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Autore: Egomet    08/05/2009    8 recensioni
Lui era solo un ragazzo tranquillo che aspirava ad uscire con la sua bellissima quanto irraggiungibile collega. Lei era solo una ragazza complicata che aveva voglia di divertirsi. Ma insieme a questo, una pancia grande e gonfia, e soprattutto ciò che conteneva, erano il suo problema. Lui cerca di aiutarla, ma non ha fatto i conti con il suo carattere impossibile. Davide prova a capirla, ma Francesca gli nasconde un segreto. -Ascolta, Davide… sicuramente tu mi hai già visto, ma non ti ricordi di me. Sai, io sono incinta- Davide inarcò le sopracciglia scuotendo la testa. “Ma cosa voleva quella da lui?”. -Beh, tanti auguri, mi fa piacere…- stava già per chiudere la conversazione. Lei intuendo ciò che voleva fare si affrettò a vuotare il sacco. -Sono incinta di te-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Eccola-
Francesca mostrò con un gran sorriso la camera da letto a Paola, camera dove era stata aggiunta una culla adesso. L’amica subito si precipitò a guardare.
-Mio Dio che bella!- esclamò sorridendo entusiasta.
-Vero? Vero che mi assomiglia?-
-Caspita...-
Il suo era un sussurro quasi di venerazione, incredula di quello che stava ammirando. Emanuela, rinchiusa con sapiente gusto in un vestitino bianco, era ficcata sotto le coperte rimboccate e, come suo consueto, dormiva.
-Un po’ ti assomiglia, direi...- commentò.
-Il dottore ha detto che gli occhi ancora non sono del colore giusto. I capelli si vedrà dopo, quando questi le cadranno...-
Con un gesto affettuoso si sporse e le aggiustò un lembo del colletto.
-A lui? A Davide non ci assomiglia?-
-Sì, l’unica cosa che ha preso da lui è che dorme sempre- sorrise strafottente la bionda.
Paola rise e poi tornò a guardare estasiata la bimba.
-Non ci posso credere... non ci posso credere che hai una bimba!- disse.
-Per dir la verità manco io-
L’altra osservò prima il viso, poi la pancia dell’amica.
-Sbaglio o sei dimagrita?-
-Seee...- fece la ragazzina bionda, scettica. Neanche osava guardarsi allo specchio.
Però una cosa doveva ammetterla.
-Una cosa è vera... sto mangiando di meno. Sai, le uniche cose che mi fanno bene sono i broccoli... il dottore ha detto che fanno bene alla bambina. Vietato mangiare cetrioli...- ricordò –e poi io e Davide ci siamo organizzati-
Sorrise al ricordo.
-Io dormo all’incirca alle otto e mezza, subito dopo che lei ha mangiato. Davide va a letto più tardi. Poi la notte, di solito alle quattro, sua maestà- scoccò uno sguardo di rimprovero alla culla –si sveglia, e piange... Io mi sveglio e la faccio calmare, poi torniamo a dormire tutte e due-
-E come fai a rimanere sveglia a scuola?- domandò con curiosità.
Beh, una volta si era addormentata sul banco, durante la spiegazione del professore di fisica, ma a parte quello non dava segni di cedimento. Il che era sbalorditivo, secondo Paola.
-Boh. Poi prima di andarmene a scuola mangia di nuovo. E la tiene Davide tutta la mattina-
-Caspita. Certo che siete bravi, eh...-
La culla dove dormiva Emanuela aveva le sbarre in legno, colorate di un verde chiaro. Dentro erano ammucchiati vari sonagli, carillon e pupazzi portati da Damiano. Erano appartenuti a Francesca una volta, quando era più piccola. La culla era stata un gentile regalo della mamma di Davide, che una volta saputo il fatto fu ovviamente entusiasta. A Francesca scappò un sorriso divertito ricordando come erano andate le cose.
 
