Londra: la città delle quattro stagioni in un solo giorno, una città piena di vita, piena di emozioni e colori stupendi.
Viaggiare mi ha sempre affascinato, nel profondo dell’anima: la lingua straniera, gente diversa da come viviamo noi ogni giorno, la monotonia che cambia.
Sono cose che mi hanno sempre spinta a guardare più in là della linea che ognuno di noi non dovrebbe sorpassare perché così dice la legge.
Il mondo dello spettacolo, più precisamente il cinema, mi ha sempre affascinato: sono pochi gli attori che riescono a toccarmi dentro l’animo, con un espressione degli occhi, un tono più basso e roco, un gesto del corpo.
Pochi attori ci sono riusciti, ma uno in particolare riesce ad entrarmi e leggermi nell’anima: Benedict Cumberbatch.
È stato amore a prima vista nella serie tv Sherlock Holmes: è riuscito, in tutti i ruoli che ha interpretato, a farmi emozionare a tal punto da farmi provare più emozioni contemporaneamente.
È strano lo so, ma a me è successo, e mi sento quasi impotente.
Camminare mi rilassa, mentre percorro il grande parco di Londra, pieno di verde e gente che passeggia anch’essa.
Proprio mentre sto pensando e mi guardo intorno, vengo presa in pieno da qualcuno che mi salva, non facendomi cadere a terra, prendendomi tra le sue braccia, ritrovandomi appiccicata al suo cappotto nero, dato il freddo barbino di quella mattina.
-Are you okay?- quella voce, che non potrò mai dimenticare e riconoscere tra mille. Alzai lentamente lo sguardo, incrociando un paio di occhi blu intenso, quasi come il colore del cielo, guardarmi preoccupato. Continuai a guardarlo scettica, dopo aver riconosciuto chi mi stava stringendo a sé, per colpa che da un momento all’altro cadessi a terra.
-Sì, sto bene- biascicai poco convinta, allontanandomi da lui, stordita da quell’incontro così accidentale e catastrofico per la sottoscritta. Anche se mi ero allontanata di poco da lui, continuava a tenere le sue mani, ben salde sui miei fianchi e ben ricoperte da guanti neri di pelle che mi ricordavano tanto lo stile di Sherlock Holmes.
-Sicura?- mi chiese notando la mia cera poco colorita e il mio stato attuale. Mi sforzai di sorridergli ma questo non bastò a convincerlo, dato il suo sguardo contraddittorio verso di me.
-Venga, le offro un caffè- disse afferrandomi gentilmente per un polso, dirigendoci verso il primo bar vicino a noi.
-Non bevo caffè- dissi con una voce così flebile, della quale mi sorpresi io stessa, appena ci sedemmo dentro il bar.
-Prendi qualsiasi cosa tu desideri, offro io- disse sorridendomi appena, sfilandosi elegantemente i suoi guanti di pelle, appoggiandoli poi alla sua destra.
Accavallai la mia gamba destra sulla sinistra, vedendo fare lo stesso da Benedict, al quale non riuscivo a staccare gli occhi di dosso.
Osservavo ogni suo minimo movimento: i capelli tirati indietro, mi ricordavano molto Khan, personaggio interpretato da lui in Star Trek Into Darkness. Appena arrivò il cameriere a prendere le nostre ordinazioni, lui spostò il suo sguardo da me al ragazzo.
-Un caffè e…- disse guardandomi per sapere cosa prendessi.
-Una cioccolata calda, per favore- dissi sorridendo appena al cameriere che annuì gentilmente e sparì.
Mi tolsi il cappotto che indossavo, iniziando a sentire caldo dato il calore del locale, mentre vidi Benedict fare lo stesso con il suo cappotto lungo, al quale precedentemente ero appiccicata contro.
Rimasi a guardarlo, intensamente, osservando quanto gli stesse bene quel completo: giacca e pantalone a fantasia quadrettata sul rosso non troppo forte, camicia color magenta a pois.
Continuava ad osservami con sguardo concentrato e indagatore.
Mi destabilizzava e allo stesso tempo mi drogava, mentre mi perdevo nei suoi occhi. Ringraziammo entrambi il cameriere appena ci portò le nostre bevande.
-Non avrei mai pensato di incontrarti così- invece di pensarlo soltanto, lo dissi ad alta voce, vedendolo sorridere, portarsi il caffè vicino le labbra e berne un sorso. Avrei dato qualsiasi cosa per poter vedere se le sue labbra fossero morbide e saporite.
Fronte alta, zigomi sporgenti, labbra disegnate, naso appuntito e portamento da invidia a chiunque.
E pensare che la nostra differenza di età era 20 anni e io mi sentivo come un’adolescente, non appena mi guardava, i miei ormoni impazzivano.
Iniziai a sudare alle mani, nonostante non stessi sentendo caldo e smisi di guardarlo negli occhi, ricadendoci dentro come una stupida.
Notai all’anulare sinistro la fede: è sposato, Lena, cosa vorresti che accadesse mai?
Mi chiesi mentalmente, scuotendo la testa da quel pensiero poco razionale.
-Qualcosa non va?- chiese preoccupato, posando il caffè sul tavolino.
-No. Comunque sono Lena- dissi piano, alzando lo sguardo verso di lui.
-Benedict- disse sorridendomi calorosamente.