Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Cioccolasha    08/10/2016    1 recensioni
"Zen non sei lucido! Dimmi che è successo."
"E' tutto finito Mitsuhide."
"Che cosa intendi?"
"Che non c'è più speranza. Lei ha deciso di andarsene."
-
Fanfiction a quattro mani scritta con Hope4thefuture
||Shirazen|| - ||Mitsukiki||
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo dodici
Lettera dal passato

 
Shirayuki camminava a testa bassa.
Gli occhi verdi, fissi su nient'altro che non fossero i suoi piedi, erano velati da una tristezza senza nome.
Quando la carrozza reale aveva fatto il suo ingresso nel cortile del palazzo, non aveva nemmeno atteso che quest'ultima si fermasse del tutto. Aveva spalancato lo sportello con forse un po' troppa fretta e dopo aver accennato una mezza riverenza a Zen, che non aveva fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo, si era precipitata fuori, incurante dei richiami del giovane.
Aveva percorso i metri che la separavano dall'ingresso del palazzo senza guardarsi indietro, mentre una lacrima traditrice segnava la sua guancia destra in una piccola scia salata.
Il viaggio di ritorno era stato pesante.
L'aria che si respirava nello stretto abitacolo della carrozza era intrisa di tensione, mentre i due occupanti tenevano lo sguardo basso e nessuno dei due sembrava intenzionato a dare il via ad una conversazione.
Avrebbe dovuto sentirsi più leggera, libera da un peso che da troppo tempo le gravava sul cuore.
Eppure non era così.
Aveva appena detto addio a Zen, l'unica persona che l'avesse fatta sentire speciale e importante, e nonostante non potesse ricambiare il suo amore, l'idea di non rivederlo più la faceva soffrire.
Ma ora più che mai aveva bisogno di restare sola con se stessa e pensare al suo futuro.
Era così assorta dai suoi pensieri che non si accorse di una persona che veniva nella direzione opposta ... finchè non andò a sbatterci addosso.
"Oh, mi dispiace" mormorò prima di alzare lo sguardo e constatare chi aveva di fronte.
Quell'abito color fico le stava magnificamente, soprattutto accompagnato da quei raffinati orecchini di smeraldo. I capelli scuri erano trattenuti all'indietro da un prezioso fermaglio incastonato di piccole pietre preziose, fra le mani candide e affusolate reggeva un ventaglio interamente fatto di piume di pavone.
La donna la squadrava con aria inquisitrice, con una nota di superiorità dipinta sul volto che fece sentire subito a disagio la povera Shirayuki.
"Principessa Mayu" disse chinando di poco il capo, senza però accennare ad inchinarsi.
Non le avrebbe dato questa soddisfazione.
Una smorfia indecifrabile attraversò il viso di quest'ultima, che aprì il ventaglio ed iniziò a farsi aria con fare scocciato.
"Quindi saresti tu, la famosa Shirayuki" constatò. "Devo ammettere che per aver attirato l'attenzione del mio futuro sposo mi aspettavo qualcuno più ... più."
"Non capisco che cosa volete dire con questo, principessa" rispose le rossa sostenendo il suo sguardo. Ma la vostra mi sembra un'offesa bella e buona.
Inoltre, sentire apostrofare Zen come il futuro sposo di quella smorfiosa, le fece provare uno strano nodo alla gola.
"Non che la cosa abbia vitale importanza" riprese l'altra senza rispondere alla sua domanda. "Ti sei potuta divertire giocando alla principessa felice per l'ultima volta."
Poi, richiuse il ventaglio con un gesto secco, sporgendosi in avanti in modo che la ragazza non potesse perdersi nemmeno una parola.
"Tra poche settimane Zen diverrà mio marito" affermò con espressione trionfante. "Anzi, se il principe Izana deciderà di ufficializzare la cosa, potrebbe trattarsi anche solo di pochi giorni. E una volta al suo fianco non permetterò a nessuna sempliciotta di mettersi fra noi."
