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Autore: IlCantoDiLorelei    06/10/2016    3 recensioni
Eustass "Capitano" Kidd, sconfitto dal terribile imperatore Kaido, è solo in una cella scavata nella pietra. Non ha i suoi compagni, la sua unica compagnia è la sua coscienza e il dolore delle ferite.
E si sa che i propri pensieri feriscono più di qualsiasi altra cosa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass Kidd
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La cella era stata scavata nel punto perfetto per dare tormento ai prigionieri, pensò, il vento freddo trasportava l’acqua salata rendendo umidi ed appiccicosi i vestiti, o almeno ciò che ne rimaneva. 
Inoltre la salsedine contribuiva a far bruciare le ferite, che ormai infettate per la mancata cura e per la sporcizia di quella cella facevano sembrare le zone circostanti carne putrida.
Carne data ai vermi, ecco cos’era diventato, un misero pezzo di carne destinato a putrefare mentre ancora era in vita. 
Buttò la testa all’indietro, lasciando che le lacrime gli cadessero sul viso e che si mischiassero al sangue rappreso, ecco cosa era rimasto del grande Eustass “Capitano” Kidd, un ragazzino frignante. 
I suoi compagni erano stati spazzati via, aveva perso il suo fidato vice e migliore amico Killer, ucciso dalla furia del potente imperatore. E come se non bastasse aveva visto il suo sogno infrangersi davanti ai suoi occhi, non sarebbe mai potuto diventare il Re dei Pirati, era stata quella consapevolezza a metterlo in ginocchio e ad annientarlo. Perché Eustass Kidd, senza il suo sogno non era altro che una bestia, capace solo di uccidere e peccare di tracotanza.
Chiuso fra quelle mura di pietra, solo con la sua coscienza si era reso conto di tutte le cose che aveva perso per concentrarsi su un solo obbiettivo. Non aveva mai dimostrato quanto tenesse a Killer, non aveva mai realmente amato. Si era limitato a sbandierare il suo sogno ai quattro venti, uccidendo tutti quelli che lo intralciavano e a scoparsi qualche puttana quando ne aveva voglia. 
Fra le lacrime pensò che forse aveva ricevuto quello che meritava, stava patendo tutte le pene che lui stesso aveva inflitto alle sue vittime. Il dolore delle ferite infettate, come quando si divertiva ad infierire su una vittima ormai prossima alla morte, le ferite piene di salsedine non erano altro che la vendetta dei poveri sventurati che aveva lasciato morire sulla battigia o che aveva buttato in mare, facendo riempire i polmoni e le ferite dei poveri sventurati di salsedine ed acqua salata.
Ed infine, il vento che lo colpiva tagliente con le sue mille gelide lame, non faceva altro che rammendargli del destino dei cadaveri, quello di diventare dei freddi ammassi di carne, rigidi e gonfi, pronti ad ospitare i vermi che li avrebbero divorati.



Angolo autore:

 che dire ragazzi, in questi giorni mi sento molto ispirata. Questa storia mi è venuta in mente facendo una versione di latino, stavo leggendo tutti i significati di una parola quando mi si è presentata davanti l’espressione che ho utilizzato come titolo, caro data vermibus, che vuol dire appunto carne data ai vermi. E nulla ho lanciato in aria dizionario e quaderno, afferrato il computer ed ho iniziato a scrivere come una pazza.spero che questa mia piccola storia sia di vostro gradimento, un bacio -IlCantoDiLorelei
  
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