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Autore: EmmaStarr    09/10/2016    2 recensioni
Oikawa ci mise un po' a rispondere. «Sì» disse alla fine. «Ma, Iwa-chan...» il labbro gli tremava leggermente, ma riuscì comunque a formulare a bassa voce: «Sarei voluto essere Grifondoro anche io.»
* * *
Kenma si strinse nelle spalle. «Tanto, da settembre non sarai più in circolazione» si limitò a constatare, gli occhi puntati sul suo game-boy. Doveva aver fatto qualche magia inconsapevole anche su quello, ragionò Kuroo, perché non si scaricava
mai.
* * *
Tsukishima sollevò un sopracciglio, disgustato: quella scena gli stava facendo venire il voltastomaco. «Patetico» commentò. [...]
Il Tassorosso sollevò gli occhi gonfi di lacrime verso di lui, l'espressione sorpresa.

* * *
Hogwarts!AU
* * *
IwaOi, KuroKenma, TsukkiYama, KageHina, BokuAka
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

 

* * *

 

Iwaizumi si chiuse alle spalle la porta della Stanza delle Necessità, ringraziandola mentalmente per l'aiuto fornito, e si gettò sulle spalle il mantello dell'invisibilità.

«Andiamo!» ordinò Sawamura a bassa voce, e tutti obbedirono, sforzandosi di seguire il rumore dei loro passi. Ben presto giunsero al portone d'ingresso, che, come Tsukishima aveva predetto, era circondato di uomini che facevano la guardia.

«Sono in dodici» li informò velocemente Kageyama. «Possiamo sempre puntare sull'attacco sorpresa e colpirli senza essere visti...»

Iwaizumi scosse la testa. «Non sarà così semplice. Se hanno preso Akaashi sanno sicuramente che siamo in giro, e immagino che sappiano anche cosa abbiamo intenzione di fare» ragionò. «Si stanno preparando ad un attacco. Non si faranno cogliere di sorpresa.»

«Quanto tempo abbiamo?» domandò Yamaguchi. Alla fine era riuscito a convincere tutti a farsi portare con loro, anche perché Sugawara aveva guarito la sua gamba con un colpo di bacchetta. Ma lui e Tsukishima ancora non si rivolgevano la parola.

«Più o meno un quarto d'ora» rispose Oikawa. Avevano contattato l'ufficio Auror, che aveva lodato la loro intraprendenza ma gli aveva sconsigliato di fare alcunché. “Rimanete nascosti” avevano ordinato. “Non correte rischi inutilmente. Troveremo un modo per entrare” continuavano a ripetere.

Alla fine Iwaizumi aveva perso la pazienza e aveva minacciato di andare a sfidare Ushijima personalmente se non gli avessero concesso di aprire quelle dannate porte, per cui si erano dati appuntamento con gli Auror per mezzanotte ai cancelli esterni di Hogwarts.

Oikawa lo aveva guardato con un sorrisetto orgoglioso, e Iwaizumi aveva sentito qualcosa di molto simile alle farfalle nello stomaco. Si era ordinato di non pensarci.

«Potremmo creare un diversivo» propose Sawamura. «Potrei farmi vedere correre lungo il corridoio, così qualcuno sarà costretto a corrermi dietro.»

«È troppo pericoloso» lo fermò subito Sugawara. «Non dividiamoci di nuovo.»

Oikawa però scosse la testa. «A me sembra una buona idea. Altrimenti, non vedo come faremmo a raggiungere i cancelli esterni senza farci fermare.»

Avevano deciso di comune accordo che Sugawara, Sawamura, Kiyoko, Tsukishima e Yamaguchi sarebbero rimasti a difendere il portone, mentre Oikawa, Iwaizumi, Hinata e Kageyama sarebbero andati ad aprire i cancelli. C'erano state parecchie discussioni in proposito, alla fine questa era sembrata la proposta più adatta: era evidente che sarebbero servite più persone a difendere il portone che ad aprire i cancelli, ed era più prudente evitare che Oikawa stesse troppo fermo in uno stesso posto, nel caso che a Ushijima venisse la strana idea di intromettersi. Inoltre, anche se nessuno lo aveva detto, era chiaro come il sole che Tsukishima li avrebbe uccisi tutti se Yamaguchi non fosse stato nel gruppo più numeroso.

Iwaizumi si guardò velocemente intorno. Al portone convergevano tre grandi corridoi: uno che portava all'ala est, uno all'ala ovest e uno dritto alla Sala Grande. «Sparpagliarsi non è una brutta idea» si sbilanciò. «Ma evitate a tutti i costi di rimanere isolati. State sempre almeno in coppia.»

«Due gruppi» rilanciò Sawamura. «Io e Suga rimaniamo a difendere, voi tre vi allontanate lungo un corridoio a caso e attirate più nemici che riuscite.»

Kiyoko annuì, e si sfilò completamente il mantello dell'invisibilità. «Allora andiamo.» Si voltò verso Iwaizumi e gli altri. «Appena Tsukishima-kun avrà aperto le porte, voi correte. Non preoccupatevi per noi» ordinò, fiera. Dopodiché si voltò di nuovo e scagliò un incantesimo che fece esplodere una colonna alle spalle del gruppo di guardia al portone, che sobbalzarono cercando di scampare ai detriti.

Gli altri la seguirono, dirigendosi in due direzioni differenti. Subito prima di imboccare il corridoio di destra Tsukishima si voltò, sempre continuando a correre, e gridò: «Alohomora!»

