Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Bambolina Blackmetal 94    08/10/2016    4 recensioni
Questa la dedico a YamiYuki13
Mafia au
Pedofilia accennata
Perché é cosi che funziona, Sindrome di Stoccolma, é una risposta psicologica passiva ad un nuovo padrone, é stata la sopravivenza per un milione di anni, se ti leghi al tuo rapitore sopravivi altrimenti soccombi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

                                             UCCELLINO DEL PARADISO


Ho seguito le sue piccole orme sulla neve.Ho trovato le sue piccole orme sulla neve.
Adesso è in cielo con la sua band di angeli.
So che lo incontrerò in quella terra promessa. Ho trovato le sue piccole orme sulla neve.
Bé, dicono che l'amore è una cosa fragile.È difficile volare con le ali spezzate. 
Ho perso il biglietto per la terra promessa. L'uccellino del Paradiso è qui, nella mia mano. 
Allora fallo volare o regalalo a qualcuno. Non importa cosa porti con te.
O non mostrarlo a nessuno, tienilo finché puoi. Guarda, l'uccellino del paradiso è qui, nella tua mano.
Cuori infranti e foglie morte. Storni leggeri su alberi abbattuti.
Ora lo so, tutti cercano un approdo. Guarda, l'uccellino del paradiso è qui, nella tua mano"



"Il mio bravo ragazzo. Il mio bravo...coraggioso ragazzo". Derek gli teneva teneramente il viso tra le grosse mani. Quelle grosse mani callose. Si chinò e lo attirò a sé, lo abbracciò forte e gli stampò un umido bacio all'angolo della bocca, graffiandolo con l'ispida barba delle guance. I suoi erano i gesti impulsivi e impacciati di un uomo che aveva sempre seguito l'istinto. Non appena lo baciò, in quel modo rude, un pó troppo energico - voleva che ricordasse quel bacio - Derek lo spinse via, entrambi violentemente arrossiti, e si affrettò a ingranare la marcia per uscire dal vialetto. 

