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Autore: adorvlou    07/10/2016    0 recensioni
Era il 18 settembre del 1987, quando Samantha Miller venne trovata morta, con un proiettile in testa, sul pavimento del bagno della sua stanza, proprio dalla sua compagna. Fu qualcosa di sconvolgente e misterioso e nessuno riuscì a trovare una spiegazione nè un assassino, facendo così passare la morte della ragazza per un suicidio.
A quel tempo, qualcosa di strano aleggiava nell'aria, qualcosa che a distanza di quasi trent'anni, l'agente Gray, voleva riportare alla luce. Nonostante i continui avvertimenti e le minacce, l'agente non si sarebbe mai fermato. Ne era certo, quello di Samantha non era stato un suicidio. Avrebbe rinvenuto altri cadaveri? Si sarebbe ritrovato al centro di un grande mistero? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certo; finchè non fosse riuscito a scoprire la verità e rendere giustizia a quella povera ragazza, non si sarebbe fermato.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Samantha non aveva molti ragazzi. Era una di quelle persone che aspettano il vero amore, lo stesso che quando meno te lo aspetti, ti distrugge.- la signora Hill sembrava sempre più disposta a collaborare con l'FBI.
-Cosa vuole dire, Julie? Chi ha fatto del male a Samantha?- chiese Gray prendendo appunti sul taccuino. 
-Oh no, deve aver capito male ciò che volevo dire. Nessun ragazzo ha mai fatto del male fisicamente a Sam, ma ce n'era uno che le ha spezzato il cuore più di una volta.
-E ricorda il suo nome?- chiese Benson.
-Come dimenticarlo...- disse Julie sospirando -...si chiama Brandon Griffith. 
-Può parlarci di lui? Di loro?- Gray sembrò quasi sentirsi in colpa nel dover chiedere tutte quelle cose alla donna. -Sarebbe davvero importante per l'indagine, lo sa questo, vero?
-Si, lo so bene, è solo che fa male ripensare a lei.
-Posso capirla e mi dispiace, ma c'è un assassino a piede libero e dobbiamo capire se il caso è collegato a quello di Samantha. Julie, lei è l'unica che può aiutarci in questo momento.
La Hill sospirò, passò le mani sul viso e poi fra i capelli. -Da dove volete che cominci?