Poco lontano da lì, Yamaguchi lanciava un incantesimo ad un avversario che stava cercando di colpire Tsukishima. Avranno anche litigato, notò Iwaizumi, ma la loro intesa era comunque qualcosa di incredibile.

Il portone iniziò a cigolare come Iwaizumi aveva visto fare quella volta che, al quarto anno, era rimasto ad Hogwarts per Natale per stare con Oikawa che diceva di avere “troppo da studiare”.

Alcuni degli avversari si bloccarono, indecisi se voltarsi e cercare di richiudere il portone, mentre altri continuarono ad inseguire Kiyoko e gli altri. Lei era davvero forte, osservò Iwaizumi: nessuno riusciva a resisterle per più di qualche secondo. Meritava davvero il titolo di campionessa di Beauxbatons.

«Iwa-chan» sussurrò Oikawa sfiorandogli un braccio.

«Ci sono» rispose subito quello, e insieme a Hinata e Kageyama iniziarono ad avvicinarsi al portone, nascosti dal mantello dell'Invisibilità. Erano già sulla soglia, quando dalla Sala Grande sentirono un rumore fortissimo, come di una parete che crollava. Sawamura e Sugawara si interruppero per un istante, lanciando un'occhiata di sfuggita al punto in cui immaginavano si trovassero Iwaizumi e gli altri.

E all'improvviso, dalla Sala Grande comparve una figura che tutti loro conoscevano fin troppo bene. «Oikawa!» esclamò. «Lo so che sei qua. Vieni fuori!» gridò Ushijima Wakatoshi, gli occhi di fiamma.

Iwaizumi pensò a Sawamura e Sugawara, poi a Tsukishima, Yamaguchi e Kiyoko, e a tutto quello che Ushijima avrebbe potuto fargli se non avesse trovato Oikawa. E sapeva che anche lui stava pensando lo stesso.

«Voi andate» sibilò al punto in cui probabilmente si trovavano Hinata e Kageyama.

«Ma...» tentò di ribattere Kageyama.

«Qui ci pensiamo noi. Voi pensate ad aprire i cancelli, o sarà tutto inutile!» lo interruppe Iwaizumi.

«Sì, però...»

«Andate!»

A quel punto Iwaizumi non sentì più nulla, solo un leggero scalpiccio che andò diminuendo fino a scomparire. Tirò un respiro di sollievo e si voltò in direzione di Oikawa, sfoderando la bacchetta. Non dovette dire niente, perché in quell'istante Oikawa si sfilò il mantello dell'invisibilità per fronteggiare Ushijima. Iwaizumi lo imitò, lo sguardo duro come il marmo. «Eccomi» affermò Oikawa.

L'espressione di Ushijima non cambiò. Oikawa e Iwaizumi fecero qualche passo avanti, in modo da allontanarsi un po' dal combattimento di Sawamura e gli altri per fronteggiare Ushijima in solitudine.

Iwaizumi sapeva che era lì che si sarebbe deciso tutto, vittoria o sconfitta. Ma crollasse il mondo, lui non avrebbe lasciato il fianco di Oikawa.

Probabilmente l'altro dovette intuirlo, perché la sua mano raggiunse quella di Iwaizumi e la strinse velocemente, in una promessa che valeva più di mille parole.

 

* * *

 

«Sei impazzito?» domandò Kenma, pallido.

Kuroo scosse la testa. «So quello che faccio» affermò. Poi, vedendo l'espressione terrorizzata di Kenma, il suo sguardo si addolcì. «Fidati di me. Posso farcela.»

Non appena Suguru si era voltato verso Kuroo, Bokuto era corso di fianco ad Akaashi per controllare che non fosse ferito, ed ora si stavano stringendo per mano.

Kuroo avrebbe volentieri ascoltato quello che si stavano dicendo -se non altro per poter prendere in giro Bokuto fino alla morte-, ma non poteva permetterselo: Suguru aveva già sfoderato la bacchetta e stava per scagliare il primo incantesimo, che fece esplodere il letto dietro Kuroo, che riuscì a schivarlo appena in tempo. «Cominciamo bene» borbottò Kenma da qualche parte alle sue spalle.

«Ehi, da che parte stai?» si offese Kuroo, rispondendo al fuoco con uno Stupeficium che l'altro schivò con un balzo.

Suguru era bravo, inutile negarlo: tutti dicevano che, se non ci fosse stato Ushijima, sarebbe stato lui il campione di Durmstrang. Ma, pensò Kuroo con un ghigno, se non ci fosse stato Oikawa, lui sarebbe stato il campione di Hogwarts.

Aveva visto cosa aveva fatto Akaashi per Bokuto, e aveva definitivamente vinto le sue rimostranze nei confronti del ragazzo di Beauxbatons. Vedere Suguru che gli puntava una bacchetta addosso in quel modo... Ma per quanto la cosa lo avesse fatto imbestialire, non era niente rispetto a quello che Kuroo aveva visto negli occhi di Bokuto. Sembrava pronto a scagliare una Cruciatus.

Kuroo si rifocalizzò sul duello, cercando di farsi venire in mente incantesimi sempre diversi per cogliere di sorpresa l'avversario. Ma era dura, Kuroo se ne accorgeva benissimo. In un angolo della stanza sottosopra, Bokuto aveva recuperato la bacchetta di Akaashi e gli stava in qualche modo curando i tagli più visibili, mentre l'altro continuava a dirgli che non ce n'era bisogno, senza mai smettere di guardarlo di nascosto e di sorridere piano.

