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Autore: linguadigatto    06/10/2016    2 recensioni
Obi-Wan, da pochi mesi su Tatooine, è tormentato dagli strascichi fisici ed emotivi del suo passato. Il peso della caduta di Anakin e della sofferenza che tale avvenimento ha generato preme sulle sue spalle. Un incontro casuale (ma è pur vero che la Forza lavora in modi misteriosi) lo costringerà ad affrontare piuttosto direttamente i suoi timori.
«Mentre oltrepassava il confine dei terreni di Palar notò che una figura avanzava a piedi in senso opposto al suo. Era interamente coperta da un ampio mantello e da un copricapo avvolto attorno alla testa più volte, come usavano fare i viaggiatori in quella zona; distinguere i tratti del volto era impossibile. Le distanze tra loro si ridussero ben presto, ed allora Obi-Wan notò che la Forza era in agitazione, tremante come l'acqua di uno stagno disturbato.»
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
Saluti

 

Oru non ebbe particolari difficoltà a comprendere il concetto dietro lo spostamento di oggetti: ci si doveva concentrare sugli spazi – anche infinitesimali – tra di essi, percepirli in una maniera che andava oltre il sensibile. Iniziò a proporle di sollevare piccole pietre, mostrandole come fare; ci riuscì dopo qualche tentativo. Le insegnò a scagliarle contro un potenziale aggressore, come aveva fatto lui giorni prima con il drago krayt. La precisione andava migliorata, e l'eleganza del tiro affinata, ma gli sembrava che lei fosse sulla buona strada. Quello che le risultò più difficile fu impilare alcune pietre di diversa grandezza l'una sull'altra e mantenerle in equilibrio: esse cadevano le une vicino alle altre, ma mai esattamente nello stesso punto.

«È un errore comune» le disse, vedendola preoccupata, «non crucciarti. Se avrai modo di fare pratica, migliorerai velocemente.»

Dedicarono un paio di giorni a simili esercizi, e a come sfruttare la Forza per saltare. Prima di iniziare, Oru svolgeva e sostituiva la fasciatura sul braccio; a suo parere, il muscolo stava guarendo bene, e non avrebbe impiegato molto tempo a tornare in ottime condizioni. Il dolore era diminuito progressivamente fino a diventare appena un lieve fastidio, e Obi-Wan aveva già provato a ripetere alcune semplici posizioni di combattimento con discreto successo, utilizzando un lungo bastone al posto della spada. Aveva parlato alla ragazza dell'arma prediletta dai Jedi, ma riteneva che non fosse necessario insegnarle i rudimenti del suo utilizzo. Una spada laser era un oggetto vistoso e molto pericoloso, che richiedeva anni di addestramento. Era piuttosto improbabile che Oru potesse trovarsi invischiata in un duello, che riuscisse ad entrare in possesso di una spada e che imparasse ad usarla sufficientemente bene, senza la possibilità di seguire il rigido allenamento fornito al tempio e priva di esperienza sul campo. Le aveva esposto i suoi dubbi e lei, pur affascinata dall'immagine di una lama di luce in grado di attraversare quasi qualunque superficie, aveva concordato con lui. «Me la sono cavata piuttosto bene, per ora, anche senza una spada laser, e credo che, anche se ne avessi una, ne ricaverei più problemi che altro» aveva commentato. Poi aveva aggiunto: «Possiedi ancora la tua?»

Obi-Wan aveva stretto le labbra. «Sì.»

«Eri un bravo spadaccino?»

«Diciamo che non sono – non “ero”, per favore – male.»

Oru aveva esitato per un po' prima di porre la domanda successiva.

«Posso vederla?»