Davide esitava sulla soglia della cucina e Francesca gli scoccava ripetute occhiate eloquenti e minacciose, seduta sulla poltrona. La signora era tutta felice e stava preparando un vassoio di biscotti da abbinare al tè. Miriam, la sorella di Davide, osservava divertita la ragazzina bionda, della sua stessa età, dare ordini al fratello.
-Se non glielo dici ti ammazzo stasera- sibilò al suo indirizzo, a denti stretti per non farsi sentire.
Il povero ragazzo aveva detto alla madre che loro due stavano insieme. Per quanto la differenza d’età fosse ampia, lei non aveva detto nulla e si era precipitata in cucina a far da mangiare, dopo aver obbligato la figlia a rimanere nel salotto. Ma c’era un’altra cosa, non proprio indifferente, che non le aveva detto, e cioè di Emanuela.
Ora erano seduti l’uno di fronte all’altra, e Miriam accanto al fratello.
-Scusa la mamma. È che non le capita spesso che i miei fratelli portino a casa ragazze- disse lei, rivolta a Francesca, per spezzare la tensione.
La bionda sorrise e spostò gli occhi su Davide.
-Beh, non posso biasimarla...-
Che faccia d’angelo, si disse lui in senso ironico, arrossendo imbarazzato.
-Beh scusa, non mi risulta che tu abbia mai portato fidanzati- ribatté.
-Il fatto che non li ho presentati a mamma non significa che non ne ho- concluse sua sorella, sorridendogli.
-Rassegnati Davide...- iniziò Francesca.
-...non sei un playboy- completò Miriam.
Lui spostò lo sguardo incredulo dall’una all’altra. Ma che avevano contro di lui quelle due?
Sua madre tornò nel salotto, carica di un vassoio e del tè.
-Scusate il ritardo... ma il gas non si accendeva... – incominciò, interrotta a metà dalla figlia.
Miriam scambiò un’occhiata complice con Francesca e disse
-Vabbé ma’, non credo che gli interessi. Piuttosto, Davide deve dirti una cosa... una cosa molto importante-
Il ragazzo sbiancò. Come faceva sua sorella a sapere?
Guardò con gli occhi stretti la biondina, che si curò di non incontrare il suo sguardo, servendosi il tè. Poi quando vide la faccia che aveva fatto, poco ci mancò che scoppiasse a ridere.
Quelle due l’avevano fregato.
-Ehm...  – fece, imbarazzato e soprattutto senza avere la minima idea di come iniziare.
Francesca posò la tazza sul tavolo e lo fissò con sguardo penetrante.
-Cosa devi dirmi?- incalzò sua madre.
Dannazione, si disse, gettando una rapida occhiata alla sorella. Non c’era via di scampo.
-Muoviti- gli disse a denti stretti la bionda, irritata.
-Ecco...-
I suoi occhi azzurri accesi di cattiveria e minaccia erano decisamente più spaventosi di qualunque cosa avesse potuto dire sua madre.
-...ecco... io e Francesca...ehm...-
-Abbiamo una bambina-
Oddio, l’aveva detto. Abbassò gli occhi, e imbarazzato all’ennesima potenza arrossì. Ora arrivava il peggio.
Francesca guardò con apprensione sua madre. Miriam lo sapeva già, ed era anche venuta a trovarla. Ma ora, che diamine avrebbe detto sua madre?
-E che aspettavate a dirmelo?- saltò fuori, dando un’occhiata ammonitrice al figlio.
Lentamente Davide alzò il capo e Miriam lo salvò.
-Sai, voleva farti una sorpresa. Anche perché è una bimba bellissima!-
-Tu lo sapevi?- domandò sconcertata alla ragazzina.
-Beh...-
-E non mi hai detto nulla?- tuonò la signora.
Davide e Miriam si strinsero nel divano, indietreggiando impauriti dallo sguardo della madre. A Francesca veniva da ridere, ma pensò di trattenersi perché non era il caso, e perché non voleva perdersi la scena.
-Davide... come puoi pensare di venirtene qui e dirmi una cosa del genere?- si alzò in piedi e i due fratelli indietreggiarono contro lo schienale.
-Volevo dirtelo... ma non sapevo come fare!- si giustificò.
Sua madre si era avvicinata e lui chiuse gli occhi, pronto ad uno scappellotto. Era cresciuto, ma non aveva scordato quanto potevano essere pesanti le mani di sua madre. Fra i tre, lui era quello che si era preso più botte di tutti, perciò non dubitava della forza della donna. Inoltre uno schiaffo preso da una mamma fa sempre una certa impressione.
Invece l’attimo dopo se la ritrovò abbracciata, che lo stringeva.
-Sono felicissima! E ora dov’è?- disse, sorridendo.
-Ce l’ha suo padre- disse, indicando la bionda.
Francesca si mordeva un labbro convulsamente, per trattenere le risate. Doveva farcela, si impose. Non poteva ridere davanti a sua madre.
Qualche manciata abbondante di minuti dopo, il ragazzo stava caricando nel bagagliaio della macchina i pezzi sfusi della culla. Tornato in macchina la biondina gli sorrise maliziosa.
-Cocco di mamma- gli pizzicò una guancia.
Davide arrossì e divenne imbronciato, afferrando il volante.
-Oh, smettila!- la rimbeccò.
Vedendo che sembrava irritato più del normale gli disse
-Bravo. Sei stato bravo sai?-
-Perché con tuo padre è stato tutto così facile?- domandò.
-Perché mio padre è mio padre, e tua madre è tua madre- rispose semplicemente, accendendo il cellulare.
Lui era un po’ seccato e non rispose, mangiandosi la replica acida.
-Amore- lo chiamò scherzosa, allegra e contenta.
-Eh sì... quando ti fa comodo, amore, sennò idiota, co****ne...-
 
