Ciao a tutti!!
Dopo
aver terminato la prima storia che ho avuto il coraggio di pubblicare su questo
fantastico sito,I was born in a lie (un po’ di pubblicità occulta,non me
ne vogliate ^__^),eccomi di nuovo qui con un’altra delle mie storielle!
Premetto
che è un po’ tristina,soprattutto l’inizio,ma comunque l’atmosfera che pervade
l’intera vicenda dovrebbe essere (perché non è detto che ci sia riuscita!!) un
po’ malinconica,sebbene ci siano dei momenti più allegri.
Una
cosa a cui tengo particolarmente:vorrei dedicare questa storia a due persone in
particolare,e sono Sabry perché pazientemente mi sopporta,è disponibile
a leggere qualunque cosa io scriva e mi incoraggia a scrivere (se sia da lodare
o no per questo me lo dovrete dire voi...),ma soprattutto e semplicemente
perché è mia amica,e Sara (alias Meggie) perché è davvero una ragazza
speciale (e soprattutto ha un grande spirito di iniziativa...e mi riferisco ad
una certa festicciuola...),oltre che una bravissima scrittrice (e la consiglio
a tutti!!^___^) e perché con le sue recensioni mi ha fatto toccare il cielo con
un dito...cioè,mi sono sentita troppo esaltata (da leggere come un invito
implicito...^__^)!!!
Bene,presumo
di avervi fatto toccare il limite massimo di sopportazione,quasi è più lunga la
prefazione del capitolo!!!!
Let’s
start and enjoy the reading (se poi vi andasse di recensire non mi
offenderei...)!!
Broken
Capitolo 1:
Maya’s Broken
Dreams
Boulevard Of Broken Dreams
I
walk a lonely road,
The
only one that I have ever known,
Don't
know where it goes,
But
it's home to me and I walk alone,
I
walk this empty street,
On
the Boulevard of Broken Dreams,
Where
the city sleeps,
And
I'm the only one and I walk alone
My
shadow's the only one that walks beside me,
My
shallow heart's the only the only thing that's beating,
Sometimes
I wish someone out there will find me,
'Til
then I walk alone
I'm
walking down the line,
That
divides me somewhere in my mind,
On
the borderline of the edge,
And
where I walk alone,
Read
between the lines of what's
Fucked
up and everything's alright,
Check
my vital signs to know I'm still alive,
And
I walk alone
Maya
era sdraiata sul suo letto ascoltando quello che al momento era il suo cd
preferito,American Idiot,dei Green Day.
In
quel momento terminò Holiday e iniziò Boulevard of Broken Dreams.
I
walk a lonely road,the only one that I have ever known...
Ecco
come si sentiva in quel momento:lasciata sola in mezzo ad un mondo che non le
piaceva,un mondo che non voleva,ma che era anche il solo che conoscesse,quindi
non aveva scelta,doveva accettarlo.
My shadow’s the only one that walks beside me,my shallow hearts the only thing that’s beating...
Quante volte,come cantava Billie Joe Armstrong,le sembrava che l’unica cosa viva,oltre a lei,fosse il suo cuore,che batteva e batteva incessantemente nel suo petto,quante volte le era sembrato,e le sembrava ancora, che l’unica compagnia che le era rimasta fosse la sua ombra,specie in quegli ultimi mesi,quelli che senza alcun dubbio potevano essere definiti i peggiori della sua vita,il suo inferno personale da cui non era ancora uscita.
Don’t know where it goes,but it’s home to me and I walk
alone.
In
fondo per lei la vita ora era solo una strada vuota,dove sarebbe andata a finire
proprio non lo sapeva,ma era casa sua...
I'm
walking down the line that divides me somewhere in my mind,on the borderline of
the edge and where I walk alone,read between the lines of what's fucked up and
everything's alright.
Sembrava
proprio che Billie Joe avesse pensato a lei quando aveva scritto quella
meravigliosa e malinconica canzone,quella splendida opera di poesia,come le
piaceva definirla,che esprimeva pienamente la solitudine che avvolgeva il suo
cuore e la sua anima in quel periodo,la confusione che c’era nella sua mente,la
continua sensazione che aveva di camminare su un filo sospeso nel vuoto,come un
equilibrista,solo che a differenza di quest’ultimo lei non era in grado di
reggere a lungo...già,sembrava proprio che il cantante avesse voluto parlare
della sua vita,e se non fosse sicura che la scrittura del testo risalisse a
molto prima Maya avrebbe avuto qualche sospetto al riguardo.