Non aveva avuto il coraggio di dirle di no; probabilmente quella sarebbe stata la sua unica occasione di osservarne una. Al suo posto e alla sua età avrebbe probabilmente fatto lo stesso. Aveva frugato tra gli strati degli abiti che aveva indosso, aveva trovato l'elsa e l'aveva afferrata, tenendola sul palmo aperto in modo che lei potesse guardarla bene. La ragazza aveva spalancato gli occhi, impegnata a memorizzare ogni dettaglio dell'oggetto metallico. Obi-Wan aveva capito, comunque, che la sua curiosità non era ancora del tutto soddisfatta, e aveva deciso di risparmiarle la fatica di un'ennesima richiesta. Le aveva detto di allontanarsi leggermente, poi aveva impugnato la spada e aveva attivato la lama, la cui estensione era stata accompagnata dal solito ronzio familiare; aveva sentito il cuore sprofondare nel momento in cui si era reso conto che a quel suono rassicurante si era sovrapposto il triste ricordo della battaglia su Mustafar. Si era faticosamente liberato da questi pensieri nel minor tempo possibile, in ogni caso, e aveva mostrato alla ragazza le posizioni principali, alcune semplici mosse e poi, forse più per se stesso che per lei, altre più complicate e meno conosciute. Alla fine, le aveva rivelato più di quanto aveva avuto intenzione di fare; lei l'aveva ascoltato rapita ed interessata, in maniera simile ad Anakin durante i loro primi allenamenti. Il rapporto con il suo allievo non era sempre stato facile, nemmeno all'inizio, ma lo sguardo di appena celata venerazione che gli aveva riservato nei loro primi anni insieme era una memoria che, nonostante tutto, non poteva che ricordare con affetto.

Il sasso che Oru stava facendo levitare rimbalzò su quello sul quale avrebbe dovuto atterrare. La ragazza lo guardò con una smorfia. «Be', sempre meglio di prima» decretò.

«Concordo» disse Obi-Wan, con un lieve sorriso, sotto cui nascose la preoccupazione che lo infastidiva. Sapeva che avrebbe dovuto insegnarle qualcosa anche sulla meditazione; rappresentava il modo migliore per approfondire la propria conoscenza della Forza, era parte imprescindibile dell'allenamento e della vita di un Jedi. Più volte negli ultimi giorni si era impegnato a fondo per arrivare a quello specifico stato di immersione nel flusso dell'esistenza ma, per quanto avesse percepito notevoli miglioramenti, non era ancora riuscito a raggiungerlo del tutto, se non per pochi minuti. Aveva appositamente lasciato quell'argomento per ultimo proprio nella speranza di riuscire a risolvere il suo problema, e non era sicuro che nelle attuali condizioni sarebbe riuscito a passare ad Oru l'importanza ed il valore di quella pratica.

Immerso nelle sue riflessioni, non si era accorto che Oru aveva smesso di esercitarsi e lo fissava con uno sguardo interrogativo; probabilmente aveva percepito che qualcosa lo turbava.

«Non è niente» si scusò lui, «comunque hai fatto bene a fermarti. C'è ancora un'ultima cosa, molto importante, che vorrei insegnarti». Tornò all'interno della grotta, dove l'aria era un po' più fresca, e si sedette a gambe incrociate sul terreno, invitandola con un gesto a fare lo stesso. Lei lo seguì docilmente.

«Una grande capacità di concentrazione è elemento fondamentale per sfruttare la propria sensibilità alla Forza nel migliore dei modi» iniziò, «e anche per approfondire la propria conoscenza di essa. Attraverso la meditazione potrai ampliare i tuoi orizzonti come mai prima, conoscere te stessa e quello che ti circonda con una vista infinitamente più acuta di quella degli occhi. Imparerai a distinguere le varie percezioni, a leggere le invisibili tracce che ti vengono poste davanti, tenendo bene a mente che, se il passato è immutabile, il futuro è in perenne formazione». Risentiva, nelle parole che stava ripetendo e rielaborando, la calda e sicura voce di Qui-Gon che nelle luminose sale del tempio illustrava i benefici effetti della meditazione al ragazzino un po' irrequieto che era stato.

Oru annuì, interessata. «Tutti i Jedi meditano?»

Obi-Wan le sorrise. «Non tutti amano farlo, specialmente i più giovani; ma è difficile trovare un maestro o un saggio che non passi gran parte del suo tempo a scrutare nei flussi della Forza.»

«È difficile?»

«No, non particolarmente. Richiede soltanto molta disciplina ed un po' di pazienza. Per cominciare, tieni il busto eretto e inspira ed espira regolarmente, fissando la tua attenzione sul percorso dell'aria nei tuoi polmoni. Se lo farai correttamente, in breve inizierai a percepire le correnti di energia che ti attraversano e ti circondano. Quando riemergerai ne parleremo e proveremo a rendere le tue incursioni un po' più approfondite.»

