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Autore: Lady Numb    02/04/2005    4 recensioni
La storia della difficile risalita dall’inferno di Maya,una normale ragazza diciottenne,filtrata attraverso la musica di Green Day,Linkin Park,Evanescence,Avril Lavigne e The Offspring
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!!

Dopo aver terminato la prima storia che ho avuto il coraggio di pubblicare su questo fantastico sito,I was born in a lie (un po’ di pubblicità occulta,non me ne vogliate ^__^),eccomi di nuovo qui con un’altra delle mie storielle!

Premetto che è un po’ tristina,soprattutto l’inizio,ma comunque l’atmosfera che pervade l’intera vicenda dovrebbe essere (perché non è detto che ci sia riuscita!!) un po’ malinconica,sebbene ci siano dei momenti più allegri.

 

Una cosa a cui tengo particolarmente:vorrei dedicare questa storia a due persone in particolare,e sono Sabry perché pazientemente mi sopporta,è disponibile a leggere qualunque cosa io scriva e mi incoraggia a scrivere (se sia da lodare o no per questo me lo dovrete dire voi...),ma soprattutto e semplicemente perché è mia amica,e Sara (alias Meggie) perché è davvero una ragazza speciale (e soprattutto ha un grande spirito di iniziativa...e mi riferisco ad una certa festicciuola...),oltre che una bravissima scrittrice (e la consiglio a tutti!!^___^) e perché con le sue recensioni mi ha fatto toccare il cielo con un dito...cioè,mi sono sentita troppo esaltata (da leggere come un invito implicito...^__^)!!!

 

Bene,presumo di avervi fatto toccare il limite massimo di sopportazione,quasi è più lunga la prefazione del capitolo!!!!

Let’s start and enjoy the reading (se poi vi andasse di recensire non mi offenderei...)!!

 

Broken

 

 

 

Capitolo 1:

Maya’s Broken Dreams

 

Boulevard Of Broken Dreams

 

I walk a lonely road,

The only one that I have ever known,

Don't know where it goes,

But it's home to me and I walk alone,

I walk this empty street,

On the Boulevard of Broken Dreams,

Where the city sleeps,

And I'm the only one and I walk alone

 

My shadow's the only one that walks beside me,

My shallow heart's the only the only thing that's beating,

Sometimes I wish someone out there will find me,

'Til then I walk alone

 

I'm walking down the line,

That divides me somewhere in my mind,

On the borderline of the edge,

And where I walk alone,

Read between the lines of what's

Fucked up and everything's alright,

Check my vital signs to know I'm still alive,

And I walk alone

 

Maya era sdraiata sul suo letto ascoltando quello che al momento era il suo cd preferito,American Idiot,dei Green Day.

In quel momento terminò Holiday e iniziò Boulevard of Broken Dreams.

I walk a lonely road,the only one that I have ever known...

Ecco come si sentiva in quel momento:lasciata sola in mezzo ad un mondo che non le piaceva,un mondo che non voleva,ma che era anche il solo che conoscesse,quindi non aveva scelta,doveva accettarlo.

My shadow’s the only one that walks beside me,my shallow hearts the only thing that’s beating...

Quante volte,come cantava Billie Joe Armstrong,le sembrava che l’unica cosa viva,oltre a lei,fosse il suo cuore,che batteva e batteva incessantemente nel suo petto,quante volte le era sembrato,e le sembrava ancora, che l’unica compagnia che le era rimasta fosse la sua ombra,specie in quegli ultimi mesi,quelli che senza alcun dubbio potevano essere definiti i peggiori della sua vita,il suo inferno personale da cui non era ancora uscita.

Don’t know where it goes,but it’s home to me and I walk alone.

In fondo per lei la vita ora era solo una strada vuota,dove sarebbe andata a finire proprio non lo sapeva,ma era casa sua...

I'm walking down the line that divides me somewhere in my mind,on the borderline of the edge and where I walk alone,read between the lines of what's fucked up and everything's alright.

