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Autore: Lady R Of Rage    05/10/2016    1 recensioni
Una giovane, fragile umana è tutto quello che si frappone fra Mettaton e i suoi sogni.
Quando lui e la ragazza si fronteggiano per un’ultima, strenua battaglia, la star è convinta che sarà questione di poco.
A volte, però, le cose non vanno come noi vorremmo, e un fallimento può originarsi dalla ragione più insospettabile.
E mentre un dolore atroce si fa largo attraverso il suo corpo, incomprensibile per Alphys e ancor meno per lui, Mettaton capisce che è giunto il momento di scendere a patti con la realtà.
E di capire per davvero quali sono i suoi sogni.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphys, Frisk, Mettaton, Napstablook
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '#MTTBrandVitaDiM...'
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Capitolo 2: Cambiamenti Forzati

"It's easy to throw you under the bus
Or call you crazy while filling my cup
I say these things to hurt you
But I can only hurt myself"

(It Takes Two, Katy Perry)

-Ahio! Vacci piano con quelle unghie.-
Mettaton strinse forte i pugni, facendo trasalire Alphys.
-S-scusami. S-sono un po’ stanca.- balbettò la scienziata per tutta risposta. 
Sdraiato sulla schiena nel suo ampio letto, con almeno una decina di cuscini di tutte le sfumature del rosa ammucchiati dietro la schiena, Mettaton era di pessimo umore. Era ormai un’ora che Alphys, seduta di fianco a lui, gli tastava lo stomaco dolorante con uno scanner, cercando di capire quale fosse la causa del suo male, ma più cercava, meno sembrava capire. 
Dopo che Alphys era uscita, assieme alla ragazzina umana, il robot era rimasto da solo per mezz’ora almeno, con lo stomaco che doleva tanto da annebbiargli la vista. Incapace di muoversi, anche solo di rigirarsi nel letto, era rimasto in attesa cercando di calmarsi, premendo con delicatezza un cuscino sulla parte lesa. Aveva acceso dal suo lettore musicale incorporato una playlist di musica rilassante, si era fatto portare dal servizio in camera (ovvero da Burgerpants) una tazza di olio bollente, che aveva sorbito con lentezza sperando che il calore alleviasse il male allo stomaco, e si era messo a pensare, cercando di capire in cosa avesse sbagliato.
Ma i suoi pensieri, qualunque fossero, conducevano sempre nella stessa direzione.
Sarebbe rimasto nel Sottosuolo per sempre, a fare le stesse cose e vedere le stesse persone. Asgore avrebbe preso l’anima dell’umana, l’avrebbe usata, assieme alle altre, per spezzare la Barriera. L’umanità sarebbe stata distrutta, e con essa, ogni sua ambizione.
Mettaton non era mai stato un individuo irascibile, ma ogni volta che ci pensava doveva richiamare a sé tutta la sua flemma da star per non schiaffeggiare Alphys con tutte le sue forze.
-Tutto questo non sarebbe successo se non avessi sbagliato a programmare questo corpo.- sibilò la superstar, dedicando alla scienziata uno sguardo pieno di rabbia.
Alphys si sistemò gli occhialini sul viso e fissò il robot con aria spaventata. -M-mi dispiace.- disse con voce tremante. -N-non so davvero c-cosa è successo. H-ho controllato ogni c-collegamento, m-ma… sembra t-tutto in regola.-
Mettaton alzò gli occhi al cielo. -T-t-t-tutto in regola.- ripeté in tono beffardo. -Fa MALE, Alphys. Non hai idea di quanto faccia male. Non riesco neanche a muovermi. Direi che non è affatto in regola.-
Fissò la piccola lucertola dritta negli occhi:-Hai già rovinato tutti i miei sogni. Riesci a non rovinarmi anche la salute?-
Alphys strinse le mani artigliate attorno al bordo del camice, attorcigliando con forza la stoffa. 
-C-controllerò ancora. Non preoccuparti, M-Mettaton. Ti riparerò il p-prima possibile.-
Mettaton tacque, mentre la scienziata continuava a tastargli lo stomaco indolenzito con lo scanner. Non gli piaceva affatto prendersela con la sua amica, ma non riusciva a trattenersi. In quel momento, se lui l’avesse contrariato, avrebbe urlato in faccia anche a re Asgore in persona.
-S-senti, Mettaton.- disse piano la dottoressa. Il robot la guardò per traverso, senza empatia. 
-Io…- Alphys sembrava fare ancor più fatica del suo solito a formare le parole. -Io… l-lo so che per te è difficile. Mi… mi hai parlato tantissimo d-del tuo sogno… ci t-tenevi tanto…-
La sua voce era ormai quasi un sussurro.
-Se posso… posso fare q-qualcosa per te… p-per farti un p-po’ piacere f-finché stai qui…-
-Alphys.- il tono di Mettaton era brusco, tagliente come uno dei suoi laser. -Se non fosse per te, io non dovrei più stare qui.-
Una fitta improvvisa di dolore gli impedì di dire altro. Mettaton avvampò, stringendo forte i denti e i pugni, e sprofondò inerte fra i cuscini. Alphys impallidì, visibilmente ferita dalle sue parole, ma la star non ci fece caso. Il dolore era così forte da impedirgli anche di pensare. Ringraziò di non poter sudare o vomitare, perché era certo che se avesse potuto sarebbe stato uno spettacolo indecente.
Ad un tratto, una vivace melodia dalla lingua incomprensibile si diffuse nell’aria. Mettaton riconobbe immediatamente la sigla di Mew Mew Kissy Cutie, l’orrendo cartone umano che sembrava piacere tanto ad Alphys. La sua amica arrossì violentemente. Tirò fuori il cellulare dalla tasca del camice, premette un tasto con l’unghia e lo avvicinò alla testa.
-P-pronto?- 
