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Autore: shuste    08/05/2009    1 recensioni
Un minuscolo missing moment.....tornerò presto con My end...vicende personali me lo stanno impedendo in tutti i modi!!!!un bacio a tutti!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Casa Swan,” rispose una voce che non avevo mai sentito prima. La voce di un uomo roca, ma nonostante questo giovane.

Non mi fermai a pensare alle implicazioni di questo fatto.

“E’ il Dottor Carlysle Cullen,” dissi imitando perfettamente la voce di mio padre. “Potrei parlare con Charlie?”

“Non è qui,” rispose la voce, e fui davvero sorpreso della rabbia che traspariva da essa.

“Bene, dov’è allora?” domandai cominciando a diventare impaziente.

Ci fu una breve pausa, come se lo sconosciuto volesse nascondermi l’informazione.

“E’ al funerale.” rispose alla fine il ragazzo.

Chiusi la telefonata.

 

 

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… FUNERALE …

Ripetei talmente tante volte quella parola nella mia mente da toglierle significato e renderla un semplice suono.

Un suono senza nessi logici. Senza senso.

Una stupida parola era riuscita a cancellare qualunque parvenza di senso ci fosse stata nell’universo.

Il mio mondo, la mia vita distrutti così, in un soffio. Rasi al suolo.

Il nulla.

Peggio.

Perché finché non vedi una persona ma sai che lei in qualche parte del mondo vive, respira, si muove, sogna è un conto. Sai che c’è. Che potrai sempre rivederla se tu mai lo vorrai. C’è quel margine di possibilità che ti rassicura e ti fa pensare che, se la ami alla follia, potrete rincontrarvi ed essere di nuovo felici.

Ma se tutto viene meno … se quella persona non c’è, non esiste più, è stata spazzata via, da qualche parte, annullata … se non si trova in nessun luogo, se non la potrai mai più rivedere … beh, è tutta un’altra storia.

Lei ad un tratto non c’è.

E questo basta.

 

Fino a poco prima vagavo nel buio, ma uno spiraglio di luce c’era sempre a guidarmi.

Avrei sempre potuto tornare a cercarla, ovunque lei fosse e scoprire che stava più o meno bene.

Ora le tenebre più assolute.

Perduto. In eterno dannato. Così, in un secondo.

Lei, la mia luce, spenta. Morta.

Morta.

 

Bella. Morta.

Ero scioccato.

 

Che senso ha la vita quando i tuoi occhi non potranno mai più vedere la bellezza, quando il tuo cuore non potrà mai più gonfiarsi, anche solo per un istante di felicità?

Che senso ha quando i tuoi occhi non ti permettono nemmeno di piangere il tuo dolore?

Che senso ha senza la persona che hai amato?

Avevo atteso per quasi un secolo, senza nemmeno sperarci davvero, di incontrare una creatura che potesse starmi accanto. E, ora che l’avevo incrociata, l’avevo già persa. Per l’eternità.

 

Proprio perché non assomigliava a nessuna avrei voluto incontrarla sempre...in qualsiasi posto.

 

Lei, perfetta come un fiore, ignorava la sua perfezione.

Pura come la luce, non conosceva la sua purezza.

E ora il nulla.

Il filo che un tempo mi aveva ancorato al mondo, ora me lo ritrovavo in mano, utile solo ad impiccarmi. Se almeno avessi potuto. Se solo fosse stato così facile.

 

Morta.

Il mio ultimo ricordo di lei. Il suo dolore. Le mie bugie per proteggerla.

Il suo sguardo, simile al mio in quell’istante, disperato. Gli occhi di chi perde ogni cosa. Una lacrima a disegnarle una curva sulla guancia. La mia mano che avrebbe voluto asciugare quella scia di dolore, appianare la ruga tra le sue sopracciglia e sulla sua fronte. La mia mano che però era rimasta ferma. Un ultimo sguardo … e poi più nulla.

 

Nessun essere umano avrebbe mai potuto lontanamente concepire la portata del mio amore per lei.

Era un sentimento che mai nulla avrebbe potuto scalfire o mutare. Avrebbero potuto trascorre secoli e io l’avrei amata come il primo istante. Era qualcosa fortemente interconnesso col concetto di eternità. E un uomo non può comprenderlo per via della sua mortalità.

Nessun essere umano, allo stesso modo avrebbe mai potuto contenere dentro di sé il dolore che in quell’istante provavo. Sarebbe morto per l’intensità di quel sentimento, talmente forte da sembrare anche fisico. Come se qualcuno avesse maciullato un mio organo vitale e l’avesse poi strappato dalla sua sede con forza.

 

Lei mi era stata strappata.

Uno può vivere senza polmoni? Senza cuore? Senza cervello?

Allo stesso modo avrei potuto sopravviverle.

 

 

Già morto, già in piedi, già all’inferno mi alzai e cominciai a percorrere la strada che mi avrebbe portato all’unica amante che desideravo ormai.

La dolce, tanto desiderata morte.

Dovevo solo incontrarla … il più in fretta possibile.

E poi in pace, dritto all’inferno.

  
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