È
l’ultimo
dell’anno, mi trovo ad una festa, questo posto è
disperso dal resto del mondo,
un qualsiasi edificio dista diversi chilometri, io sono arrivata qui
con la
macchina di Chester, Uruha non so con quale, ogni angolo
dell’edificio è invaso
da persone. Ora, Pamy, ragiona:
dove ci si può andare a ficcare
per colmare la voglia che sta crescendo un po’ troppo
velocemente?
Il
bagno? Squallido.
Non l’ho mai fatto in un cesso pubblico e non intendo farlo
neanche in una
situazione di, diciamo… emergenza come questa. Di certo non
possiamo ficcarci
dietro ad un cespuglio. Però non possiamo neanche farlo su
questa scomoda
panchina. Anche se non fosse scomoda, non lo farei lo stesso.
“Uruha…”
-ansimo tra un bacio e l’altro- “Basta”
Si
stacca
inaspettatamente da me e mi guarda incredulo.
“Perché?”
“Non
possiamo”
“Saresti
più
convincente se dicessi che non vuoi”
Inizio
a
credere che l’arroganza dei ragazzi sia direttamente
proporzionata alla loro
bellezza.
Improvvisamente,
capisco quello che, forse, intendeva dire. Mi volto verso
l’entrata, Chester è
ancora lì con la tizia ed è in atteggiamenti
insopportabili per me.
Kouyou
è
convinto che io non voglia perché penso a Chester. Invece io
voglio
proprio perché penso a Chester.
“E’
per
lui?”
“No,
assolutamente. È perché…
dove… andremmo…”
“Se
ti va…
seguimi”
Si
alza e
mi porge la mano. La afferro pensando a quale soluzione possa
aver
trovato.
Passiamo
vicino a Chaz che ha tra le braccia quella che penso che
diventerà la sua
amante per una notte, ammesso che trovi un posto per farcela diventare.
Rientriamo e saliamo delle scale poste alla destra del salone.
“Tu
non
conosci questo posto, a quanto pare” -taccio e lo faccio
continuare- “Di sopra
ci sono delle camere… ce ne dovrebbe
essere una libera, dato che siamo
solo ad inizio serata”
Ok,
è molto
meglio del bagno, però lo considero lo stesso disgustoso.
Questa situazione fa
schifo, mi fa sembrare una puttanella a cui vanno bene tutti pur di
saziare la
sua voglia. E glielo metto in chiaro.
“Senti,
non
mi è mai successa una cosa del genere, ok? Non sono una
troia che ci sta con
tutti, io… tu mi piaci, insomma, non sei uno a caso tra la
folla”
“Lo
spero”
-… arroganza e sinteticità-
Chiude
la
porta e mi ci appoggia.
“Io
non
sopporto le vacche vogliose costantemente in cerca di sesso”
-sussurra
accarezzandomi il viso- “E odio sentire
i pianti di stupide
mocciose che si pentono dopo aver giocato a fare le grandi”
-si abbassa alla
mia altezza e mi morde il labbro- “Se ti ritieni
così, sei pregata di
andartene, perché io non
asciugherei le tue lacrime, ne, tanto
meno, ti verrei a riprendere e perdonare se dovessi ritornare dal tuo
Chester”
“Ti
ho già
detto che…”
“Non
mi fai
fesso, sia chiaro” -ti allontani, lasciandomi modo di uscire
se ne avessi
voglia- “Allora?”
Mi
torna in
mente la visione di Chaz con quella tipa… Ci sono stata
male. Sono gelosa,
anche se potrei benissimo riprendermelo, ma mi chiedo se tornerebbe
tutto come
prima, se riuscirebbe ad amarmi nonostante la mia stronzaggine.
Può darsi che
sia il caso di voltare pagina… anno nuovo, vita nuova,
giusto?
Giusto .
Sbagliato. Estremamente sbagliato per i
miei
gusti, per il mio modo di vedere le cose. Voltare pagina avendola
lasciata per
metà bianca, sarebbe insensato.
Devo
chiarire. Sistemare. Anche se mi attira
l’idea di lasciarla bianca,
quella metà pagina.
“Uruha”
-torna a guardarmi, dopo essersi seduto sul letto-
“Grazie”
Teoricamente,
adesso dovrebbe arrivare la parte in cui io prendo ed esco correndo
verso il
mio principe azzurro, invece continuo.
“Io
sono
stata con Chester” -mi accomodo di fianco a lui-
“Poi mi ha tradita e mi ha
mollata… Io non l’ho perdonato e ho fatto di tutto
per farlo impazzire… Prima
di avventurarmi in una qualsiasi altra storia sentimentale,
sarà meglio che
sistemo con lui”
Si
allarga
un piccolo e veloce sorriso sul suo viso, mi mette una mano sulla
spalla.
“Già…”
-si
alza- “E’ un peccato, però…
Mi piaci”
Si,
è un
peccato. Soprattutto perché mi ha detto che gli piaccio.
Sempre a combinar
stronzate, io.
Usciamo
dalla stanza e percorriamo il corridoio che porta alle scale.
Ho
una
visione che mi fa incollerire. E
la stessa reazione che penso che
abbia Chester: bloccarsi.
Mi
fissa,
dall’altra parte del corridoio, la tizia che sta con lui mi
ha squadrata
diverse volte e mi ora guarda schifata.
“Chester,
chi è quella?”