Si
sentiva sola,ma era anche vero che era lei stessa ad allontanare tutti,non
poteva farne a meno e questo la faceva stare ancora più male,perché lei non lo
voleva davvero,ma la sua mente era divisa in due e la parte più attaccata al
suo passato le urlava di continuare a camminare da sola e vinceva sempre.
Sometimes
I wish someone out there will find me.
In
realtà Maya avrebbe desiderato follemente che qualcuno la tirasse fuori da
quell’abisso in cui stava precipitando.
Le
ultime note della canzone risuonarono nelle sue orecchie e dopo qualche secondo
di silenzio partì una nuova canzone.
Wake me up when September ends
Summer
has come and passed,
the
innocent can never last,
Wake
me up when September ends.
Like
my father’s come to pass,
seven
years has gone so fast,
Wake
me up when September ends.
Here
comes the rain again,falling from the stars,
drenched
in my pain again,becoming who we are
As
my memory rests,but never forgets what I lost,
Wake
me up when September ends.
Ring
out the bells again,like we did when spring began
Wake
me up when September ends...
Perfetto,quel pomeriggio la riproduzione casuale del suo lettore cd aveva deciso di farle fare un bel balzo nel passato.
Anche
qui Billie Joe era riuscito a cogliere in pieno il suo stato d’animo,o per lo
meno ci era riuscito in parte e Maya si sentì in qualche modo sollevata:sapeva
che quella canzone rifletteva l’esperienza personale del cantante dei Green
Day,questo significava che non era l’unica a provare quelle sensazioni.
Settembre...aveva
sempre odiato quel mese,segnava la fine della sua stagione preferita,l’estate
piena di sole, mare e divertimento,segnava l’inizio della scuola,quindi la fine
della libertà,era l’inizio dell’autunno,la stagione più deprimente dell’anno.
Ora
aveva un motivo di più per odiarlo:Settembre era il mese che aveva segnato
l’inizio dell’inferno.
Here
comes the rain again,falling from the stars,drenched in my pain again...quella frase l’aveva colpita
dalla prima volta che aveva ascoltato la canzone,non solo per la bellezza
dell’immagine,più volte si era figurata una pioggia di luce cadere dalla
stelle,ma soprattutto per il dolore,la tristezza e l’amarezza di cui era
carica,forse era solo la sua adorazione per Billie Joe a crearle certe idee,ma
le pareva che quel verso da solo cancellasse il resto della canzone,quel
semplice verso permetteva di immergersi in un mare di malinconia che nemmeno il
più esplicito Like my father’s come to pass riusciva a creare.
But
never forgets what I lost...
Neanche
volendo Maya avrebbe potuto scordare quello che aveva perso.
Elizabeth
Miller,42 anni,sua madre.
Leonard
Shyer,44 anni,suo padre.
Viktoria
Shyer,4 anni,sua sorella.
Ora
era sola al mondo,l’unica persona che le era rimasta era solo una presenza
lontana.
Alexander
Shyer,20 anni,suo fratello.
Era
entrato in coma da quattro mesi ormai e i medici l’avevano avvertita di non
farsi illusioni,le possibilità che si svegliasse erano molto remote,non
nulle,questo era vero,ma col passare del tempo le speranze di Maya erano
diventate dei piccoli fantasmi che sparivano lentamente.
Quattro
mesi...
Settembre.
25
Settembre.
Quel
giorno era scolpito nella sua memoria,non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Si
lasciò cullare dalle note della canzone e lasciò che la sua mente tornasse a
quattro mesi prima...
Maya
era appena arrivata a casa e non aveva trovato nessuno ad aspettarla.
Dopo
aver gettato la cartella sul divano entrò in cucina e vide un biglietto sul
tavolo:
Siamo
andati a prendere Alex a scuola così lo portiamo a scegliere la chitarra nuova
finalmente!
Ho
preparato la pizza,è nel forno,se vuoi scaldala nel microonde.
Se
hai bisogno chiama me o papà sul cellulare.
Baci!