Combatterono in questo modo per qualche minuto, finché Suguru non gridò «Crucio!», e Kuroo per poco non si slogò una caviglia nel balzo che fece per schivare l'incantesimo. D'accordo, ora si faceva sul serio.

Si guardò alla spalle per un momento, e l'espressione atterrita di Kenma gli fece stringere il cuore: si era ficcato le unghie nei palmi delle mani, e seguiva ogni dettaglio dello scontro con apprensione. Kuroo avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma improvvisamente gli occhi di Kenma si allargarono a dismisura. «Attento!» gridò.

Kuroo si voltò di scatto, ed esplose nel «Protego!» più forte che avesse mai richiamato prima d'ora. Lo Scudo fu così potente da far rimbalzare lo Schiantesimo dritto contro Suguru, che non se l'aspettava minimamente: venne colpito in pieno e si accasciò a terra, inerme.

Bokuto si alzò di scatto in piedi, gli occhi sgranati: «Hai vinto!» esclamò subito dopo essersi accertato che Suguru non si muoveva più.

Kuroo, il respiro un po' affannato, riuscì a mettere su un ghigno soddisfatto. «Beh, era naturale» sorrise: in quel momento, alle sue spalle, Kenma gli tirò un pugno in testa.

«Non fare mai più una cosa del genere» ordinò, serio.

Kuroo si massaggiò la testa, mettendo il broncio. «Kenmaaa!» piagnucolò, ma alla fin fine capiva bene di essersi più che meritato quel pugno. Senza contare che, senza il grido di Kenma, Kuroo non aveva idea di come sarebbe potuto finire il combattimento.

Kuroo avrebbe voluto parlarne con lui, chiedergli scusa per il suo comportamento impulsivo e ringraziarlo per essersi preoccupato per lui, ma poi Kenma sollevò gli angoli della bocca in un sorriso stanco: «L'importante è che tutto sia andato bene» si limitò a dire.

Kuroo sorrise di rimando e annuì. Avrebbe aggiunto qualcosa, ma Bokuto si era già avvicinato a Suguru, ancora senza sensi.

«Reinnerva!» pronunciò, puntandogli la bacchetta contro.

Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte e poi si tirò a sedere, guardandosi intorno con aria spaesata.

«Bene» sorrise Bokuto. «Adesso, portaci allo specchio.»

Quello ringhiò, non accennando a muoversi. Allora Akaashi gli si avvicinò con aria omicida -persino Kuroo dovette fare un passo indietro- e si chinò a sussurrare all'orecchio di Suguru qualcosa che Kuroo non riuscì ad afferrare. Bokuto, che si trovava lì vicino, sobbalzò. Suguru, invece, gli gettò uno sguardo carico d'odio e poi si alzò in piedi. «Molto bene» soffiò. «Potete seguirmi.»

Tutti si infilarono i loro mantelli dell'invisibilità, mentre Bokuto incantava dei cuscini per farli sembrare i loro corpi, distesi a terra privi di sensi. Kuroo non poté che rimanere ammirato per l'abilità dell'amico: Bokuto era un grande mago, molto dotato e capace di incantesimi che nemmeno Oikawa riusciva a dominare alla perfezione. Se fosse riuscito a concentrarsi un po' di più sullo studio invece che sul Quidditch, Kuroo non aveva dubbi che sarebbe potuto diventare il primo della classe in ogni corso.

«Reggi il gioco. Di' che ci sei andato un po' troppo pesante e che devi controllare una cosa di là. Non farli avvicinare» lo istruì Kuroo da dietro di lui, la bacchetta nascosta dal mantello dell'invisibilità premuta contro la schiena di Suguru. Quello ringhiò un “va bene” e uscirono dalla stanza.

 

* * *

 

Tsukishima voltò lo sguardo appena in tempo per assicurarsi che Tadashi stesse bene, scagliando un incantesimo a un nemico che si stava avvicinando un po' troppo a ferirli seriamente.

Quando il primo raggio verde era passato a meno di dieci centimetri dalla sua testa, Tsukishima aveva davvero iniziato a sudare freddo. Fortunatamente, non tutti sembravano intenzionati ad andarci così pesante: erano solo un paio che insistevano con le Maledizioni senza Perdono.

Kiyoko poco lontano se ne stava occupando, e Tsukishima detestava ammetterlo ma sapeva che, al suo posto, non avrebbe retto più di un minuto.

Si erano allontanati abbastanza da non vedere più nulla del portone d'ingresso, e si erano portati dietro otto su dodici avversari. Kiyoko ne aveva abbattuti tre, e Tsukishima era riuscito a Schiantarne un altro, quindi ne restavano quattro. Yamaguchi se la stava cavando abbastanza bene, considerando come invece l'aveva trovato nella Sala Grande al momento del ballo. Se ci ripensava ancora sentiva una stretta allo stomaco: aveva ricevuto il Patronus di Kuroo in mezzo al cataclisma generale, mentre si trovava al tavolo delle bevande. Yamaguchi era rimasto al loro posto, ma ovviamente quando Tsukishima era tornato a cercarlo non l'aveva trovato più da nessuna parte. E pensare che, se non fosse stato per Yamagushi, lui nemmeno ci sarebbe voluto venire, al ballo! Mentre tutti gli studenti venivano schiantati o disarmati e portati in un angolo della Sala per essere fatti prigionieri, Tsukishima aveva schivato tutti gli incantesimi e si era portato fin quasi all'uscita della Sala, senza ancora aver visto Tadashi. Alla fine, quando stava per decidere di farsi catturare di proposito per cercarlo tra i prigionieri, lo aveva individuato: era accovacciato sotto un tavolo, due avversari che lo sovrastavano. «Vieni fuori!» gridava uno, ma Tadashi sembrava pietrificato dal terrore.