Francesca era abbastanza contenta di come stavano andando le cose. Emanuela dormiva e mangiava, ma questo non le impediva di svolgere una normale vita da diciassettenne. Il suo compleanno era passato e Davide aveva portato a  mangiare fuori tutte e due. Era stata una bella serata.
 
Davide era seduto al tavolo, indossando una camicia nera che gli conferiva un’aria diversa dal solito. Il tavolo era adornato da una tovaglia bianca, lucida e da una candela accesa. Oltre ovviamente a fiori, posate, piatti e il sale e il pepe.
Francesca indossava un bel vestito nero, con le ballerine e una borsa verniciata. Sorrideva imbarazzata; aveva i capelli biondi resi mossi dalla spuma, un nuovo paio di orecchini e un filo di trucco sul viso. Era veramente bellissima. Emanuela stava accanto al suo posto, nella carrozzina e osservava la mamma con gli occhi aperti. Questi saettavano curiosi, beandosi di quei giochi di luce che creavano i lampadari di cristallo, delle voci concitate dei presenti e delle risate del papà.
-Caspita è bellissimo questo ristorante!- sussurrò ammirata, osservando il bel panorama a lato.
-Lo so-
-Deve costare molto- osservò poi, mordendosi un labbro.
Davide sorrise gentile e si appoggiò allo schienale.
-So anche questo-
-Non dovevi portarmi a mangiare qui- disse poi lei, tormentando la borsetta.
-Sì che dovevo. Mica si compiono tutti i giorni diciassette anni- sorrise sornione.
-Anche questo è molto bello-
Francesca allungò la mano sul tavolo: all’anulare ora era infilato un piccolo cerchietto d’oro bianco.
-Eh beh... volevo farti un bel regalo-
-Grazie- si fece strafottente e aggiunse –stupido. Non hai i soldi per pagare-
-Anche se fosse? Ce ne andiamo via prima- le fece l’occhiolino, mettendo le mani dietro la nuca.
Francesca si arrese e spostò gli occhi azzurri sulla bambina.
-Buona sera- le sorrise aggiustandole le coperte. Lui la osservò; era bellissima quella sera ed era bellissima con quel sorriso dolce addosso. Ma era bellissima anche con il suo sorriso strafottente sulle labbra.
Un cameriere passò oltre il loro tavolo e gli occhi di Emanuela subito scattarono a catturare il movimento. La biondina abbassò la voce e disse
-Caspita, già ti piace quello lì?- si girò per guardarlo –Mah... non mi ispira. Meglio l’altro-
La prese in braccio, permettendole di guardare il ragazzo.
Davide chinò la testa da un lato e la guardò attento.
-Amore- disse con un gran sorriso.
-Che?- domandò Francesca guardandolo.
-No, mica a te dicevo... dicevo alla bimba. Altrimenti avrei detto ragazzina-
-Ah sì? Bello st****o!- fece.
L’attimo dopo però si fece scappare un sorriso che la tradì.
 
