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Autore: NightWatcher96    06/10/2016    2 recensioni
Mikey è scomparso misteriosamente e niente è come un tempo ma tutto cambia con l'arrivo di un cucciolo di tartaruga così grazioso che rimpiazzerà il secondo del Team B.
Tutto raccontato dai membri della famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Rieccomi puntualissima ad aggiornare la storia che mi ha preso molto, nonostante la svogliatezza, la mancanza di tempo e tutto. Ringrazio di cuore chi mi segue e mi recensisce... un caldo abbraccio a tutte!!



Chapter 3: Evil Hand
 
L'alba temporalesca si affacciava sui contorni oscuri e corvini della città, al suo primo risveglio dopo le tenebre. I suoi colori smorti spennellavano di grigio le grosse nuvole malinconiche ammassate nel cielo e in lontananza, come un flash, qualche lampo anticipava il rombo profondo del tuono.
Sarebbe stata un'altra giornata temporalesca.

La cosa non ci avrebbe particolarmente interessato se non fosse per un piccolo particolare: da almeno un mese, quegli idioti degli umani non sottoponevano a revisione e manutenzione completa il tratto AB-1 delle fogne, ovvero quello più vicino alla nostra amata tana.

Le piogge violente che duravano giornate, secondo mio fratello Donatello, cominciavano a innalzare pericolosamente il livello dell'acqua nei canali di scolo stretti fra due marciapiedi di mattoni rossi e grigi. Potevamo ritrovarci allagati, o peggio, sommersi anche nel sonno.

Per ora, almeno, tutto era ancora perfettamente tranquillo.

La nostra tana era avvolta nel silenzio del sonno, non un dannatissimo insetto svolazzava in giro e perfino Donatello era addormentato nel suo letto e nella sua stanza. Per una volta il suo laboratorio era vuoto della sua presenza.

Eppure c'era qualcuno che fissava il buio con occhi azzurri: il piccolo Mikey era ai piedi della mia amaca, su un tappeto peloso che lo mimetizzava perfettamente grazie al colore nero privo di sfumature. Fissava la porta chiusa della mia stanza e ogni tanto mi adocchiava.

Dormivo profondamente nella mia amaca, con una gamba penzolante e una coperta tirata fino alle orecchie. Ero rimasto sveglio la gran parte della notte a cercare nuove strade per trovare il mio fratellino. Troppo tempo senza di lui cominciava a distruggere il cuore della nostra famiglia.

Mikey zampettò piano, per non svegliarmi e si fermò accanto a ciò che rivelò essere uno spesso libro dalla copertina logora. Era un album di fotografie.

La tartarughina saltò sull'ammasso di carte, roteò su se stesso poi fece sporgere la testolina verso il pavimento. Voleva aprire il libro.
Il suo primo tentativo arrivò dopo un primo sculettare: afferrò con la bocca il bordo rigido della copertina e cominciò a tirare con tutte le sue forze verso l'altro lato. Il libro si sollevò di qualche centimetro ma il peso della copertina fece ruzzolare Mikey sul pavimento.

Infelice di aver fallito, il piccolo guaì arrabbiato e agì diversamente: si sollevò sulle zampette anteriore per poter fare di quelle anteriori una sorte di crick. Indietreggiare lo aiutò a sollevare maggiormente la copertina ma non abbastanza e la prossima cosa che sapeva era ritrovarsi schiacciato nel libro!

Mikey guaì arrabbiato per un primo momento, poi gli venne un'idea. Utilizzò le sue forse per raggiungere il bordo del libro dove generalmente erano attaccate tutte le pagine e mediante il suo guscio riuscì nel suo intento.
Guaì talmente felicemente che mi fece grugnire nel sonno.

Mikey immediatamente la smise, tornando piuttosto a visionare l'album. C'erano molte fotografie, alcune sgualcite, altre un po' bruciacchiate e molte anche sfocate. Tanti bei ricordi immortalati.
La mia piccola tartaruga si focalizzò su una foto che raffigurava Michelangelo all'età di dieci anni; aveva i suoi nunchaku stretti nei pugni vicino al viso illuminato da un sorriso radioso.
Strusciò la zampetta sulla fotografia, guaendo tristemente. Mikey mi diede una nuova occhiata ma la sua attenzione venne rapita da un cigolio alla porta.
Un'ombra alta ed enorme le si allungò dinanzi, intimorendolo.

