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Autore: Akira14    08/05/2009    2 recensioni
A Lucas non mancava nulla. Famiglia, amici, lavoro... Per questo ora lo stavano seppellendo. Perché andava tutto a meraviglia. (A/N: Ci tengo a dire che non questa storia non intende assolutamente dare giudizi su una scelta estrema o farci psicologia spicciola)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Was your work of art so heavy that it would not let you live?


Non avrà avuto altra scelta. Cazzate. C'è sempre un'altra via, una strada che in quel momento non era stato capace di vedere preso com'era dalla propria disperazione. Qualcosa che lo aveva preso alle spalle d'improvviso... O che s'era insinuato poco a poco in lui senza che nessuno se ne accorgesse. Opzione che tutti avevano escluso immediatamente, per poi ritrattare in privato e chiedersi se davvero lo conoscessero così bene come dicevano.
Lucas, il ragazzino smunto e dal salutare colorito cadaverico che a prima vista sembrava lo stereotipo dello sfigato dei film americani. Il primo della classe, adorato dai professori ed insultato dai compagni. Occhialuto e vestito sempre con abiti smessi del fratello, che erano stati alla moda almeno cinque anni prima... Capace di far amicizia anche con i sassi, però.

Ben disposto ad aiutare chi era in difficoltà scolastiche e non solo. Sfiorava quasi l'ingenuità, talmente si prodigava per gli altri. Anche se poi, era il primo a riconoscere che lo faceva per il suo tornaconto. Insomma, si sarebbe sentito in colpa a starsene con le mani in mano. Essere d'aiuto a qualcuno, invece, lo faceva sentire bene. Tutto qui.
Lucas, l'uomo in giacca e cravatta dallo sguardo di ghiaccio che poi si scioglieva al primo ciglio umido, perfino in televisione.
Lui che godeva di buona salute ed aveva un buon lavoro d'ufficio. Sì, l'amore ancora non aveva 'bussato alla sua porta', come si suol dire, ma non pareva farne un dramma. In fondo le persone che gli volevano bene, tra amici e parenti, erano molte. Davvero, non era una mancanza tale da spingerlo ad un tale gesto. Ciò nonostante, ora era lì. Chiuso nel legno liscio e levigato, dove più nessuno lo avrebbe sentito cantare o l'avrebbe visto tenere quella chitarra chiusa in una presa amorevole e carezzarla con una delicatezza reverenziale.
La musica era una passione che l'aveva sempre accompagnato, ma a cui si era dedicato solo dalla tarda adolescenza. Inizialmente, gli amici lo avevano preso in giro credendo che cercasse di sopperire al suo aspetto alquanto ordinario con il fascino che inevitabilmente sembra acquisire agli occhi delle ragazze il salire sul palco e suonare. Sarà stato anche per quello, magari, ma avevano dovuto ammettere che se la cavava piuttosto bene. Le sue canzoni erano... Piacevoli. Di quelle che stai a sentire senza pensarci troppo, che ti fanno da sottofondo mentre bevi al pub. Non avrebbe mai fatto ballare o scatenare folle urlanti sotto il palco ma non gli era neanche capitato di ricevere fischi ed intimidazioni a tornarsene a casa o andarsene allo stesso paese da cui provenivano le sue canzoni di merda. Una volta, addirittura, gli era capitato di sentire qualcuno canticchiare un suo pezzo prima del concerto. Aveva raccontato loro questo eccezionale evento tante di quelle volte che ormai erano a conoscenza di ogni più piccolo particolare. Non solo il chi, il quando, il dove e come ma avrebbero perfino saputo dire – a chi glielo avesse chiesto – che quel tipo indossava una slavata maglietta dei Franz Ferdinand, dei jeans stracciati sulle ginocchia e delle “favolose All Stars nere con i lacci viola”.
Di stupidaggini, Lucas, era sempre stato bravo a parlare. Fin da bambino, quando imbettava chiunque potesse con l'ultima puntata di un cartone animato, piuttosto che con la sua collezione di figurine o le mirabili costruzioni con il Lego. Che in casa ci fosse una sorta di guerra fredda tra i genitori, era qualcosa di cui si erano accorti andandolo a trovare. Lui non ne aveva mai fatto alcun cenno.
Insomma! Bisognava mettersi lì con le tenaglie, in un bel numero, per tirargli fuori qualcosa di veramente personale. Potevano quindi essere scusati per non aver sentito un campanello d'allarme nelle loro teste, sempre che ci sia stato, no?
Perché le notti insonni, i fogli accartocciati sul pavimento o rigati con tanta violenza da strapparsi erano la normalità per un artista, giusto?
Sì. Poi lui era mica uno di quelli che si smontava dicendo “Fa schifo” di ogni sua canzone. Sarebbe ipocrita dire che non inseguiva il successo, perché se avesse voluto tenere la propria arte per sé allora non sarebbe mai andato a suonare nei locali... Ma non ne faceva una malattia. Suonare e comporre erano hobby, la sua vita era altro. Davvero.
Per questo ora lo stavano seppellendo. Perché andava tutto a meraviglia. Così bene che è stato preso da un raptus di pessimismo fulminante ed ha deciso di farla finita prima che incominciasse un'inevitabile caduta verso l'infelicità. Tipo i leader delle band che mollano all'apice della loro carriera. Una logica inoppugnabile che faceva stare tutti molto meglio. Oppure aveva capito che quella situazione era il massimo a cui aspirare e non gli bastava. Ingordo.
Bramava ricchezza e belle donne. Il talento, la genialità. Be', a conti fatti gli sarebbe anche bastata la perseveranza. La determinazione. La capacità di tirare fuori le palle quando serve e non buttarsi in un fiume nel momento in cui le cose non girano come avrebbe voluto. Troppo comodo. Un insulto a chi vorrebbe ancora avere decenni, invece di pochi mesi o giorni, davanti a se. Un tale egoista meritava che si dessero pena nell'interrogarsi se avessero delle colpe pure loro?
No. Perciò, uno ad uno, si allontanarono senza guardare indietro. Le loro lacrime erano sprecate per un individuo del genere. Eppure non accennavano a voler smettere di scendere. Proprio per quell'individuo così abbietto e disgustoso. Quello che fino a pochi giorni prima avrebbero dichiarato essere come un fratello per molti di loro e che ora avevano condannato senza appello come unico colpevole del proprio omicidio. Semplicemente perché era più facile ragionare in questi termini. Darsi una giustificazione per continuare a vivere come se niente fosse. Per credere che sia stato tanto macabro e crudele da aver architettato un grande scherzo alle vostre spalle. Che sarebbe riapparso nella loro piccola città in grande stile, scegliendola come tappa di un tour mondiale, nel giro di qualche anno. Gli avrebbero dimostrato a suon di pugni quanto avevano apprezzato la sua brillante trovata. L'avrebbero riabbracciato e lo sarebbero stati ad ascoltare pendendo dalle sue labbra, sul serio questa volta. Gli avrebbero poi chiesto delle sue canzoni, si sarebbero dati da fare per diffonderle ovunque. Si sarebbero improvvisati produttori, direttori artistici, addetti al marketing o alla promozione. Si asciugarono gli occhi, consolandosi con quei vani propositi.

Quando sarebbe ritornato... Non l'avrebbero più lasciato ripartire.

  
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