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Autore: Strange_Guy99    06/10/2016    2 recensioni
Crossover: Crybaby and Blurryface.
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Crybaby ride tra le sue lacrime. È una ragazzina che non ha mai avuto niente di buono dalla vita e che continua ad andare avanti nella speranza che qualcosa cambi.
Blurryface è un mostro. Odia con tutto sé stesso Tyler e lo scopo della sua vita è quello di annientarlo per poter essere vivo.
Tyler non vive. È una persona che preferisce osservare gli altri. Ha intrapreso una battaglia contro Blurryface ed in palio c'è tutto.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tyler e Blurryface erano nel panico.
Nel panico più totale.
La loro amica si era volatilizzata da svariati giorni e i due non sapevano minimamente che cosa fare.
Non rispondeva al telefono, era sparita dal parco e le luci di casa sua erano perennemente spente.
Ma dove si era cacciata? Che fine aveva fatto?
Per un po' avevano pensato che si fosse semplicemente isolata, infondo non era esattamente una ragazza normale, ma non si faceva sentire da giorni.
«Crybaby, fammi entrare, porca puttana!»ringhiò Blurryface, percuotendo la porta della casa della bambina con rabbia, facendo tremare i cardini.
Era molto preoccupato, non poteva sopportare il fatto di essere stato tagliato fuori dalla vita di Crybaby senza nemmeno una spiegazione.
Voleva sapere perché li aveva abbandonati.
«Non è in casa evidentemente.»sussurrò Tyler con un filo di voce.
Stava pensando al peggio. Aveva paura che si fosse fatta male o che le avessero fatto del male.
Rabbrividì al solo pensiero. Era una ragazza così fragile, non poteva farcela.
Sospirò profondamente.
Sentiva il bisogno di dover fare qualcosa, ma tenere Blurryface sotto controllo non sarebbe stato facile.
Dopo la festa di Crybaby era diventato una bestia, il demone voleva distruggerlo con ogni mezzo possibile e adesso che la loro amica era sparita non si era di certo calmato.
L'unica cosa in cui i due combattenti potevano sperare in quel momento era un miracolo.
La comparsa di un bizzarro personaggio che avrebbe dato una svolta alla trama.

*

Crybaby non riusciva a respirare. 
Aveva paura, le lacrime non smettevano di scendere, non sapeva dove si trovasse e voleva solamente morire.
L'ultima cosa che si ricordava era quel gelato dal gusto pungente.
Poi niente.
Il vuoto più totale.
Al suo risveglio si era ritrovata in quello che sembrava uno stretto armadio, completamente riempito da peluches.
La ragazzina scostò un coniglio enorme che le impediva di respirare ed iniziò a bussare, sperando invano che qualcuno la liberasse.
«Aiuto!»gridò lei, col volto ricoperto dalle lacrime che bruciavano come non mai.«Aiutatemi!»
Vedeva la luce filtrare dalla serratura e iniziò a prendere a calci la base di quella porta che non sembrava volersi aprire.
Iniziò a smanettare disperatamente con la maniglia gelida che scattò in poco tempo.
Che sciocca! Si era fatta prendere così tanto dal panico che si era dimenticata come si aprono le porte.
Fuoriuscì da quell'inquietante sgabuzzino accompagnata da un tonfo, poi iniziò a guardarsi intorno con aria spaesata.
Quella non era casa sua.
Era pienamente nel suo stile, ma non era casa sua.
Alle pareti era stata attaccata una carta da parati pelosa di un color rosa pastello che andava sfumando fino alla moquette bianca come il latte.
Una piccola cucina era stata piazzata ad un angolo della stanza ed un tavolo troneggiava al centro.
Crybaby si avvicinò timidamente al piccolo frigo color azzurro pastello.
Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, qualcosa che preferiva non aver visto.
C'era un biglietto sul frigorifero.
"Prepara i biscotti entro le 3 OPPURE".
Il respiro della ragazzina iniziò a farsi sempre più pesante.
Si sentiva svenire; più aria entrava nei suoi polmoni più il mondo attorno a lei sembrava sfumare nell'oblio.
L'unica cosa che rimaneva nitida come non mai era quell'inquietante calligrafia sbavata.
Oppure? 
Biscotti oppure cosa?!
Il biglietto le cadde dalle mani tremanti e cacciò un grido disperato non appena vide una telecamera montata sopra il frigo che puntava dritta verso di lei.
Si sentiva esposta. Completamente nuda davanti gli occhi di un malato sconosciuto.

