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Autore: Hilarie Winfort    09/10/2016    1 recensioni
Chester Tunner, ecco chi aveva davanti.
Nonostante Elsy sapesse che lui non era ormai altro che lo specchio di suo padre, ricco, snob, aristocratico fino al midollo, quando lo vide sentì un tuffo al cuore.
Si muoveva sinuoso verso di lei. I capelli erano di un biondo chiarissimo perfettamente curati e tirati indietro, tranne per un ciuffo che gli ricadeva scomposto, a incorniciare due occhi grandi e blu come la notte.
I capelli così chiari erano in netto contrasto con le sopracciglia scure, un mix tremendamente irresistibile.
Ancora Elsy non poteva sapere quanto quella serata avrebbe condizionato la sua vita, cambiandola e stravolgendola in modo radicale.
Si precipitò di nuovo nella Villa, improvvisamente preoccupata.
I rumori incessanti ora erano accompagnati da urla, urla disperate e Elsy aveva paura che tra quelle ci fossero anche quelle dei suoi genitori.
Scese di corsa l'enorme scalinata, la collana di famiglia che ballonzolava a ogni passo
e sentì la sensazione più tremenda che avesse mai sentito.
Era come una voragine, una voragine nel suo petto e sembrava allargarsi sempre più mentre si avvicinava alla pista da ballo.
E fu in quel momento che li vide.
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Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsy sorrise, mentre indossava il suo abito nuovo.
Si osservò a lungo nello specchio, sentendosi meravigliosa in quel vestito azzurro.
Sembrava fatto apposta per lei, fasciandole perfettamente la vita e risaltando i punti giusti.
"Sbrigati Elsy , o faremo tardi", disse la madre entrando nella sua camera.
La ragazza annuì, mentre la Signora Williams si avvicinava a lei.