Sembrava proprio che Billie Joe avesse pensato a lei quando aveva scritto quella meravigliosa e malinconica canzone,quella splendida opera di poesia,come le piaceva definirla,che esprimeva pienamente la solitudine che avvolgeva il suo cuore e la sua anima in quel periodo,la confusione che c’era nella sua mente,la continua sensazione che aveva di camminare su un filo sospeso nel vuoto,come un equilibrista,solo che a differenza di quest’ultimo lei non era in grado di reggere a lungo...già,sembrava proprio che il cantante avesse voluto parlare della sua vita,e se non fosse sicura che la scrittura del testo risalisse a molto prima Maya avrebbe avuto qualche sospetto al riguardo.

Si sentiva sola,ma era anche vero che era lei stessa ad allontanare tutti,non poteva farne a meno e questo la faceva stare ancora più male,perché lei non lo voleva davvero,ma la sua mente era divisa in due e la parte più attaccata al suo passato le urlava di continuare a camminare da sola e vinceva sempre.

Sometimes I wish someone out there will find me.

In realtà Maya avrebbe desiderato follemente che qualcuno la tirasse fuori da quell’abisso in cui stava precipitando.

Le ultime note della canzone risuonarono nelle sue orecchie e dopo qualche secondo di silenzio partì una nuova canzone.

 

Wake me up when September ends

 

Summer has come and passed,

the innocent can never last,

Wake me up when September ends.

Like my father’s come to pass,

seven years has gone so fast,

Wake me up when September ends.

Here comes the rain again,falling from the stars,

drenched in my pain again,becoming who we are

As my memory rests,but never forgets what I lost,

Wake me up when September ends.

Ring out the bells again,like we did when spring began

Wake me up when September ends...

 

Perfetto,quel pomeriggio la riproduzione casuale del suo lettore cd aveva deciso di farle fare un bel balzo nel passato.

Anche qui Billie Joe era riuscito a cogliere in pieno il suo stato d’animo,o per lo meno ci era riuscito in parte e Maya si sentì in qualche modo sollevata:sapeva che quella canzone rifletteva l’esperienza personale del cantante dei Green Day,questo significava che non era l’unica a provare quelle sensazioni.

Settembre...aveva sempre odiato quel mese,segnava la fine della sua stagione preferita,l’estate piena di sole, mare e divertimento,segnava l’inizio della scuola,quindi la fine della libertà,era l’inizio dell’autunno,la stagione più deprimente dell’anno.

Ora aveva un motivo di più per odiarlo:Settembre era il mese che aveva segnato l’inizio dell’inferno.

Here comes the rain again,falling from the stars,drenched in my pain again...quella frase l’aveva colpita dalla prima volta che aveva ascoltato la canzone,non solo per la bellezza dell’immagine,più volte si era figurata una pioggia di luce cadere dalla stelle,ma soprattutto per il dolore,la tristezza e l’amarezza di cui era carica,forse era solo la sua adorazione per Billie Joe a crearle certe idee,ma le pareva che quel verso da solo cancellasse il resto della canzone,quel semplice verso permetteva di immergersi in un mare di malinconia che nemmeno il più esplicito Like my father’s come to pass riusciva a creare.

But never forgets what I lost...

Neanche volendo Maya avrebbe potuto scordare quello che aveva perso.

Elizabeth Miller,42 anni,sua madre.

Leonard Shyer,44 anni,suo padre.

Viktoria Shyer,4 anni,sua sorella.

Ora era sola al mondo,l’unica persona che le era rimasta era solo una presenza lontana.

Alexander Shyer,20 anni,suo fratello.

Era entrato in coma da quattro mesi ormai e i medici l’avevano avvertita di non farsi illusioni,le possibilità che si svegliasse erano molto remote,non nulle,questo era vero,ma col passare del tempo le speranze di Maya erano diventate dei piccoli fantasmi che sparivano lentamente.

Quattro mesi...

Settembre.

25 Settembre.

Quel giorno era scolpito nella sua memoria,non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

Si lasciò cullare dalle note della canzone e lasciò che la sua mente tornasse a quattro mesi prima...

 

Maya era appena arrivata a casa e non aveva trovato nessuno ad aspettarla.

Dopo aver gettato la cartella sul divano entrò in cucina e vide un biglietto sul tavolo:

 

Siamo andati a prendere Alex a scuola così lo portiamo a scegliere la chitarra nuova finalmente!

Ho preparato la pizza,è nel forno,se vuoi scaldala nel microonde.

Se hai bisogno chiama me o papà sul cellulare.