*

Ma questa non è una storia normale e il bizzarro personaggio che tanto aspettavano non arrivò mai.
Aspettarono a lungo, ma nessun miracolo si manifestò, nessun mago si presentò alla loro porta porgendo loro una pozione magica che avrebbe risolto i loro problemi.
Come se non bastasse la situazione tra i due stava degenerando nell'odio più totale. Non che non ce ne fosse già, ma il nero del sentimento che aleggiava tra quei due era diventato quasi visibile.
«È tutta colpa tua, stupida testa di cazzo!»gridò Blurryface, agguantando il colletto della maglietta del ragazzo emotivo.
No, non era colpa sua, lo sapeva. Ma aveva bisogno di incolparlo.
La rabbia era divampata nella mente del parassita e non c'era niente che potesse fermarlo.
«Dov'è andata?! Perché lo hai fatto?! Volevi portarla via da me, ammettilo! Volevi Crybaby tutta per te, non è così, sfigato del cazzo?!»
Tyler, dal canto suo, non era mai stato così spaventato.
Non lo aveva mai visto così.
Lo voleva morto, voleva ucciderlo.
Non aveva la forza di reagire, le sue energie erano state completamente prosciugate.
Prima la scomparsa della ragazzina, adesso la furia del demone.
Era troppo.
Si portò le mani alle orecchie, premendole sopra di esse per poi serrare gli occhi.
Immaginò di essere con Josh e Crybaby, da solo, a ridere e a parlare dentro una casa bellissima.
«Guardami negli occhi mentre ti parlo, ameba!»Blurryface non voleva lasciarlo in pace.«Perché lo hai fatto, stupido coglione?!»
In tutta risposta Tyler iniziò a intonare un motivetto.
"Release me from the present,
I'm obsessing all these questions,
Why I'm in denial that they tried the suicidal session"
Magari il demone si sarebbe zittito, magari lo avrebbe lasciato in pace.
O magari no.
Blurryface era incazzato come non mai e più il suono della sua voce aumentava più Tyler cantava forte.
Arrivarono al punto in cui nella stanza non si riuscì a udire altro che grida indistinte.
Il caos regnava.
E Tyler era nella merda.

*

Biscotti. 
L'unico pensiero nella testa di Crybaby erano quei fottuti biscotti.
Doveva farli bene. Dovevano essere i migliori biscotti che quel depravato avesse mai mangiato.
Crybaby piangeva mentre mescolava l'impasto.
Le mani le tremavano e l'intruglio di uova, farina e latte continuava a schizzare sul tavolo.
Non era concentrata; non poteva esserlo, era stata rapita da un maniaco! Ogni fibra del suo corpo stava implorando aiuto.
Guardò la telecamera piazzata sopra il frigorifero.
La osservava. Aveva gli occhi puntati su di lei.
La voleva.
Le gambe della ragazzina vacillarono al solo pensiero e sentì un'improvvisa rabbia diffondersi dentro di lei con una velocità impressionante, come un virus.
Voleva fare del male a quell'uomo cattivo.
Le aveva strappato i suoi amici. Aveva rovinato la sua festa.
Voleva distruggerlo.
Cacciò un grido, non di disperazione, non di rabbia.
Doveva solamente allontanare la tensione.
Sbatté la scodella nella quale l'impasto veniva martoriato sul tavolo.
Non ce la faceva. Non poteva farcela.
Quei biscotti non sarebbero mai stati pronti e la fine sarebbe arrivata.
Ma poi la vide.
Era lì, stesa sulla moquette.
Crybaby se ne era completamente dimenticata.
Non aveva mai smesso di chiedersi quale potesse essere la sua utilità, ma adesso capiva.
Capiva tutto e non riusciva a smettere ringraziare Josh.
La boccetta dal liquido azzurro.
Forse la ragazzina era impazzita, ma credeva che quelle potesse essere la soluzione ai suoi problemi.
La prese, saggiandone il peso, assicurandosi di tenerla ben lontana dall'obbiettivo indiscreto della telecamera.
Solo qualche goccia, pensò tra sé e sé, non gli farà male.
Ma sperava che gliene avesse fatto, molto.
Tolse il tappo di sughero, gustandosi l'odore acre che emanava quel liquido.
Poi versò tutto il contenuto nell'impasto.
Che muoia quell'uomo di merda.