Andava a scuola regolarmente, un po’ più stanca forse, ma Davide era sempre pronto ad aiutarla se qualcosa non andava. Poi lei era bravissima, non aveva problemi con lo studio. E trovava anche il tempo di uscire con le sue amiche.
Davide invece aveva terminato il corso; aveva fatto domanda per essere preso a lavorare in un’azienda, ma ancora non aveva ottenuto risposta. Nel frattempo si era trovato un lavoretto part-time. Anche se non era il massimo non poteva continuare a vivere di rendita. Damiano pagava di tanto in tanto qualche spesa, ma non gli piaceva dovere essere dipendente da lui.
Francesca non lo capiva, diceva che non doveva preoccuparsi, che ci avrebbe pensato Damiano. Ma a Davide non piaceva l’idea di fare da parassita; soprattutto con lui poi.
Francesca ormai diciassettenne aveva smaltito il 50% della pancia accumulata durante la gravidanza. La biondina non era mai stata una dal fisico robusto, anzi il suo corpo era sempre stato esile, e non esitò a ritornare più o meno alla forma originaria. Così aveva ricominciato a guardarsi allo specchio, non più a disagio nell’incontrare le persone, e ad indossare quegli abiti attraenti che indossano le ragazzine.
Stupita e imbarazzata aveva ricevuto tantissimi complimenti, più o meno educati e graditi, da molti ragazzi del liceo. Lei non si era mai considerata come bella, semplicemente passabile e modesta non sfoggiava gli attributi; essi, aveva imparato però, potevano essere una notevole e utile arma, a volte.
Non aveva più rivisto Bruno, e non le importava nulla. Elena non esisteva ormai: surclassata in tutto, a scuola come nell’amore, questo la faceva stare bene, sentire al sicuro e serena.
Cresceva, e stava diventando una donna fantastica.
Soltanto che aveva ancora una cosa da prendersi, una cosa che desiderava tantissimo. Una cosa per cui sarebbe valsa la pena faticare molto. E aspettare con pazienza. Ma sapeva che una volta arrivata, sarebbe stata la sensazione più bella di tutte.
Le mancava ancora qualcosa per essere felice.
Davide era seduto apprensivo sul divano, le braccia abbandonate fra le gambe allargate, gli occhi fissi sullo schermo. La sua squadra stava perdendo, (tanto per cambiare, si disse) ma lui non aveva per questo abbandonato le speranze. Francesca lo osservava mentre teneva in braccio Emanuela, da lontano. Non si capacitava di come si potesse seguire una partita di calcio sapendo già il risultato. Insomma, la sua squadra perdeva sempre, ad ogni stramaledetta partita, e non capiva perché lui si ostinasse a soffrire.
Si avvicinò al divano, sempre tenendo in braccio la bambina.
-Ti va di uscire stasera?- domandò.
-No-
Non aveva nemmeno staccato gli occhi dallo schermo, tutto concentrato.
-Allora la mantieni tu Emanuela mentre io esco?-
-Sì-
Non desiderava altro che essere lasciato in pace e guardare la partita.
Il commentatore parlò con voce esaltata quando un avversario cadde proprio nel mezzo dell’area di rigore.
-Intervento al limite dell’area... attenzione, l’arbitro si avvicina... e indica il dischetto! Calcio di rigore a mezz’ora dalla fine!-
Davide alzò un braccio, dicendo una parolaccia grossa. Per nulla sbalordita, Francesca si avvicinò di più. Il replay dell’azione parlava chiaro.
-Non per dire, eh... ma quello era rigore sacrosanto- commentò.
-Ma che vuoi capirne tu?- ribatté irritato.
Un attimo dopo il portiere mancò la parata e l’avversario segnò il rigore. Seguito da un’altra parolaccia.
-Capirai, con un portiere come quello...- disse strafottente.
-Senti, okay, la tengo io Emanuela, basta che ti levi dalle scatole!-
Allungò le braccia per prendere la bimba e imbronciato si risedette sul divano. La partita era così deprimente, che a guardarla veniva la disperazione. La biondina tirò uno schiaffo sulla nuca al ragazzo.
-Imbecille! Invece di perdere tempo così perché non prepari la cena?-
Una nuova parolaccia gli morì in gola e sorrise forzatamente.
-Vai amore, esci...-
Irritata per essere stata presa in giro lei gli menò un nuovo pugno sulla schiena e poi uscì a testa alta, orgogliosa.
Davide scosse la testa, massaggiandosi la spalla colpita. Prese in braccio la bambina, tornando a guardare la partita. Lei fissava impotente il papà, che a sua volta era tutto concentrato sullo schermo. Una delle mani di Davide cadeva proprio accanto a quelle di Emanuela. Lei attirata dal movimento delle dita allungò le piccole braccia. Afferrò un dito nel pugno e lo strinse più forte che poteva. Il ragazzo si distrasse per un attimo e osservò la bambina che si dilettava a stringere il suo dito; le sorrise e lei di riflesso stirò le labbra in un sorriso stranissimo. Allora il ragazzo rise.
Ma guarda tu. Riusciva perfino a farle dimenticare che la sua squadra stava perdendo.
Francesca ritornò molto più tardi, e silenziosa avanzò nell’appartamento. Trovò i due nel letto.
Davide dormiva da parecchio probabilmente, ed Emanuela era messa accanto a lui, sul materasso in mezzo al suo corpo e ad un cuscino rovesciato. Lei era sveglia, con gli occhi aperti osservava il papà che dormiva e agitava le mani troppo piccole.
Intenerita, la bionda dimenticò che era arrabbiata con lui e ancora vestita, si sdraiò sul letto. Precisamente dietro al ragazzo, abbracciandolo. Cominciò a baciarlo per farlo svegliare.
Questo non accadde, stranamente e solo dopo vari tentativi, dopo che si fu strusciava lasciva sul suo corpo, dopo che l’ebbe chiamato in tutti i vari modi possibili, si rassegnò.
O non voleva parlarle ed era ancora arrabbiato per la storia della partita, oppure sul serio era così stanco da non volersi svegliare.
Preferì pensare che fosse la seconda opzione, così si spogliò e si addormentò accanto a lui.
 