Shirayuki strinse le labbra in un misero tentativo di contenersi, soprattutto dopo aver sentito nominare il principe Izana. Non si era ancora del tutto ripresa da quello che quell'uomo le aveva fatto; e qualcosa dentro di lei le suggeriva che la donna che aveva di fronte non ne fosse all'oscuro.
Che cosa avrebbe mai potuto ribattere? Dal momento in cui aveva deciso di partire, aveva perso ogni diritto di intromettersi fra loro,  per quanto le sembrasse assurda un'unione fra due persone che non avrebbero potuto essere più diverse.
Non che avesse mai avuto la reale intenzione di farlo, comunque.
"Voi ... voi lo amate?" chiese con un filo di voce, appena udibile alle orecchie della principessa.
Quest'ultima aggrottò le sopracciglia in un'espressione confusa, come se si aspettasse una qualsiasi risposta al di fuori di quella.
Ripresasi dallo stupore iniziare, sorrise con fare divertito.
"Amore? Per governare un regno non serve un sentimento volgare come l'amore." Pronunciò quella piccola, innocente parola come se fosse un insetto da calpestare alla svelta.
"Certo, in un matrimonio deve esserci intesa" continuò. "Ma ciò che realmente conta è il potere ed il prestigio. Quando Zen ed io saremo finalmente sposati uniremo i nostri due regni ed diventeremo i sovrani del territori più vasto fra quelli conosciuti, questa è l'unica cosa che conta."
Shirayuki sorrise. Non potè farne a meno, perchè ognuna di quelle parole le sembrava ridicola.
"State sprecando il vostro tempo."
"Cosa dici ragazzina?"
"Sto dicendo" riprese la rossa. alzando il capo in un impeto di coraggio per poter fronteggiarla.
In fondo non aveva niente da perdere. "Che se conosco Zen almeno la metà di quanto tutti qui si ostinano ad affermare, so di certo che lui non accetterà mai di sottostare a queste assurdità. Lotterà fino allo stremo per far valere ciò che è giusto, ed io sarò con lui." Un velo di tristezza le attraversò per un attimo quando constatò che non sarebbe stato effettivamente così.
"Quindi, se veramente vorrete regnare al suo fianco come dite, vi suggerirei di ascoltare di più il vostro cuore, che la vostra ambizione."
Sarebbe stato eufemismo affermare che la principessa Mayu in quel momento fosse scioccata, era a dir poco sconvolta. Ma in vita sua nessuno si era permesso di ribatterle a tono.
Le era sempre bastato uno sguardo perchè tutti si sottomettessero, sia per timore che per rispetto. E tutti si adoperavano sempre per compiacerla.
Ma ora quella ragazzina si permetteva non solo di mancarle di rispetto, ma di farle anche la morale.
"Come ... come osi?" squittì con voce indignata, non trovando parole abbastanza intelligenti con cui ribattere.
Inscenare un'animata discussione nel corridoio non avrebbe giovato a nessuna delle due, così Shirayuki si limitò ad accennare un saluto col capo e dirigersi a passi veloci verso la sua stanza, lasciando la principessa con un palmo dal naso.
"Dove credi di andare! Non ho ancora finito con ..."
Ma lei si era già richiusa la porta alle spalle e appoggiatasi contro il ruvido legno, Shirayuki si portò una mano sul petto ed esalò un lungo sospiro.
Aveva detto a quella presuntuosa quello che si meritava.
Ma, quando la soddisfazione per l'impresa appena compiuta si diradò, una nuova ondata di tristezza la investì con tutta la sua violenza, portandola a trascinarsi a terra e a stingere le ginocchia al petto, nascondendovi dentro il viso.
Stava per dire addio a tutto questo.
 

"Zen, dove vai? Che è successo? ... Zen!"
La voce possente di Mitsuhide rieccheggiò per le pareti.