-Si, capisco. D'accordo signor Parker, le faremo sapere al più presto tutto quello che ci dirà la signora Hill. A dopo.- Benson staccò la chiamata e si diresse nuovamente nel salotto di Julie per ascoltare cosa stesse raccontando a Gray.
-E così il caro signor Griffith era un vero e proprio don Giovanni.- constatò Gray.
-Già... E purtroppo Samantha ne era follemente innamorata, avrebbe dato tutto per lui, persino...- Julie si bloccò.
-Persino cosa? Perché si è fermata? Cosa stava per dire, Julie?- si affrettò a chiedere Mark.
-La vita.- disse Benson senza pensarci.
-Cosa?- Julie si girò verso l'agente quasi sconvolta. -No, assolutamente no. Sam era innamorata di Brandon, questo sì, ma non era mica stupida. Non si sarebbe mai uccisa per lui.
-E allora cosa voleva dire prima?- chiese nuovamente Gray.
-Vede agente, anche se non sembra, Samantha è stata davvero importante nella mia vita. Quando parlo di lei in quel modo non lo dico perché vorrei sembrare una di quelle amiche disperate o perché cerco di sviare ogni sospetto che voi avete verso me. Sam è stata come un'ancora di salvezza nella mia vita. Quando sono arrivata a New York non avevo nemmeno il coraggio di presentarmi a lezione per paura che la gente potesse guardarmi e giudicarmi diversa. Non mi sono mai sentita a mio agio nei miei primi anni di vita, finché non ho incontrato lei, finchè Sam non è entrata a far parte dei miei giorni. Lei ha subito capito che io non ero come tutti gli altri, che avevo qualcosa che mi differenziava da tutto il resto, e mi ha accettata così com'ero, senza giudicarmi, senza farmi sentire continuamente fuori posto.- Julie fece una lunga pausa e fissò i due agenti che sembravano aver capito di cosa stesse parlando. -Io l'amavo, l'amavo davvero e vederla soffrire per lui mi faceva stare male, ma allo stesso capivo cosa provasse, perché anche io mi sentivo così nei suoi confronti. Era la prima ed ultima persona che ho davvero amato nella mia vita, dopo lei non c'è stata nessun'altra ragazza e da quando è andata via, nulla ha più avuto senso. Tutto mi sembrava diverso; le luci, i colori, le canzoni, persino le persone che una volta conoscevo non mi sembravano più quelle di prima. Mi sono rinchiusa nuovamente in me stessa. Ho smesso di uscire con gli amici che non sentivo più così vicini, anzi, a dirla tutta non ero nemmeno benvoluta, era per via di Samantha se facevo parte del gruppo, e quando è morta mi hanno esclusa pian piano. Lei era tutto per me.- Julie non ce la fece più e scoppiò in lacrime. -Scusatemi, scusatemi tantissimo. E' solo che ripensare a lei è così doloroso. Ho passato così tanto tempo a cercare di attenuare il dolore che mi pulsava dentro il petto quando pensavo a lei e anche se non ci sono mai riuscita del tutto, in qualche modo il peso era più leggero e adesso è come se un macigno mi fosse piombato nuovamente addosso e il mio respiro si accorcia, ogni giorno di più. E ogni mattina mi alzo con a consapevolezza che è tutta colpa mia, che avrei potuto salvare Samantha se fossi stata più cocciuta e meno accondiscendete, se le sue parole non avessero avuto lo stesso peso che avevano quando i suoi occhi mi fissavano imploranti. La sua famiglia ha ragione a darmi la colpa di tutto. Se fossi stata più forte, se le avessi detto quanto l'amassi, quanto avessi bisogno di averla al mio fianco forse le cose sarebbero andate diversamente, forse lei sarebbe ancora qui a vivere la vita che ha sempre meritato.- Julie non riusciva più a contenere le lacrime. Continuava a prendersela con se stessa e Gray si sentiva sempre più in colpa singhiozzo dopo singhiozzo.
Così, si avvicinò di più verso la signora Hill e le prese delicatamente le mano. -Julie, stia tranquilla e mi ascolti. Lo so che le ho già detto che mi dispiace farle parlare di questo, ma ci tengo a ribadirglielo. Amare qualcuno è sempre una condanna, che sia un amore sano o meno. Lei non ha colpa per ciò che è successo a Samantha e non deve vivere con questo peso sulla coscienza, non se lo merita. Deve riuscire ad andare avanti e vivere la vita che anche lei merita. Deve uscire e conoscere la persona che sono sicuro la sta aspettando da tempo, anche se ancora non lo sa. Alla sua età non è ancora finita, ha tutto il tempo davanti a se. Samantha vorrebbe questo per lei, vorrebbe vederla felice dopo così tanto tempo e la felicità non dovrebbe mai essere considerata un errore. Il mondo ha tanti colori e lei deve riscoprirli uno dopo l'altro.- Gray le sorrise e lei fece lo stesso, poi prese il fazzoletto che teneva nel taschino della giacca e glielo porse. Julie si asciugò le lacrime e guardò nuovamente Gray.
-Lei ha un grande cuore agente Gray e merita il meglio. Sam sarebbe felice di sapere che c'è una persona come lei a prendersi cura di ciò che le è successo, non ho alcun dubbio.
-Mi fa piacere sapere che pensa questo di me. Le prometto che Samantha avrà giustizia.

Dopo essere usciti di casa di Julie, Benson e Gray si diressero verso l'indirizzo che Parker aveva fornito loro. 
-E così Brandon Griffith abita nell'Upper West Side. Credi abbia una famiglia numerosa?- Gray si rivolse al suo partner.
-Perchè lo credi?- chiese Benson.
-Beh, è risaputo che l'Upper West Side è uno dei quartieri più adatto alle famiglie. Insomma, ottime scuole, un punto culturale molto vasto, vicino a Central Park e al Riverside Park, tutto ciò che cercano delle famiglie con bambini, non credi?
-Vorrei ricordarti che non sono newyorkese, né tantomeno americano.- replicò Benson.
-Il tuo cognome dice tutt'altro.- fece notare Mark.
-Sono australiano ma i miei genitori adottivi sono americani, ed ecco svelato un segreto su di me caro agente Gray.- disse Tristan con un sorriso.
-Oh, non lo sapevo. Ho avuto così tanto da fare che non ho nemmeno controllato la tua cartella, mi sono fidato di Parker e del suo giudizio. 
-Non importa, posso capirlo. Questo caso sta davvero diventando complicato e nessuno di noi ha abbastanza tempo.- rispose Benson dando una pacca sulla spalla al suo partner. -Ascolta, ma tu cosa ne pensi di quello che ci ha raccontato la Hill?
-Penso che sia una donna distrutta e che dopo tutto questo tempo sembra non voler accettare la morte della sua amica.- rispose Gray.
-Ma tu lo avevi capito che era innamorata della Miller?- chiese Benson curioso.
-Si, l'ho sempre saputo. C'era qualcosa nei suoi occhi, nel modo in cui pronunciava il suo nome, nelle parole che usava che portava a capire che quella fra loro non era una semplice amicizia, o meglio, ciò che provava Julie per Samantha non era solo affetto.
-Sono un profiler e non sono riuscito a capirlo da subito. Come ho fatto a non accorgermene?- Tristan sembrava deluso da se stesso.
-E' solo questione di abitudine, di occhio. Quando fai questo lavoro devi imparare a guardare le cose con un'altra lente.- rispose Gray. -Come ad esempio il fatto che la Hill non ci ha raccontato tutto.
-Eh? Di cosa parli?- Benson sembrava più confuso del solito.
-Hai notato che quando abbiamo chiesto chiarimenti su quella frase lasciata a metà lei ha subito raccontato di loro due? Ha cercato di spostare l'attenzione su una storia che potesse farci dimenticare quello che aveva detto prima, ma non ci è riuscita, non con me.
-Quindi non le credi?
-Oh sì che le credo, solo che ho capito che c'è altro sotto, ma non potevo più farle domande con lei in quello stato. Era tropo turbata per poter continuare a parlare. Aspetteremo qualche giorno.- rispose Gray fermando l'auto. -Comunque siamo arrivati.
-Anche questa volta non ho capito.- si lamentò Tristan scendendo dalla macchina.
-Perchè?- chiese Gray.
-Mi ero quasi dimenticato di quello che stava per dirci poco prima. Sono un idiota.
-Tristan, smettila. Non sei un idiota, ok? E' solo che questo è il tuo primo vero caso e non sei abituato. Devi stare tranquillo, vedrai che anche tu otterrai grandi risultati.- disse dando una pacca sulla spalla al partner. -Adesso entriamo, il signor Griffith ci deve delle spiegazioni.