Guidò sotto il sole per qualche minuto, elettrizzato - Edgehill Street, East End Avenue, Union Avenue, la parte bassa di Main Street, una svolta e una rapida discesa verso Depot Street - percorreva quelle strade familiari, ma di cui in realtà ignorava il nome, non erano che direzioni, impulsi, lo portavano lontano da Beacon Hills, dove potevano riconoscerli. 
Guidava con una mano sola mentre con l'altra cercava a tentoni quella di Stiles, la afferrò e la strinse forte. Il più piccolo si sforzò per non sussultare. 
Risalirono su per Depot Street, oltrepassando la zona dei magazzini, il lungofiume del Black River coperto di cespugli, e adesso stavano svoltando sull'Highlands Bride, il bellissimo ponte sospeso sul fiume pavimentato con una rete metallica che vibrava sotto le ruote della macchina.
"Allacciatevi le cinture! Si decolla!"
Derek rideva, una risata di pura felicità o di sfida; ma Stiles non rideva, troppo turbato per farlo.
Dove lo stavano portando? Riconobbe sulla riva, l'indistinta distesa di stabilimenti di mattoni e fabbriche abbandonati, chiusi sin da quando ne aveva memoria. 
Sul sedile posteriore di fianco a Isaac era ammassata un sacco di roba. Scatole, un altra pistola, bustine di polvere bianca. Un paio di scarpe che parevano della sua misura, quelli che sembravano degli indumenti: vestiti, anchessi della sua taglia. Una valigia. Più d'una. Una sacca da viaggio. Altre scatole piene di pasticche colorate, ripiene di qualche nuova droga del momento. Non gli ci volle molto per capire che quei due dovevano essere degli spacciatori, nonostante la giovane eta era pur sempre il figlio dello sceriffo. A metterlo in allarme, però, fu un piccolo kit per prelievi del sangue; proprio come uno di quelli che usava Melissa, la mamma di Scott, in ospedale. 
Derek parlava distrattamente mentre guidava la sua vistosa Camaro: "Sai Stiles, forse un Dio esiste, ma non gli importa un accidente della giustizia sulla terra, di tutti noi, di me, di te, del mondo. Una volta ho letto che Dio è un 'principio'. Un uomo deve farsi giustizia da sé. In quanto uomo deve essere indulgente con la propria anima. Questa giustizia non può manifestarsi troppo in fretta, bisogna attendere il momento opportuno. Quando meno te l'aspetti. Alla gran parte dell'umanita non interessa un'accidente, e nemmeno a 'Dio'. E sai perché,Stiles? Perché di tutti i killer seriali, Dio è il più prolifico, uccidere dev'essere bello anche per lui. Lo fa di continuo. E noi,non siamo stati creati a sua immagine e somiglianza? Sai, Stiles, io me lo sono goduto, il mio primo omicidio. Sì, che me lo sono goduto! Perché non dovrebbe piacermi? Piace anche a Dio! Solo la settimana scorsa in Texas ha fatto crollare il tetto di una chiesa sopra la testa di 34 fedeli mentre gli leccavano i piedi prostrandosi a cantare inni alla sua grandezza. Non mi lesinerà certo qualche stronzo. E Stiles, sai come Dio si è sentito facendolo? Si è sentito bene, si è sentito potente. Conta solo questo, il potere. Conta solo intascare i soldi e nasconderli in Svizzera. In qualche banca in cui ti garantiscono l'anonimato. Così non paghi le tasse. Le 'autorita', passerebbero sopra il cadavere della madre pur di sbattere un innocente in prigione o condannarlo a morte, insomma, a loro interessa solo 'chiudere il caso'. Dannati ipocriti bastardi..."
Stiles era confuso, spaventato. All'inizio gli era sembrato - credeva - che Derek stesse parlando di un argomento doloroso di cui cercava di farsi una ragione, qualcosa per cui riconosceva la propria responsabilità; al principio pareva contrito, poi d'improvviso aveva cambiato tono, si era adirato, indignato. Aveva la mascella contratta come un pugno. Guardava fisso davanti a sè.
Stiles non sapeva proprio cosa replicare. Pensava a quanto amore provava per il suo papà, un figlio ama il proprio genitore, non lo giudica. Pensava a quanto odiasse Derek, che invece voleva ucciderlo il suo papà.
Era così. Un fatto incontestabile. Adesso aveva un'idea di quello che provava Derek quando i suoi nemici lo ostacolavano, lo bloccavano, calpestavano la sua vita. 
"Dove siamo? Dove mi state portando?".
Lo chiese con voce assorta, infantile, facendo attenzione a non assumere un tono piagnucoloso o di rimprovero, nonostante sentisse gli occhi inumidirsi ancora. 
"Te l'ho detto, in un campo qui vicino, dobbiamo depistare, fargli credere che sei morto, non vogliamo che vengano a cercarti. Giusto? Ma prima...Isaac si fara un bel giro cosi staremo un po da soli".

Si erano fermati in un sobborgo della contea conosciuto come le Rapide, collinosi terreni agricoli dove si vedevano mandrie di mucche brucare placidamente l'erba, quasi immobili nei pascoli che si stendevano lungo entrambi i lati della strada. Si ergevano alture dalle forme strane, collinette moreniche, di argilla e calcare, simili a ossa spezzate fuoriuscite dalla carne. 
"Isaac, scendi dalla macchina e fatti un giro". 

Derek gli ha calato i pantaloncini, e Stiles non può far altro che gridare mentre l'uomo traccia con le mani l'intera lunghezza delle sue cosce nude. Derek può semplicemente distinguere le impronte livide delle sue dita, lì dove ha premuto troppo saldamente per tenerlo in posizione. L'arco delle sue mani che ingoia la pelle pallida, può quasi afferrare il ragazzo tutt'intorno alla vita, e c'è qualcosa di stranamente attraente in questo.
Non c'è niente di piacevole nelle mani di Derek ancorate alle sue natiche. Piange Stiles, le colpe dei padri che diventano dei figli. 

