopo goccia; è un morire sempre un
po’ di più. Non è
soltanto morire e basta, è qualcosa di più
totalizzante… non so se mi spiego!
Per ciò che riguarda la tua ficcy
“l’adesso capisco molte cose” si
riferisce al
fatto che dal tuo modo di scrivere, si evincono tante cose di te che
già avevo
avuto modo di notare leggendo i commenti: sei una ragazza molto
sensibile ed
attenta ai particolari. Scrivi con cura soppesando le parole e
modellandole
bene tra le tue mani per far loro assumere l’importanza
più appropriata al
momento. Nulla è lasciato al caso, non lo fai
così per passare il tempo, ma lo fai
con passione. Sei la tipica scrittrice da rilettura, per poter
apprezzare
davvero tutte le sfumature che vuoi dare ad una storia. Per questo non
ti
recensisco ancora, perché, per la mia mancanza di tempo non
ho ancora catturato
tutti i dettagli con cui hai plasmato le tue storie.
Credo forse di aver sforato
un po’come
risposta ad un commento, ma come altro contattarti?
Attendo
con impazienza
le tue impressioni su questo cap.
Nel frattempo ti invio i
miei più calorosi
saluti.
Bacioni
M.Luisa
Giulia
miao:
Ciao Giulia, purtroppo non potevo far evaporare Jacob in una
pentolaccia
d’acido bollente, anche se un po’ lo speravamo
tutte…! Cmq non temere, che
Edward avrà la sua vendetta. Kiss endif
Bellas:
Ciao carissima, sono davvero lieta che il cap ti sia piaciuto, e hai
proprio
ragione, le donne stanno proprio spettegolando sugli uomini
Cullen…! Aspetto di
sapere se anche questo cap ti coinvolgerà… baci
endif
Lory
lost in her dreams:
grazie per la tua recensione, sono
contenta di averla ricevuta, con l’andare avanti ci si
demotiva…, spero che gli
altri ti piacciano ugualmente, anche se ci sono cambiamenti in
vista… endif
Ale78:
perfida vero la scena con Jacob… dite la verità,
vi ho fatto tremare le
ginocchia, ma tenetevi forte, che il bello deve ancora venire! Bacioni
endif
CAP.
21
VIA
DA QUI
BELLA
«Sarei
felice anche di
morire per mano sua. Mi dispiace, Jake, ma io lo amo più
della mia stessa vita.
Non ce la faccio senza di lui.» e dopo aver spezzato il cuore
del mio migliore
amico mi ero voltata verso il mio vero amore.
Avevo
fatto appena un
passo, quando Edward era scomparso improvvisamente dalla mia vista e mi
ero sentita
sbalzare rapidamente ma con delicatezza da una spinta gelida verso un
materasso
di foglie secche di fianco a me. Caddi con un tonfo e con molta poca
grazia per
terra e sentii uno schianto tremendo lì dove un attimo prima
ero io.
Che
fosse caduto un
albero proprio a due passi da me?
Con
la mia proverbiale
fortuna non era affatto improbabile, ma fui investita da dei ringhi
spaventosi,
a cui seguirono degli ululati feroci. Mi raddrizzai alla ricerca di
Edward,
timorosa che potesse essergli accaduto qualcosa nello stesso frangente.
E
finalmente lo vidi.
Lo
vidi solo dinnanzi
ad un lupo enorme con le zanne affilate che stava ritto su due zampe ed
era sul
punto di attaccarlo. Spalancai la bocca come un’ebete. Non
avevo mai visto una
cosa del genere. Era … era spaventoso. Impallidii come un
lenzuolo e mi si
mozzò il respiro in gola.
Cercai
maldestramente
di alzarmi, il panico si era impadronito di me. Ma dove diavolo era
Alice
quando c’era bisogno di lei? Aveva detto che sarebbe rimasta
nei paraggi e che
sarebbe andato tutto bene. Bene un corno! E Jacob, dove era andato a
cacciarsi?