La ragazza si sistemò, poi chiuse gli occhi, i gomiti appoggiati sulle cosce. Iniziò a prendere respiri profondi. Obi-Wan notò che la Forza attorno a lei le si stringeva attorno; tuttavia, era anche frequentemente scossa da tremiti. Oru era un po' troppo agitata per riuscire a lasciarsi andare. Dopo qualche minuto riaprì gli occhi e lo guardò dubbiosa.

«Non credo di esserci riuscita.»

«Non eri abbastanza rilassata. Libera la mente e prova di nuovo.»

Il suo secondo tentativo durò più a lungo, ed egli riteneva che lei si fosse avvicinata di più allo stato mentale della meditazione. Tuttavia, non era ancora abbastanza. La ragazza provò ancora, ma senza arrivare mai al successo. Le ombre iniziavano ad allungarsi e il loro tempo insieme, per quel giorno, stava giungendo al termine.

«Imparare a meditare non è semplice come sembra, domani farai sicuramente progressi.»

Oru lo squadrò, accigliata. «Non sarebbe più semplice se mi mostrassi come fare?»

Obi-Wan sospirò. «Hai ragione, ma in questo momento temo che non potrei esserti di grande aiuto.»

«Perché?»

Si sedette sul limitare della grotta, sul sottile confine tra luce e buio. La ragazza si accomodò accanto a lui, le mani intrecciate in grembo. «Ultimamente non riesco più a meditare come prima. Capita che a volte certe emozioni o certi sentimenti problematici non ci permettano di lasciarci pervadere dalla Forza, un po' come l'insonnia ci tiene lontani dal riposo.»

«È a causa di tutto quello che è successo nella galassia? L'Impero?»

Egli scosse lievemente la testa. «Non esattamente. Per quanto simili eventi devastanti abbiano un impatto su chiunque vi si trovi coinvolto, ciò che di solito finisce per interferire con l'esercizio delle nostre abilità è più personale.»

Oru restò rispettosamente in silenzio e, forse indecisa sul da farsi, rimase lì a guardare lo scarno panorama per un po'. Poi si alzò e rientrò nella caverna per rimettere all'interno della sacca le sue boccette ed i suoi unguenti. Obi-Wan rimase dov'era a pensare, chiedendosi se era il caso o meno di parlarle della ragione delle sue difficoltà. Al tempio solitamente si diceva che in un buono e proficuo rapporto tra maestro ed allievo non dovevano esserci segreti, poiché il secondo doveva avere piena fiducia nel primo per potersi esprimere al meglio; tecnicamente la ragazza non poteva in nessun modo considerarsi una sua padawan, ma si era dimostrata affidabile, comprensiva e determinata. Raccontarle, seppur con poche parole, della caduta della Repubblica e degli errori che il Consiglio aveva commesso negli anni precedenti l'aveva alleggerito di un grosso peso; oltretutto difficilmente avrebbe mai trovato un altro interlocutore nella cui compagnia affrancarsi, anche solo per poco, dallo spesso muro di segretezza che era stato costretto ad erigere.

«Per molti anni ho avuto un apprendista. L'ho cresciuto ed addestrato, gli ho insegnato tutto quello che sapevo. Condividevamo una solida amicizia, e forse proprio per questo ho sottovalutato i suoi turbamenti. Io, che lo conoscevo meglio di chiunque altro, non ho saputo interpretare i segnali, impedire che venisse traviato dalle forze del male. Ha compiuto atti terribili, le sue azioni hanno causato una sofferenza inimmaginabile. Ha distrutto se stesso, trascinando con sé tante vite innocenti. Credo che la ragione delle mie difficoltà sia questa.»

I piccoli tintinnii e fruscii provenienti da dietro la sua schiena erano scomparsi, e dopo poco furono sostituiti dai passi leggeri di Oru, che tornò a sedersi accanto a lui, le grandi iridi scure annegate in un'espressione un po' smarrita. Osservarono insieme la lenta discesa dei soli verso i picchi di roccia.

«Non sei responsabile delle azioni che ha compiuto il tuo apprendista» disse infine lei con voce incerta, tracciando piccoli segni nella sabbia con la punta del piede.