"Ehi, piccolo, già sveglio?"- sussurrò Leonardo, offrendogli la mano.

Mikey scodinzolò mentre saliva sul palmo della sua mano e gli leccava il pollice giocosamente.

"Che cosa stavi guardando?"- chiese in un sussurro. "Non dirmi che sei stato tu ad aprire l'album?".

Mikey inclinò la testolina da un lato ma annuì come fosse stata la cosa più naturale del mondo per una semplice tartarughina.

"Ma di cosa mi meraviglio? Tu sei molto speciale. E questo mi ricorda che oggi è il giorno in cui dovrò sottopormi al mio consueto check-up alla gamba..."- sospirò leggermente, adocchiando la spessa fasciatura bianca che avvolgeva il suo ginocchio. Era lo stesso che si era ferito durante un testa-a-testa con Shredder, la sua orda di Foot Bots e i suoi scagnozzi mutanti. "Sai, a volte penso che il nostro Michelangelo potrebbe trovarsi a North Hampton. Tu non lo sai ma è proprio lì che siamo stati durante la mia lunga convalescenza e siamo tornati qui da poco tempo. Chissà, poi, se non si sia trattato di un segno di un destino. Tu ci credi al destino?".

Mikey annuì vigorosamente.

"Anch'io. Anzi, sono convinto che trovare te era stato già programmato nel nostro destino!"- ridacchiò Leonardo, chiudendo il più silenziosamente possibile la porta della mia stanza. Nell'attimo in cui si voltò verso la parte del corridoio che conduceva alla zona living, il suo ginocchio emise un sonoro scricchiolio. La sua espressione mutò in una dolorosa, poi in un'altra apatica e infine sorrise. "Va tutto bene, piccolo Mikey... a volte succede... specie se c'è un temporale".

La tartaruga gli diede una lunga occhiata significativa, non del tutto convinta. Si sporse oltre la mano di Leonardo, studiando tranquillamente il ginocchio e mentre lo faceva inclinava la testolina da un lato e poi dall'altro: in effetti, la gamba era tremante e da come veniva strusciata, senza permettere al corpo di bilanciarvi il peso spostato solo su un solo arto, era momentaneamente fuori uso.
La piccola gli catturò l'attenzione con una leccatina al pollice.

"Sto bene"- ripeté Leonardo, senza guardarla. Mikey saltellò imperterrito prima di affondargli i dentini nella carne del palmo della mano. "Ehi! Ma che ti prende?!".

La tartarughina cominciò a gridare contrariata dalla leggerezza con la quale mio fratello Leo prendeva la questione della gamba.

"Sto bene e mi dispiace che tu abbia assistito a un... ecco... come definirlo..."- continuò, sebbene un po' a corto di parole.

"...vuoi dire assistere a un principio di tendinite acuta che grava sulla micro-fattura alla tibia, vero?"- corresse la voce apatica alle sue spalle. Era Donatello, con la maschera viola appesa al collo e le braccia conserte. "Leo, ci preoccupiamo tutti per te. Quindi, basta con tutta questa foga di dimostrarci che sei in grado di sopprimere il dolore! I check-up a cui ti sottopongo non sono una delle mie fantasie: servono a monitorare lo stato della tua nuova terapia!".

Leonardo espirò in risposta, senza avere la forza di ribadire. E intanto il piccoletto leccava i morsi che aveva procurato poco prima, guaendo tristemente come avesse voluto trasmettere il suo sincero rimorso.

"Sei un cucciolo davvero speciale. Non c'è che dire. E forse puoi essere d'aiuto a tutti noi quando siamo troppo presi dai nostri mondi"- disse dolcemente Donatello, offrendo una carezza al piccolo con un solo dito.

"E' ciò che gli ho detto prima. Tu che cosa penseresti se ti dicessi che è rilassante parlare con Mikey?"- continuò Leonardo, lasciandosi avvolgere un braccio intorno alla vita e lui stesso lo appoggiava sulle spalle di Donnie, come supporto per camminare. Le aveva lasciate, o meglio abbandonate, le stampelle nella sua stanza, troppo testardo per usarle.