Dovevo raggiungere Edward, fare qualcosa per aiutarlo, distrarre
quell’animale in
qualche modo.
Alice,
Alice ti prego vieni qui, non so che fare.
Come un
flashback mi ritornò in mente la conversazione avuta con lei
appena qualche ora
prima.
“Ero
appena uscita dalla camera di Edward dopo che Esme era venuta a bussare
alla
mia porta. Stavo scendendo le scale con circospezione, quando la voce
di Alice
mi aveva fatto sobbalzare.
«Finalmente
hai lasciato la tua NUOVA camera! Dormito bene?» la sua voce
sarcastica era un
tintinnare di cristalli.
«Alice,
tu mi farai venire un infarto» avevo detto in un sospriro
scendendo gli ultimi
gradini della scalinata con passo esitante guardandomi intorno
attentamente e cercando
di stabilizzare il cuore impazzito.
«Tranquilla,
lui non c’è.» e vedendo il mio
improvviso pallore si era affrettata ad aggiungere
«E’ andato a caccia.»
Avevo
rilassato i muscoli delle spalle istantaneamente. Non se
n’era andato via per
sempre, dunque.
Lei
mi aveva fissato a lungo e poi aveva detto scuotendo il capo decisa e
con aria di
rimprovero: «TU hai bisogno di tirarti su. Vedamo
… Che ne dici di fare un po’
di sano, rinvigorente shopping?»
la
speranza nella voce, gli occhi che le si erano improvvisamente accesi.
Avevo
aperto la bocca per ribattere, ma ero rimasta così a bocca
spalancata, incapace
di replicare. Mi stupii con infinita gratitudine di sentire la voce di
Esme
provenire dalla cucina. «Alice, tesoro non mi pare proprio
che Bella sia
sufficientemente in forze per accompagnarti. Ci andiamo insieme
più tardi,
vuoi?»
Alice
aveva spinto in fuori il labbro inferiore imbronciata e aveva
borbottato:
«Forse hai ragione, ma dobbiamo rimanere fino a chiusura dei
negozi!» Sembrava
un’adorabile bambina che fa i capricci e a cui non si
può negare nulla. Si era
diretta intanto in cucina ed io la seguivo un po’ in
imbarazzo. Appena varcata
la soglia avevo visto Esme districarsi con una quantità
impressionante di
ingredienti e chiedere ad Alice di aiutarla. Volevano prepararmi una
torta e
guardandole mi ero accorta che mi erano mancate indicibilmente. Gli
occhi
avevano preso a pizzicarmi e mi ero lasciata cadere su uno sgabello di
fronte
alla penisola dove loro armeggiavano per darmi un contegno.
Avevano
preso a chiacchierare di futilità senza coinvolgermi
direttamente. Le avevo
ringraziate mentalmente. Quando mi ero sentita abbastanza stabile avevo
puntato
lo sguardo sui loro visi e avevo detto: «Ho bisogno di un
consiglio».
Si
erano girate verso di me zittendosi di botto.
Esme
era stata la prima a riprendersi «Certo tesoro, riguardo
cosa?»
«Riguardo
i problemi di cuore direi …» aveva risposto Alice
per me, con sguardo
ammiccante verso Esme. Quest’ultima, dopo averle lanciato
un’occhiataccia, mi aveva
guardato con un’espressione materna e comprensiva e mi aveva
invitato a
confidarmi. La mezz’ora successiva era stata scandita solo
dai miei sfoghi,
riguardo i miei dubbi sui sentimenti di Edward, sulla sua decisione
irremovibile di non trasformarmi, sulle paure per il futuro. Mi avevano
lasciato parlare senza interrompermi e da sola la mia voce era andata
spegnendosi man mano che le parole sgorgavano come un fiume,
allontanandosi dal
mio cuore che aveva ospitato questi sentimenti negativi per troppo
tempo. Mi ero
sentita leggera come una piuma, quando aveva concluso dicendo:
«Io lo amo, e
non credo di poter vivere senza di lui.» Ammetterlo a voce
alta era stata una
liberazione.