"La famiglia in cui nasci non è la tua vera famiglia, sono solo persone che non hai scelto. Devi creartela una famiglia, questo significa mettere su famiglia. Devi dire addio a tuo padre, puoi avere una sola famiglia, Stiles. Io, sono la tua famiglia adesso".
Derek gli ha prelevato del sangue, ne ha intriso il tessuto della sua maglia e una pietra, quella pietra che é l'arma del delitto, il corpo contundente, gli ha spiegato. Una delle sue scarpe è stata abbandonata sulla riva del fiume. 
"Seminiamo briciole di pane Stiles, piccoli indizi inequivocabili".

Si erano addentrati sulla statale 31, un'autostrada a due corsie, diretti a est, a quanto pareva verso una meta ben precisa. Avevano superato locali con allettanti insegne al neon, per lo più deserti, di notte come di giorno. Equivoche insegne spente che ostentavano figure di donne seminude come sagome di fumetti, cassonetti dell'immondizia traboccanti, parcheggi disseminati di rifiuti come volti butterati dall'acne. Si erano fermati in un pulcioso e anonimo motel per coppiette clandestine, frequentato per lo più da tossici drogati e alcolizati, nessuno che avrebbe notato Stiles o si sarebbe ricordato di lui il giorno dopo per riferirlo alla polizia appena si sarebbe apreso della sua sparizione attraverso i telegiornali, e di certo quei pochi sobri mariti e padri di famiglia che frequentavano quel posto non si sarebbero esposti col rischio di rovinarsi la vita e il matrimonio.
Niente telecamere, niente e nessuno che potesse provare la sua effettiva presenza in quel luogo. 