Mamma
Maya
aveva sorriso pensando a quanto sarebbe stato contento suo fratello:era da
Luglio,mese in cui cadeva il suo compleanno,che chiedeva ai genitori una
chitarra elettrica nuova:il suo gruppo stava iniziando a suonare nei locali e
la vecchia Roxy,come aveva soprannominato la sua chitarra attuale,era troppo
vissuta e poco appariscente per questi genere di esibizioni.
I
suoi avevano esitato,innanzitutto perché una chitarra elettrica costituiva una
spesa non indifferente e secondariamente perché non erano euforici all’idea che
Alex prendesse così seriamente il suo gruppo.
Dopo
due mesi tuttavia avevano cambiato idea,sia perché vedevano che comunque Alex
continuava a studiare all’università con profitto,sia perché il fratello
l’aveva implorata di lavorarsi i genitori,cosa in cui Maya riusciva
particolarmente bene.
La
ragazza non vedeva l’ora che tornassero a casa per vedere quale gioiellino si
sarebbe comprato il fratello:quando ne avevano parlato lei gli aveva
consigliato il blu,lui però sembrava essere più orientato sul rosso,mentre
Vika,la sua sorellina,avrebbe voluto il verde.
Maya
dubitava fortemente che Alex avrebbe dato ascolto alla piccolina,per quanto le
volesse bene non ci si vedeva proprio con una chitarra verde,quindi la lotta restava
fra il suo amato rosso e il blu che faceva impazzire lei.
Decise
di scaldare un pezzo di pizza,quella di sua madre era fenomenale e non se la
sarebbe persa per nulla al mondo.
Una
volta finito di mangiare lavò i piatti e salì in camera sua.
Controllò
il diario e constatò con gioia che non aveva nulla da fare per il giorno
dopo,allora si buttò sul letto e prese il lettore cd dal comodino e,dopo una
lunga valutazione dei pro e dei contro,decise di ascoltare Insomniac dei Green
Day.
Forse
era proprio quella la ragione per cui da quel giorno il cd giaceva dimenticato
nella sua collezione, perché inconsciamente la riportava a quei momenti.
Dopo
le prime quattro canzoni si era addormentata ed era stato il campanello a
svegliarla.
Svogliatamente
aveva spento il lettore ed era scesa al piano di sotto.
Quando
si trovò davanti sua zia Ilary fu sorpresa,era raro che venisse a trovarli
durante la settimana e men che meno di pomeriggio.
Maya
‘ciao zia!non c’è nessuno in casa,mi spiace...’
Ilary
‘lo so piccola...ti devo parlare...’.
Solo
in quel momento Maya si accorse che gli occhi di sua zia erano rossi e
gonfi,come se avesse pianto da poco.
Maya
‘cosa c’è zia,è successo qualcosa?’
Ilary
‘Maya,tesoro...poco fa…mi hanno chiamato dal commissariato...c’è stato un incidente
fra un camion ed un’automobile...’.
Maya
stava iniziando a capire e sentì le ginocchia farsi sempre più molli,allora si
aggrappò allo stipite della porta e fissò sua zia negli occhi.
Ilary
‘Maya...era la macchina dei tuoi e...’
Maya
‘e...come stanno…zia...’
Ilary
‘Maya...purtroppo...non c’è stato nulla da fare per i tuoi e per Vika...Alex è
in condizioni critiche...’.
Maya
non sentì il resto perché svenne,l’ultima cosa che vide fu sua zia che tendeva
le braccia verso di lei per prenderla.
Quando
si svegliò riconobbe il suo salotto e vide sua zia seduta sul tappeto di fianco
al divano.
Dapprima
si chiese perché fosse lì,ma poi si ricordò tutto e sentì le lacrime scorrerle
sulle guance.
Maya
‘come...come è successo zia?’
Ilary
‘tesoro,forse dovresti riposare adesso...’.
Maya
si mise a sedere e guardò sua zia dritto negli occhi.
Maya
‘no zia,voglio sapere cos’è successo,ADESSO’.
Sua
zia la osservò in silenzio per qualche secondo ancora,poi si sedette vicino a
lei e iniziò.
Ilary
‘a quanto pare il camionista ha avuto un colpo di sonno...ha invaso la corsia
del senso opposto e tuo padre non è riuscito ad evitarlo...’
Maya
‘hai detto...hai detto che Alex è ancora vivo...’
