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Autore: Nami93_Calypso    05/10/2016    1 recensioni
Bellmer e Rocinante.
Due marines, due benefattori, due persone che si sono sacrificate per il bene di qualcun altro, per dei bambini.
La storia di come si sono incontrati, come hanno vissuto, come si sono separati e come, alla fine, si sono ritrovati.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellemer, Donquijote Rocinante, Nami, Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oltre la distanza. Oltre la morte

 
-Ehi! Stai bene?-
Corre giù per la rampa di scale dalla quale ha appena visto scivolare e rotolare il ragazzo biondo che ora se ne sta disteso con gambe e braccia spalancate a mo di stella marina.
Quando lo raggiunge nota che anche lui porta una divisa militare. Sta ridendo.
Ma come? Ha appena fatto un capitombolo memorabile e ride?
-Credo tu abbia battuto la testa molto forte...- commenta guardandolo dall’alto in basso leggermente preoccupata per la sua sanità mentale.
-Ma figurati- risponde lui dopo aver ripreso fiato -Cado talmente tante volte che ormai non me ne accorgo quasi più-
Non sta certo migliorando la sua posizione dicendo assurdità simili.
-Bè, se non vuoi startene lì disteso tutto il giorno-
Gli porge una mano e lui l’afferra prontamente e si rimette in piedi.
-Grazie- dice spazzolandosi i pantaloni della divisa prima di tornare a concentrarsi su di lei.
-Piacere di conoscerti, mi chiamo Rocinante-
Lo squadra. Avrà più o meno quindici anni.
-Cosa ci fa un ragazzino come te in un posto simile?-
-Bè in realtà- si gratta il capo lievemente imbarazzato -Sono praticamente cresciuto in questa base della marina-
Lei continua a squadrarlo, scettica. Un ragazzino imbranato e maldestro. Cosa potrà mai fare per la marina?
-E tu? Anche tu mi sembri abbastanza giovane-
-Io mi sono arruolata da poco- risponde, ma senza prestare attenzione a lui bensì all’orologio posto sulla parete di fianco -E ora scusami ma sono quasi in ritardo per l’addestramento-
Senza aggiungere altro lo supera e si allontana.
-Aspetta!- sentendo il suo richiamo rallenta e si volta leggermente -Non mi hai detto come ti chiami!-
Lei sorride e gli fa l’occhiolino.
-Bellmer-
 

 
***

 
-Hai una sigaretta?-
Lui si volta appena a guardarla prima di estrarre un pacchetto dalla tasca dei pantaloni e porgerglielo.
Lei prende una sigaretta e gli restituisce il pacchetto prima di accenderla liberando nuvolette di fumo sopra le loro teste che vanno a mischiarsi con quelle che escono dalla bocca di lui.
-Tra un paio d’ore dovremmo arrivare a destinazione- dice lui sovrappensiero.
-Vedi di non combinarne una delle tue solite-
Lui si volta a guardarla spalancando la bocca offeso, ma subito si riprende e le regala un sorriso smagliante.
-Tanto ci sei tu a pararmi il culo-
La sua risata allegra viene interrotta da un pugno di lei che si abbatte sul suo capo facendolo accasciare sul ponte della nave da guerra.
-Sei il solito idiota- mastica Bellmer tra i denti allontanandosi e lasciando l’amico steso al suolo agonizzante.
 

***

 
Ha un proiettile conficcato nella spalla ma non ha importanza, usa l’altro braccio per impugnare la spada.
Non può cedere, non in quel momento.
La battaglia infuria tutto intorno a lui, i due schieramenti sono alla pari in quanto a potenza e uomini sul campo ma stanno lottando da ore, qualsiasi colpo inferto o ricevuto potrebbe essere decisivo per spostare l’ago della bilancia in favore di uno o dell’altro.
-AH!-
La sente urlare. È lei, è Bellmer.
Il sangue gli si gela nelle vene e si volta per cercarla.
È a pochi passi da lei, inginocchiata a terra che si tiene il fianco da cui sgorga copiosamente sangue. Non la vede in volto ma è certo abbia un’espressione di dolore. Davanti a lei si staglia la figura di un uomo, un pirata, che la sovrasta con la sciabola sorretta sopra la testa con entrambe le mani. Ha il volto contratto dal piacere sadico che proverà infliggendole il colpo di grazia.
-Bastardo!- si lancia verso di loro e trapassa l’uomo da parte a parte nello stomaco con la sua spada.
Schizzi di sangue ricoprono i due marines.
 