Zen percorreva a grandi falcate la distanza che li separava. La mascella era serrata, le spalle curve come schiacciate da un peso invisibile, gli occhi azzurri ridotti a due fessure velate dalle lacrime, le mani strette a pungo abbandonate lungo i fianchi.
Non sembrava che sapesse realmente dove stava andando.
Quando a separarli non furono che una manciata di centimetri, il più piccolo lo spintonò di lato e fece per superarlo senza degnarlo di uno sguardo, ma l'altro con prontezza di riflessi lo afferrò saldamente per un braccio.
"Zen che ti prende?"
"Lasciami!" urlò rabbioso il giovane, strattonando il braccio con tutta la sua forza nel tentativo di liberarsi.
Ma la presa di Mitsuhide si fece ancora più ferrea. "Zen non sei lucido! Dimmi che è successo."
A quelle parole il principe smise di lottare, chinò il capo in avanti mentre le lacrime sfuggivano senza controllo dai suoi occhi azzurri, piccoli singhiozzi scuotevano le sue spalle.
"E' tutto finito Mitsuhide."
"Che cosa intendi?" domandò la guardia sempre più allarmata.
"Che non c'è più speranza. Lei ha deciso di andarsene."
 
 
Qualche giorno dopo ...

"Quindi ... quando pensi che potrò partire?"
"Fra un paio di giorni se tutto va bene. Dopodomani partiranno da qui dei carri diretti a Tanbarun, potrai unirti a loro."
"Capisco."
Il giovane non provò a fare nulla per nascondere il suo dispiacere, i suoi occhi spenti ed il suo sorriso forzato dicevano più di mille parole.
Non riusciva a credere che presto non avrebbe più rivisto quel sorriso dolce, quegl'occhi verdi pieni di coraggio e determinazione, quella testolina rossa che si divertiva ad accompagnare ovunque. Ormai ci era abituato.
Stava proprio diventando un sentimentale.
"Devi per forza andare?" chiese incapace di trattenersi. "Questo posto sarà una noia senza di te."
La ragazza abbassò lo sguardo, assumendo un'espressione dispiaciuta. "Obi, ne abbiamo già parlato; sento che il mio posto non è questo. Forse nel posto in cui sono nata riuscirò a ritrovare me stessa ed a riscoprire chi sono. Sono sicura che capisci perfettamente."
"Certo che capisco" rispose lui non del tutto convinto. In realtà no, non capiva affatto, ma nonostante ciò avrebbe accettato la sua scelta. Lei era davvero importante per lui.
Poi, una consapevolezza che fino a quel momento era stata assopita da qualche parte dentro di lui, sembrò risvegliarsi all'improvviso con tutta la sua violenza.
Lei se ne sarebbe andata. Per sempre. E molto probabilmente non si sarebbe più fatta rivedere.
Certo, lui l'avrebbe scortata fino al confine per assicurarsi che arrivasse sana e salva. Ma poi? Cosa sarebbe successo? Ormai lei era diventata parte delle loro vita e lasciarla andare sarebbe stato come strapparsi un pezzo di anima.
D'istinto, Obi allungò una mano e le sistemò una ciocca di capelli ribelli dietro all'orecchio; stavano iniziando a ricrescerle.
Davanti allo sguardo stupito di Shirayuki il giovane si affrettò a dire: "Spero che quel carro non parta mai."
Dopo essere rimasta un attimo interdetta, l'espressione di lei si addolcì e gli occhi diventarono lucidi, come se stesse per mettersi a piangere.
Prese una mano dell'amico fra le sue e la strinse con riconoscenza e affetto.
"Grazie per tutto quello che hai fatto per me" sussurrò prima di lasciargli un lieve bacio sulla guancia e dirigersi verso la sua camera.
Lui la guardò allontanarsi per quella che forse sarebbe stata l'ultima volta.
"Abbi cura di te, Ojou .... Shirayuki."
