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Autore: endif    07/05/2009    10 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Mie valorose, eccoci con un nuovo cappy!! Non posso non sottolineare quanto i vostri commenti mi abbiano rallegrata e ringrazio di cuore gli altri lettori che mi stanno via via aggiungendo tra i loro preferiti – seguiti. Spero di non deludervi …

Baci endif

Anna cullen: Grazie cara, ma i colpi sono dietro l’angolo, non demordere!!!

Gazy: Allora Rita, è un autentico piacere aver fatto la tua conoscenza seppure solo nel web! Hai ragione come al solito quasi su tutto ed è con vero interesse e spirito critico che leggo e rileggo i tuoi commenti. Dunque, la storia doveva evolversi in qualche modo altrimenti ristagnavamo tra una Bella gocciolante che usciva da bagni altrui e un Edward che origliava dietro le porte. Non sapevo come uscirmene e volevo che i sentimenti da raccontare seppur carichi di tensione, malizia, desiderio ed emozione mutassero un po’. Ma non troppo vedrai. Per ciò che riguarda il cap precedente concordo pienamente sul periodo confusionario e troppo lungo iniziale: sebbene descriva un animo un po’ confuso e turbato, deve essere comunque comprensibile agevolmente dal lettore. Pardon! Per il dialogo tra Bella e Eddy in realtà seppur grammaticalmente scorretta, l’impressione che volevo dare era proprio questa: un tempo mooooolto lungo che non da a Bella un colpo deciso con un “sono morta quando mi hai abbandonato”. Dopo sarebbe tutto finito. No è una lenta agonia, uno spegnersi piano, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia; è un morire sempre un po’ di più. Non è soltanto morire e basta, è qualcosa di più totalizzante… non so se mi spiego! Per ciò che riguarda la tua ficcy “l’adesso capisco molte cose” si riferisce al fatto che dal tuo modo di scrivere, si evincono tante cose di te che già avevo avuto modo di notare leggendo i commenti: sei una ragazza molto sensibile ed attenta ai particolari. Scrivi con cura soppesando le parole e modellandole bene tra le tue mani per far loro assumere l’importanza più appropriata al momento. Nulla è lasciato al caso, non lo fai così per passare il tempo, ma lo fai con passione. Sei la tipica scrittrice da rilettura, per poter apprezzare davvero tutte le sfumature che vuoi dare ad una storia. Per questo non ti recensisco ancora, perché, per la mia mancanza di tempo non ho ancora catturato tutti i dettagli con cui hai plasmato le tue storie.

 Credo forse di aver sforato un po’come risposta ad un commento, ma come altro contattarti?

Attendo con impazienza le tue impressioni su questo cap.

 Nel frattempo ti invio i miei più calorosi saluti.

Bacioni M.Luisa

Giulia miao: Ciao Giulia, purtroppo non potevo far evaporare Jacob in una pentolaccia d’acido bollente, anche se un po’ lo speravamo tutte…! Cmq non temere, che Edward avrà la sua vendetta. Kiss endif

Bellas: Ciao carissima, sono davvero lieta che il cap ti sia piaciuto, e hai proprio ragione, le donne stanno proprio spettegolando sugli uomini Cullen…! Aspetto di sapere se anche questo cap ti coinvolgerà… baci endif

Lory lost in her dreams: grazie per la tua recensione, sono contenta di averla ricevuta, con l’andare avanti ci si demotiva…, spero che gli altri ti piacciano ugualmente, anche se ci sono cambiamenti in vista… endif

Ale78: perfida vero la scena con Jacob… dite la verità, vi ho fatto tremare le ginocchia, ma tenetevi forte, che il bello deve ancora venire! Bacioni endif

CAP. 21

VIA DA QUI

 

BELLA

«Sarei felice anche di morire per mano sua. Mi dispiace, Jake, ma io lo amo più della mia stessa vita. Non ce la faccio senza di lui.» e dopo aver spezzato il cuore del mio migliore amico mi ero voltata verso il mio vero amore.