 
***

 
Gli ansimi e i gemiti di piacere si fanno sempre più intensi nello sgabuzzino buio e polveroso.
Le spinte più decise, quasi disperate.
La pelle si fa bollente, le unghie si aggrappano al corpo dell’altro, le labbra baciano qualsiasi centimetro di pelle raggiungibile, gli occhi si cercano nell’oscurità.
Non dovrebbero e lo sanno perfettamente. Il codice militare della marina non permette relazioni amorose all’interno del proprio esercito. Ma forse è proprio anche questo divieto a spingerli ogni volta a cercarsi e ad amarsi.
Ne hanno bisogno. In tutto quel caos, quella fatica, quel rischiare la vita ad ogni missione hanno bisogno di un punto fermo, delle braccia tra cui tornare, una bocca che li possa accogliere e consolare.
Non gli importa di nulla, solo di stare bene in quei rari momenti rubati.
Non importa che siano dei marines.
Non importa che lei sia più grande.
Non importa che lui abbia un grado più alto.
Ciò che importa è ricercare e rincorrere quei momenti di felicità con frequenza sempre maggiore.
È impossibile starsi lontani. Hanno bisogno della pelle dell’altro per sentirsi completi, delle mani, della bocca, degli occhi, della voce.
 

 
***

 
-Cos’è?- domanda accigliata prendendo un pezzo di carta che lui le porge.
-È una nostra fotografia-
Bellmer la osserva. Sono loro due, felici e sorridenti. Sono in un pub, probabilmente stavano festeggiando una vittoria. Non ricordava nemmeno quando e dove fosse stata scattata. Lui le circondava le spalle con un braccio, una sigaretta tra le dita, mentre lei sollevava un boccale di birra al cielo.
Sì, erano proprio felici e sereni.
-Bellmer- lui la richiama e lei solleva gli occhi dalla fotografia -Devo partire-
Lei non coglie il tono grave nella sua voce.
-Di che missione si tratta?-
-È diversa dalle altre...- tentenna. Capisce dai suoi occhi che non ha ancora capito cosa vuole dirle -Mi hanno proposto una missione importante e top secret-
Lei indurisce appena lo sguardo. Non promette nulla di buono.
-Quanto starai via?- domanda.
-Anni. Non sappiamo quanto durerà-
Lei perde un battito.
Anni. Anni senza di lui.
-Spionaggio? Incognito?- cerca di carpirgli informazioni ma lui scuote il capo.
-Sai che non possiamo rivelare informazioni sulle missioni segrete-
-Nemmeno dove andrai?-
Le prende il viso tra le mani, addolorato.
-Finchè avrai questa foto con te io sarò sempre con te-
Avvicina il volto a quello di lei e le loro labbra si trovano all’istante, come è sempre stato tra loro. Si completano.
-Ti scriverò, per quanto mi sarà possibile- le promette tra un bacio e l’altro, senza mai staccarsi troppo dalle sue labbra.
-Tu mi scriverai?- le chiede, guardandola negli occhi.
Lei gli regala un sorriso sghembo e alza le spalle.
-Lascio a te queste smancerie-
Prima che lui possa rispondere alla frecciatina, lei si avventa sulle sue labbra con maggior foga e disperazione, allacciando le braccia dietro il suo collo e avvicinandosi maggiormente al suo corpo facendoli aderire.

 
***

 
Urla disperate la riscuotono.
Intorno a lei vede solo polvere e cadaveri. La sua bocca sa di terra e ferro.
Sente dolore in tutto il corpo. Purtroppo hanno avuto la peggio. Osserva i suoi compagni caduti.
Da dove arrivano quelle grida strazianti?
Si rimette faticosamente in piedi e zoppica in direzione del rumore.
Dietro un muretto trova nascoste due bimbe. Una neonata e una più grande, forse ha tre anni. La maggiore, con le lacrime agli occhi, cerca disperatamente di zittire l’altra che strilla con talmente tanta foga da avere il volto paonazzo. Se continua così non riuscirà più a respirare.
La bambina con i capelli indaco si accorge di lei e la osserva terrorizzata tentando di allontanarsi.
Bellmer si inginocchia alla sua altezza e le sorride.
-Non preoccuparti, è tutto finito-
La bimba la scruta, ancora diffidente.
-Siete tutte sole?-
Lei annuisce.
I suoi occhi sono pieni di terrore, così come le urla della neonata.
-Allora verrete a casa con me-
La bimba non risponde, ma non scappa, non urla, non si oppone.
Con uno sforzo sovraumano si carica le due bambine in braccio e si allontana dal campo di battaglia.