*

Nel frattempo Tyler se ne stava solo in casa, rannicchiato in un angolo buio della sua stanza.
Blurryface gli aveva ordinato di non muoversi da lì mentre lui sarebbe andato in giro chissà dove.
Crybaby, perché te ne sei andata? 
La sua vita era caduta nel baratro della disperazione da quando la ragazzina era sparita.
E pensare che era sparita da soli pochi giorni.
Era proprio un debole. 
Aveva perennemente bisogno di qualcuno; prima Josh, adesso Crybaby.
Da solo era un buono a nulla.
Si morse il labbro inferiore quasi fino a farlo sanguinare mentre dentro di lui una guerra divampava.
Voleva fare qualcosa, ma era paralizzato.
Lei diceva che non era solo, ma era pietrificato.
Aveva voglia di fare qualcosa, di aiutare, ma aveva così tanta paura.
Si alzò in piedi, cercando di riacquistare un po' di dignità ed iniziò a ciondolare in giro per la sua stessa casa.
Si sentiva a disagio, quasi come se fosse un estraneo.
Decise di fare qualcosa. Era una cosa da niente, certo, ma almeno ci avrebbe provato.
Agguantò la cornetta del telefono fisso ed iniziò a digitare per l'ennesima volta il numero di Crybaby.
Nessuno avrebbe risposto, idiota, perché continui a provare?
Si sentiva così stupido a chiamare una ragazza scomparsa.
Come se avesse potuto veramente rispondere. 
Stupido Tyler! Stupido!
«Pronto?»
Tyler strabuzzò gli occhi.
Quella non era Crybaby. Non poteva esserlo.
Quello era un animale. 
Aveva una voce profonda, maligna.
«Crybaby?!»domandò Tyler, balbettando, confuso come non mai.
Che cosa stava succedendo?!
Il lupo cattivo del gelato sghignazzò dall'altro capo della cornetta.
«Ho paura che tu abbia sbagliato numero.»replicò con un rantolo che fece accapponare la pelle del ragazzo emotivo.
«No no! Sono sicuro che sia quello giusto!»rispose Tyler, raccogliendo ogni briciolo di coraggio che aveva in corpo.
Non capiva. Non riusciva a capire, ma sapeva che c'era qualcosa di maledettamente sbagliato.
«Mi dispiace, Tyler.»
E attaccò.
Tyler rimase qualche minuto buono col telefono premuto sull'orecchio, mentre il fischio della cornetta continuava a rimbombargli nel cervello.
Non gli aveva mai detto il suo nome. Ne era sicuro, ci avrebbe scommesso la mano destra.
Ma come faceva a conoscerlo?!
Come poteva avere il telefono di Crybaby?!
Che cazzo stava succedendo?!

*

Quello che Tyler non sapeva è che quel santo ragazzo aveva creato l'occasione perfetta.
Crybaby non ne era cosciente, ma la telefonata del ragazzo emotivo aveva distratto il lupo cattivo del gelato che la osservava costantemente, lasciandole tutto il tempo di versare il veleno nell'impasto dei biscotti maledetti.
La ragazzina sghignazzò soddisfatta dopo aver tirato fuori i biscotti dal piccolo forno, mostrandoli con fare orgoglioso all'insistente obbiettivo della telecamera.
«Piccolo, piccolo.»chiamò lei, sperando con tutta se stessa che potesse essere sentita.«È il momento di scendere.»
Posizionò i biscotti su un piatto di ceramica, preparando anche un bicchierone di latte per il suo spasimante.
Poi si sedette di fronte al piccolo tavolo, aspettando pazientemente l'arrivo delle tre.
E, puntuale come un orologio svizzero, il lupo cattivo del gelato entrò nella stanza di Crybaby, accompagnato da tutta la sua orribile bruttezza.
Era disgustoso, più ripugnante del lupo di cappuccetto rosso.
Ma Crybaby non era più la bambina pietosa che doveva portare il cesto alla nonnina.
Lei era il cacciatore.
Quell'uomo ripugnante provò a carezzarle il viso e la ragazzina si scansò in tutta risposta.
Era qui per i biscotti, non per lei.
Il lupo si sedette nella sedia vicino alla bambina, osservando il suo fiero pasto con gli occhi dell'animale che era.
Prese un biscotto con fare violento, girandolo e rigirandolo tra le sue cicciute dita.
Crybaby trepidava dall'eccitazione.
Mettilo in bocca tesoro, pensava lei, gustalo lentamente.
E lui obbedì, trangugiandolo, poi un altro e un altro ancora.
Finché non capì che qualcosa non andava.
La sua pancia bruciava e persino la ragazzina riusciva a sentire i suoi rantoli di dolore.
Le pareti del suo stomaco si stavano corrodendo. Il sangue scorreva copioso.
L'emorragia incombeva.
Il lupo cattivo sgranò gli occhi e cercò di alzarsi dal piccolo sgabello, finendo solamente col cadere rovinosamente a terra.
La sua fine era vicina. La ragazzina non poteva esserne più contenta.
Gli versò il latte sul muso, ridacchiando. Si stava divertendo come non mai.
«Chi è la bambina lagnosa adesso?!»domandò lanciando il bicchiere vuoto sul petto del gelataio che nel frattempo aveva iniziato a schiumare dalla bocca.«Non io! Crybaby non è una bambina lagnosa!»
Serrò le sue piccole manine attorno al collo del lupo cattivo, sbatacchiando la sua testa sul pavimento.
Era questione di secondi.
I polmoni si muovevano appena e lo sguardo di quell'ignobile animale si faceva sempre più spento, mano a mano che il suo stomaco si riduceva ad una pappetta informe.
E dal momento in cui quell'essere spirò, la bambina cercò di ricomporsi, prese il suo golfino e se ne andò solo dopo essersi presa un piccolo pupazzetto di Ms. Potato Head che aveva adocchiato mentre preparava i biscotti della morte.

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Allora amiketti, non dovete farvi domande su niente, perché non c'è una risposta.
Perché Josh sapeva dell'uomo cattivo del gelato? Boh.
Perché il gelataio ha il telefono di Crybaby? Boh.
Come fa a conoscere Tyler? Boh.
Free interpretation lol.
  
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