Mettaton alzò gli occhi al cielo. Fu solo per non compromettere la sua reputazione di divo elegante e di classe con chiunque fosse l’interlocutore che non si mise a strillare addosso ad Alphys, ordinandole di tornare immediatamente da lui, e dedicarsi alle chiamate di piacere dopo averlo rimesso a posto. 
-Ciao, S-Sans! Che b-bello sentirti! Come stai? E t-tuo fratello, come se la passa?- Alphys si era allontanata dal letto per parlare al telefono. Mettaton tamburellava con la mano guantata sul piano del letto, digrignando i denti con malagrazia. Non aveva mai conosciuto gli amici scheletri di Alphys, e francamente non gli interessava. La città di Snowdin non gli piaceva per niente, era troppo silenziosa e priva del fascino luminescente che secondo lui si addiceva a una star. Inoltre non aveva tempo da perdere per andare a visitare tutti i suoi fan. 
-S-se è un’altra c-cena a base di spaghetti, m-mi dispiace, ma n-non posso venire.- continuava Alphys dall’altra parte della stanza. 
-Mettaton non si sente b-bene, e…-
-E vorrebbe essere riparato prima di subito- disse lui a bassa voce accarezzandosi lo stomaco pulsante. -Quindi, per cortesia, chiudi la telefonata e torna ad occuparti di me prima che mi si sciolga lo stomaco.-. Sembrava dolergli più forte ogni attimo, e nonostante Mettaton sperasse che, da un momento all’altro, riuscisse per lo meno ad abituarsi, continuava a sentirlo forte e persistente come una coltellata, tale da lasciarlo immobile nei cuscini rigido come un manichino. 
In quel momento l’espressione di Alphys cominciò a cambiare. Il suo viso si fece prima incredulo, poi spaventato, mentre il suo respiro accelerava e la mano tremava attorno al telefono. 
-C-c-cosa? N-non è p-possibile?- balbettò, fissando il vuoto coi grandi occhi color miele.
Poi uscì dalla stanza, parlottando animatamente nel cellulare a voce troppo bassa perché Mettaton potesse udire ciò che diceva. Lo stomaco del robot doleva così tanto da costringerlo a soffocare alcune urla in un cuscino, sperando che Alphys finisse presto la sua chiacchierata.
Probabilmente Sans aveva visto la nuova puntata di Mew Mew Kissy Cutie, e le aveva anticipato a suo di giochi di parole orribili (un’altra delle ragioni per cui Mettaton non teneva affatto ad incontrare i due fratelli) le ragioni per cui Mew Mew e Hikaru si erano di nuovo lasciati, salvo poi rimettersi insieme tre puntate dopo, come al solito. Era successo altre volte, ormai ci era abituato, e quel giorno che stava così male gli sembrava ancor più una perdita di tempo.
Alphys ricomparve presto, cosa insolita per lei, che poteva parlare di Mew Mew per ore intere senza mai stancarsene. Appena Mettaton udì il rumore della porta aperta, allontanò bruscamente il cuscino dalla faccia e squadrò la scienziata con sufficienza.
-Ora che hai finito la chiacchieratina, per cortesia, potresti degnarti di ripararmi, o è troppo?- sputò senza riguardo, stringendo tutte e due le mani sullo stomaco.
Solo dopo aver parlato si accorse delle lacrime che velavano il viso di Alphys. 
Rimase titubante per un attimo, guardandola con un’espressione prima irata, poi confusa.
Poi Alphys si asciugò le guance e parlò.
-E’ morto.- disse, senza nemmeno balbettare.
-Re Asgore è morto.-
Nel tempo che il robot impiegò a processare la notizia, la scienziata era già uscita dalla stanza, sbattendo la porta con una furia non sua, asciugandosi il viso con le maniche del camice.
Rimasto solo, Mettaton cercò di pensare. Le fitte allo stomaco sembravano intensificarsi secondo per secondo, come una scarica di pugnalate attraverso il metallo. In pochi secondi si ritrovò a contorcersi sul fianco, le mani strette attorno ai fianchi, piegato in due come un cane ferito. 
Aveva conosciuto Asgore una volta sola, quando Alphys glielo aveva presentato prima di diventare scienziata reale, ancora nella forma di un rettangolo privo di gambe.
Gli era sembrato un individuo simpatico: un po’ svampito, un po’ impacciato… ma tutto sommato un buon re.
Ed ora era morto.
Mettaton non aveva mai avuto paura del proprio destino come in quel momento.
Poi pensò ad Alphys, e a tutti gli altri mostri, e sentì un terrore ancestrale scorrergli nei circuiti.
O forse era il dolore allo stomaco. che sempre più forte cercava disperatamente di uscire da qualche parte?
Incapace di trattenersi, Mettaton premette un cuscino sul proprio volto e urlò a squarciagola per minuti interi, fino a intronarsi. 
Poi si scoprì, tremando e ansimando. Se avesse potuto sbavare era certo che l’avrebbe fatto. 
-Aiuto…- disse a fatica. Sentì le ventole nel suo petto che giravano sempre più in fretta e capì che stava per surriscaldarsi. 
Nonostante il dolore lancinante riuscì a scendere dal letto, ogni gesto una fitta di agonia, e cercò di gattonare verso la porta della camera.
“Devo arrivare al Resort” si disse spingendosi a fatica in avanti. Invece cadde svenuto senza nemmeno arrivare alla porta, sdraiato sul tappeto di finta pelliccia bianca, agonizzante e incapace di muoversi ancora.
Chiuse gli occhi, accoccolandosi il più possibile su sé stesso.
Persino svenire, in quel momento, gli pareva preferibile.
L’ultima cosa che vide prima che tutto diventasse nero fu l’immagine fugace di una figura aggraziata, dal corpo rosa e nero, seduta mollemente su un trono con il sorriso sulle labbra.