Avevo preso un bel respiro e
alzato gli occhi
verso di loro. Erano immobili come solo i vampiri sanno fare e mi
guardavano
con espressioni contrastanti: Esme aveva un’espressione
tenera e affettuosa,
Alice, invece, quasi furibonda.
«Io
glielo avevo detto a quello là che stava facendo una
sciocchezza, ma ormai la
frittata è stata fatta. Lo sai che può essere di
una testardaggine spaventosa …
Comunque, non tutto è perduto, ma se fosse solo per le
vostre teste dure …
Allora posso darti un consiglio?» la
mia
amica, una mano poggiata sul fianco, l’altra che brandiva un
mestolo di legno,
sembrava piuttosto battagliera, ed avevo quasi timore nel dirle:
«Bhè certo,
l’ho chiesto io dopotutto …»
«Andate
a fare una passeggiata insieme e parlatevi, parlatevi fino allo
sfinimento.»
alle sue parole l’avevo guardata con terrore scuotendo il
capo. Lei allora
aveva insistito con aria saccente: «Ma di cosa hai paura? Lui
ti ama quanto te,
solo che ha bisogno di uno scossone ecco tutto. Fidati, fra poco
sarà di
ritorno, andrà tutto bene, non preoccuparti. Se ti senti
più tranquilla sarò
nelle vicinanze.» concluse serafica. Mi ero voltata verso
Esme in cerca di
conforto, ma con orrore avevo visto che annuiva. «Certo
Bella, gli uomini a
volte hanno bisogno di un piccolo incoraggiamento, ed Edward non fa
eccezione.
Inoltre tieni conto che è molto turbato per averti fatto
soffrire così tanto.
Non credo che se lo perdonerà molto facilmente. Anche lui
è insicuro, nonostante
tu fatichi a crederlo.»
L’avevo fissata
assorta.
Edward
insicuro proprio non ce lo vedevo. Quale donna avrebbe potuto
resistergli?Ma forse
… forse Esme non aveva tutti i torti, in fondo lo conosceva
bene.
Avevo
ripensato ai sonetti che avevo letto nella sua camera. Quelle parole
dolci e
struggenti erano dedicate a me sul serio?
Ero
così confusa! Una parte di me voleva buttarsi tra le sue
braccia, ma l’altra
titubava, nel terrore di un rifiuto. Non riuscivo a togliermi dalla
testa la
sua espressione quel giorno nel bosco, le sue parole che avevano
spezzato tutta
la mia fiducia.
Avevo
paura. Di non essere abbastanza, di non essere alla sua altezza, di non
riuscire a catalizzare la sua attenzione su di me. Forse paure
naturali, ma in
una coppia normale, non in una come la nostra.
L’atmosfera
si era fatta notevolmente più distesa quando Esme era
passata a confidarmi
alcuni episodi della sua vita con Carlilse in cui
l’insicurezza aveva avuto la
meglio su di lui, e così Alice con Jasper. Edward era
arrivato proprio mentre
sorridevamo al racconto di come Jasper avesse trascorso una settimana
fuori
dalla loro stanza per aver confuso l’anniversario del loro
matrimonio con il
compleanno di Alice.
Quelle
chiacchiere avevano avuto il merito di alzarmi il morale e farmi
rilassare, ma
sentire che lui era arrivato mi aveva fatto tornare immediatamente con
i piedi
per terra.”
Ero
riuscita, intanto,
ad alzarmi in maniera traballante e fissavo muta la scena che si
presentava ai
miei occhi. Edward e quell’animale si misuravano con furia,
ma non mi sfuggì
che lui si era posizionato in modo da frapporsi fra me e il lupo.
Ciò
nonostante non potei non notare la stranezza di alcune circostanze:
quel lupo
che stava ritto comodamente sulle due zampe posteriori sembrava avesse
un
aspetto “umano”. I suoi occhi castani mi scrutavano
attenti, sembravano … addolorati.
Riflettevo
su cosa fare
per poter aiutare Edward, quando una voce profonda mi raggiunse dal
bosco
dinnanzi a me.
