-
Prendimi come apprendista, mercante!
Feldran
continuò imperterrito a tastare la stoffa pregiata che si
ritrovava sotto le
dita, senza rivolgere alla ragazza nemmeno uno sguardo. Kleeth se ne
stava
seduta sulla trave portante del soffitto, fissando dall'alto il
magazzino e
tutte le persone che si affaccendavano attorno al maestro.
- Mi
hai sentito, mercante?
L'uomo
fece un cenno verso il responsabile della spedizione, che prese in
tutta fretta
le stoffe e sparì tra la folla. Immediatamente un secondo
uomo si sostituì ad
esso, porgendo a Feldran una manciata di foglie secche. Una profonda
inspirazione, un cenno, poi anche quest'uomo sparì
rapidamente. Il terzo non fu
altrettanto fortunato: appena il vaso fu tra le mani del mercante,
questi lo
lasciò cadere a terra con un'espressione di sufficienza. I
cocci si sparsero
tra i piedi degli uomini d'affari, sbriciolandosi sotto i loro stivali,
e
Feldran passò oltre.
-
Maestro Feldran, sto parlando con te!
L'uomo
alzò finalmente la testa verso di lei.
-
Non è il momento né il luogo, Kleeth, e
sicuramente non il modo adatto con cui
rivolgersi ad un maestro.
Kleeth
sorrise e spiccò un salto sul legno pesante, atterrando
sulle mani.
-
Questo non vuol dire che io abbia preso una decisione, signorina.
La
ragazza afferrò la corda con la quale era salita fino al
soffitto e scivolò
giù, lasciandosi cadere proprio davanti all'uomo. Questi la
guardò dall'alto in
basso e scosse la testa.
-
Preferirei che mi aspettassi a casa, Kleeth. In questo momento sono
piuttosto
occupato.
Lei
sorrise soddisfatta ed uscì, scivolando con
facilità tra la folla. Corse
leggera verso il centro della città, lontano dal porto,
verso le colline.
Ai
suoi occhi, Feldran era un uomo straordinario.
Molti
anni prima, quando suo padre era morto su una delle navi di Feldran, il
maestro
l'aveva presa a lavorare in casa sua come cameriera. In passato Kleeth
aveva
fatto il mozzo su alcune navi fingendosi un ragazzo. Il mare era nel
suo
sangue, e il distacco da esso era stato molto doloroso.
-
Non è così che vanno fatte le cose, Kleeth! Sei
troppo rozza! Comportati come
una donna!
La
capo cameriera passava le giornate a sgridarla per il suo modo di fare,
nonostante la ragazza fosse rapida e sempre pronta a svolgere i suoi
incarichi.
Ma non era felice.
Ricordava
i giorni passati a bordo dei vascelli mercantili, le trattative degli
uomini
d'affari, la loro abilità nello stabilire dove portare ogni
carico per trarne
il massimo vantaggio economico...più che seguire le orme di
suo padre, che era
stato primo marinaio, lei avrebbe voluto diventare mercante.
Feldran
tardava ad arrivare. Conosceva bene i suoi spostamenti, i suoi tempi.
Era
sempre al centro della sua attenzione, fin da quel fatidico giorno...
Si
trovava a bordo dell'ultima nave su cui aveva prestato servizio, la
"Traccia del sole". Il proprietario, Luder, stava per imbarcare una
partita di velli di un raro tipo di pecora, quando il maestro aveva
fatto la
sua apparizione, poggiando la mano su uno di quei velli.
-
Luder, ferma i tuoi uomini!
Il
mercante conosceva bene Feldran, e gli aveva immediatamente obbedito.
L'uomo
aveva bruscamente apostrofato il proprietario delle pecore.
-
Presta più attenzione quando tosi i tuoi animali, straniero.
Le ultime tre- le
aveva indicate con un gesto - non sono in buona salute. Un mercante
onesto
offre garanzie alla sua merce, soprattutto quando si tratta di salute.
Gli
occhi di Luder avevano rivolto una silenziosa domanda al mercante.
- Il
colore del vello.
Kleeth
era rimasta letteralmente folgorata dalla sua abilità,
dall'autorità che
trasudava, dalla sua esperienza. Gli uomini che lo circondavano ne
riconoscevano la saggezza e lo ammiravano per questo, stimandolo come
il
migliore mercante della città.
Era
così iniziato un lungo periodo di pedinamenti, durante i
quali i sentimenti che
provava verso di lui non avevano trovato che conferma. Quello
straordinario
uomo nascondeva un passato ricco di viaggi, di scoperte, di esperienze
incredibili. Un sapere di cui lei doveva assolutamente impossessarsi.
Ma
lui si sarebbe fermato presto. La decisione di abbandonare il mare era
giunta
improvvisa, proprio nel momento in cui lei si era presentata al suo
cospetto
per riscuotere i soldi che suo padre meritava.
-
Non ho soldi per chi non lavora. Tu sei Kleeth, vero? La figlia di Hab.