 
La piccola e graziosa stanza che dava sul tramonto, di solito così calda e accogliente, in quel momento era invece fredda e spoglia.
Il guardaroba era stato stipato in una borsa da viaggio, i piccoli oggetti personali chiusi in una borsetta di pelle adagiata ai piedi del letto.
Nulla, se non un mozzicone di candela acceso poggiato sul davanzale, dava segno che lì ci avesse abitato qualcuno.
Shirayuki avanzò nella penombra, quasi intimorita. Non le piaceva tutto quel silenzio, tutto quel legno spoglio e quell'aria gelida che sapeva di nostalgia. Ma il suo desiderio di partire in quel momento era più forte di qualsiasi altro.
Magari sarebbe tornata, un giorno, e l'avrebbero ospitata di nuovo in quella stanza. Fiori, magari ci avrebbe messo dei fiori, delle peonie rosse e ...
La giovane scosse la testa, come a voler scacciare via tutti i pensieri che le si accumulavano in testa. No, lei probabilmente non sarebbe tornata; sarebbe stato ancora più doloroso, tornare a constatare di persona quello che si era lasciata alle spalle.
Forse avrebbe potuto spedire qualche lettera di tanto in tanto.
Lettera. Perchè le era venuta in mente la parola "lettera"?
Forse perchè appoggiata sul suo comodino, piccola, bianca e ripiegata con cura, c'era quella che aveva tutta l'aria di essere una lettera.
Shirayuki la scrutò con una certa diffidenza. Chi poteva avergliela mandata?
Chiunque fosse stato, si era preoccupato di fargliela avere nel modo più anonimo e silenzioso possibile.
Tuttavia la curiosità prese il sopravvento, e nemmeno due secondi dopo aver formulato quei pensieri, la rossa si ritrovò a stringere fra le mani il triangolino di carta bianca.
Un sigillo di ceralacca con impresso uno stemma che non riconobbe teneva sigillati i due lembi. La carta era ruvida e sottile, una sola parola era scritta con un'elegante grafia in alto a sinistra: Shirayuki.
Incapace di resistere oltre, la giovane strappò il sigillo e la aprì, sedendosi sul bordo del letto per stare più comoda.
 
"Carissima Shirayuki,
il mio nome è Raji, primo principe del regno di Tanbarun.
Non sono certo che tu riesca a ricordarti di me, ma secondo quello che mi è stato riferito dal principe Zen, ho ragione di credere che tu l'abbia  fatto.
Anche se ho sempre sperato che tu dimenticassi mie azioni compiute in passato.
Per colpa della mia arroganza il nostro rapporto non è iniziato nei migliore dei modi, sono stato io con la mia presunzione a spingerti a fuggire, per poi essere accolta a Tanbarun dal principe Zen e la sua corte.
Ma per fortuna le cose tra noi sono migliorate pian piano e dentro di me nutro sempre la speranza che nel tuo cuore il mio viso sia associato alla parola "amico".
L'ultima volta che ci siamo visti, ti ho promesso che sarei diventato una persona migliore e che non  vedevo l'ora che tu tornassi a trovarmi per nascondere del tempo insieme nel mio palazzo.
Non tenterò di nasconderti che l'essere venuto a conoscenza della tua volontà di tornare a Tanbarun, mi ha riempito il cuore di gioia.
Tuttavia mi è bastato leggere solo un altro paio di righe per decidere di rispondere immediatamente, e pregarti di non farlo.
Non lasciarti alle spalle tutto quello che hai costruito, tutte le persone che hai riconosciuto. Sono sicuro che anche se la tua memoria ora vacilla, nel tuo cuore sono scolpiti i nomi e i visi di tutti coloro che non hanno potuto fare a meno di affezionarsi a te.
Abbi fiducia nel principe Zen, lui è un principe saggio dall'animo gentile. I suoi sentimenti nei tuoi confronti sono fra i più puri e sinceri. Ti inseguirebbe fino in capo al mondo.