"Ti credo, ti credo. Dopo aver visto di cosa è capace Mikey, non mi meraviglia più niente"- rispose Donnie, conducendolo nel laboratorio.

A Mikey fu dato un posticino d'onore: comodamente appollaiato su un morbido strato di ovatta in una scatola di scarpe vuota su una scrivania proprio accanto al lettino dove Donatello ci medicava le ferite reduci delle battaglie più sanguinose.

"Sei comodo, piccolo?"- ridacchiò il genio.

Mikey guaì felicemente, tornando a fissare Leonardo che, nel frattempo, si era rabbuiato nel notare un leggero gonfiore al ginocchio.

"Non ci metterò molto, vedrai..."- furono le parole di Donatello, mentre si inginocchiava e cominciava a togliere la fasciatura...
 



Neutralizer aveva fatto del seminterrato della proprietà O'Neil il suo laboratorio. Era lo stesso umido posto dove ci si arrivava per mezzo della botola del salotto, la stessa trovata da Michelangelo mentre tutti insieme pulivano. E il medesimo dove la navicella dei Kraang aveva tenuto in ibernazione una pessima copia della mamma di April.

Nella vecchia capsula kraanghiana, la salamandra nera aveva trovato numerosi codici in grado di aiutarlo a creare il suo potente Retro-Mutagen KT, dove le ultime due lettere stavano per "Kill Turtles".
Neutralizer era già riuscito a fabbricare un primo prototipo del suo micidiale retro-mutageno ma aveva bisogno di plutonio e l'unico posto dove sapeva di trovarne una minima quantità era al porto. Doveva raggiungere New York e prendere ciò che gli serviva.

"Tornerò molto presto. Per il momento non ho alcuna intenzione di scontrarmi con quei fastidiosissimi rettili. Sono in svantaggio numerico, non ho neanche le mie armi migliori... e in più, devo riconfigurare il mio cip di traduttore universale..."- elencò, palpando una piccola scheda madre collocata sul petto a sinistra.

La salamandra nera ebbe la premura di nascondere il prezioso mutageno all'interno di una camera di ibernazione che ancora funzionava e lo congelò. Fino al suo ritorno non vi sarebbero stati pericolo di mutazione accidentale con piante ed insetti.

A quel punto, con un oscuro ghigno sulle fauci, brandì una bisaccia che aveva trovato in una cassapanca nella soffitta della casa e ci infilò alcune cibarie.

"Sto arrivando... e anche tu, preparati fratello!"- sogghignò.

Se avrebbe potuto contare su un po' di plutonio, un portale dimensionale per accelerare l'arrivo a New York gli avrebbe semplificato le cose.

"Mi vendicherò anche per questo!"- ruggì, dileguandosi nella fitta boscaglia a nord.

Rimase all'erta, girandosi intorno più e più volte nella speranza che nessuno lo stesse seguendo. Mentre proseguiva, i suoi sensi lo allertarono: da sud stava arrivando un'auto rossa. Quella vettura poteva fargli comodo.
Neutralizer sogghignò nuovamente, arrampicandosi sinuosamente sul tronco di un fitto e massiccio albero. Quando l'auto fu praticamente sotto di lui, saltò e atterrò sul tettuccio. L'uomo a bordo urlò di terrore e cominciò a sbandare per sbarazzarsi della salamandra ma quest'ultima non lo permise e afferrando un braccio dell'uomo avvalendosi del finestrino aperto, lo scaraventò nella boscaglia, prendendo così il posto alla guida.
Una risata maligna e violenta gli rombò dal profondo della gola: era così straordinaria la sua cattiveria!
La radio cominciava a suonare del rock. Neutralizer non la spense, anzi, alzò il volume e sgommò velocissimo verso l'autostrada...



 
Mi ero svegliato dopo un buon sonnellino da almeno mezz'ora e silenziosamente mi ero appoggiato allo stipite della porta del laboratorio di Donatello con le braccia incrociate.  Il mio primo pensiero era stata la tartarughina e non trovandola ero corso subito da quel genio di mio fratello, preoccupato che avrebbe potuto sottoporla a pericolosi test.
Don era un tipo curioso e talvolta più che testarlo nel portare a termine i suoi progetti.