Tsukishima aveva visto abbastanza studenti che cercavano di fare resistenza venire feriti senza tanti complimenti, e non se ne sarebbe certo rimasto lì con le mani in mano ad aspettare che quelli facessero qualcosa a Yamaguchi. Proprio mentre uno dei due sollevava la bacchetta, Tsukishima lo colpì alle spalle con uno Schiantesimo, facendolo crollare in avanti. Gli occhi di Tadashi si illuminarono nel vederlo, ma ancora non si stava muovendo: «Sbrigati, esci!» gridò allora Tsukishima, schivando all'ultimo istante un raggio viola uscito dalla bacchetta dell'uomo. Yamaguchi parve scuotersi solo in quel momento, e iniziò a strisciare fuori dal suo nascondiglio. Nel frattempo, però, l'avversario era riuscito a scagliare un incantesimo sul tavolo per farlo crollare. Yamaguchi aveva cercato di fare il più in fretta possibile, ma una gamba era rimasta coinvolta nel crollo. A quel punto Tsukishima non ci aveva visto più, e con un incantesimo era riuscito a stendere anche il secondo avversario. «Andiamocene» aveva ordinato quindi col respiro affannato. E senza farsi notare erano riusciti a sgusciare fuori dalla Sala e a dirigersi verso la Stanza delle Necessità come Kuroo gli aveva suggerito: in futuro si sarebbe dovuto ricordare di ringraziarlo, per quanto gli costasse anche solo pensarlo.

Però... era stato serio, prima, quando aveva proposto che Tadashi rimanesse al sicuro da qualche parte. Non era tagliato per il combattimento, si vedeva subito: non c'entrava il suo essere Tassorosso, era proprio una questione di carattere. E Tsukishima non voleva, non poteva rischiare di perdere Tadashi per un motivo tanto stupido.

Ad un certo punto, mentre Kiyoko si stava occupando da sola di due avversari, Tsukishima e Yamaguchi si trovarono ad arretrare contro i due che erano rimasti fin dentro una stanza chiusa da un pesante portone, che un incantesimo aveva letteralmente spazzato via. La sala era ampia e buia, e sembrava vuota se non fosse stato per uno specchio polveroso alle loro spalle. Tsukishima per un attimo pensò allo specchio di cui avevano parlato Kuroo e gli altri, ma scosse velocemente la testa: non poteva certo essere quello.

In quell'istante Tsukishima riuscì a disarmare un avversario, dopodiché lo spedì contro la parete opposta, lasciandolo privo di sensi. «Bravo, Tsukki!» esultò Yamaguchi, ma aveva parlato troppo presto: in quell'istante l'ultimo nemico riuscì a ferirlo sulla spalla: Tadashi gridò e perse la bacchetta.

Allora l'altro ghignò, soddisfatto, e prese fiato: «Crucio.»

Solo che, nel tempo che aveva impiegato a sollevare la bacchetta e a pronunciare l'incantesimo, Tsukishima aveva spento il cervello e si era letteralmente gettato addosso a Yamaguchi, spingendolo via appena in tempo ma venendo colpito in pieno dall'incantesimo.

Fu come rivivere contemporaneamente tutto il dolore che gli era mai stato inflitto nella sua vita, moltiplicato per cento volte. Tsukishima gridò, fuori di sé dal dolore, mentre ogni centimetro quadrato del suo corpo sembrava ricoperto di lava incandescente. Si contorse e gridò fino a farsi bruciare i polmoni, finché il dolore, così come era arrivato, scomparve. Ansimando pesantemente, Tsukishima cercò di mettersi seduto, ma le braccia gli cedettero e rimase sdraiato a terra, cercando di recuperare. Sollevò lo sguardo, e si accorse che il nemico era steso a terra davanti a loro, evidentemente privo di sensi: allora si voltò e vide Yamaguchi, in mano la bacchetta che Tsukishima aveva fatto volare al primo avversario.

Appena Yamaguchi si accorse che Tsukishima si era ripreso, si precipitò al suo fianco. «Tsukki!» gemette, accovacciandosi di fianco a lui. «Tsukki, mi dispiace, mi dispiace tanto!» Aveva gli occhi lucidi, e il labbro che tremava. Anche in queste condizioni, Tsukishima lo trovava bellissimo.

«Ehi...» mormorò, cercando di recuperare le forze.

«No, non ti sforzare!» esclamò però Tadashi, prendendogli la mano. Gli occhi di Tsukishima si sgranarono un po', ma non disse niente. «Avevi ragione tu, alla fine» mormorò a bassa voce. «Non sono stato capace di combinare niente...»

Tsukishima corrugò la fronte. «Non è vero» obiettò. «Sei stato tu a sconfiggere l'ultimo. Sei stato bravo.»