La osservava con uno sguardo carico d'amore e felicità.
"Sei stupenda", disse carezzandole piano i capelli.
Gli stessi capelli che aveva anch'essa. Lunghi e dorati, ad incorniciare un paio di occhi verdi e grandi.
Elsy si voltò verso la madre, ammirandola.
Indossava un vestito color avorio, che le fasciava il corpo sinuoso e le sfiorava le caviglie.
"Anche tu mamma", rispose Elsy con un sorriso.
Seguì la madre fuori dalla camera, dando un'ultima occhiata alla sua camera.
Era la più grande della villa e si affacciava proprio sul cortile, Elsy passava ore intere a leggere davanti alla finestra.
Cosa che avrebbe voluto fare anche quella sera, ma doveva presenziare al ricevimento in onore di suo padre,
Fondatore del più grande gruppo di avvocati di Buttercup, una grande città non molto distante da New York.
La cosa che rendeva Buttercup unica, era che non lo sembrava affatto.
Era più un grande paese, con non molti abitanti e con un grande rispetto per la natura e la conservazione dei vecchi paesaggi.
La madre le sorrise, prima di porgerle qualcosa.
Era una scatoletta, contenente una meravigliosa Collana.
Era tempestata di diamanti blu e composta da una fantastica composizione argentea, che si intrecciava ai diamantini.
Elsy era senza parole.
"Appartiene alla nostra famiglia da generazioni, direi che il momento che l'abbia tu", sussurrò la madre prima di agganciargliela dietro al collo.
Elsy sorrise, ammirando come la collana sembrava abbinarsi alla perfezione al suo abito.
"Siete meravigliose"
La voce del padre irruppe nei suoi pensieri, facendola tornare alla realtà.
Elsy sorrise, osservando il padre con indosso il suo migliore abito da cerimonia.
Quell'abito era stato fatto su misura per lui, come quello di Elsy e della madre. 
Fin da quando Elsy era piccola, si erano sempre rivolti al più antico emporio della città.
I suoi genitori erano sempre vissuti nel lusso, appartenenti a famiglie più o meno benestanti.
In particolare quella di suo padre, che era nato da genitori notai e aveva seguito la loro strada.
La madre invece, era figlia di un ingegnere e un'archeologa e non aveva seguito la strada di nessuno dei due.
La signora Williams, infatti, aveva deciso di laurearsi e diventare un'insegnante.
Il lavoro che aveva sempre amato e che le permetteva di insegnare alle scuole elementari.
La madre di Elsy era sempre rimasta coi piedi per terra e non aveva mai amato lo sfarzo e la ricchezza,
le aveva sempre trasmesso i valori che l'avrebbero resa una persona spettacolare.
Era quello che le diceva sempre.
Oltretutto Tara Williams aveva origini greche. Sua madre era greca e aveva sposato un uomo americano.
Tutti dicevano a Elsy che aveva un viso meraviglioso, pieno di grazia e con quei lineamenti grechi
appena accennati che contribuivano a conferirle un aspetto elegante e particolare al tempo stesso.
Elsy e la madre seguirono il padre in garage, dove presero la vecchia Cadillac e uscirono dalla Villa.
"Tesoro, come è andata oggi a scuola? Ti ha infastidita ancora quel bambino impertinente?",
chiese suo padre rivolto alla madre accanto a lui.
Elsy si perse a osservare la strada che si allungava al loro passaggio.
Quella sera si sentiva stranamente inquieta e ansiosa ma non riusciva a capire per quale motivo.
Non si era mai sentita così prima d'ora, era sempre stata equilibrata e rilassata e serena.
Ma quella sera non riusciva a scacciare quella brutta sensazione, non riusciva a non sentire una morsa nello stomaco.
"Va tutto bene Elsy?"
La voce della madre la riscosse dai suoi pensieri.
Si voltò verso di lei, annuendo debolmente.
Non voleva esporre le sue preoccupazioni irrazionali ai genitori, rovinando la serata più importante per suo padre.
Quando arrivarono, scesero dall'auto che lasciarono al custode e si diressero verso l'enorme Villa davanti a loro.
Si stagliava su un vastissimo terreno che era perfettamente curato. 
Fiori e piante di ogni genere rendevano il cortile un luogo assolutamente paradisiaco.
Il padre le cinse la vita con una mano e con l'altra stringeva la madre.
"Le mie ragazze", disse con un enorme sorriso stampato in volto.
Elsy lo strinse a sé, e per un secondo sentì che tutte le preoccupazioni che l'attanagliavano erano insensate.
Ma solo per un secondo.
Suo padre fu accolto da sorrisi falsi e altrettanto falsa cortesia.
Elsy li osservò sconcertata, mentre si affrettavano a raggiungere suo padre.
Certo, Robert Williams era un uomo influente e rispettato e l'ospite d'onore della serata.
Ma Elsy dubitava che ci fosse qualcuno di cui il padre si potesse davvero fidare, in quella stanza.
Suo padre sembrava perfettamente a suo agio, anche di fronte ad un centinaio di estranei, sfoggiava il suo sorriso migliore
e l'eleganza che lo contraddistingueva.
"Ci sarà anche Chester questa sera", le disse la madre ad un tratto con un sorriso carico di malizia.
Sapeva perfettamente che Elsy aveva un debole per Chester, da quando aveva all'incirca sei anni e
giocavano insieme nella tenuta della famiglia di lui.
Erano cresciuti praticamente insieme, giocando fuori dall'ennesima porta chiusa.
Dietro la quale i loro padri erano intenti a discutere d'affari e cose che erano troppo piccoli per comprendere.
Erano parecchi mesi che non lo vedeva, dall'ultimo ricevimento a cui era stata costretta a presenziare.
E negli anni lui era cambiato molto, era diventato quello che ci si aspettava da lui.
Nonostante Elsy sapesse che lui non era ormai altro che lo specchio di suo padre, ricco, snob, aristocratico fino al midollo,
quando lo vide sentì un tuffo al cuore.
Si muoveva sinuoso verso di lei. I capelli erano di un biondo chiarissimo perfettamente curati e tirati all'indietro,
tranne per un ciuffo che gli ricadeva scomposto, a incorniciare due occhi grandi e blu come la notte.
Elsy si rese conto di quanto i capelli così chiari fossero in netto contrasto con le sopracciglia scure, un mix tremendamente irresistibile.