Angolo Della Lady:
Vedendo che questa storia sembrava piacere, ho deciso di andare avanti. Ho dei piani per il futuro della trama, ma al momento non mi va di anticiparli. 
Per le curiosità: Frisk sta facendo una Pacifist run in cui si fa amicizia con Papyrus e Undyne, ma non con Alphys, e non si fa il True Lab. Credo che si chiami Friendless Pacifist, ma probabilmente mi confondo. 
No, Papyrus non apparirà nella storia, e se apparirà non avrà un ruolo determinante. Ho messo in chiaro le mie idee sulla Papyton, e qualunque cosa che anche solo accenni una relazione fra Papyrus e Mettaton è ufficialmente bandita da tutte le mie fanfiction. Sans potrebbe apparire più avanti, anche se non so bene cosa fargli fare, ma Papyrus probabilmente no.
Probabilmente tutti avete capito la natura della "visione" di Mettaton. E' legata a un mio headcanon sui finali neutrali che spiegherò meglio nel prossimo capitolo.
Undyne apparirà più avanti: adoro farla interagire con Mettaton, soprattutto dopo che lui fa o dice cazzate da Mettaton. E mancare di rispetto alla morte di Asgore è una grande cazzata da Mettaton.
Sì, Mettaton quando si impegna è uno stronzo colossale. Ma se non lo fosse scriverei di qualcun altro.

Un abbraccio e a presto
Lady R
  
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