Yamaguchi fece un piccolo sorriso. «Tu saresti stato più bravo» ribatté, gli occhi sempre più gonfi di lacrime. «Ma ora non devi sforzarti! Io s-starò qui e...» proseguì con foga Yamaguchi, ormai piangendo apertamente. Al che Tsukishima fu colto da un dubbio. «Tu lo sai che non sto morendo, vero?» domandò.

Gli occhi di Tadashi si allargarono a dismisura. «Tu non... cosa?»

A Tsukishima veniva quasi da ridere. «La Maledizione Cruciatus. Non uccide» spiegò, l'ombra di un sorriso sul volto.

Yamaguchi sorrise come se il sole intero si fosse nascosto nei suoi occhi. «Tsukki!» gridò, saltandogli letteralmente in braccio.

«Ritiro tutto. Sto per morire» bofonchiò Tsukishima.

«Urlavi così forte, e poi non ti muovevi, e non riuscivi ad alzarti e non sapevo se... per colpa mia, tu...» iniziò a balbettare Tadashi, stringendolo a sé. «Quando ti ho visto a terra...» Dopodiché, incominciò a baciarlo.

No, un secondo: non si stavano baciando, Tsukishima sentiva ancora i suoi balbettii nell'orecchio. Ma allora perché, guardando nello specchio dietro di lui, vedeva chiaramente Tadashi che lo baciava, stringendolo a sé con un'intraprendenza che raramente gli aveva visto?

«Ehi» lo chiamò, senza staccare lo sguardo dallo specchio. «Lo vedi… lo vedi anche tu?»

Yamaguchi si voltò, e rimase a bocca aperta. «Cosa… cos'è questa cosa?» domandò.

Tsukishima focalizzò lo sguardo sulla cornice dello specchio, e la scritta che riuscì a decifrare gli fece perdere un battito: era lo specchio di cui aveva sentito parlare nei libri di storia, uno specchio che tutti i presidi di Hogwarts nascondevano gelosamente. Lo Specchio dei Desideri.

Abbassò lo sguardo verso Tadashi, che si era portato una mano alle labbra con aria completamente rapita dall'immagine che lo specchio gli mostrava.

E Tsukishima sorrise. Anche Yamaguchi stava vedendo la stessa cosa che vedeva lui, ne era più che sicuro. Con un coraggio che non credeva che sarebbe mai riuscito a trovare se non fosse stato per lo specchio, afferrò il mento di Tadashi e lo costrinse a voltare lo sguardo verso di sé. «Stavi guardando dalla parte sbagliata» lo informò, prima di posare le sue labbra su quelle calde e piene dell'altro, che dopo un istante di sorpresa rispose timidamente al bacio.

Non lanciarono più neanche un'occhiata al riflesso alle loro spalle, in quello che ormai ai loro occhi si era trasformato in un comunissimo specchio polveroso.

 

* * *

 

Kageyama correva come non aveva mai corso in vita sua. Al suo fianco sentiva Hinata ansimare pesantemente, ma non poteva permettersi di rallentare: dovevano fare il più in fretta possibile, per far arrivare gli Auror al Castello prima che gli invasori riuscissero a richiudere i portoni rendendo i loro sforzi completamente vani. Il senpai Iwaizumi credeva in loro, gli aveva affidato questo compito, e Kageyama non aveva nessuna intenzione di deludere lui e tutti gli altri.

«Fermo!» sibilò però quando furono vicini ai cancelli d'ingresso. Poco lontano da loro, infatti, stavano di guardia sei o sette figure incappucciate, che parlavano tra loro.

Hinata al suo fianco si irrigidì. «E adesso?» sussurrò. I portoni di Hogwarts, come tutti sapevano, erano incantati in modo da non far vedere cosa si trovasse oltre i cancelli. In questo modo, i Babbani che si fossero trovati dall'altra parte non avrebbero visto altro che un castello diroccato, mentre se anche orde di Babbani si fossero trovate fuori dai cancelli, i maghi non li avrebbero visti.

«Gli Auror devono già essere fuori» sussurrò Kageyama. A dir la verità, quando aveva saputo di essere nello stesso team di Oikawa si era sentito sia rassicurato che contrariato: da una parte, con Oikawa vicino la missione sarebbe stata molto più semplice; dall'altra, Kageyama ci teneva a dimostrargli di essere in grado di farcela da solo, di essere il migliore, di non essere un caso perso solo perché Grifondoro, come invece la sua famiglia non mancava di rinfacciargli da sei anni, ormai.

Kageyama era orgoglioso di essere un Grifondoro, e non avrebbe mai scelto Serpeverde al suo posto: perché non era necessario essere nella stessa Casa della propria famiglia per essere qualcuno, perché non era necessario essere Serpeverde per essere un grande mago. E se la sua famiglia non lo capiva, a Kageyama non importava: dopotutto, Hinata era sempre al suo fianco, e tanto bastava.

Insomma, conoscere Hinata era stato uno shock sotto molti punti di vista: sempre così rumoroso, fastidioso, irritante… Senza contare i mille guai in cui andava puntualmente a cacciarsi, e poi toccava sempre a Kageyama andarlo a tirare fuori dai pasticci. Ma tutto sommato, andava bene lo stesso.

Strano a dirsi, in sei anni che si conoscevano non avevano mai litigato sul serio: sì, facevano un po' la voce grossa e se non si insultavano almeno un paio di volte al giorno non erano contenti, ma… Quando la situazione lo richiedeva, sapevano capirsi alla perfezione.