Ilary
‘sì...ma è molto grave tesoro...è vivo solo perché è stato sbalzato fuori
dall’auto,ma ha battuto la testa quando è caduto...l’hanno trovato a una
ventina di metri dal luogo dell’impatto...lo zio Joe è in ospedale,ha detto che
mi avrebbe fatto sapere se ci fossero state novità...’
Maya
‘voglio andare là’
Ilary
‘Maya...’
Maya
‘voglio andarci zia...ti prego...’
Ilary
‘ma...e va bene...’.
Maya
ringraziò sua zia e dopo aver chiuso tutto e aver preso cellulare e portafoglio
salì sulla piccola monovolume della zia e partirono alla volta dell’ospedale.
Passò
l’intero pomeriggio nella sala d’attesa,dove venne raggiunta anche da alcuni
agenti che le fecero un sacco di domande a parer suo inutili,poi la sera
finalmente era arrivato il dottore,che gli aveva comunicato che suo fratello
era in coma e che c’erano ben poche speranze che si risvegliasse.
Fu
a quel punto che Maya cedette,si era attaccata per tutto il giorno a quella
flebile speranza,alla debole presenza di Alex,dell’unica cosa che le era
rimasta della sua famiglia,a quell’unica parte del suo mondo che non le era
stata ancora brutalmente strappata e non resse l’idea che forse anche lui
l’avrebbe lasciata.
Sentì
suo zio che l’abbracciava e che la faceva sedere e Maya si raggomitolò fra le
sue braccia come faceva sempre con suo padre quando era triste,lo zio Joe gli
ricordava così tanto il suo papà...non per niente erano fratelli in fondo.
I
giorni successivi erano stati talmente pieni di impegni e talmente pieni di
lacrime che Maya li ricordava solo in modo confuso:le telefonate dei suoi
amici,di quelli di Alex e dei genitori delle amichette di Vika,gli amici dei
suoi (di quelli per fortuna si erano occupati gli zii),i preparativi per il
funerale e un milione di altre cose che per lo meno avevano avuto il potere di
non farla pensare.
Gli
unici momenti in cui pensava a quello che era successo erano le quotidiane
visite a suo fratello.
Nonostante
i medici fossero stati chiari con lei,Maya non poteva impedirsi di
sperare,almeno in quei primi tempi,che suo fratello ce l’avrebbe fatta:Alex era
forte,lo era sempre stato,era lui quello che andava in camera sua e la faceva
parlare quando aveva un problema,lui che senza fiatare ascoltava i suoi lunghi
sfoghi e lui che molte volta lasciava che Maya sfogasse su di lui la sua
rabbia,anche se non c’entrava nulla, era Alex quello che la proteggeva fuori di
casa.
Non
poteva perdere anche lui,non dopo aver perso tutto.
Maya fu richiamata al presente dalla voce di sua zia,che si era affacciata alla porta della sua camera.
Ilary
‘tesoro,ti va di mangiare qualcosa?’
Maya
‘non adesso...magari più tardi,ok?’
Ilary
‘ok’.
Quando
se ne fu andata,Maya tornò a pensare a suo fratello.
Ormai,dopo
quattro mesi,non ci credeva più nemmeno lei che si sarebbe svegliato,specie
considerando che in tutto quel tempo Alex non aveva dato nessun tangibile segno
di vita,se non avesse visto la linea del cardiogramma muoversi avrebbe giurato
che Alex fosse morto.
Nonostante
questo continuava ad andare a trovarlo quotidianamente,per fortuna i suoi zii
riuscivano ad accompagnarla all’ospedale tutti i giorni.
Maya
pensò che senza i suoi zii probabilmente sarebbe precipitata nella depressione
più nera,ma loro non glielo avevano permesso,dopo averne parlato con lei
avevano deciso di vendere la sua casa e Maya si era trasferita da loro,portando
con sé però tutte le cose dei suoi,di Vika e,soprattutto,di Alex.
Questo
l’aveva in parte salvata,era vero che da allora Maya era molto più introversa e
anche un tantino scontrosa,ma considerando la portata del trauma che aveva
subito era una situazione,a detta della psicologa che l’aveva seguita per un
po’,più che soddisfacente.
La
ragazza si diresse verso il grande armadio che ospitava tutti i ricordi della
sua vita felice e lo aprì,con l’intenzione di prendere la chitarra di Alex e
strimpellare qualche nota,ma mentre cercava di estrarre lo strumento le cadde
in testa uno dei peluche di Vika.