 
***

 
Se ne sta seduto in silenzio vicino a suo fratello e agli altri ufficiali di quella famiglia che non gli appartiene.
Quello non è il suo posto. È lì solo per fermare quel pazzo di suo fratello e scoprire i suoi progetti più sordidi.
Li odia tutti, non li sopporta. Ma non può fare altrimenti.
Ma se può fermare quel pazzo è più che felice di sacrificare un po’ di tempo della sua vita.
Un bambino entra nella stanza sotto invito di Doflamingo.
Rocinante lo scruta.
È piccolo, avrà circa dieci anni. Capelli neri e un cappello maculato leggermente buffo che stona incredibilmente con la sua espressione e i suoi occhi che non fanno altro che trasmettere odio e desiderio di distruzione.
Doflamingo gli ha parlato di lui. È un superstite della Città Bianca. Così giovane e ha già visto così tante sofferenze. In confronto quello che ha vissuto lui non è niente.
Perchè quel bambino si trova lì? Non è posto per lui. Stando lì non farebbe altro che soffrire. Vuole davvero continuare a soffrire? Non lo permetterà. Lo allontanerà come ha fatto con un sacco di bambini fino a quel momento.
-Ah, Law- sta dicendo Doflamingo -Lui è Corazon, un’altro ufficiale-
Rocinante si alza e si avvicina al bimbo che lo scruta ostentando sicurezza e superiorità.
-Sta attento- aggiunge il pirata -Odia i bambini-
Il marine lo afferra per la testa e lo scaraventa fuori dalla finestra sperando che il dolore che gli procurerà lo spingerà ad andarsene.

 
***
 

Solleva Law e lo fa entrare nel forziere.
-Qui sei al sicuro- gli spiega -I pirati portano sempre via i tesori conquistati così potrai uscire indenne dalla gabbia per uccelli-
-E tu come farai?- gli domanda il bambino.
Sorride, rassicurante.
-Non preoccuparti. Io e Doffy siamo fratelli. Si arrabbierà un po’ con me ma non mi ucciderà-
Mente. Sa perfettamente di non avere possibilità.
Ma Law non lo sa e non si accorge della sua ennesima bugia.
Farebbe di tutto per quel bambino, persino mentire sulle sue origini e il suo lavoro.
Ripensa a quando è fuggito dal fratello, quando Sengoku l’ha accolto, il periodo nella marina. E pensa a lei, a Bellmer, l’unica donna che abbia mai amato. La donna che tanto pazientemente lo sta aspettando.
In tutti quegli anni sono rimasti in contatto seppur in modo sporadico.
Lui non ha potuto dirle molto sulla sua vita ma lei gli ha raccontato molte cose. Che ha smesso di essere una marine, che è tornata nel suo villaggio di origine, che ha adottato due bimbe di cui gli ha anche mandato una fotografia.
Ogni sua lettera finisce con un invito ad andarla a trovare quando avrà finito il suo lavoro.
-Sai Law- non sa perchè dice quello che sta per dire, non ha senso -Ora che hai mangiato il frutto ope-ope sei libero dalla tua malattia! Potremo fare quello che vogliamo, andare dove vogliamo! Potremo girare il mondo. Potremmo lasciare il Mare Settentrionale e andare in quello orientale, mi hanno detto che è bellissimo. Che ne dici?-
E quasi riesce a vederla, la vita che avrebbe potuto fare. Vede lui e Bellmere nel campo di mandarini che lei tante volte gli ha descritto mentre osservano sereni i bambini che giocano insieme. Law sorride, finalmente. Un sorriso vero, genuino, spensierato. L’ombra del terribile passato non attraversa più i suoi occhi grigi.
-Con il mio potere nessuno di sentirà-
Cerca di trattenere le lacrime mentre tocca il bambino sul capo e lo rinchiude in un’invisibile bolla di silenzio.
-Ti voglio bene-
Gli sorride e cerca di trasmettergli tutta la speranza possibile in quella smorfia.
L’ultima bugia.
 