Non piangere! Stiles, non piangere, non devi piangere, si ripeteva scosso dai tremiti, battendo i denti. Come una bambolina semovente dagli occhi vitrei e acquosi.
Derek gli aveva portato un piatto di patatine fritte e una lattina di Coca-Cola, per poi uscire perché aveva delle faccende da sbrigare o almeno così gli aveva detto.
Stiles aveva fame, e parecchia, ma nn gli andava di mangiare quelle grosse patatine unte e salate, riscaldate nel forno a microonde, intrise di ketchup.
Isaac gli avvinò il piatto, sulle nocche aveva dei lividi e dei graffi recenti.
"Avanti, prendine un pó. Sforzati, piccolo, non avere paura".
Stiles ne prese un paio, le spezzò e finse di ingoiarle. 
Isaac non ci mise molto ad appisolarsi davanti al televisore, una bottiglia di birra ancora stretta in una mano e Stiles ne approfittò per precipitarsi fuori a cercare una cabina telefonica.
Nell'angusto corridoio davanti ai bagni un uomo tarchiato con i capelli arruffati stava parlando al telefono pubblico, imprecando nel ricevitore, è una conversazione furibonda. Poco più in là, una ragazza dai vaporosi capelli biondi se ne sta appoggiata al muro a fumare, sulle labbra un rossetto così scuro da sembrare nero. Indossa una camicietta rosa shocking e un paio di jeans attillati e scarpe dal tacco vertiginoso. Stiles le si avvicina insicuro.
"Scusa"
Lei pare ignorarlo, allora prende a tirarle un lembo della camicetta.
"Scusa, avresti una monetina? Devo chiamare casa."
Quella, scocciata si fruga frettolosamente nelle tasche per poi lanciare uno quarto di dollaro ai suoi piedi, senza neanché degnarlo di uno sguardo, ritornando alla sua sigaretta.
Ritornò al telefono, dove il signore di prima continuava a imprecare. 
"Col cavolo che ci credo, vaffanculo". L'uomo tarchiato armeggiò per appendere il ricevitore, si voltò e con un movimento goffo gli venne addosso, mormorando "Ehi, mi scusi!". L'alito gli puzzava come di gasolio. 
Guardò Stiles con occhi iniettati di sangue, l'espressione esageratamente sorpresa, sbattendo le palpebre.
"Deb, vero? Deb Hansen? Cerchi compagnia, Deb?"
Gli disse di no. Non era Deb e non cercava compagnia.
"No? Non sei Deb? Merda...sei troppo giovane, cosa sei...un ragazzino? Delle superiori? Devi chiamare il fidanzatino, tesoro? Non c'è bisogno che lo chiami se...bé...hai bisogno di un passaggio? Uno strappo fino a casa? Mi chiamo Brent, potrei essere tuo padre...ti serve aiuto, tesoro?"
Quel potrei essere tuo padre, avrebbe dovuto rassicurarlo ma non fu così. Gli ripetè di no. Voleva solo fare una telefonata.
"Ti servono...degli spiccioli per telefonare? Ne ho un sacco...guarda..." 
Avanzò barcollando verso di lui, Stiles lo prego di lasciarlo in pace.
"...un sacco di spiccioli, guarda...prendili..."
Le monetine luccicavano sul palmo sudato. Stiles provò il forte impulso di colpire quella mano e far volare via le monete. Con singhiozzo nervoso sgusciò via da sotto il gomito peloso e irsuto dell'uomo, ma prima che se ne rendesse conto, quello l'aveva gia riaciuffato per un braccio. Stiles cominciò a gridare, scalciando disperato.
"Mi lasci stare! Non voglio niente da lei".
L'uomo gli rispose con una sonora risata. Stiles cercò con lo sguardo la ragazza di prima, pregandola con gli occhi. Ma quella li ignoro continuando a farsi gli affari suoi.
Era certo solo uno scherzo, un ubriaco allegro in vena di burle, e la situazione non sarebbe degenerata in qualcosa di più serio, ma l'uomo irsuto con gli occhi iniettati di sangue non desisteva.
"Mi lasci, mi lasci. Non sono solo qui! Sono con mio...f-fratello Derek, e c'è anche...mio c-ugino Isaac"
L'uomo non parve dargli retta, fu la ragazza dalla camicetta rosa di prima, a saltare sull'attenti a quelle parole. 
Con uno scatto, si lancio contro l'uomo, spintonandolo violentemente contro il muro.
"Che non hai sentito? Ti ha detto di lasciarlo stare, lurido sacco di merda!" gli gridò affrettandosi a infilarsi fra i due copi, facendo scudo col suo a quello del più piccolo.
"Fatti i cazzi tuoi Reyes. Non ti riguarda" le ringhio contro prima di mollarle un violento manrovescio, osando allungare un braccio verso il bambino. Stiles si nascose ancora di più dietro la schiena esile della ragazza, aggrappandosi forte ai suoi fianchi. Lei si riprese in fretta e scacciò il suo braccio con una violenta gomitata.
"Ti ho detto che non devi toccarto, lurido bastardo" 
Con una forza che mai avrebbe attribuito ad una ragazza così esile, la bionda 'Reyes' riusci a spingere Brent contro il muro, per poi artigliargi il viso con le unghie, scavando profondi solchi rossi. 
"Corri, piccolo. Chiuditi a chiave nel bagno. Lo trattengo io questo stronzo"
Stiles lascio i fianchi della ragazza per rifugiarsi nel bagno delle donne. 
Da dietro la porta scalcagnata, sentì le grida di dolore della ragazza. 
Si precipito alla porta colpendola ripetutamente.
"Lasciala, lasciala. Non farle male. Ti prego, non farle male." grido con tutto il fiato che aveva in gola, temendo per l'incolumita dell'unica persona che aveva amica in quel momento, l'unica che avrebbe potuto aitarlo a scappare.
"Tranquillo, la mando solo al creatore".
Un violento colpo contro la porta, come se un corpo ci fosse finito pesantemente contro.
"Piccolo, qualsiasi cosa succeda, tu non aprire la porta, non devi aprire la porta. Io vado a cercare Derek. Giuro che torno a prenderti, resisti".
La sentì correre via e si sentì intrappola. 
L'uomo aveva ripreso a ridere e parlare: "La tua amichetta è scappata via, siamo dinuovo soli, io e te". 
Continuava a chiamarlo tesoro e piccolo. Stiles corre a rannicchiarsi in una delle toilette, le mani premute sulle orecchie mentre grida e piange. Non vuole sentire.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Bambolina Blackmetal 94