-Credi sia in casa? Magari è a lavoro.- osservò Benson.
-Hai ragione, potrebbe non essere in casa, ma c'è la possibilità che ci sia la moglie. I figli saranno sicuramente a scuola o all'università, chi può saperlo.- rispose Gray.
-Speriamo. Mi seccherebbe aver fatto un viaggio a vuoto.- replicò Benson.
-Non sarebbe un viaggio a vuoto. Questo è un palazzo e i vicini parlano e sanno più di quanto tu possa credere.
Le porte dell'ascensore si aprirono su un grande corridoio illuminato da grandi e costosi lampadari che si riflettevano sul lucido pavimento di marmo bianco. Le pareti erano decorate da quadri raffiguranti la New York degli anni sessanta e sulla destra, fra una cornice e l'altra, si aprivano grandi finestre che si affacciavano su Central Park e sul grande traffico newyorkese. 
-Wow!- esclamò Benson. -Un appartamento qui lo sogno da quando avevo dodici anni. 
-Se metti qualcosa da parte riuscirai a coronare il tuo sogno.- scherzò Gray.
-Un giorno ti saluterò dal piano più alto del grattacielo più importante di New York mentre bevo Champagne nella mia jacuzzi.
-Già, ora capisco perché era solo un sogno.- entrambi scoppiarono a ridere e poi tornarono seri nel giro di pochi secondi.
-Quello è il suo appartamento.- Benson indicò la terza porta a sinistra. -Andiamo.

Gray si avvicinò e prima di bussare poggiò l'orecchio sulla porta. All'interno non udì alcun rumore ma non sembrava del tutto convinto che l'abitazione fosse vuota, così picchiettò tre volte. -Chi è?- chiese una voce.
-Siamo gli agenti Gray e Benson dell'FBI, il signor Griffith è in casa?- nessuno rispose ma la porta si aprì.
Sull'uscio comparve una donna dall'aspetto stanco e trascurato. -Salve, lei dev'essere la donna delle pulizie. Io sono l'agente Mark Gray e questo è il mio partner, l'agente Tristan Benson.
-Buonasera agenti.- rispose la donna. -Mi dispiace informarvi che il signor Griffith al momento non è in casa.
-E sa dirci quando torna o dov'è andato?- chiese Benson.
-No, purtroppo quando sono arrivata c'era solo la signora Griffith.
-Quindi in casa non c'è nessuno al momento?- Gray la fissò per studiarla nei minimi dettagli.
-Nessuno a parte me.- la risposta della donna fu secca.
-D'accordo, allora faremo un giro e torneremo fra qualche ora. Ci scusi per il disturbo, buona serata.
Altrettanto.- disse la signora prima di chiudere la porta.