Maya
lo raccolse e lo guardò:era la tartaruga che le avevano regalato lei ed Alex il
suo primo giorno d’asilo.
La
ragazza richiuse l’armadio e si diresse verso il letto tendendo stretto il
peluche.
Mentre
faceva scorrere le dita lungo il guscio di pelo della tartaruga,Maya si ritrovò
a pensare alla piccola.
Era
stata una bella sorpresa scoprire che,a quattordici anni lei e a sedici
Alex,avrebbero avuto una sorellina per casa,ma l’avevano entrambi presa
bene,Alex perché non vedeva l’ora di avere un’altra femminuccia da coccolare e
proteggere e Maya perché adorava i bambini piccoli.
Era
stata proprio lei a scegliere il nome:aveva voluto chiamarla Viktoria perché la
sua migliore amica, Anastasja,Nastja per gli amici,di origini russe,le aveva
detto che in Russia quel nome lo abbreviavano con Vika e Maya ne era rimasta
incantata,perché le sembrava che dietro all’apparente durezza che la pronuncia
esprimeva si nascondesse qualcosa di terribilmente poetico,o forse era come al
solito la sua mente pazzerella a trovarci tutto questo,fatto sta che ai suoi
era piaciuto e la piccola era stata battezzata col nome di Viktoria.
Maya
sorrise ripensando alla vivacità della sorellina,alle corse che lei ed Alex
facevano per casa giocando a nascondino o a quando Vika arrivava,sempre di
corsa,in camera sua e si nascondeva dietro di lei per sfuggire ad Alex,il quale
tuttavia non si fermava e coinvolgeva anche Maya nella lotta,o ancora
quando,nelle notti di temporale,la piccola arrivava spaventata davanti al suo
letto o a quello del fratello e con la vocina impastata dal sonno e dalla paura
chiedeva di dormire con loro.
Vika
era la mascotte della casa e anche la più viziata,era la piccolina,la bella
bambolina,nessuno le diceva mai di no,per quanto si rendessero conto che ogni
tanto sarebbe servito,tutti erano pronti a fare quello che lei voleva,tutti
erano sempre pronti a giocare con lei e nessuno riusciva a restare arrabbiato
per più di due minuti con lei,bastava che lo sguardo cadesse su quei bellissimi
e vellutati occhi blu per mettere da parte la rabbia.
Nonostante
queste evidenti concessioni,Maya non aveva mai invidiato la sorellina,tranne
che per una cosa:i suoi occhi,proprio i suoi occhioni così dolci e così blu,uguali
a quelli di sua madre,gli stessi occhi blu di suo fratello,mentre a lei erano
toccati quelli castano-verdi di suo padre.
Spostò
lo sguardo sulla cornice sul suo comodino,la prese in mano e fissò la foto che
Maya stessa aveva scelto.
Risaliva
all’ultimo compleanno di Alex,quando erano stati al mare,erano seduti sulla
riva e Maya si ricordava benissimo quanto si erano divertiti per fare quella
semplice foto,avevano dovuto rifarla circa dieci volte perché o sbagliavano ad
impostare l’autoscatto,o la macchina cadeva nella sabbia oppure lei non
arrivava in tempo.
Maya era praticamente sdraiata addosso ad Alex,non perché volesse,ma perché nella fretta di inserirsi nel quadretto era scivolata addosso al fratello,mentre Vika era sdraiata su Maya e l’abbracciava;i loro genitori erano seduti dietro di loro,sua madre teneva un braccio sulla spalla di Maya e suo padre con un braccio abbracciava la moglie,mentre l’altro era sulla spalla di Alex.
Tutto questo era stato irrimediabilmente distrutto per colpa della distrazione di quel camionista.
La ragazza rimise la cornice al suo posto,mise di nuovo nell’armadio il peluche e decise di scendere al piano di sotto,aveva fame e sua zia aveva fatto il pesce apposta per lei e non le sembrava proprio il caso di rinunciarvi.
Et voilà!
Il primo capitolo è
finito e spero proprio che vi sia piaciuto!
Se voleste lasciarmi una
recensione,positiva o negativa che sia,mi farebbe molto piacere!
Alla prossima!
Lady Numb