Avevo fatto appena un passo, quando Edward era scomparso improvvisamente dalla mia vista e mi ero sentita sbalzare rapidamente ma con delicatezza da una spinta gelida verso un materasso di foglie secche di fianco a me. Caddi con un tonfo e con molta poca grazia per terra e sentii uno schianto tremendo lì dove un attimo prima ero io.

Che fosse caduto un albero proprio a due passi da me?

Con la mia proverbiale fortuna non era affatto improbabile, ma fui investita da dei ringhi spaventosi, a cui seguirono degli ululati feroci. Mi raddrizzai alla ricerca di Edward, timorosa che potesse essergli accaduto qualcosa nello stesso frangente.

E finalmente lo vidi.

Lo vidi solo dinnanzi ad un lupo enorme con le zanne affilate che stava ritto su due zampe ed era sul punto di attaccarlo. Spalancai la bocca come un’ebete. Non avevo mai visto una cosa del genere. Era … era spaventoso. Impallidii come un lenzuolo e mi si mozzò il respiro in gola.

Cercai maldestramente di alzarmi, il panico si era impadronito di me. Ma dove diavolo era Alice quando c’era bisogno di lei? Aveva detto che sarebbe rimasta nei paraggi e che sarebbe andato tutto bene. Bene un corno! E Jacob, dove era andato a cacciarsi? Dovevo raggiungere Edward, fare qualcosa per aiutarlo, distrarre quell’animale in qualche modo.

Alice, Alice ti prego vieni qui, non so che fare. Come un flashback mi ritornò in mente la conversazione avuta con lei appena qualche ora prima.

“Ero appena uscita dalla camera di Edward dopo che Esme era venuta a bussare alla mia porta. Stavo scendendo le scale con circospezione, quando la voce di Alice mi aveva fatto sobbalzare.

«Finalmente hai lasciato la tua NUOVA camera! Dormito bene?» la sua voce sarcastica era un tintinnare di cristalli.

«Alice, tu mi farai venire un infarto» avevo detto in un sospriro scendendo gli ultimi gradini della scalinata con passo esitante guardandomi intorno attentamente e  cercando di stabilizzare il cuore impazzito.

«Tranquilla, lui non c’è.» e vedendo il mio improvviso pallore si era affrettata ad aggiungere «E’ andato a caccia.»

Avevo rilassato i muscoli delle spalle istantaneamente. Non se n’era andato via per sempre, dunque.

Lei mi aveva fissato a lungo e poi aveva detto scuotendo il capo decisa e con aria di rimprovero: «TU hai bisogno di tirarti su. Vedamo … Che ne dici di fare un po’ di sano, rinvigorente  shopping?» la speranza nella voce, gli occhi che le si erano improvvisamente accesi.

Avevo aperto la bocca per ribattere, ma ero rimasta così a bocca spalancata, incapace di replicare. Mi stupii con infinita gratitudine di sentire la voce di Esme provenire dalla cucina. «Alice, tesoro non mi pare proprio che Bella sia sufficientemente in forze per accompagnarti. Ci andiamo insieme più tardi, vuoi?»

Alice aveva spinto in fuori il labbro inferiore imbronciata e aveva borbottato: «Forse hai ragione, ma dobbiamo rimanere fino a chiusura dei negozi!» Sembrava un’adorabile bambina che fa i capricci e a cui non si può negare nulla. Si era diretta intanto in cucina ed io la seguivo un po’ in imbarazzo. Appena varcata la soglia avevo visto Esme districarsi con una quantità impressionante di ingredienti e chiedere ad Alice di aiutarla. Volevano prepararmi una torta e guardandole mi ero accorta che mi erano mancate indicibilmente. Gli occhi avevano preso a pizzicarmi e mi ero lasciata cadere su uno sgabello di fronte alla penisola dove loro armeggiavano per darmi un contegno.

Avevano preso a chiacchierare di futilità senza coinvolgermi direttamente. Le avevo ringraziate mentalmente. Quando mi ero sentita abbastanza stabile avevo puntato lo sguardo sui loro visi e avevo detto: «Ho bisogno di un consiglio».

Si erano girate verso di me zittendosi di botto.

Esme era stata la prima a riprendersi «Certo tesoro, riguardo cosa?»