-Qualcosa non va?- Benson scrutò il viso del suo partner.
-Ho guardato bene quella donna e ascoltato attentamente le sue parole e il tono della voce e non mi è sembrata del tutto sincera. Probabilmente non c'era nessuno in casa, ma non sono del tutto certo che non sapesse dove si trovassero i Griffith.- ammise Gray grattandosi il mento.
-Hai qualche idea o andiamo via?
-Io direi di bussare a qualche vicino.- suggerì Mark. 
-D'accordo, tentar non nuoce.- rispose il suo partner. 
Entrambi bussarono a tutte le porte presenti sul piano, ma nessuno sembrava essere in casa a quell'ora.

-Credo che siano tutti a lavoro, ma torneranno fra pochi minuti, d'altronde il sole sta quasi per tramontare.- osservò Tristan.
-Si, è vero, ma ormai è rimasto l'ultimo appartamento, magari siamo fortunati.- disse Gray bussando all'ultima porta rimasta di quel piano. Ad aprirla fu una donna anziana che li guardò attentamente prima di chiedere chi fossero. I due agenti mostrarono i distintivi e si presentarono giungendo subito al dunque: Brandon Griffith.
-Accomodatevi.- disse la donna scostandosi dall'uscio.

-I signori Griffith sono una famiglia numerosa direi. Hanno ben quattro figli, di cui uno già sposato. Sono molto uniti, non c'è che dire, però il signor Brandon è molto temuto in quella casa. Quando dice una cosa, non c'è anima che possa replicare, nemmeno la moglie.- la signora era raggomitolata in una coperta di lana nonostante i riscaldamenti fossero accesi in casa.- So cosa vi state chiedendo e la mia risposta è sì. I Griffith stanno insieme da molto tempo e hanno avuto un figlio quando il signor Brandon era ancora al primo anno di università. Non so dirle molto sul suo passato, ma so quanto basta del suo presente per stargli alla larga.
-Cosa intende dire? Ha fatto qualcosa che potrebbe non essere del tutto legale?- chiese Benson.
-Oh agente, e lo chiede a me? Se siete qui una ragione c'è sicuramente.- a prima vista poteva sembrare una vecchia donna ormai andata di cervello, ma in realtà era più furba di quanto non volesse dimostrare.
-Non posso dirvi molto, anche perché il signor Griffith sarà di ritorno fra pochi minuti, e da quanto ho capito avete urgente bisogno di parlare con lui. Non stupitevi se ormai conosco tutti i suoi orari. Una donna della mia età non ha molto da fare in un appartamento così grande. Mia figlia sta via tutto il giorno e ho finalmente trovato un modo alternativo per far passare più in fretta queste ore di solitudine.- ammise la signora avviandosi verso l'entrata insieme a due agenti. -Ma c'è una cosa che forse può tornarvi utile: quell'uomo nasconde un segreto, non so di che tipo, ma so che ne ha uno. Il vostro compito è scoprirlo. Vi auguro buona fortuna, non è semplice ricevere informazione dal signor Brandon, è quel tipo di persona che sa come raggirare gli altri.
-Grazie per la sua dritta signora Shelton, ci è stata d'aiuto. Le auguro una buona serata.- disse Gray uscendo dall'appartamento.
-Non c'è di che. Buona serata anche a voi, agenti. Siate prudenti.- furono queste le ultime parole della donna prima che chiudesse la porta.

-Mark, guarda, Griffith è appena sceso dall'ascensore, andiamo.- i due agenti si diressero velocemente verso l'uomo in giacca e cravatta, bloccandolo proprio davanti la porta di casa.
-Buonasera, come posso esservi utile?- chiese l'uomo senza scomporsi.
-Salve, io sono l'agente Gray.- disse Mark mostrando il distintivo.
-Ed io sono l'agente Benson.- riprese l'altro imitando il partner.
-Siamo qui per farle alcune domande riguardanti il suo passato, può concederci qualche minuto?- chiese Gray.
Di che si tratta?- l'uomo posò la borsa sul pavimento e tornò a guardare Mark e Tristan.
-Il nome Samantha Miller le dice qualcosa?
Brandon diventò subito paonazzo ma non si scompose più di tanto. -Sapevo sareste venuti da me prima o poi. Prego, entrate.

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Buonasera a tutti :) devo ammettere che mi è piaciuto particolarmente scrivere questo capitolo perché più entriamo nel clou della storia, più mi emoziono. So che ancora è presto per dirlo, ma non vedo davvero l'ora di arrivare al capitolo finale. Spero davvero che possa piacere sia a voi sia alla casa editrice che, come avevo detto la scorsa volta, si è mostrata disponibile nel leggere ed eventualmente pubblicare il libro. 

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se fino a qui la storia vi sta intrigando o se risulta noiosa e scontata. Ogni vostra critica e giudizio per me è solo un modo per migliorare sempre di più e poter portare avanti questa mia passione. 

Detto questo vi aspetto al prossimo capitolo, baci xx

 

-Vals💕

   
 
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