«Fratello
devi farti da
parte. Lei ha scelto e tu devi ritirarti. Non complicare le
cose». Non
conoscevo la persona che aveva parlato e non riuscii neanche a vederla.
Vidi il
lupo scuotere il capo, scoprire di più le zanne con il muso
arricciato, e fare
un passo verso di noi. Sentii il ringhio di Edward e capii che non si
sarebbe
fatto indietro. Tuttavia …, tuttavia sembrava che fosse
titubante
nell’attaccarlo e me ne chiesi il motivo, in fondo come
vampiri vegetariani gli
era capitato di uccidere molti tipi di animali, perché
questo faceva
differenza? Perché questa esitazione?
«Ascoltalo,
è meglio
per te. Non riuscirai mai ad avvicinarti a lei.» la voce di
Edward era
suadente, rilassata, ma non aveva mosso un passo. Ma che cosa
succedeva, si
metteva a parlare con quel mostro ora? Scossi il capo e feci un passo
incerto
indietro. I conti non tornavano, la testa cominciava a girarmi e
sentivo che il
respiro stava diventando difficoltoso.
Un
rametto si ruppe
sotto al mio piede e trattenni il respiro quando gli occhi
dell’animale si
posarono su di me. Sembrava che volesse sbranarmi.
D’un
tratto altri due
giganteschi lupi apparvero di fianco al primo.
Vidi
la scena con
terrore, il mio amore solo contro tre feroci animali nel tentativo di
difenderci.
Il
pensiero che potesse
accadergli qualcosa, che potesse rimanere ferito nello scontro, mi
gelò il
sangue.
Una
goccia di sudore mi
imperlò la fronte. Non potevo rimanere lì
impalata, dovevo agire.
Con
la forza della
disperazione mi gettai in avanti, non so con quale coraggio e con quali
intenzioni, ma sapevo solo che non potevo sopportare l’idea
di perdere Edward
così, sotto ai miei occhi senza fare un tentativo per
smuovere la situazione.
Successe
tutto con una
rapidità sorprendente. Le zampe del primo lupo furono su di
me in un lampo e
vidi solo di sfuggita l’occhiata d’orrore di Edward
che non si era
assolutamente aspettato la mia mossa e il suo grido straziante:
«NOOOO!» nello
stesso momento in cui un artiglio mi feriva il braccio. Sentii un
strappo
doloroso nel braccio, un calore viscido raggiungere la mano in un
attimo,
l’odore ferroso del sangue arrivare al mio naso e farmi
girare ancor più la
testa.
La
presa del lupo si
fece salda su di me.
Ghignò
malignamente nel
mio orecchio.
Morirò,
pensai, ma se Edward si salverà
allora sarà
il miglior modo per andarsene.
Riuscii
solo a vederlo
mentre alzava in alto i palmi delle mani con uno sguardo atterrito e
pronunciava delle parole a voce bassa non so bene a chi, ma non riuscii
a
sentire nulla per il forte ronzio che avvertivo nelle orecchie.
Gli
altri due lupi che
si erano prostrati con il muso atterra e prima di perdere i sensi
fissai bene
nella mente gli occhi del mio amore nella speranza di riuscire a
trasmettergli
per una volta i miei pensieri:
Và
amore mio, salvati e non pensare a me.
L’oro
nel suo sguardo
si cristallizzò fissandomi.
Poi,
divenne via via
più sfocato.
Fui
inghiottita dal buio
e svenni.
JASPER
Sul
letto della nostra
camera finalmente ritornata ai legittimi proprietari guardavo Alice di
spalle
frugare come un’ossessa nella sua enorme cabina armadio. Non
mi stupiva affatto
che non trovasse qualsiasi cosa stesse cercando. Se mi fossi
avventurato lì
dentro, mi sarei perso nelle centinaia di copriabiti, porta accessori,
scarpe e
scatole che ricoprivano ogni centimetro utile di spazio disponibile
della
cabina.
La
sentii sbuffare e
sorrisi. Stava per perdere la pazienza, era quasi al limite.