 

Adam Night si tolse gli occhiali scuri, dopo le insistenze del padre e sospirò.
"Non capisco perché devo venire anch'io, non ho nessuna voglia di leccare i piedi a quegli aristocratici del cazzo"
Suo padre strabuzzò gli occhi, avvicinandosi al figlio.
"Non dobbiamo leccare i piedi proprio a nessuno, siamo stati invitati"
Adam sorrise, amaramente "Invitati, certo..."
Il padre non rispose, limitandosi a sistemare la cravatta al figlio, poi si abbottonò la giacca scura.
"Che tu ci creda o no, il signor Williams ha molta stima di me e ci tiene che ci sia anche tu"
Adam alzò gli occhi al cielo "Sei il suo assistente da quanto? 20 anni? E quell'aumento che ti aveva promesso?"
Il padre vacillò, passandosi una mano tra i capelli.
"Robert Williams è un brav'uomo e sono sicuro che mi darà quell'aumento. E anche per questo che dobbiamo andare a quel ricevimento"
Adam era arrabbiato.
Non aveva nessuna intenzione di assistere a tutto quello sfarzo e spreco di denaro, voleva solo restare a casa.
Aveva usato come scusa la sorellina piccola, insistendo di badare a lei ma il padre aveva trovato subito una baby sitter.
Se solo ci fosse stata ancora la madre...
Adam cercò di ricacciare indietro le lacrime, preparandosi ad uscire
"Il signor Williams ci ha mandato un'auto", disse il padre facendo segno al figlio di seguirlo.
Salirono su un'elegante vettura nera tirata a lucido, il padre aveva un grosso sorriso stampato in faccia.
"Sono sicuro che ci divertiremo"
Adam sospirò. Sapeva come sarebbe andata la serata, il padre l'avrebbe passata a seguire il suo capo come un cagnolino.
"Sono estasiato", borbottò prima di guardare fuori dal finestrino.
Il padre rinunciò a parlare per il resto del viaggio, sembrava assorto nei suoi pensieri e per un attimo Adam
desiderò di essere stato meno offensivo.
Il padre ci teneva molto a quel lavoro, e lo faceva soprattutto per mandare avanti la famiglia.
Da quando la madre era morta un anno prima, avevano dovuto rinunciare anche al suo stipendio di cameriera.
Adam sentiva che c'era qualcosa che non andava nell'aria, qualcosa di tremendamente sbagliato in quella sera.
Ma non sapeva dire cosa.
Quando arrivarono davanti alla tenuta si sentiva ancora peggio, tremendamente a disagio
nello smoking grigio che il padre aveva noleggiato per lui.


Elsy deglutì a fatica, mentre Chester la fissava conquello sguardo penetrante.
Lui la squadrò dalla testa ai piedi, visibilmente rapito, soffermandosi su ognicentimetro del suo corpo.
Elsy si sentì mancare, sentendosi vulnerabile con indosso quel vestito attillatoche riusciva a mettere in risalto le sue forme delicate.