Quando i suoi sentimenti per Hinata fossero passati da amicizia a qualcosa di più, Kageyama non avrebbe saputo dirlo: quello di cui era certo era che se qualcuno avesse osato alzare un dito su Hinata, lui gliel'avrebbe fatta pagare cara.

«Per aprire le porte dovremmo avvicinarci un po' di più» mormorò Hinata, come se Kageyama non lo sapesse già. «Anche qui basta un Alohomora, giusto?»

Kageyama annuì. «Una volta usavano le chiavi, ma possono sempre essere rubate» spiegò a mezza voce. «Quindi hanno pensato che fosse più semplice un incantesimo che può essere usato solo da un insegnante o da uno studente di Hogwarts. Ma dobbiamo essere lì davanti, da qua in fondo non può funzionare.»

Rimasero in silenzio per un po', indecisi sul da farsi. «Ehi! L'hai visto?» sussurrò Hinata all'improvviso, strattonando la manica di Kageyama. Poco lontano da loro, il torso appoggiato a un albero, era appena arrivato un Thestral. Per Hinata e Kageyama non era una novità vederli, da quando al loro terzo avevano assistito alla morte del nonno di Hinata. Kageyama era in vacanza a casa loro, e non aveva mai visto Hinata così disperato.

In ogni modo, quella vista gli diede un'idea: se gli avversari non si erano accorti del Thestral, significava che non potevano vederlo.

«Andiamo a cavallo del Thestral» ragionò a bassa voce. «Coi loro incantesimi mireranno in basso, e noi avremo la possibilità di aprire il cancello.»

«Va bene!» rispose Hinata, e dal suo tono Kageyama capì che stava sorridendo. Idiota.

Fecero come programmato, e tutto filò liscio: gli avversari non capivano come fosse possibile che Hinata e Kageyama stessero respingendo tutti gli attacchi, che rimbalzavano sulla pelle dell'animale senza scalfirla minimamente, mentre i loro incantesimi invece facevano sempre centro.

«Senti, Kageyama» ansimò ad un certo punto Hinata, mentre si stavano avvicinando sempre di più al cancello. «Per la storia del Ballo...»

Kageyama arrossì fino alla punta delle orecchie, grato al mantello che lo nascondeva alla vista dell'amico. «Eh? Non vorrai dirmi che avremmo fatto meglio ad andarci, adesso!»

«No, no, no!» rispose subito Hinata. C'era qualcosa di strano nella sua voce, come una specie di esitazione. «Mi stavo solo chiedendo se… insomma, lo so che non ci volevi andare, ma forse...» uno Schiantesimo gli volò vicino all'orecchio, facendoli sobbalzare. Kageyama evocò un incantesimo scudo e pregò che il Thestral andasse più veloce. «Sì?» lo imbeccò, trepidante.

Quelli sarebbero potuti benissimo essere i loro ultimi secondi, dopotutto. Non c'era tempo per timori o esitazioni.

«Forse non ti sarebbe importato andarci con me?» concluse allora Hinata. Kageyama per poco non scivolò giù dal Thestral. Aveva sentito bene? Hinata gli aveva davvero chiesto quello che lui pensava che gli avesse chiesto? Rimase a bocca aperta per un tempo un po' troppo lungo, perché ad un certo punto sentì un gomitata nelle costole. «Ehi, è maleducazione non rispondere!» gridò Hinata, scagliando un incantesimo di disarmo verso il basso. «Se la risposta è no, allora...»

«Sì» lo interruppe Kageyama, recuperando abbastanza autocontrollo per mettere insieme quelle due lettere. «Certo che sì.»

E in quel momento furono abbastanza vicini al cancello per gridare in coro: «Alohomora!» e fare entrare tutti gli Auror, che ci misero poco a sconfiggere tutti i nemici ancora da eliminare.

Hinata e Kageyama scesero dal Thestral e si ricongiunsero con Kenma, Kuroo e gli altri, senza mai smettere di tenersi per mano.

 

* * *

 

Raramente Bokuto era stato più felice di così. Avevano salvato Akaashi, ce l'avevano fatta!
E l'espressione che Akaashi aveva avuto quando lo aveva riconosciuto da lontano… Niente da fare, Bokuto non si sarebbe mai stancato di osservare quegli occhi.

Certo, doveva molto anche a Kuroo e Kenma. Loro due erano i migliori amici che Bokuto avrebbe mai potuto desiderare, e c'erano sempre stati per lui, nonostante tutto. Bokuto era consapevole di non essere una persona semplice da gestire, ma si riteneva davvero fortunato a conoscerli.

Camminavano tutti e quattro sotto i rispettivi mantelli dell'invisibilità, mentre Suguru li guidava alla stanza dello Specchio.

«Stiamo aspettando un gran numero di rinforzi» ringhiò Suguru. «Ma al momento non sta passando nessuno.» Si chiusero la porta alle spalle e si sfilarono tutti i mantelli, studiando a fondo lo specchio.

«Non si può infrangere, vero?» tentò Akaashi.

Suguru lo fissò come se fosse pazzo. «Ovviamente no, e non si può nemmeno staccare dalla parete. Se è tutto qui quello che vi serve...» iniziò.

Bokuto sbirciò dall'altro lato dello specchio: si vedevano un sacco di cose, come se fosse un magazzino o cose così. Bokuto sgranò gli occhi quando vide una scopa che somigliava molto ad una Firebolt 3000, accatastata insieme ad un bastone con la testa a forma di drago.

