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Autore: Ops25    07/10/2016    0 recensioni
Cavolo di nuovo non ho contato fino a 10 prima di aprire bocca...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Lui.... Si erano fatte le 4.10 e più il tempo passava più i miei battiti acceleravano, tenevo il cellulare nella mano tremante controllando ogni secondo se tra l'agitazione la notifica fosse arrivata. Quando oramai le speranze erano crollate sento il telefono, era la sua risposta "Scendo". Cinque lettere e arrivò il panico, la paura ma anche la felicità e la voglia di passare più tempo possibile con lei. Quando sentii lo scricchiolio del portone entrai in quella fase in cui potrebbe cadere un grattacielo a pochi isolati e tu non ti accorgeresti di nulla. Scese in tuta e delle semplici scarpe da tennis. Capelli sempre in ordine, trucco perfetto e profumava di sapone al cioccolato. "E tu che ci fai qui?" "Ti devo parlare" "Alle 4.15 del mattino?" "È urgente" "Passeggiamo o vuoi rimanere qui sotto al palazzo?" "No andiamo..." iniziamo a incamminarci. Dovevo dirle qualcosa e così iniziai... "Ti ho svegliata?" "No, ero sul divano con il cane. Ma era questa la cosa urgente?" "No. Hai ragione. Quello che ti volevo dire è... Ti andrebbe di venire alla festa della scuola?" "E non me lo potevi chiedere lunedì a scuola?" "Si potevo, ma lo volevo fare prima io delle tue amiche" "Si, comunque vengo. Tutto qui? Questa era la cosa urgente?" 'Diglielo, parlale e butta fuori tutto' "Si, tutto qui!" ci fermiamo davanti al palazzo, ci guardiamo imbarazzati come in attesa di un miracolo. "Devo andare. Ci vediamo lunedì." "A lunedì" le risposi deluso ma era colpa mia se non avevo concluso niente nemmeno questa volta. Apre il portone ed entra. Per 48 ore non l'avrei vista e dentro di me non c'era altro che delusione, senso di vuoto, attesa e la consapevolezza di essere un codardo. Chiamo il mio migliore amico nonché collega e gli chiedo di vederci appena possibile e lui mi risponde che se volevo anche subito sapendo però che la chiacchierata sarebbe stata con un addormentato. Gli dico che ci saremmo visti l'indomani per un pranzo. Si erano le 5 ormai così optai per una camminata in spiaggia. Arrivato sul lungomare parcheggiati al primo posto lungo la strada e iniziai a sentire le emozioni senza opprimerle. Mi sentivo libero, tranquillo, senza pensieri con il vento tra i capelli e la sabbia nelle scarpe, mi sfilai il giacchetto e lo stesi sulla sabbia umida mi ci appoggiati approfittando del calore che emanava il sole e l'arietta che rinfrescava ogni tanto. Mi passò davanti una coppia di ragazzi e il primo pensiero non fu lei ma quello che le ho detto. Mi addormentai con i raggi del sole che riscaldavano quel 27 ottobre. Mi sveglia con il pianto di un bimbo seduto pochi metri più in là. Accesi il telefono, spento appena arrivato in spiaggia, e mi accorsi che c'erano 4 chiamate perse. 2 di mia sorella, una di mia madre e una del mio migliore amico. Richiamati subito mia madre che mi rispose preoccupata "Finalmente mi chiami! Io e tua sorella pensavamo che ti dovessimo venire a cercare negli ospedali. Ma che fine hai fatto? Non spegni mai il telefono" "Ciao mamma anche a me fa piacere sentirti" "Falla finita e Rispondimi" "Volevo solo qualche oretta tranquilla, tutto qui. Ora scusa ma devo andare ti richiamo stasera" "Ciao". Chiamai il mio amico chiedendogli il motivo della chiamata e lui mi rispose che voleva solo sapere dove ci vedevamo, gli diedi le indicazioni per arrivarci e l'ora. Si era fatto mezzogiorno. Tornai al veicolo e mi diressi verso il luogo dell'appuntamento. Arrivò prima lui. Entrammoe ci sedemmo subito. "Allora di cosa mi devi parlare di così urgente?" "Non riesco a esprimere i miei sentimenti. Stanotte sono andato da lei, le intenzioni c'erano ma arrivato al momento perfetto le ho chiesto se veniva alla festa di Halloween" "Stai scherzando? Sei un cojone" "Si lo so" "E ora?" "E ora non so che fare. Quando la vedo il respiro si interrompe, i suoi occhi, le sue labbra, il suo viso... I suoi capelli, il suo corpo... La sua eleganza, la sua dolcezza..." "Ma tu sei andato! Non ci stai più con la testa" "Che devo fare?" "Non saprei" "Io mi sono..." "Non ti azzardare a dirlo in mia presenza" "Facciamo così... Abbiamo ancora 3 giorni per pensare a cosa fare, ma alla festa tu dovrai fare qualcosa..." ------------------------------------------------------------------------------ E' da quasi un anno che non scrivo e ultimamente sto "litigando" e questa storia. Ho ancora un capitolo già scritto ma non so se poi continuerò... Grazie a chi ha letto fino allo scorso capitolo. -A.
   
 
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