"Che incantevole visione", sussurrò lui accennando un inchino.
Lei cercò di trovare le parole, ma era difficile concentrarsi.
Il ragazzo indossava uno smoking bianco che gli conferiva un aspetto angelico,in netto contrasto con il viso che trasudava sensualità e potere.
"Chester Tunner... quale onore", mormorò lei cercando di risultare pungente.
Ma il suo tono di voce tradiva quanto lui la mettesse in soggezione.
"Una volta ti piaceva la mia compagnia", disse lui con un sorriso divertito.
Elsy cercò di distogliere lo sguardo dalle sue labbra carnose.
Inutile dire che lui aveva un influenza troppo alta su di lei, in quel momentosi sentiva tremendamente stupida.
Era evidente che pendeva dalle labbra di lui.
"Che ne dici... se andiamo un po' a scatenarci?", sussurrò lui con un sorrisovolutamente malizioso.
Elsy si voltò verso la madre, ma la trovò intenta a chiacchierare con quelliche dovevano essere dei colleghi di papà.
Decise di seguire Chester, nonostante il suo istinto le suggerisse che fossesbagliato.
Il ragazzo la condusse al centro della stanza, adibita a pista da ballo e lecinse la vita con le mani.
Lei deglutì, cercando di non farsi sopraffare dal tocco di lui.
"Sei davvero meravigliosa Elsy ", le sussurrò lui in un orecchio.
Lei rabbrividì, chinando la testa.
Ogni volta che Chester le si avvicinava si sentiva una perfetta idiota.
Le sussurrava sempre parole dolci e cercava di farla perdere completamente, sidivertiva a vederla soggiogata completamente da lui.
"Te lo diranno tutti, lo so, ma la tua bellezza è unica"
Lei lo ignorò, non voleva cedere, non voleva essere l'ennesima conquista delrampollo più ambito dell'alta società.
"Non sono dell'umore stasera", mormorò Elsy alzando lo sguardo su di lui perfronteggiarlo.
Lui sostenne il suo sguardo, facendola volteggiare tra le sue braccia senza maidistogliere gli occhi da quelli di lei.
Voleva ipnotizzarla, voleva che fosse assolutamente imbambolata da lui.
E purtroppo gli riusciva perfettamente.
Elsy era sempre stata una ragazza sicura di sé, determinata e fiera.
Eccetto di fronte a Chester Tunner.
L'unico caso in cui sentiva le sue certezze crollare.
Ma quella sera non aveva voglia di giocare, non riusciva ancora a togliersi didosso quella brutta sensazione e
la presenza di Chester contribuiva solo afarla sentire più inquieta.
"Che vuoi dire?", rispose lui smettendo per un secondo di danzare ma senzastaccare lo sguardo dal suo.
Lei sospirò, non aveva voglia di fornire ulteriori spiegazioni.
"Sai perfettamente cosa voglio dire. Non ho voglia di giocare Chester, nonstasera."
Lui la fissava come se non capisse, come se non fosse consapevole del potereche esercitava sulla ragazza.
"Smettila di dirmi che sono bella e smettila di guardarmi in quel modo, okay?Ti risparmio già da ora la parte
in cui te ne vai con il mio cuore spappolatotra le mani"
Detto questo, Elsy si allontanò a grandi passi.
Non so dove trovò la forza, ma lo mollò lì sulla pista da ballo anche se non lafece sentire affatto meglio.
Quella sensazione non voleva abbandonarla e anche se aveva ostentato tuttaquella sicurezza, in fondo non ne aveva per niente.
Accelerò il passo, si sentiva intrappolata anche in quell'enorme salone.
Salì rapidamente la scala a chiocciola, andando al piano superiore dellatenuta, aveva bisogno di prendere una boccata d'aria.
Tirò la maniglia della gigantesca vetrata che si stagliava davanti a lei, e siprecipitò fuori nell'oscurità.
Il terrazzo era illuminato solo da due flebili torce posizionate alle estremitàdel balcone ma Elsy ne fu stranamente felice,
nell'oscurità poteva rilassarsi enon pensare a niente e in quel momento ne aveva un bisogno disperato.
Si sedette su uno dei divanetti scuri della terrazza, proprio sotto a un gazebodi legno grezzo, in quella tenuta ogni cosa trasudava ricchezza.
Sapeva che avrebbe dovuto sostenere suo padre in quella serata, ma non se lasentiva proprio di tornare giù ad affrontare tutta quella gente.
Solo in quel momento si accorse che c'era un'altra persona lì fuori. Riusciva aintravederne solo la nuca,
era voltato di spalle e sembrava intento a osservareil panorama e il gioco di luci della città.
In quel momento si sentì di troppo, come se avesse invaso la sua tranquillità eil suo posto segreto, ma il ragazzo
non parve accorgersi della sua presenza.
Nel momento in cui sentì quasi di essersi tranquillizzata, una voce irruppeprepotentemente nella sua quiete.
La voce di Chester Tunner.
"Ti ho cercata ovunque", disse prendendo posto accanto a lei senza nemmenopreoccuparsi di chiederglielo.
All'improvviso Elsy odiò quell'elegante smoking di fattura italiana. Detestò quegliocchi blu che sembravano pezzi
di cielo stellato e più di ogni altra cosa odiò quell'espressioneperennemente beffarda e vanitosa.
"Cosa vuoi?", rispose aspra lei. "Mi pare che ci siamo già detti tutto"