Vedere ben altro scenario, più Mikey appisolato a pancia in su (e non era certamente comune, dal momento che le tartarughe morirebbero in quella posizione se rimaste per troppo tempo) con la linguetta fuori dalla bocca. Donnie era intento a massaggiare la gamba di Leo con una speciale pomata e a rinforzare l'osso indebolito con bende e una ginocchiera bianca di stoffa.

"Fortunatamente, lo scricchiolio che hai sentito prima è stato solo uno scoppio delle bolle d'aria che normalmente si formano e fungono da cuscinetti che ammortizzano i movimenti. Per quanto riguarda la tendinite acuta, è ancora piuttosto persistente, quindi il mio consiglio è quello di adoperare le stampelle"- spiegò Donatello, dando un'affettuosa pacchetta sulla nuova fasciatura. "Assumi anche le medicine che ti ho prescritto, aiuteranno la guarigione e la cicatrizzazione dell'osso in men che non si dica".

"Suppergiù, quando pensi che guarirò completamente?"- formulò Leo.

"Tra tre-quatto settimane, se ti sforzerai di seguire i miei consigli".

Leonardo arrossì leggermente imbarazzato, poi posò lo sguardo su di me, intento a sbadigliare con una mano sulla bocca. "Dormito bene, fratello? O un'altra notte insonne?".

Mostrai il pollice in risposta e mi avvicinai alla piccola tartaruga dormiente. "Mi è quasi venuto l'infarto non vedendola. Si può sapere come ha fatto ad uscire da sola? La porta era chiusa".

"In realtà, sono stato io. Ero piuttosto in vena di kata mattutini quando ho sentito un rumore dalla tua stanza e ho indagato. Dormivi così profondamente che la mia attenzione è caduta immediatamente su Mikey che si azzuffava con le pagine dell'album di foto"- raccontò non nascondendo una risatina.

"Mi compiaccio!"- sghignazzò a sua volta Donnie, appoggiando un altro strato di ovatta sul piccolo Mikey. "E' davvero straordinario questo piccoletto".

"Album di foto?"- ripetei dopo un attimo di silenzio.

Leo annuì, poi mi guardò perplesso.

"Perché avrebbe dovuto essere interessato all'album? Leo, riesci a ricordare cosa stava guardando con precisione?".

Mio fratello scosse il capo in negazione. "Mi dispiace, Raph ma davvero non ho prestato molta attenzione quando Mikey è salito sulla mia mano. Forse ho agito inconsapevolmente perché non volevo avere ricordi dolorosi se avessi guardato quell'album...".

"D'accordo, non importa".

In quel momento Mikey guaì, agitando i suoi piccoli arti come stesse scappando: si contorse, girandosi da un lato all'altro. Noi altri, preoccupati, ci avvicinammo.

"Che succede?"- chiese Leo, con occhi ampi di preoccupazione.

"Penso stia avendo un incubo"- fu la risposta triste di Donnie.

Appoggiai la mano sul piccolo corpo della tartarughina e non mi mossi fino a quando la sua paura non svanì, lasciandola completamente sicura di nuotare in sogni senza pericoli.

"Il legame che state instaurando è intenso"- sussurrò Leonardo.

Annuii timidamente ma ancora una volta il mio pensiero volò a Michelangelo. Con il mio fratellino avevo un legame ancora più forte e indissolubile.

“Chissà che cosa avrà sognato, poi. Da come si agitava non doveva essere qualcosa di bello”- mormorò Donatello, lisciandosi il mento. “E il che mi porta a pensare che le tartarughe non hanno incubi perché non posseggono l’auto-coscienza necessaria a imprimere i ricordi, come accade agli umani e beh, sì, anche a noi”.

“Mikey non è una tartaruga ordinaria”- mormorai, accarezzandole il guscetto.

Seguitò un attimo di silenzio dopo la mia frase opportunamente intrisa di fastidio. Odiavo che Donatello vedesse il mio trovatello ancora come una sorte di cavia sottoposta a modificazione genetica. Forse, tutto mi infastidiva. Secondo mio fratello genio, soffrivo di depressione e a livello celebrale avevo frequenti cali.

Non che mangiavo. Mi nutrivo solo di pochissime cose, a volte.

Il dolore per la perdita di Mikey era intenso…

 
  
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