«Bokuto, concentrati» lo riprese Kuroo. «Dobbiamo trovare un modo di bloccare l'ingresso!»

Ma Akaashi lo stava osservando con fare interessato. «Cosa stavi guardando, Bokuto-san?»

Bokuto si voltò verso di lui con aria entusiasta. «C'è un mucchio di roba da quella parte! Dev'essere un posto tipo il negozio del signor Wrekley, sai, quello di oggetti usati a Diagon Alley» iniziò a spiegare. «Laggiù hanno di tutto, come le penne che scrivono solo insulti, o gli armadi che una volta che decidi dove mettere non si spostano più, o...» Si accorse che gli altri lo fissavano con gli occhi sgranati e si rese conto di aver parlato troppo. Succedeva spesso, in realtà, solo che Bokuto faceva fatica ad accorgersene mentre parlava.

«Bokuto, sei un genio!» sorrise Akaashi. Il cuore di Bokuto perse molto probabilmente un battito. O due. O tre. O probabilmente c'era un infarto in corso e avrebbe fatto meglio a darsi una mossa e chiamare soccorsi. Ma andiamo, Akaashi aveva un modo di sorridere che davvero gli mandava il cervello in tilt. «Questo è davvero il negozio del signor Wrekley, ora che me lo fai notare lo riconosco anche io» affermò Akaashi con sicurezza. Suguru deglutì, visibilmente sbiancato.

Kenma a quel punto sollevò lo sguardo verso Kuroo. «E anche sapendo questo, cosa possiamo fare?»

Akaashi sorrise, lanciando un'occhiata orgogliosa a Bokuto. «Ce l'ha appena detto Bokuto-san» disse. «C'è un armadio, che quando viene posizionato da qualche parte poi non si sposta più.»

Bokuto inizialmente non capiva, poi ebbe l'illuminazione. «Oh.»

«Quindi, mettiamo l'armadio davanti allo specchio ed evitiamo che gli altri riescano a spostarlo. E poi, che facciamo? Rimaniamo là?» chiese Kenma.

«Beh, io e Bokuto possiamo sempre Smaterializzarci fino ai cancelli di Hogwarts» propose Kuroo con un ghigno di vittoria.

Suguru era rosso di rabbia, ma a Bokuto non importava: avevano risolto la situazione, Akaashi gli aveva detto che era un genio, e ora gli stava sorridendo come se stesse fissando qualcosa di assolutamente meraviglioso. «Andiamo.»

Subito prima di passare attraverso lo specchio, Akaashi lo prese per mano.

E questa volta l'infarto gli era venuto davvero, non c'erano altre spiegazioni!

 

* * *

 

Ushijima aveva la bacchetta in mano, ma non sembrava intenzionato a combattere.

«Oikawa. Devo ammettere che non mi aspettavo che avresti organizzato tutto questo trambusto» commentò.

Oikawa sollevò il mento con aria di sfida. «Guarda che non sono stato io ad orchestrare il tutto» ribatté. «Mi dai un po' troppo merito!»

Ushijima scosse la testa. «Non sono qui per fare conversazione» chiarì. «Ti voglio fare una proposta. Unisciti a noi.» Oikawa sbarrò gli occhi: non era possibile che pensasse davvero che avrebbe accettato!

«Mi sembrava di essere stato sufficientemente chiaro tutte le volte che mi hai posto la stessa identica domanda» sputò, fissandolo con odio. «Non mi unirò mai a te, specialmente dopo quello che hai fatto oggi!»

Ushijima a quel punto sospirò. «È la tua ultima parola?»

«Ultimissima» confermò Oikawa, lanciando una veloce occhiata al suo fianco: Iwa-chan era lì, e fissava Ushijima come se fosse pronto a staccargli la testa a morsi. Quella vista in qualche modo lo rincuorò un poco.

«Allora non mi lasci altra scelta. Crucio.» Oikawa fece un balzo e schivò all'ultimo l'incantesimo, che andò a colpire la parete opposta. «Ti ho già battuto una volta» gli ricordò Ushijima, scagliando un altro incantesimo.

«Sì, ma era da solo!» ribatté Iwaizumi, evocando un incantesimo Scudo.

Ushijima lo fissò come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. «E io mi stavo trattenendo» si degnò di rispondere, scagliando un'altra maledizione Cruciatus nella sua direzione.

Oikawa stava letteralmente fumando di rabbia: come si permetteva a lanciare una Maledizione Senza Perdono contro Hajime? «Non sai fare di meglio?» lo sbeffeggiò Ushijima, schivando senza difficoltà l'incantesimo di Iwaizumi.

Oikawa sapeva che sarebbe stata dura. Quando, nella Prima Prova, aveva sfidato Ushijima, era stato sopraffatto dalla varietà di incantesimi che quello conosceva e dalla sua velocità nell'eseguirli, anche non verbalmente. Ora però sembrava che si stesse concentrando sul ferire e fare male, piuttosto che impressionare un pubblico. Questo significava molte più Maledizioni e meno incantesimi diversi.

In ogni caso, Oikawa non poteva permettere che Iwa-chan venisse ferito: doveva provarci. Chiuse gli occhi per un istante, e li riaprì colmi di determinazione. Mentre Ushijima era occupato a scagliare un incantesimo contro Iwaizumi, Oikawa gli puntò contro la bacchetta e gridò: «Crucio!»