Ho imparato molto da lui.
E ti chiedo anche di non dubitare mai di te stessa, sei una delle persone più forti e sincere che io abbia mai conosciuto.
Nel giardino reale sono fiorite le ultime fresie, ed il prato si è tinto di giallo, come se vi si fosse depositato un raggio di sole, Sono sicuro che lo adoreresti.
Spero di poter mostrartelo presto.
Ascolta il tuo cuore Shirayuki.
Lui saprà sicuramente cosa fare.
Tuo, Raji Scherazade."

 
Shirayuki si asciugò una piccola lacrima che si era formata all'angolo dell'occhio.
Le dita le tramavano leggermente, facendo crepitare la carta fra le sue mani.
Non avrebbe mai pensato che tante persone la considerassero così importante, ora dentro di lei emozioni contrastanti si davano battaglia.
Partire o restare? Quale sarebbe stata la cosa giusta da fare?
Ti seguirebbe fino in capo al mondo.
Questo ormai l'aveva capito, ma non avrebbe mai immaginato che tante persone fossero a conoscenza del profondo sentimento che il secondo principe di Clarines nutriva per lei.
Un leggero senso di imbarazzo le fece arrossare le guance, anche se più che altro, si sentiva molto lusingata.
Forse ora sapeva qual era la cosa giusta da fare.
Appoggiò delicatamente la lettera sul materasso, poi si alzò in piedi e si diresse a grandi passi verso la porta.
Una volta fuori, iniziò a correre per i corridoi deserti senza sapere di preciso quale direzione prendere; doveva vederlo, doveva dirgli che ora tutto le sembrava più chiaro, che era pronta a dargli una possibilità.
Ma dove avrebbe mai potuto essere Zen? Per quel che ne sapeva, avrebbe potuto essere dovunque.
Forse, vista l'ora, avrebbe potuto essere nel suo studio, a svolgere le sue mansioni burocratiche affiancato dai fedeli Kiki e Mitsuhide.
Un barlume di incertezza si accese dentro di lei, spingendola a rallentare . Come si sarebbe comportata se non lo avesse trovato solo?
Magari avrebbe potuto chiedere ai due amici di uscire, di lasciarli parlare per qualche minuto, così lei avrebbe potuto sorridergli e spiegare tutto ciò che era appena accaduto.
Ma così facendo avrebbero intuito che ...
Forse non è il caso di rimuginarsi sopra così tanto, le parole verranno naturali; si disse mentre accelerava di nuovo il passo.
Arrivata nell'ampio cortile posteriore, quello in cui di solito le guardie si allenavano con le spade, svoltò a destra per con l'intenzione di dirigersi verso gli appartamenti del principe; ma una volta girato l'angolo, si fermò.
Il mondo intero si fermò.
Il suo cuore si fermò.
Zen era in piedi, la schiena appoggiata al massiccio muro di pietra, le braccia abbandonata lungo i fianchi, l'espressione stupita e leggermente confusa.
Mentre la principessa Mayu gli stava avvinghiata addosso, le braccia cinte attorno al suo collo candido, le labbra rosse come boccioli di rose protese verso quelle del giovane che, seppur dalla sua espressione pareva che fosse incappato lì per puro caso e non capisse cosa stesse succedendo, non faceva niente per respingerla.
Shirayuki si sentì un vaso di vetro in quel momento, un vaso di vetro gettato a terra e calpestato. Quindi non era vero che Zen amava solo lei, che le avrebbe sempre dato tutte le sue attenzioni, Gli era bastato poco per gettarsi a capofitto fra le braccia di un'altra. Un'altra che fino a quel momento aveva sempre sostenuto di non sopportare.
Ed in quel momento, Shirayuki prese la sua decisione; non avrebbe mai più rivisto il principe Zen Winsteria nella sua vita.