La mattina dopo il ragazzo aprì gli occhi. Si trovò intrappolato da dietro, dalle braccia di Francesca, e sul davanti aveva la bambina addormentata. L’avevano fregato.
Si mosse per far svegliare la ragazzina.
La bionda aprì gli occhi assonnata.
-Svegliati- le disse lui.
Era ancora un po’ irritato per la storia dell’altra sera. Dopotutto, non bastava che la sua squadra perdesse da sola, ci si metteva anche lei a sfottere!
La ragazzina nascose il viso contro la sua schiena, mormorando parole stanche.
-Ti sposti? Ho caldo- fece Davide, cercando di divincolarsi.
Lei per tutta risposta si allacciò di più a lui, baciandogli un punto sotto l’orecchio
-Sei ancora arrabbiato?- domandò strafottente, ma si curò di mascherare quel tono sotto uno languido.
-Sì. Non dovevi dirlo-
Non era veramente così arrabbiato, in fondo era una sciocchezza, ma ci teneva ad essere un po’ orgoglioso, visto che la ragazzina aveva sempre la meglio fra loro due.
Eppure anche lui sapeva che sfidandola, sarebbe stato certamente umiliato.
-Tanto non ce la farai mai a rimanere arrabbiato- lo stuzzicò, conoscendo bene le sue debolezze. Con un gomito si alzò in modo da arrivare a sovrastarlo. Per risposta il ragazzo si voltò su un fianco.
-Chi te lo dice? Invece sì-
Nemmeno lui era troppo convinto di ciò che aveva detto.
Francesca sorrise, accettando la sfida e proseguì
-Invece no. So benissimo che non ce la farai mai-
-E come farai?- in realtà non vedeva l’ora di essere sottomesso e comandato. Per quanto ci tenesse al suo orgoglio, desiderava ancora di più essere umiliato, purché a farlo fosse lei.
La ragazzina intrecciò le loro gambe e soffiò al suo orecchio
-Forse dicendoti che sono nuda-
Davide arrossì. Ecco, porca miseria, non era durato nemmeno cinque minuti. Si impose di non cedere, di resistere e di allontanare quei pensieri che al momento meno opportuno lo assalivano.
Come se ciò non bastasse, a conferma delle sue parole Francesca infilò una mano sotto la sua maglietta. Gliela alzò scherzosa, maliziosa e desiderosa di vincere. Poi afferrò la sua mano e la portò sul suo corpo. A quel punto stette in attesa della sua reazione, totalmente padrona del gioco.
Davide deglutì. Non se n’era mica accorto, ma era davvero nuda. La sua mano era stata sapientemente poggiata su una sua gamba, e invitata ad accarezzarla.
Non voleva cedere, ma non voleva che smettesse. Era tra due fuochi.
-Amore...-
L’ unico scopo della ragazza era quello di umiliarlo, perciò non esitò a sfoderare tutte le armi a sua disposizione. Pronunciò quella parola al suo orecchio con artificiosa voce languida, ansimante ed eccitata.
Lui capì che non aveva via di scampo e che stava per cedere da un momento all’altro. I suoi baci traditori sulla nuca gli impedivano di trovare una via d’uscita. Fortunatamente all’ultimo l’occhio gli cadde sull’orologio.
-Guarda che è tardi- iniziò, trionfante per non aver ceduto –farai tardi a scuola se non ti muovi-
Francesca si stupì che lui fosse riuscito a trovare un minimo di lucidità, e lo sentì distintamente ghignare di soddisfazione. Ma non l’avrebbe mai battuta.
-Ma oggi è domenica...-
Sconfitto. Era stato battuto su tutta la linea.
Irritato si imbronciò mentre lei rideva di gusto.
-‘Fa****o, sei una fo******ima st****a!-
Aveva vinto lei, un’altra volta.