L'incantesimo colpì Ushijima in pieno, e quello crollò a terra con un grido. Ma si rialzò subito, spolverandosi i vestiti: il suo sguardo era quello di un leone ferito. «Oh, questa non me l'aspettavo» sibilò. «Temo che tu abbia ancora qualcosa da imparare.»

Si voltò improvvisamente verso Iwaizumi, che era rimasto momentaneamente a corto di parole per via della mossa di Oikawa, e sussurrò: «Crucio

Iwaizumi crollò a terra, contorcendosi dal dolore. «Iwa-chan!» gridò Oikawa, inorridito.

«Lo vedi? È così che si fa. Devi volerlo veramente» spiegò Ushijima con aria distaccata.

La Maledizione si interruppe, e Iwaizumi iniziò a respirare pesantemente. «Bastardo» soffiò.

«Come?» chiese Ushijima scagliando un altro incantesimo, ma questa volta Iwaizumi fu più veloce e riuscì a rotolare via, scagliando di rimando uno Schiantesimo che mancò Ushijima di qualche centimetro.

Oikawa si sentiva perso: non vedeva come sarebbero riusciti a farcela contro un mostro del genere.

Continuava a schivare incantesimi e maledizioni senza mai riuscire a costituire un pericolo serio per Ushijima, e anche Iwa-chan sembrava al limite.

Ad un certo punto, però, un incantesimo proveniente dalla battaglia dietro di loro lo colpì in pieno: si trattava di un Expelliarmus, che spedì la sua bacchetta qualche metro più in là.

In quel momento Oikawa si trovava leggermente più indietro rispetto a Iwaizumi e Ushijima, che si stavano sfidando a colpi di bacchetta sempre più ravvicinati. Ma appena i due si accorsero di quello che era successo, Ushijima ghignò in segno di vittoria.

«Te lo chiederò un'ultima volta, Oikawa» disse senza staccare gli occhi da Iwaizumi. «Arrenditi e unisciti a me. Sei disarmato, e sai benissimo che da solo contro di me il tuo amico non avrà chances.» Oikawa calcolò rapidamente le sue opzioni: la sua bacchetta era troppo lontana, ormai, e non sarebbe mai riuscito a recuperarla senza che Ushijima lo bloccasse. Poteva stare lì ad osservare il loro combattimento, ma per quanto credesse in Iwa-chan non c'erano speranze che riuscisse a sconfiggere Ushijima. All'improvviso, però, captò qualcosa negli occhi di Iwa-chan che lo fece corrugare la fronte, confuso.

Ma un istante dopo si ritrovò a sorridere: aveva capito tutto.

«Cosa c'è di tanto divertente?» domandò Ushijima, corrucciato.

«Vedi, noi non siamo come te» spiegò Oikawa con un gran sorriso. «Non abbiamo nulla contro Nati Babbani e Mezzosangue, tanto per cominciare. Poi, non ci piace invadere le scuole degli altri. E infine, a costo di risultare terribilmente cliché... Noi, a differenza tua, sappiamo cosa significa poter contare gli uni sugli altri» concluse, mentre la bacchetta di Iwaizumi gli volava tra le mani.

Ushijima si voltò di scatto, inorridito: certo non si sarebbe aspettato che Iwaizumi decidesse spontaneamente di rimanere disarmato davanti a lui!

Ma prima che potesse voltarsi di nuovo per fronteggiare Oikawa, quello aveva già gridato: «Expelliarmus!» La bacchetta di Ushijima, ancora senza parole, volò tra le dita di Oikawa, che ridacchiò. Effetto sorpresa: funzionava sempre.

«Adesso tocca a me, vero?» domandò Iwaizumi, sulle labbra uno dei sorrisi più pericolosi che Oikawa gli avesse mai visto fare.

«Tutto tuo» promise quello, allegro.

Iwaizumi si voltò e colpì Ushijima con un pugno in faccia tanto forte da farlo cadere a terra.

 

* * *

 





Angolo autrice:
Eccomi qua col penultimo capitolo, scusate tanto per il ritardo!
Beh, la situazione ormai si è risolta: gli Auror sono entrati, lo specchio è bloccato, Ushijima è sconfitto. Confessate, credevate che non ce l'avrei mai fatta in un capitolo solo, dico bene? E non è nemmeno morto nessuno! (È più forte di me, chi mi conosce lo sa: non ci riesco proprio a far fuori i personaggi. ALmeno nelle fanfiction un po' di sano, stucchevole happy ending sarà pure concesso, no?)
E direi che in questo capitolo tutti hanno avuto la loro parte di gloria: Kuroo, con l'aiuto e il sostegno di Kenma, ha stracciato il perdigo Suguru salvando così Akaashi. Tsukki e Yamaguchi sono riusciti a far fuori i difensori del portone (con il valido aiuto di Kiyoko, una vera femme fatale), Bokuto e Akaashi hanno trovato una soluzione per bloccare lo specchio, Hinata e Kageyama hanno aperto i cancelli (che patati, io li amo) e Iwaizumi e Oikawa hanno eliminato Ushijima!
... sì, un capitolo ricolmo di avvenimenti. Sì, è un po' troppo lungo. Sì, non ci posso fare niente, scusatemi ^^
Spero tanto che vi sia piaciuto, e che le varie risoluzioni non vi abbiano deluso! Ci risentiamo settimana prossima per l'ultimo capitolo, spero che vi piaccia!
Un abbraccio, vostra
Emma ^^
  
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