Ferita, tradita, umiliata, si voltò e corse via, senza che nessuno dei due si fosse accorto della sua presenza, mentre piccoli singhiozzi erano a stento trattenuti dal suo petto e le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi verdi.
-
Il viso della donna occupava tutto il suo campo visivo.
Le sue braccia, seppur esili, bloccavano il suo corpo pietrificato contro quello di lei.
Avrebbe voluto arretrare, ma con quel muro alle spalle gli era impossibile, avrebbe voluto trasformarsi in vento e scivolare via da quella situazione incomoda in cui lei lo aveva incastrato.
Quando pochi minuti prima aveva incontrato Mayu in uno dei corridoi secondari - e lei gli aveva chiesto di accompagnarla nelle sue stanze senza accennare minimamente al perchè si trovasse lì - lui non avrebbe mai immaginato quali fossero le sue vere intenzioni.
Ed ora, quelle sottili labbra scarlatte erano a pochi centimetri dalle sue, insistenti e capricciose quanto la donna di cui ornavano il viso.
"No" sussurrò appena poggiando una mano sulla spalla della giovane e facendo una leggera pressione perchè lei si allontanasse dal suo corpo.
Lei aprì gli occhi e lo guardò contrariata, come se le fosse stato arrecato il più grave torto nella storia dei gravi torti. "Perchè no?"
"Ecco io ..." fece Zen prima che il resto della frase gli morisse in gola. Come poteva spiegarle per la centesima volta che il suo cuore apparteneva ad un'altra e fare in modo che questa volta lei lo capisse?
"Se è perchè non siamo ancora sposati non dovete preoccuparvi, nessuno ci può vedere qui."
Zen sospirò e abbassò lo sguardo, sconfortato; ma all'ultimo momento trovò il coraggio di alzare il viso e puntare i suoi occhi azzurri come il cielo mattutino in quelli color notte di lei.
"Non so più come farvelo capire, my lady; io non posso sposarvi, nè adesso, nè in futuro."
"Oh andiamo!" esclamò lei esasperata, battendo un piede a terra con fare infantile. "Non ditemi che pensate ancora a lei!"
Le iridi di Zen si fecero fiammeggianti, lo avrebbe messo in chiaro, una volta per tutte.
"Finchè questo cuore batterà e il soffio di vita abiterà questo corpo, io sarò fedele all'unica donna che potrei mai amare: Shirayuki di Clarines!"
 
 
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Angolo delle autrici:
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NESSUNO CI PUO' VEDERE QUI?????? MA MI PIGLI PER IL *******????!!!
Ok, stiamo calmi.
Prima di qualsiasi sclero ci vogliamo scusare per il ritardo questa settimana, ma abbiamo avuto qualche problemino di trama.
Comunque, se verso la fine vi siete illuse che le cose potessero sistemarsi .... ci disp ma no.
I nostri piccioncini dovranno soffire ancora un po'.
Ma quand'è che siamo diventate così perfide? Sarà l'effetto della scuola.
E poi Raji è stato così dolce a spedirle la lettera e aiutare Zen nonostante le divergenze del passato. E' mia personale opinione che Sakaki lo tenesse per le orecchie, mentre il poveretto scriveva.
E anche Obi è stato così dolce <3
Ci mancava solo quella stronzetta a rovinare tutto un'altra volta.
"I  have Zen!
I have Shirayuki!
Ah, I have a problem!"
* improvvisa uno strano balletto per scaricare la tensione del momento *
Dopo aver fatto la scema come al solito posso passare alle cose serie: devo informarvi che - per una revisione che dobbiamo fare sulla trama a partire dal capitolo successivo a questo - non posteremo per circa due settimane,
Ci appelliamo alla vostra pazienza che sappiamo essere infinita e rigraziamo tutti coloro che continuano a seguire la nostra storia.
A tutti voi mandiamo un bacio!
A presto,
Cioccolasha e Hope.
   
 
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