Il prossimo capitolo sarà il penultimo; ne mancano solo due, insomma.
Grazie mille a chi legge, ai preferiti, a chi segue la storia e recensisce.

FeFeRoNzA: caspita che analisi profonda che ci hai trovato. Mille grazie per i complimenti.

Valentina78: che brava in tre righi mi hai detto tutto senza esagerare o perderti in digressioni. Grazie.

Nells: Buonasera a te. Ovvio che una recensione in più mi fa piacere, anche perchè come ho già detto ricevere varie recensioni è bello perchè ognuna di voi interpreta le situazioni a suo modo, ci vede cose diverse, e mi fa piacere sentire tanti pareri diversi. Eh beh, non può mica durare per sempre 'sta storia.

vero15star: l'essere sincera sempre e comunque ti fa molto onore ed è una buona qualità, direi. Sono molto, molto felice che Francesca all'inizio ti fosse antipatica ma poi col passare del tempo tu abbia cominciato ad apprezzare anche i pregi della sua personalità. In effetti penso che sia lei la vera protagonista della storia. Sono contento anche del fatto che Francesca ti sembri una persona reale. è importante che i personaggi non risultino troppo finti e costruiti. Se tu sei più o meno uguale a Francesca, stà sicura che lo trovi il tuo Davide. Forse non subito, però...

Emily Doyle: mi sto scervellando su come possa essere un diminuitivo di Cassiopea. Beh, tua figlia avrà un nome che certamente non si dimentica! Grazie per la recensione, e beh, potresti farti pagare come baby-sitter, no?

Marty McGonagall: Buonasera, Martina. Oh sì, lo so che sei estremamente 'smielosa'. A dir la verità, Juno non l'ho visto, ma ne ho letto parecchi articoli sul giornale e mi sono fatto un'idea della trama. No, non ho mai pensato che Francesca avrebbe 'venduto' Emanuela, per lei era o aborto o parto. senza mezzi termini...
Grazie dei complimenti.

Maghetta25: ciao a te. Grazie dei complimenti e apprezzo particolarmente che tu dica che l'intreccio è verosimile. Ti ringrazio.

Devilgirl89: abbiamo già appurato che entro cinque anni diventerai mamma di due gemelli... ma a condizione che tu partorisca a San Giovanni. Così almeno ti posso venire a trovare! Vabbè... Fiero di aver interpretato bene lo strano e complicato universo femminile. Ps: ehm, no, non credo sia ancora assolutamente tempo per 'Emanuela'...

GinTB: grazie dei complimenti, non so se l'ho scritto meglio degli altri, ma se lo dici tu sarà vero.

bribry85: il parto lungo e doloroso ci voleva per Francesca. Insomma, non può mica essere tutto così facile?

Jiuliet: eh già, sono testoni. Okay, su due nomi non ne ho azzeccato manco uno.. e va bé, la figlia è di Francesca. Figurati non ti preoccupare del ritardo anzi, grazie mille.

_Laura_: ciao Laura. In effetti è così complicata ed è difficile descriverla. spero di esserci riuscito bene, è importante per me. Grazie per la recensione.
  
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