***

 
Non ha più notizie di Rocinante da un po’, forse più di un anno, ma non se ne preoccupa. I loro contatti sono sempre stati incostanti a causa della sua missione top secret. Ma dopo tutto quel tempo lei ha messo insieme i pezzi e ha capito che si tratta di una missione estremamente delicata e probabilmente in incognito. Non deve far altro che aspettare sue notizie.
Nell’ultima sua lettera le aveva detto che forse presto l’avrebbe raggiunta.
E lei ci aveva sperato davvero. Ma ormai era troppo tardi.
Stava fissando l’uomo pesce che le puntava contro il fucile.
Poco distante le sue bambine urlavano, la imploravano di fermarsi, di non sacrificarsi per loro.
Ma non poteva. Loro erano tutto quello che aveva. Non avrebbe avuto senso vivere senza di loro. Non avrebbe sopportato anche questo.
Avrebbe voluto poter fare molto di più per loro, dar loro di più, magari anche un padre.
Non lo aveva mai detto a nessuno, non ne aveva mai parlato con loro due. Aveva sempre sperato che un giorno Rocinante l’avrebbe raggiunta e sarebbe diventato membro della sua famiglia, il tassello mancante.
Ma, purtroppo, il suo desiderio non si era avverato.
-Nami, Nojiko- le richiama con tono calmo, sorridendo. Sono già abbastanza spaventate, non vuole che capiscano la paura, la rabbia e la frustrazione che l’attanagliano.
-Vi voglio bene-

 
***

 
-Non credevo ci saremmo rincontrari così-
-Nemmeno io-
Si fissano immobili, un paio di passi a separarli. Nessuno dei due ha il coraggio di annullare quella distanza.
Hanno paura che muovendo un solo muscolo tutto sparisca. Non si vedono da così tanto.
-Mi sei mancata tanto- si lascia andare lui sciogliendo i muscoli.
Sentendo quelle parole tutta la paura si dirada e Bellmer si avvicina a lui e lo stringe forte a sè.
Non risponde, si limita a baciarlo.
Da quanto tempo non sentiva quel sapore sulle labbra, quella sensazione sulla pelle, quello sfarfallio nello stomaco, quel battito cardiaco impazzito.
Sa che sono morti, lo sa perfettamente. Ma non le importa. Ciò che ora importa è stare insieme, finalmente.
Ed è quello che fanno. Stanno insieme, sempre. Si raccontano degli ultimi anni, di quello che hanno fatto.
Lei gli racconta tutta storia di Nami e Nojiko.
Lui le racconta del suo lavoro da spia nella famiglia Donquijote e di Law.
Sono felici.
Nonostante la distanza, nonostante gli oceani a separarli si sono ritrovati non solo nella morte ma anche nella vita. Entrambi si sono sacrificati per qualcun altro, per dei bambini. Hanno dedicato la loro vita per salvarli, e sono anche morti per salvarli.
-Sarebbe stato bello creare una grande famiglia insieme- sentenzia Rocinante sbuffando una nuvoletta di fumo.
Lei, con il capo appoggiato sulla sua spalla, lo osserva perdere lo sguardo nel vuoto.
-Roci- sussurra con fare tranquillo e rilassato.
-Sì?- domanda lui guardandola di striscio.
-Il cappotto. Sta andando a fuoco-