Baci!

Mamma

 

Maya aveva sorriso pensando a quanto sarebbe stato contento suo fratello:era da Luglio,mese in cui cadeva il suo compleanno,che chiedeva ai genitori una chitarra elettrica nuova:il suo gruppo stava iniziando a suonare nei locali e la vecchia Roxy,come aveva soprannominato la sua chitarra attuale,era troppo vissuta e poco appariscente per questi genere di esibizioni.

I suoi avevano esitato,innanzitutto perché una chitarra elettrica costituiva una spesa non indifferente e secondariamente perché non erano euforici all’idea che Alex prendesse così seriamente il suo gruppo.

Dopo due mesi tuttavia avevano cambiato idea,sia perché vedevano che comunque Alex continuava a studiare all’università con profitto,sia perché il fratello l’aveva implorata di lavorarsi i genitori,cosa in cui Maya riusciva particolarmente bene.

La ragazza non vedeva l’ora che tornassero a casa per vedere quale gioiellino si sarebbe comprato il fratello:quando ne avevano parlato lei gli aveva consigliato il blu,lui però sembrava essere più orientato sul rosso,mentre Vika,la sua sorellina,avrebbe voluto il verde.

Maya dubitava fortemente che Alex avrebbe dato ascolto alla piccolina,per quanto le volesse bene non ci si vedeva proprio con una chitarra verde,quindi la lotta restava fra il suo amato rosso e il blu che faceva impazzire lei.

Decise di scaldare un pezzo di pizza,quella di sua madre era fenomenale e non se la sarebbe persa per nulla al mondo.

Una volta finito di mangiare lavò i piatti e salì in camera sua.

Controllò il diario e constatò con gioia che non aveva nulla da fare per il giorno dopo,allora si buttò sul letto e prese il lettore cd dal comodino e,dopo una lunga valutazione dei pro e dei contro,decise di ascoltare Insomniac dei Green Day.

Forse era proprio quella la ragione per cui da quel giorno il cd giaceva dimenticato nella sua collezione, perché inconsciamente la riportava a quei momenti.

Dopo le prime quattro canzoni si era addormentata ed era stato il campanello a svegliarla.

Svogliatamente aveva spento il lettore ed era scesa al piano di sotto.

Quando si trovò davanti sua zia Ilary fu sorpresa,era raro che venisse a trovarli durante la settimana e men che meno di pomeriggio.

Maya ‘ciao zia!non c’è nessuno in casa,mi spiace...’

Ilary ‘lo so piccola...ti devo parlare...’.

Solo in quel momento Maya si accorse che gli occhi di sua zia erano rossi e gonfi,come se avesse pianto da poco.

Maya ‘cosa c’è zia,è successo qualcosa?’

Ilary ‘Maya,tesoro...poco fa…mi hanno chiamato dal commissariato...c’è stato un incidente fra un camion ed un’automobile...’.

Maya stava iniziando a capire e sentì le ginocchia farsi sempre più molli,allora si aggrappò allo stipite della porta e fissò sua zia negli occhi.

Ilary ‘Maya...era la macchina dei tuoi e...’

Maya ‘e...come stanno…zia...’

Ilary ‘Maya...purtroppo...non c’è stato nulla da fare per i tuoi e per Vika...Alex è in condizioni critiche...’.

Maya non sentì il resto perché svenne,l’ultima cosa che vide fu sua zia che tendeva le braccia verso di lei per prenderla.

Quando si svegliò riconobbe il suo salotto e vide sua zia seduta sul tappeto di fianco al divano.

Dapprima si chiese perché fosse lì,ma poi si ricordò tutto e sentì le lacrime scorrerle sulle guance.

Maya ‘come...come è successo zia?’

Ilary ‘tesoro,forse dovresti riposare adesso...’.

Maya si mise a sedere e guardò sua zia dritto negli occhi.

Maya ‘no zia,voglio sapere cos’è successo,ADESSO’.

Sua zia la osservò in silenzio per qualche secondo ancora,poi si sedette vicino a lei e iniziò.

Ilary ‘a quanto pare il camionista ha avuto un colpo di sonno...ha invaso la corsia del senso opposto e tuo padre non è riuscito ad evitarlo...’