«Riguardo i problemi di cuore direi …» aveva risposto Alice per me, con sguardo ammiccante verso Esme. Quest’ultima, dopo averle lanciato un’occhiataccia, mi aveva guardato con un’espressione materna e comprensiva e mi aveva invitato a confidarmi. La mezz’ora successiva era stata scandita solo dai miei sfoghi, riguardo i miei dubbi sui sentimenti di Edward, sulla sua decisione irremovibile di non trasformarmi, sulle paure per il futuro. Mi avevano lasciato parlare senza interrompermi e da sola la mia voce era andata spegnendosi man mano che le parole sgorgavano come un fiume, allontanandosi dal mio cuore che aveva ospitato questi sentimenti negativi per troppo tempo. Mi ero sentita leggera come una piuma, quando aveva concluso dicendo: «Io lo amo, e non credo di poter vivere senza di lui.» Ammetterlo a voce alta era stata una liberazione.

 Avevo preso un bel respiro e alzato gli occhi verso di loro. Erano immobili come solo i vampiri sanno fare e mi guardavano con espressioni contrastanti: Esme aveva un’espressione tenera e affettuosa, Alice, invece, quasi furibonda.

«Io glielo avevo detto a quello là che stava facendo una sciocchezza, ma ormai la frittata è stata fatta. Lo sai che può essere di una testardaggine spaventosa … Comunque, non tutto è perduto, ma se fosse solo per le vostre teste dure … Allora posso darti un consiglio?» la  mia amica, una mano poggiata sul fianco, l’altra che brandiva un mestolo di legno, sembrava piuttosto battagliera, ed avevo quasi timore nel dirle: «Bhè certo, l’ho chiesto io dopotutto …»

«Andate a fare una passeggiata insieme e parlatevi, parlatevi fino allo sfinimento.» alle sue parole l’avevo guardata con terrore scuotendo il capo. Lei allora aveva insistito con aria saccente: «Ma di cosa hai paura? Lui ti ama quanto te, solo che ha bisogno di uno scossone ecco tutto. Fidati, fra poco sarà di ritorno, andrà tutto bene, non preoccuparti. Se ti senti più tranquilla sarò nelle vicinanze.» concluse serafica. Mi ero voltata verso Esme in cerca di conforto, ma con orrore avevo visto che annuiva. «Certo Bella, gli uomini a volte hanno bisogno di un piccolo incoraggiamento, ed Edward non fa eccezione. Inoltre tieni conto che è molto turbato per averti fatto soffrire così tanto. Non credo che se lo perdonerà molto facilmente. Anche lui è insicuro, nonostante tu fatichi a crederlo.»

 L’avevo fissata assorta.

Edward insicuro proprio non ce lo vedevo. Quale donna avrebbe potuto resistergli?Ma forse … forse Esme non aveva tutti i torti, in fondo lo conosceva bene.

Avevo ripensato ai sonetti che avevo letto nella sua camera. Quelle parole dolci e struggenti erano dedicate a me sul serio?

Ero così confusa! Una parte di me voleva buttarsi tra le sue braccia, ma l’altra titubava, nel terrore di un rifiuto. Non riuscivo a togliermi dalla testa la sua espressione quel giorno nel bosco, le sue parole che avevano spezzato tutta la mia fiducia.

Avevo paura. Di non essere abbastanza, di non essere alla sua altezza, di non riuscire a catalizzare la sua attenzione su di me. Forse paure naturali, ma in una coppia normale, non in una come la nostra.  

L’atmosfera si era fatta notevolmente più distesa quando Esme era passata a confidarmi alcuni episodi della sua vita con Carlilse in cui l’insicurezza aveva avuto la meglio su di lui, e così Alice con Jasper. Edward era arrivato proprio mentre sorridevamo al racconto di come Jasper avesse trascorso una settimana fuori dalla loro stanza per aver confuso l’anniversario del loro matrimonio con il compleanno di Alice.

Quelle chiacchiere avevano avuto il merito di alzarmi il morale e farmi rilassare, ma sentire che lui era arrivato mi aveva fatto tornare immediatamente con i piedi per terra.”