 
***
 

Se ne sta chiusa nel suo studio a lavorare alla cartina dell’ultima isola visitata: Punk Hazard.
Da una settimana ormai condivide quella stanza con il loro ospite, Trafalgar Law, il Chirurgo della Morte, temuta supernova nonchè membro della Flotta dei Sette. A detta sua aveva bisogno di un posto tranquillo in cui studiare nel minimo dettaglio i suoi piani per rovesciare uno dei Quattro Imperatori e quella era la stanza più silenziosa di tutta la nave. E come poteva dargli torto? Lei stessa si rifugiava lì non solo per lavorare ma anche quando aveva bisogno di staccare da quegli scalmanati dei suoi nakama.
Non le va giù quel ragazzo, non dopo il brutto tiro che le ha giocato a Punk Hazard facendola finire nel corpo di Franky e lasciando il suo corpo in balia di Sanji. Al solo pensiero trema ancora per il disgusto. Non sa nemmeno se possano fidarsi di lui e dell’alleanza stretta con Rufy.
Ma, per fortuna, in quanto a compagno di studio non poteva lamentarsi. Se ne stava nel suo angolino a studiare le sue carte, a scrivere furiosamente. Ogni tanto si alzava e passeggiava avanti e indietro apparentemente meditando. Ma questo suo via vai non le dava fastidio tanto era concentrata sul suo lavoro.
-Chi è?-
La sua voce la riscuote e le fa alzare il capo verso di lui.
È vicino a uno scaffale, ha in mano l’unica cornice presente nella stanza.
-È la mia madre adottiva-
Law fissa la fotografia. Qualcosa ha catturato la sua attenzione ma non riesce a capire cosa.
Una donna sorride all’obbiettivo sollevando un boccale di birra, il braccio di una persona le cinge le spalle, una sigaretta stretta tra le dita. La fotografia è chiaramente tagliata, c’era qualcun altro con lei.
E poi capisce. Quell’insolito colore di capelli l’ha già visto.
Senza pensarci o chiedere il permesso apre il fondo della cornice per estrarre la foto.
-Ehi!- lo richiama infuriata la navigatrice, alzandosi e andando verso di lui -Ti ha dato di volta il cervello? Come ti permetti?-
Cerca di strappargli la foto dalla mano ma lui l’allontana e, con l’altra, estrae un pezzo di carta ripiegato dalla tasca dei jeans.
-Ferma un attimo- intima a Nami.
Lei gli risponde per le rime ma lui non la sente più.
Appoggia le due fotografie sul ripiano dello scaffale, uno accanto all’altro.
Quello che viene fuori è un’unica foto che ritrae due persone sorridenti, un uomo e una donna, con indosso la divisa della marina. Nella metà di foto appartenente a Law si intravedevano i capelli della donna.
Entrambi fissano l’immagine esterrefatti per poi sollevare lo sguardo carico di stupore e domande l’uno sull’altra.
 

 
***

 
-Ehi! Perchè l’hai tagliata?- le chiede indignato.
Lei gli risponde con una linguaccia.
-Avevi detto che se avessi avuto la foto con me tu saresti stato con me, ma voleva che le mie bambine avessero una mia foto- dice, tirando fuori il pezzo di fotografia che lo ritrae.
Lui sorride complice.
-È stata più o meno la stessa cosa- accosta la sua metà di fotografia a quella di lei.
-Il solito romanticone!- lo canzona lei, spingendolo via proprio mentre si stava avvicinando per darle un bacio e facendolo cadere a terra.
-Forse riusciremo davvero ad avere la nostra famiglia- dice lui, dopo essersi messo a sedere, osservando da lontano Nami e Law.
I suoi occhi luccicano per la commozione.
-In fondo Law è un bel ragazzone, sono sicuro che non avrebbe problemi a conquistarla!-
Bellmer strabuzza gli occhi sentendolo.
-Tsk, se mai succederà sarà solo perchè la mia bambina è irresistibile!-

 




Angolo di Calypso
Buon giorno a tutti!
Cos’è questa cosa? Non lo so! :D
So solo che avevo la testa piena di immagini, scene, momenti della vita di Rocinante e Bellmer e avevo bisogno di tirarli fuori ma non avendo l’intenzione di fare una vera e propria storia e uscita fuori questa cosa che boh, potrei definirla un insieme di headcanon che ho su questa coppia senza una vera e propria ambientazione.
La cosa più sconcertante che non capisco è: perchè è scritta al presente?! O.O credo di non aver mai scritto nulla al presente. Mentre la pensavo mi veniva così e mettendola giù non sono proprio riuscita a cambiare il tempo verbale.
Ma passiamo oltre!
Per scriverla ho fatto un po’ di ricerca soprattutto sui tempi e ho scoperto cose per me sconcertanti. Rocinante è più piccolo di Bellmer (quando muore ha solo 26 anni‼‼) e lui muore prima di lei! Forse per il fatto che nella storia sono presentati in ordine diverso ero fermamente convinta che lei morisse prima, in realtà muore un anno dopo.
E niente, sono piena di feels per questa coppia che lavorando di tanta fantasia avrebbe potuto esistere davvero *.* poi tumblr è piena di bellissime immagini su loro due o su loro con i tre figliocci che sono un amore. E poi essendo una lawnamista inside non potevo non shipparli :P
Bene, smetto di cianciare.
Spero che questa cosa, questo esperimento, quest’accozzaglia di pensieri non faccia totalmente schifo.
Vi ringrazio per aver letto :)
Alla prossima!
 

 
   
 
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