«È stato con me fin da quando era soltanto un bambino. Se c'era qualcuno che doveva ascoltarlo e comprendere i suoi dilemmi, ero io» replicò Obi-Wan.

«Non l'hai fatto?»

«Non abbastanza.»

«L'hai ignorato? Non eri lì per lui quando aveva bisogno di te?»

«Con il senno di poi, no. Non sono stato al suo fianco nelle decisioni più difficili.»

La ragazza abbassò gli occhi a terra. «Purtroppo non è possibile essere sempre presenti nel posto giusto al momento giusto. Per quanto mi sforzi di accorrere il più velocemente possibile dove vengo chiamata, a volte arrivo quando ormai non c'è spazio che per le lacrime» disse, dolente. «Non è semplice da accettare.»

Egli si accarezzò la barba distrattamente. «Continuo a ripensare agli ultimi mesi che abbiamo passato insieme, e scovo innumerevoli presagi di quello che sarebbe venuto. Non riesco a capacitarmi di essere stato così cieco.»

«La vecchia che vive in una delle fattorie a nord di Anchorhead dice che il passato spesso ci inghiotte come un sarlacc» sospirò lei. «Guardare a fondo dentro di esso è sbagliato, bisogna cercare la luce, in alto, per scappare dalle sue fauci.»

Rimasero per un po' in silenzio.

«Era un allievo con una storia complicata, molto potente nella Forza ma pericolosamente instabile. Non ne avevo avuti altri prima di lui. Forse un maestro più esperto gli sarebbe stato più d’aiuto» ricominciò Obi-Wan.

«Il modo in cui ora ti tormenti mi fa pensare che invece non ne avrebbe potuto avere uno migliore.»

«Qualcuno più saggio di me avrebbe potuto riconoscere il pericolo e allontanarlo da esso.»

«Un maestro che avrebbe tenuto di meno a lui l'avrebbe soltanto sospinto prima tra gli artigli dell'oscurità.»

«Ero fiero di lui. Era impulsivo e scapestrato, ma riconoscevo in lui le tracce di tutto ciò che gli avevo trasmesso, delle avventure e degli scontri a cui insieme eravamo sopravvissuti. L'ultima volta che l'ho visto, al posto dell'amico che conoscevo c'era una bestia feroce gonfia d'odio, del ragazzo che avevo addestrato non rimaneva più nulla.»

Oru si strinse le ginocchia al corpo. L'aria si stava gradatamente raffreddando. «Non credo che sia così» mormorò. Obi-Wan la guardò, sorpreso. «La conoscenza che ci viene trasmessa è una compagna che non ci abbandona mai» continuò la ragazza, «nemmeno se tentiamo di allontanarla da noi. Essa riemerge imperterrita dalle buche che scaviamo per seppellirla. Il tuo apprendista ha commesso errori grandissimi, ha perso se stesso, ma non ha mai smarrito i tuoi insegnamenti; ha deciso di non ascoltarli, essi tuttavia non smetteranno mai di parlargli. Un giorno, forse, vinceranno le sue difese. Un'immensa distesa di buio non può nascondere la minuscola luce che brilla al suo interno».

Anakin era morto sulla nera spiaggia di Mustafar, per quanto ne sapeva, e difficilmente avrebbe mai potuto tornare sui suoi passi; in ogni caso, non rovinò gli incisi dal sapore mistico di Oru con la sporcizia della realtà. La scheggia di verità in essi contenuta era andata a segno, Obi-Wan lo percepiva chiaramente. Non esisteva crimine, per quanto tremendo, che sarebbe riuscito a cancellare per sempre il ricordo dell'allievo che aveva preso sotto di sé su Naboo molti anni prima. In qualunque dimensione egli si trovasse in quel momento, aveva con sé la memoria di ciò che avevano condiviso. Non era stato tutto inutile.