Ero riuscita, intanto, ad alzarmi in maniera traballante e fissavo muta la scena che si presentava ai miei occhi. Edward e quell’animale si misuravano con furia, ma non mi sfuggì che lui si era posizionato in modo da frapporsi fra me e il lupo. Ciò nonostante non potei non notare la stranezza di alcune circostanze: quel lupo che stava ritto comodamente sulle due zampe posteriori sembrava avesse un aspetto “umano”. I suoi occhi castani mi scrutavano attenti, sembravano … addolorati.

Riflettevo su cosa fare per poter aiutare Edward, quando una voce profonda mi raggiunse dal bosco dinnanzi a me.

«Fratello devi farti da parte. Lei ha scelto e tu devi ritirarti. Non complicare le cose». Non conoscevo la persona che aveva parlato e non riuscii neanche a vederla. Vidi il lupo scuotere il capo, scoprire di più le zanne con il muso arricciato, e fare un passo verso di noi. Sentii il ringhio di Edward e capii che non si sarebbe fatto indietro. Tuttavia …, tuttavia sembrava che fosse titubante nell’attaccarlo e me ne chiesi il motivo, in fondo come vampiri vegetariani gli era capitato di uccidere molti tipi di animali, perché questo faceva differenza? Perché questa esitazione?

«Ascoltalo, è meglio per te. Non riuscirai mai ad avvicinarti a lei.» la voce di Edward era suadente, rilassata, ma non aveva mosso un passo. Ma che cosa succedeva, si metteva a parlare con quel mostro ora? Scossi il capo e feci un passo incerto indietro. I conti non tornavano, la testa cominciava a girarmi e sentivo che il respiro stava diventando difficoltoso.

Un rametto si ruppe sotto al mio piede e trattenni il respiro quando gli occhi dell’animale si posarono su di me. Sembrava che volesse sbranarmi.

D’un tratto altri due giganteschi lupi apparvero di fianco al primo.

Vidi la scena con terrore, il mio amore solo contro tre feroci animali nel tentativo di difenderci.

Il pensiero che potesse accadergli qualcosa, che potesse rimanere ferito nello scontro, mi gelò il sangue.

Una goccia di sudore mi imperlò la fronte. Non potevo rimanere lì impalata, dovevo agire.

Con la forza della disperazione mi gettai in avanti, non so con quale coraggio e con quali intenzioni, ma sapevo solo che non potevo sopportare l’idea di perdere Edward così, sotto ai miei occhi senza fare un tentativo per smuovere la situazione.

Successe tutto con una rapidità sorprendente. Le zampe del primo lupo furono su di me in un lampo e vidi solo di sfuggita l’occhiata d’orrore di Edward che non si era assolutamente aspettato la mia mossa e il suo grido straziante: «NOOOO!» nello stesso momento in cui un artiglio mi feriva il braccio. Sentii un strappo doloroso nel braccio, un calore viscido raggiungere la mano in un attimo, l’odore ferroso del sangue arrivare al mio naso e farmi girare ancor più la testa.

La presa del lupo si fece salda su di me.

Ghignò malignamente nel mio orecchio.

Morirò, pensai, ma se Edward si salverà allora  sarà il miglior modo per andarsene.

Riuscii solo a vederlo mentre alzava in alto i palmi delle mani con uno sguardo atterrito e pronunciava delle parole a voce bassa non so bene a chi, ma non riuscii a sentire nulla per il forte ronzio che avvertivo nelle orecchie.

Gli altri due lupi che si erano prostrati con il muso atterra e prima di perdere i sensi fissai bene nella mente gli occhi del mio amore nella speranza di riuscire a trasmettergli per una volta i miei pensieri:

Và amore mio, salvati e non pensare a me.

L’oro nel suo sguardo si cristallizzò fissandomi.

Poi, divenne via via più sfocato.

Fui inghiottita dal buio e svenni.