Maya ‘hai detto...hai detto che Alex è ancora vivo...’

Ilary ‘sì...ma è molto grave tesoro...è vivo solo perché è stato sbalzato fuori dall’auto,ma ha battuto la testa quando è caduto...l’hanno trovato a una ventina di metri dal luogo dell’impatto...lo zio Joe è in ospedale,ha detto che mi avrebbe fatto sapere se ci fossero state novità...’

Maya ‘voglio andare là’

Ilary ‘Maya...’

Maya ‘voglio andarci zia...ti prego...’

Ilary ‘ma...e va bene...’.

Maya ringraziò sua zia e dopo aver chiuso tutto e aver preso cellulare e portafoglio salì sulla piccola monovolume della zia e partirono alla volta dell’ospedale.

Passò l’intero pomeriggio nella sala d’attesa,dove venne raggiunta anche da alcuni agenti che le fecero un sacco di domande a parer suo inutili,poi la sera finalmente era arrivato il dottore,che gli aveva comunicato che suo fratello era in coma e che c’erano ben poche speranze che si risvegliasse.

Fu a quel punto che Maya cedette,si era attaccata per tutto il giorno a quella flebile speranza,alla debole presenza di Alex,dell’unica cosa che le era rimasta della sua famiglia,a quell’unica parte del suo mondo che non le era stata ancora brutalmente strappata e non resse l’idea che forse anche lui l’avrebbe lasciata.

Sentì suo zio che l’abbracciava e che la faceva sedere e Maya si raggomitolò fra le sue braccia come faceva sempre con suo padre quando era triste,lo zio Joe gli ricordava così tanto il suo papà...non per niente erano fratelli in fondo.

I giorni successivi erano stati talmente pieni di impegni e talmente pieni di lacrime che Maya li ricordava solo in modo confuso:le telefonate dei suoi amici,di quelli di Alex e dei genitori delle amichette di Vika,gli amici dei suoi (di quelli per fortuna si erano occupati gli zii),i preparativi per il funerale e un milione di altre cose che per lo meno avevano avuto il potere di non farla pensare.

Gli unici momenti in cui pensava a quello che era successo erano le quotidiane visite a suo fratello.

Nonostante i medici fossero stati chiari con lei,Maya non poteva impedirsi di sperare,almeno in quei primi tempi,che suo fratello ce l’avrebbe fatta:Alex era forte,lo era sempre stato,era lui quello che andava in camera sua e la faceva parlare quando aveva un problema,lui che senza fiatare ascoltava i suoi lunghi sfoghi e lui che molte volta lasciava che Maya sfogasse su di lui la sua rabbia,anche se non c’entrava nulla, era Alex quello che la proteggeva fuori di casa.

Non poteva perdere anche lui,non dopo aver perso tutto.

 

Maya fu richiamata al presente dalla voce di sua zia,che si era affacciata alla porta della sua camera.

Ilary ‘tesoro,ti va di mangiare qualcosa?’

Maya ‘non adesso...magari più tardi,ok?’

Ilary ‘ok’.

Quando se ne fu andata,Maya tornò a pensare a suo fratello.

Ormai,dopo quattro mesi,non ci credeva più nemmeno lei che si sarebbe svegliato,specie considerando che in tutto quel tempo Alex non aveva dato nessun tangibile segno di vita,se non avesse visto la linea del cardiogramma muoversi avrebbe giurato che Alex fosse morto.

Nonostante questo continuava ad andare a trovarlo quotidianamente,per fortuna i suoi zii riuscivano ad accompagnarla all’ospedale tutti i giorni.

Maya pensò che senza i suoi zii probabilmente sarebbe precipitata nella depressione più nera,ma loro non glielo avevano permesso,dopo averne parlato con lei avevano deciso di vendere la sua casa e Maya si era trasferita da loro,portando con sé però tutte le cose dei suoi,di Vika e,soprattutto,di Alex.

Questo l’aveva in parte salvata,era vero che da allora Maya era molto più introversa e anche un tantino scontrosa,ma considerando la portata del trauma che aveva subito era una situazione,a detta della psicologa che l’aveva seguita per un po’,più che soddisfacente.