«Ma
insomma era qui, ne
sono sicura! Tu non è che ne sai qualcosa, vero?»
Mi guardò da sotto il braccio
lanciandomi un’occhiata sbieca.
«Ma
figurati, io lì non
ci metterò mai piede, puoi starne certa.» ero un
po’ seccato con lei. Da quando
Bella era nostra ospite mi aveva praticamente ignorato, presa dalla sua
opera
di riappacificazione. Non che avessi qualcosa da ridire, ma mi sentivo
un po’
messo da parte e la cosa mi infastidiva. Sapevo che aveva fatto in modo
di
lasciarli soli, affinchè potessero finalmente parlare un
po’ in pace, ma ero un
po’ a disagio. Mi misi su un fianco e poggiai la testa sul
palmo della mano. La
osservai trafficare china tra delle buste enormi e la ammirai
estasiato.
Era
deliziosa. Con una
gonnellina in jeans veramente striminzita, una impalpabile blusa bianca
e le
immancabili ballerine ultimo grido era semplicemente
l’eleganza e la grazia
fatte persona. Preso da un fremito incontrollabile mi alzai e mi
diressi verso
di lei. «Ma si può sapere cosa stai
cercando?» le chiesi spazientito ed
eccitato nello stesso tempo. Volevo che la sua attenzione fosse rivolta
a me
non a dei pacchi inanimati.
«E’
un regalino che ho
preso a Bella ieri … l’avevo messo qui, ne sono
sicura, o forse, dietro la
Gucci nuova …» mi rispose lei sempre con la testa
tra i pacchi. Inclinai i capo
verso il basso e chiusi gli occhi. Non c’erano speranze per
quella vampira.
«Che
ne pensi di andare
a fare un giro fuori, magari andiamo a dare un’occhiata ai
due piccioncini, giusto
per sicurezza, potrebbero avere bisogno di un accelerata
…» suggerii io
speranzoso. In realtà percepivo chiaramente lo stato
d’animo di mio fratello,
molto meglio di quello di Bella, probabilmente per una questione di
affinità.
Edward era molto emozionato, speranzoso e preoccupato, ma era
più che naturale.
Speravo solo di suscitare la curiosità di Alice e riuscire
ad allontanarla
dalla camera, visto che ci stavamo intrattenendo lì solo per
motivi futili …
«Ok,
dammi ancora un
attimo …» si affrettò a dire lei.
Mi
incamminai verso la
porta e la stavo aprendo, quando Alice si raddrizzò,
tirò un forte respiro e
mormorò con gli occhi vacui: «Bella
…».
Fui
subito vicino a lei
e l’aiutai a sedersi sul letto. Stava avendo una visione.
«E’
… sparita.»
sussurrò con un filo di voce. La guardai e un momento prima
che mi arrivasse la
cascata di emozioni dall’esterno mormorai tra i denti:
«I licantropi.»
Mi
fissò e disse: «Jazz
oltre il fiume, dobbiamo sbrigarci».
Corremmo
come il vento
ma arrivammo tardi.
Sentimmo
nelle
vicinanze solo la voce di Edward che ci diceva di essere cauti, quindi
rallentammo l’andatura e ci avvicinammo a passo
più lento.
Scorsi
Jacob in
versione licantropo con Bella svenuta tra le sue braccia, Edward a mani
alzate
in segno di resa e due lupi che erano evidentemente sotto il comando di
un
ordine alpha, perché erano accucciati come trattenuti da una
forza invisibile.
Sentii
nell’aria un
vago odore ferroso, anche se ero contro vento e mi bloccai.
Sangue.
Non potevo
proseguire, smisi di respirare.
Sondai
le emozioni di
Jacob, ma era totalmente fuori di sé. Non appena mi vide, si
rizzò sulle zampe,
si voltò e fuggì via nel bosco.
Accidenti
a me e alla mia boccaccia, se non gli avessi detto del mio potere
… ebbi
solo il tempo di pensare
con sincero rammarico.