All'alba del giorno dopo, per la prima volta da quando si trovava su Tatooine, riuscì a meditare. Non si trattò della sua migliore e più approfondita incursione nelle correnti della Forza, ma fu più che sufficiente dopo parecchi mesi di astinenza. Nei giorni che seguirono poté aiutare Oru a raggiungere lo stato di concentrazione necessario, e la guidò abilmente attraverso il panorama complesso che tale pratica le spalancava. Se per quanto riguardava lo spostamento di oggetti aveva ancora bisogno di parecchio allenamento, la meditazione, una volta compresi i meccanismi basilari, sembrava risultarle naturale. Ogni volta che riemergevano nel mondo fisico, sul volto di lei era dipinta un'espressione serena e soddisfatta.

Oru svolse la benda per l'ultima volta al calare dei soli, alla fine di una lunga sessione di meditazione; tastò il muscolo con cura, lo sondò con la Forza in maniera molto più accurata e precisa rispetto alla prima volta che l'aveva fatto. Era ormai in grado di utilizzare il suo dono con sufficiente consapevolezza. Gli chiese di muovere il braccio in varie direzioni. «A me sembra quasi del tutto guarito» dichiarò. Obi-Wan concordò con lei, e aggiunse: «Sei stata un'ottima allieva. Ti ho insegnato tutto ciò che ho potuto». Il loro scambio si era concluso. Oru raccolse i suoi strumenti nella sacca. Egli percepiva con chiarezza la lieve tristezza che la attanagliava, e avrebbe mentito a se stesso se avesse cercato di convincersi che non provava la stessa sensazione.

La accompagnò al limitare del deserto: lei scese dal dorso di Medre con la consueta agilità, poi si fermò per dargli un buffetto sulla corta proboscide. Rivolse ad Obi-Wan un sorriso tirato, malinconico, che lui ricambiò. Indirizzò verso di lei, attraverso la Forza, una carezza di serenità. La salutò con un cenno, poi tirò le briglie per indirizzare l'eopie verso casa; ma prima che potesse completare il movimento, Oru si avvicinò alla sella con gli occhi illuminati da un lampo di improvvisa furbizia.

«Ho particolarmente apprezzato il tuo metodo di pagamento» disse, «se in futuro avrai di nuovo bisogno dei miei servizi, sappi che sarò ben lieta di ripetere l'esperienza».

«Mi avvarrò delle tue validissime abilità volentieri, quando se ne presenterà l'occasione, in futuro. A presto» rispose lui, gli angoli della bocca sollevati sotto il cappuccio e la barba. Il picco di gioia infantile che aveva sentito avvolgerla immediatamente gli rese meno faticosa la traversata del deserto.

Stava uscendo dalla stalla dopo avervi riaccompagnato Medre quando qualcosa lo colpì come uno sparo di blaster a distanza ravvicinata. Rimase immobile ed in silenzio, in attesa, scandagliando la Forza attorno a sé con trepidante lentezza. Da una distanza insieme immensa e minuscola gli arrivò la sensazione della presenza del suo vecchio maestro; gli si avvolgeva attorno come un caloroso abbraccio, che lui ricambiò con una velocità che lo sorprese, la memoria di una familiarità che non aveva mai scordato. Le sue ginocchia toccarono il terreno quasi senza che lui se ne accorgesse. Una coppia di lacrime scivolò lungo le sue guance, tracciando un solco nella polvere del viaggio fino a raggiungere il folto intrico della barba. Le tenebre che stavano conquistando il cielo gli sembrarono meno dense.

 

Fine



Note

Con l'arrivo di Qui-Gon
Cura giunge alla fine; spero che sia stata per voi una piacevole lettura. Vorrei ringraziare padme83 che ha commentato ogni capitolo: avere un altro punto di vista oltre al mio è stato interessante, e sapere che qualcuno ha apprezzato questa piccola storia che ho scritto un po' di corsa ad agosto mi ha reso molto felice. Ringrazio anche chiunque abbia letto in silenzio, spingendosi fin qui. Se vorrete lasciarmi il vostro parere, ve ne sarò grata.

Mi sono molto affezionata ad Oru e ad Obi-Wan mentre scrivevo i capitoli, e quando sono arrivata alle ultime righe ho scoperto che hanno scelto loro, in un certo senso, come salutarsi: non con un addio, ma con un arrivederci. Mi piacerebbe raccontare qualche altra loro avventura, e spero che prima o poi troverò il tempo e l'ispirazione per farlo.

A presto!

linguadigatto

 

   
 
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