Lui sembrò sorpreso dal tono di Elsy , e per un attimo parve esitare.
"Volevo... voglio solo assicurarmi che stai bene" 
Lei si voltò a guardarlo, che faccia tosta aveva.
"Sto benissimo! Perché non dovrei?"
Elsy aveva alzato notevolmente il tono della voce, attirando l'attenzione delragazzo che fino a un attimo prima era voltato di spalle.
"Non potremmo rientrare? Andare in un posto più tranquillo"
Lei scosse la testa, sentendo la rabbia montare dentro di lei.
"Sto bene qui", rispose freddamente.
Chester sospirò e incatenò gli occhi in quelli di lei, cercando di esercitaretutto il suo potere.
"Riguardo a quello che hai detto... perché mai dovrei..."
Elsy lo interruppe. "Non è così che fai?Ti diverti a passare da una ragazza all'altra trascinando con te una sfilza dicuori spezzati"
Lui sembrava incredulo. "Non sono così, te lo assicuro Elsy "
Lei sorrise amaramente.
"Da quanto tempo ci conosciamo?"
Lui non disse niente, aspettando che proseguisse.
"Ogni volta... Ogni volta che ti vedo ti diverti a giocare con me, asussurrarmi parole dolci e a ripetermi quanto io sia incantevole.
Be' sonostufa. Tanto tra qualche minuto uscirai da questa casa e non ci rivedremo finoal prossimo evento
quindi risparmiamoci tutta questa parte inutile"
Lui parve vacillare, poi si fece più vicino a Elsy . "Giocare? Credi che iogiochi con te?"
Lei non disse niente, era ovvio che fosse così.
"Non è assolutamente vero. Io... Tu mi rendi nervoso, Elsy "
Sospirò, poi proseguì. "Non sei uguale alle altre ragazza, tu sei magnifica.Sei unica. E io non so come comportarmi quando sono con te"
Elsy dovette fare uno sforzo disumano per non guardarlo, era sicura che il suosguardo avrebbe spazzato via tutta la sua determinazione
"Forse sono diventato ciò che il mio nome richiedeva, e lo ammetto a volte hofatto cose di cui non vado fiero. Ma quando sono con te..."
Chester si bloccò, e posò una mano sotto il mento della ragazza, sollevandolodelicatamente per costringerla a incontrare il suo sguardo.
Elsy si abbondonò a quegli occhi che sembravano incredibilmente sinceri.
"Quando sono con te sono semplicemente me stesso. Lo stesso Chester Tunner chesi divertiva a scioglierti le treccine
e passare i pomeriggi a leggere. Solocon te riesco ad essere me" 
Elsy era sconvolta dalla verità di quelle parole e sono in quel momento si reseconto che era lo stesso anche per lei,
Chester era una parte di lei e si eracosì radicato profondamente che sarebbe stato difficile allontanarlo.
Non che volesse farlo comunque.
Lui continuò a guardarla, mentre Elsy si sentiva sopraffatta da tutto ciò cheaveva detto e il suo cuore era pieno di emozione.
"Vale lo stesso per me", sussurrò lei col fiato corto.
Chester sorrise, visibilmente anch'esso emozionato e si avvicinò lentamentealla ragazza.
Quest'ultima era incredula, non poteva far altro che osservare il volto di luiche si avvicinava sempre di più al suo.
Il ragazzo posò una mano sulla sua guancia, accarezzandola lentamente con ilpalmo,
senza staccare gli occhi dai suoi nemmeno per un secondo.
"I tuoi occhi i tuoi occhi sono la cosa più preziosa che abbia mai visto",sussurrò Chester continuando a guardarla.
Elsy deglutì a fatica, lo sguardo di lui era troppo penetrante, decisamente.
Il ragazzo si fece ancora più vicino e Elsy credette di svenire, stavasuccedendo davvero?
Nell'istante in cui le labbra di lui si furono posate sulle sue, un tonfofortissimo attirò la loro attenzione,
interrompendo sul nascere ogni tentativo dibaciarsi.
Chester alzò gli occhi al cielo e si staccò da Elsy.
"Torno subito, vado a controllare. Tu resta qui, non ti muovere", sussurrò dandoleun bacio sulla guancia.
"Riprenderemo da dove ci siamo interrotti", aggiunse con sguardo malizioso.
Elsy sorrise, forse Chester non era il ragazzo che credeva, forse ci tenevadavvero a lei
Lo osservò mentre rientrava nella villa, con il cuore in gola. 
Non vedeva l'ora che tornasse, ansiosa di scoprire cosa le avrebbe riservatoquella serata, ansiosa di sentire
le labbra di lui muoversi in sincrono con le proprie.
Dal piano di sotto continuavano a sentirsi dei rumori, sempre più forti, semprepiù insistenti, quasi incessanti.
Che diavolo stava succedendo?
Elsy stava sempre peggio, la sensazione che aveva provato fino a quel momentostava diventando una morsa nello stomaco,
un disagio quasi insopportabile.
Non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo.
Il ragazzo con il completo grigio era ancora lì, ma si era voltato visibilmenteincuriosito dai rumori provenienti dalla casa.

© 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE
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Che dire? Spero che vi piaccia e che vi innamoriate dei personaggi come lo sono io. 
Ci saranno tanti colpi di scena, quindi non vi resta altro che seguire la storia e recensire!

© Hilarie Winfort

 
 
  
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