Bene,
lavorerai nella mia casa. Ho smesso di andare per mare.
Eppure
lei vedeva le lunghe file di persone che si snodavano lungo la stradina
che
portava alla sua casa in cima alla collina, tutti quegli uomini che
chiedevano
aiuto e consiglio al mercante circa i loro investimenti, le loro rotte,
i loro
carichi e le trattative. Sentiva le parole con le quali consigliava
l'una o
l'altra navigazione, o un paese piuttosto che un altro, con cui lodava
un certo
tipo di bestiame o denigrava il raccolto di qualche commerciante un po'
avaro.
Ma ciò che amava più di tutto era guardare il
maestro che valutava la merce, il
modo in cui riconosceva al tatto la qualità della stoffa,
del vasellame, del
legno; il suo fiuto per le erbe di qualunque genere, per le spezie di
valore,
per l'olio e il miele: valutava ogni merce con tutti e cinque i sensi,
secondo
la sua esperienza. E com'era rapido!
Gli
uomini attorno a lui si muovevano come trottole, avvicendandosi uno
dopo
l'altro in una sfilata di prodotti oltreoceano. Lui rimaneva immobile,
in mezzo
a quella gente, compiendo quei gesti magici che potevano elevare a
mercante un
commerciante oppure farlo sprofondare nella disperazione.
E
lei aveva bevuto ogni parola e ogni suo gesto con trepidazione, con
avidità:
suggeva il sapere goccia dopo goccia, sempre più ansiosa di
raggiungere i
segreti che l'uomo nascondeva. Eppure non riusciva ancora a capire
quali erano
i suoi criteri, i piccolissimi dettagli che rendevano una merce buona o
cattiva. Aveva bisogno delle sue lezioni. Aveva bisogno del maestro in
persona.
Feldran
imboccò la strada di casa. Era stata un'altra giornata
frenetica, colma di
sorprese. Chi l'avrebbe mai detto che il giovane Trefin sarebbe
riuscito a
portare al padre un carico di vino di tale pregio? Quel ragazzo stava
iniziando
a farsi strada. Altri purtroppo cominciavano a perdere la mano. Quattro
mercanti, poco più vecchi di lui, erano stati poco attenti
ed avevano
acquistato merce di qualità scadente, perdendo
così una montagna di soldi. Gli
era dispiaciuto dir loro la verità, ma fermandoli prima che
partissero avrebbe
fatto risparmiare loro almeno i soldi del viaggio, dell'equipaggio e
della
nave. Sperava sempre che coloro che rimanevano delusi dal suo verdetto
si
rimettessero presto in piedi.
Appena
fu in vista della casa scorse Kleeth. I suoi capelli neri erano
inconfondibili,
e risaltavano sulla parete color avorio della sua abitazione.
Sospirò. Erano
ormai mesi che se la ritrovava dovunque.
-
Maestro, desidero diventare la vostra apprendista.
-
Kleeth, qualora io decida di istruire un apprendista, certamente la mia
scelta
non cadrebbe su una ragazza.
-
Feldran, prendimi come apprendista, te ne prego!
- Il
tuo rango non me lo permette, Kleeth. Ritorna a lavorare nelle cucine.
-Mercante,
non desideri un erede?
Attraversavano
le strade del mercato. Feldran si era voltato verso di lei con sguardo
gelido.
-
Stai forse cercando di sedurmi, signorina? Potrei portarti davanti al
tribunale
per questo, lo sai?
Era
indietreggiata. Non intendeva affatto sedurlo.
-
Maestro, io...volevo solo chiederle di poter essere il suo erede...il
suo
apprendista...niente di più.
Si
era ritirata, sconvolta. Lui conosceva bene le sue intenzioni. Aveva
semplicemente sperato che le sue parole la facessero desistere dal quel
continuo pedinamento, ma invano.
Kleeth
era un brava ragazza, questo lo sapeva. Era figlia di Hab, che era
stato uno
dei suoi migliori uomini. Non era mai stato ricco, e aveva perso la
moglie per
una malattia, ma lavorava sodo e voleva molto bene alla figlia. Quando
un
incidente sulla nave se lo era portato via, Feldran aveva perso le
tracce di
Kleeth, fino a che non si era presentata lei stessa a casa sua. Glielo
doveva.
Aveva preso la ragazzina in casa come cameriera, ma questo andava al di
là dei
suoi programmi. Prendere un'apprendista...
Ogni
parola sembrava stata inutile. Nulla di ciò che aveva detto
l'aveva fatta
desistere, e l'uomo temeva che l'unico modo per far terminare quella
faccenda
fosse cedere, ma sapeva che non avrebbe dovuto farlo.
-
Kleeth...
Salutò
la ragazzina con un cenno del capo, nonostante il suo rango non lo
richiedesse.
Lei comprese l'importanza del suo gesto, e chinò la testa a
sua volta.
-
Maestro Feldran, signore.