La ragazza si diresse verso il grande armadio che ospitava tutti i ricordi della sua vita felice e lo aprì,con l’intenzione di prendere la chitarra di Alex e strimpellare qualche nota,ma mentre cercava di estrarre lo strumento le cadde in testa uno dei peluche di Vika.

Maya lo raccolse e lo guardò:era la tartaruga che le avevano regalato lei ed Alex il suo primo giorno d’asilo.

La ragazza richiuse l’armadio e si diresse verso il letto tendendo stretto il peluche.

Mentre faceva scorrere le dita lungo il guscio di pelo della tartaruga,Maya si ritrovò a pensare alla piccola.

Era stata una bella sorpresa scoprire che,a quattordici anni lei e a sedici Alex,avrebbero avuto una sorellina per casa,ma l’avevano entrambi presa bene,Alex perché non vedeva l’ora di avere un’altra femminuccia da coccolare e proteggere e Maya perché adorava i bambini piccoli.

Era stata proprio lei a scegliere il nome:aveva voluto chiamarla Viktoria perché la sua migliore amica, Anastasja,Nastja per gli amici,di origini russe,le aveva detto che in Russia quel nome lo abbreviavano con Vika e Maya ne era rimasta incantata,perché le sembrava che dietro all’apparente durezza che la pronuncia esprimeva si nascondesse qualcosa di terribilmente poetico,o forse era come al solito la sua mente pazzerella a trovarci tutto questo,fatto sta che ai suoi era piaciuto e la piccola era stata battezzata col nome di Viktoria.

Maya sorrise ripensando alla vivacità della sorellina,alle corse che lei ed Alex facevano per casa giocando a nascondino o a quando Vika arrivava,sempre di corsa,in camera sua e si nascondeva dietro di lei per sfuggire ad Alex,il quale tuttavia non si fermava e coinvolgeva anche Maya nella lotta,o ancora quando,nelle notti di temporale,la piccola arrivava spaventata davanti al suo letto o a quello del fratello e con la vocina impastata dal sonno e dalla paura chiedeva di dormire con loro.

Vika era la mascotte della casa e anche la più viziata,era la piccolina,la bella bambolina,nessuno le diceva mai di no,per quanto si rendessero conto che ogni tanto sarebbe servito,tutti erano pronti a fare quello che lei voleva,tutti erano sempre pronti a giocare con lei e nessuno riusciva a restare arrabbiato per più di due minuti con lei,bastava che lo sguardo cadesse su quei bellissimi e vellutati occhi blu per mettere da parte la rabbia.

Nonostante queste evidenti concessioni,Maya non aveva mai invidiato la sorellina,tranne che per una cosa:i suoi occhi,proprio i suoi occhioni così dolci e così blu,uguali a quelli di sua madre,gli stessi occhi blu di suo fratello,mentre a lei erano toccati quelli castano-verdi di suo padre.

Spostò lo sguardo sulla cornice sul suo comodino,la prese in mano e fissò la foto che Maya stessa aveva scelto.

Risaliva all’ultimo compleanno di Alex,quando erano stati al mare,erano seduti sulla riva e Maya si ricordava benissimo quanto si erano divertiti per fare quella semplice foto,avevano dovuto rifarla circa dieci volte perché o sbagliavano ad impostare l’autoscatto,o la macchina cadeva nella sabbia oppure lei non arrivava in tempo.

Maya era praticamente sdraiata addosso ad Alex,non perché volesse,ma perché nella fretta di inserirsi nel quadretto era scivolata addosso al fratello,mentre Vika era sdraiata su Maya e l’abbracciava;i loro genitori erano seduti dietro di loro,sua madre teneva un braccio sulla spalla di Maya e suo padre con un braccio abbracciava la moglie,mentre l’altro era sulla spalla di Alex.

Tutto questo era stato irrimediabilmente distrutto per colpa della distrazione di quel camionista.

La ragazza rimise la cornice al suo posto,mise di nuovo nell’armadio il peluche e decise di scendere al piano di sotto,aveva fame e sua zia aveva fatto il pesce apposta per lei e non le sembrava proprio il caso di rinunciarvi.

 

Et voilà!

Il primo capitolo è finito e spero proprio che vi sia piaciuto!

Se voleste lasciarmi una recensione,positiva o negativa che sia,mi farebbe molto piacere!

Alla prossima!

Lady Numb

   
 
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