 

JASPER

Sul letto della nostra camera finalmente ritornata ai legittimi proprietari guardavo Alice di spalle frugare come un’ossessa nella sua enorme cabina armadio. Non mi stupiva affatto che non trovasse qualsiasi cosa stesse cercando. Se mi fossi avventurato lì dentro, mi sarei perso nelle centinaia di copriabiti, porta accessori, scarpe e scatole che ricoprivano ogni centimetro utile di spazio disponibile della cabina.

La sentii sbuffare e sorrisi. Stava per perdere la pazienza, era quasi al limite.

«Ma insomma era qui, ne sono sicura! Tu non è che ne sai qualcosa, vero?» Mi guardò da sotto il braccio lanciandomi un’occhiata sbieca.

«Ma figurati, io lì non ci metterò mai piede, puoi starne certa.» ero un po’ seccato con lei. Da quando Bella era nostra ospite mi aveva praticamente ignorato, presa dalla sua opera di riappacificazione. Non che avessi qualcosa da ridire, ma mi sentivo un po’ messo da parte e la cosa mi infastidiva. Sapevo che aveva fatto in modo di lasciarli soli, affinchè potessero finalmente parlare un po’ in pace, ma ero un po’ a disagio. Mi misi su un fianco e poggiai la testa sul palmo della mano. La osservai trafficare china tra delle buste enormi e la ammirai estasiato.

Era deliziosa. Con una gonnellina in jeans veramente striminzita, una impalpabile blusa bianca e le immancabili ballerine ultimo grido era semplicemente l’eleganza e la grazia fatte persona. Preso da un fremito incontrollabile mi alzai e mi diressi verso di lei. «Ma si può sapere cosa stai cercando?» le chiesi spazientito ed eccitato nello stesso tempo. Volevo che la sua attenzione fosse rivolta a me non a dei pacchi inanimati.

«E’ un regalino che ho preso a Bella ieri … l’avevo messo qui, ne sono sicura, o forse, dietro la Gucci nuova …» mi rispose lei sempre con la testa tra i pacchi. Inclinai i capo verso il basso e chiusi gli occhi. Non c’erano speranze per quella vampira.

«Che ne pensi di andare a fare un giro fuori, magari andiamo a dare un’occhiata ai due piccioncini, giusto per sicurezza, potrebbero avere bisogno di un accelerata …» suggerii io speranzoso. In realtà percepivo chiaramente lo stato d’animo di mio fratello, molto meglio di quello di Bella, probabilmente per una questione di affinità. Edward era molto emozionato, speranzoso e preoccupato, ma era più che naturale. Speravo solo di suscitare la curiosità di Alice e riuscire ad allontanarla dalla camera, visto che ci stavamo intrattenendo lì solo per motivi futili …

«Ok, dammi ancora un attimo …» si affrettò a dire lei.

Mi incamminai verso la porta e la stavo aprendo, quando Alice si raddrizzò, tirò un forte respiro e mormorò con gli occhi vacui: «Bella …».

Fui subito vicino a lei e l’aiutai a sedersi sul letto. Stava avendo una visione.

«E’ … sparita.» sussurrò con un filo di voce. La guardai e un momento prima che mi arrivasse la cascata di emozioni dall’esterno mormorai tra i denti: «I licantropi.»

Mi fissò e disse: «Jazz oltre il fiume, dobbiamo sbrigarci».

Corremmo come il vento ma arrivammo tardi.

Sentimmo nelle vicinanze solo la voce di Edward che ci diceva di essere cauti, quindi rallentammo l’andatura e ci avvicinammo a passo più lento.

Scorsi Jacob in versione licantropo con Bella svenuta tra le sue braccia, Edward a mani alzate in segno di resa e due lupi che erano evidentemente sotto il comando di un ordine alpha, perché erano accucciati come trattenuti da una forza invisibile.

Sentii nell’aria un vago odore ferroso, anche se ero contro vento e mi bloccai.

Sangue. Non potevo proseguire, smisi di respirare.

Sondai le emozioni di Jacob, ma era totalmente fuori di sé. Non appena mi vide, si rizzò sulle zampe, si voltò e fuggì via nel bosco.

Accidenti a me e alla mia boccaccia, se non gli avessi detto del mio potere … ebbi solo il tempo di  pensare con sincero rammarico.

   
 
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