L'uomo
le fece cenno di seguirla all'interno, dove i due si accomodarono.
-
Desideri che io faccia di te la mia apprendista. Perché?
-
Amo il tuo lavoro, maestro. La tua esperienza. Amo il modo in cui
assapori la
merce, in cui conosci il mondo. Vorrei che condividessi la tua saggezza
con me,
maestro.
- Ma
sei una serva. Sei la figlia di uno dei miei marinai, il migliore,
magari, ma
pur sempre un marinaio. E io sono un mercante. Se decidessi di prendere
un
apprendista, dovrebbe essere figlio di una famiglia ricca, o almeno
benestante.
Tu sei orfana, Kleeth.
Il
suo tono non era cattivo, anzi. Quelle parole gentili non l'avrebbero
mai
offesa.
- Se
è per i soldi, maestro, posso lavorare. Posso diventare il
tuo migliore
marinaio, come lo era mio padre. Posso sposare con l'inganno il
rampollo di un
riccone, e diventarne così la figlia. Non c'è
nulla che non farei per poter
essere la tua apprendista, maestro.
-
Nulla, Kleeth?
Lo
guardò. Un uomo sulla trentina, con i capelli chiari, lo
sguardo onesto e la
sicurezza tipica della sua età. Non avrebbe mai potuto
confessargli quanto
fossero profondi i suoi sentimenti per lui, eppure una parte di lei
desiderava
che il suo pagamento fosse riscosso in altro modo.
-
Nulla, maestro.
- Se
anche tu diventassi improvvisamente ricca quanto me, rimarresti
comunque una
ragazza. In questa città una ragazza non necessita di
un'istruzione.
Kleeth
lo guardò seriamente, più seriamente di quanto
avesse mai fatto fino a quel
momento. I suoi occhi scintillavano di entusiasmo, e la sua voce era
ferma e
sicura.
- Lo
desideri, maestro. Lo vedo. Non so per quale motivo tu abbia
abbandonato il
mare, ma tu desideri ancora viaggiare, desideri tornare in quelle terre
piene
di splendore da cui vengono le merci che tutti ti portano, e sopra ogni
cosa tu
desideri avere qualcuno accanto che condivida questa tua passione.
Ti
ho visto, sai? Prendi in mano quelle ceramiche, o le stoffe color
indaco...annusi le foglie rosse, le loro bacche...assaggi il vino
rosato, e i
tuoi occhi hanno un fremito. Quelle merci vengono da posti che conosci,
che hai
amato, che desideri ritrovare. E guardi le facce degli altri mercanti,
in cerca
dello stesso fremito, della stessa passione...loro hanno in mente solo
il
denaro, e così anche i loro figli. Trovami un mercante che
non sia attaccato ai
suoi soldi, e io abbandonerò il mio obiettivo.
Feldran,
io ho bisogno di essere la tua apprendista, e tu hai bisogno che io lo
sia.
Forse non tornerai per mare, ma ognuno dei tuoi insegnamenti
farà il giro del
mondo, con me. Tu sei saggio, sei esperto, sei onesto. Io non voglio
altro,
maestro.
- Ma
sei ancora una donna.
Kleeth
sorrise tristemente.
-
Posso dimenticare di esserlo, se tu lo desideri. Posso ingannare il
mondo, e me
stessa, fasciarmi il petto e tagliarmi i capelli. Sono stata per mare
sotto il
nome di Klet, e se il mio maestro lo desidera, io sarò Klet,
il suo
apprendista.
Feldran chiuse gli occhi per
un istante. Nella
sua mente fiorirono i ricordi, il rumore delle onde contro la chiglia,
il vento
che si scontrava con le vele, l'aria salata sulla lingua, il suono
delle botti
che venivano ammassate, una ad una, nella stiva. Il calore del sole in
altri
paesi, i volti di persone nuove, il sapore dei loro frutti sconosciuti,
dei
loro vini invitanti. I loro animali bizzarri, le piante meravigliose,
ogni
piccola scoperta fatta in terre lontane.
Pensò
ad ogni oggetto che aveva visto, ad ogni segreto che nascondeva, ad
ogni
piccolo mistero che il loro materiale celava. Pensò a tutta
la sua vita, e a
tutto ciò che avrebbe ancora potuto fare, pensò
di nuovo alla sua nave, la
"Stella del Sud".
E
poi...immaginò tutte quelle cose, condivise con qualcuno con
la sua stessa
anima. Qualcuno che guardasse le cose con curiosità, con
passione e amore.
Qualcuno assetato di sapere, che cercasse in ogni oggetto il segreto
della sua
creazione. Immaginò come sarebbe stato raccontare a quella
persona ogni cosa
che aveva visto, il mistero di ogni merce. Immaginò la sua
vita in una nuova
luce, condivisa con qualcuno che fosse abbastanza in gamba da tenergli
testa, e
occuparsi di tutto quando lui sarebbe stato troppo vecchio.
Infine
aprì gli occhi.
- Ho
preso la mia decisione.