-gli domanda altezzosa-
“Già,
Chester. Chi è quella?” -gli chiedo ansiosa di
sapere come risponderà-
“Un’amica.
La risposta vale per entrambe”
“Ah,
bene”
-riferisce la donna avvinghiata a lui-
“Male,
Chaz. Risposta sbagliata” -lo avverto, mentre noto che la
paura di sentire
quello che dirò tra qualche istante lo assale-
“Vedi, quella è
una tizia a caso presa tra le tante di questa festa e sono convinta che
sia una
a caso perché so i tuoi gusti, mentre io
sono la persona che vuoi far
ingelosire”
La
ragazza
al suo fianco sbraita: “Dille qualcosa!”
Sia
io che
lui la ignoriamo e vado avanti: “Io ho capito il mio errore,
Chaz. Ora sta a te
riaccettarmi e non posso biasimarti se non lo vorrai fare”
Uruha
scende le scale e si porta dietro a forza quella insopportabile tizia
che lo
costringe a prenderla in braccio per la troppa resistenza posta.
Restiamo
soli in questo buio corridoio, l’unico angolo oscurato
dell’edificio.
“Dovrei
perdonarti per tutto quello che mi hai fatto passare in questi giorni?
Sei
stata acida, fredda,
eccessivamente distaccata, hai ignorato il
mio bisogno di te e ripudiato le attenzioni che ti ho dato. Mi hai ferito.
Davvero me lo sono meritato? Per una scappatella durante un lungo
periodo di
astinenza da te?”
Una
lacrima
scorre solitaria sul mio viso. No che non se lo meritava.
Si
avvinghia a me.
“Ti
ho
lasciata perché non riuscivo a stare tutto quel tempo
lontano da te. Avevo
bisogno di sfogare la mia angoscia, avevo paura
che tu avresti
potuto tradirmi mentre stavi lontana da me”
Mi
stringe
sempre più forte.
“Non
ce la
faccio a tornare con te… Ho bisogno che tu stia spesso con
me, non come prima”
E
adesso,
che faccio? Sto male, sto male…
Adesso
sento che posso averlo solo come qualsiasi altra persona. E questo non
mi va
bene.
Alzo
lo
sguardo e incrocio il suo. Mi abbandono ad un piacevole bacio e mi
lascio
portare in una camera.
Voglio
cedermi a lui.
Chiude
a
chiave la porta e poi torna a guardarmi negli occhi.
“Sei
mia…
Non ti lascio” -mormora- “Tempo.
Ancora un po’ di tempo e davvero non ti
mollerò più”
Mi
sfila il
vestito e questa volta non lo fermo. Gli tolgo la maglietta e ammiro la
sua
pelle candida, giusto un attimo, poi vengo sdraiata delicatamente sul
letto
dietro di me.
La
dolcezza
che sta usando con me ora, mi ricorda la prima volta che ho fatto
l’amore con
lui. Era riuscito a farmi passare in un attimo la tensione…
lui non è per
niente impacciato, mentre io sembra sempre che non l’abbia
mai fatto.
Lui
lo sa
che mi imbarazzo ogni volta.
Si
fa
levare i pantaloni e mi fa sentire la sua voglia premendosi contro di
me. Mi
prende una mano e la porta sotto la stoffa dei suoi boxer, mentre mi
prepara a
quello che desideriamo entrambi.
Non
provo
questa sensazione da quattro mesi, non ho voluto provarla con nessun
altro in
questo lasso di tempo. Mi sarei ricordata di lui, avrei pensato subito
che lui è
meglio, che è lui l’unico che è
riuscito a farsi desiderare davvero da me.
Lo
stringo
più forte quando giungiamo al culmine del piacere. Si
distende al mio fianco e
mi accarezza il volto in attesa che i nostri respiri tornino regolari.
Quando
questo avviene, si siede e si sporge sul mio viso, sorreggendosi con le
mani
poste vicino ai miei fianchi.
“Ancora
qualche mese… quando finirai il liceo verrai da me”
“Da
te?”
“A
casa mia”
Mi
da un
bacio a stampo e inizia a rivestirsi.
“Piccola,
sarà meglio che scendiamo dagli altri se non vogliamo che ci
diano per dispersi”
Gli
sorrido
e mi rivesto.
Scendiamo
le scale mano nella mano e giungiamo in sala dove stanno iniziando i
preparativi per accogliere il nuovo anno. Girano numerose bottiglie di
spumante
e calici di cristallo, pericolosamente portati su vassoi di camerieri
circondati da gente completamente sbronza o solo un po’
brilla.
Arriviamo
dagli altri quattro componenti dei Linkin Park e su tutti loro si apre
un largo
sorriso, forse perché io e Chester ci siamo riappacificati.
Dieci
secondi e questo anno se ne andrà, lasciando spazio ad uno
che si prospetta
meraviglioso.
Cinque.
Tutti i partecipanti della festa sono in piedi con lo sguardo alzato
verso lo
schermo gigante che fa il count-down.
Due.
Stringo forte la mano di Chester.
Uno.
Zero.
Salto
in
braccio a Chaz e ci scambiamo il più bel bacio che ci siamo
mai dati.
I tappi di sughero delle bottiglie di spumante saltano in aria assieme ai “Buon anno!” e penso che voglio davvero trascorrere così i primi momenti del festeggiato. Appiccicata alle labbra di Chester e con un traballante bicchiere di spumante in mano, versato da quella spugna di Joe.