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Autore: Soul On Fire    09/05/2009    1 recensioni
Come poteva pensare di farlo? Era bravo a leggere nei suoi occhi e doveva aver visto ciò che stava provando in quel momento: un mare in tempesta. E invece no, le aveva semplicemente detto che il caso era chiuso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Criminal Minds. 
Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss. 
Prompt: 9.Cielo Stellato @ Promptaddicted
Rating:
Disclaimer: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro. 
Lista: 10 Passioni 
Nota: Spoiler 4x18 - Omnivore. Questa storia è soltanto per malati mentali come la sottoscritta. Grazie a Fra come sempre per i suoi consigli e la sua pazienza, che è paragonabile a quella di Emily! 
Progresso: 02/10

Not Your Fault

-Stai bene?- disse una voce conosciuta alle sue spalle.

-Sì.- rispose laconicamente, non aveva certo voglia di parlare in quel momento. 

-Hotch, lo prenderemo.- continuò la voce che si faceva sempre più vicina.

Questa volta non replicò e non fece nemmeno un cenno con il capo, continuò a fissare un punto imprecisato verso l’orizzonte, su quel balcone che dava su Washington DC.
Emily si mise davanti a lui e lo guardò negli occhi, non voleva che si torturasse mentalmente:

-Non puoi fartene una colpa, noi l’abbiamo arrestato. Ha avuto 10 anni per pianificare una fuga e non ha esitato a metterla in pratica. Era preparato.-

-Avrei dovuto saperlo. –

-Hotch - sorrise debolmente, sfiorandogli un braccio –non devi prenderti anche questo peso sulle spalle.- 

-Avrei dovuto sapere che non poteva arrendersi così facilmente, avrei dovuto prenderlo in custodia, farlo mettere in isolamento. Se ci avessi pensato…– lanciò un’occhiata al cielo di quella fredda sera d’inverno, che era ricoperto di stelle. Chissà se anche il Mietitore si stava godendo il panorama.

-Non puoi assumerti la colpa, non anche questa volta. Non è dipeso da te, non sei responsabile delle sue azioni.- continuò Emily scuotendo la testa e avvicinandosi sempre di più a lui. 

Hotch la guardò e poi guardò di nuovo il cielo. Era sicuro che il Mietitore non fosse lontano, stava guardando le stelle insieme a loro assaporando la libertà che non avrebbe dovuto avere.

-Emily, mi ha chiamato. Mi ha detto che se avessi smesso di dargli la caccia, avrebbe smesso di cacciare uomini aggiungendo che sarebbe stato un ottimo accordo. Gli ho detto che l’avevo giudicato male, che lo credevo più intelligente.-

Emily discostò un attimo lo sguardo dai suoi occhi e si fermò a contemplare il cielo più luminoso del solito.

- Aaron, non potevi accettare quell’accordo. Tu non stringi patti con gli assassini, tu li catturi.-

Erano le esatte parole che lui aveva usato con Foyet, lo conosceva troppo bene, meglio di quanto credesse.

-Lo so.-

-E allora smettila di farti del male inutilmente, se avessi accettato avresti fatto il gioco di uno psicopatico. Avresti alimentato il suo senso di onnipotenza e la sua sicurezza. Ora dovrà stare attento a ciò che fa, sa di essere braccato, sa che non gli darai tregua.- continuò Emily, stringendo la mano che Hotch aveva appoggiato sul parapetto della terrazza. 

Aaron ricambiò il gesto, ma non rispose. Non c’era nient’altro da dire. Sapeva benissimo che quel peso che lo opprimeva non se ne sarebbe andato del tutto fino a quando non avrebbero arrestato il Mietitore.

- Anche se avessi stretto il patto con Foyet, questa sensazione che non ti da pace sarebbe arrivata lo stesso. Ti saresti sentito in colpa comunque. Sei fatto così, detesti i compromessi e odi le ingiustizie. Non sopporti la sofferenza gratuita causata da un essere umano a un suo simile. Sei tenace e sei determinato e… io mi fido di te.-

Hotch si voltò di scatto verso di lei e la guardò negli occhi. 

-Non esiterei un istante ad affidarti la mia vita.- continuò lei. -L’hai detto tu a Morgan: non lasciare che si insinui dentro di te, non lasciare che la sua idea ti possieda. Lo affronteremo insieme, non sei solo.-

Emily lasciò a poco a poco la sua mano, stringendosi nel maglione che portava quella sera. Faceva freddo e tremava.

Hotch si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, attirando Emily a sé. Era il suo modo di ringraziarla. 

Ringraziarla per esserci, ringraziarla per non averlo lasciato solo dopo tutta quella giornata. Ringraziarla perché, nonostante lui si ostinasse a nascondere il loro rapporto e a vederla in segreto, lei non se ne era andata. Era ancora lì al suo fianco, su quella terrazza che sovrastava Washington, a sfidare il freddo e la sua anima triste, che poteva rivelarsi più pericolosa di una ferita mortale.

-Andiamo Hotch, non puoi tormentarti così. Domani sarà un altro giorno, domani avrai la possibilità di salvare delle vite in pericolo e nello stesso tempo avrai modo di riflettere su Foyet e su come potrà comportarsi. Ma lo farai con noi, con la tua squadra.- gli sussurrò Emily.

La tua squadra. 

A volte non si rendeva conto di essere responsabile anche delle loro vite. E’ vero, dava piena libertà di movimento a tutti, ma era pur sempre lui che avrebbe dovuto rispondere in caso di imprevisti. Sentì ancora di più quel peso opprimente. 

-Non sono sicuro di poterlo fare.- 

-L’hai sempre fatto. Hai sempre difeso il tuo lavoro, l’hai sempre scelto. Non devi pensare di mollare solo perché un poliziotto e un individuo malato hanno ostacolato la tua squadra. –

-Se io avessi accettato…-

-Aaron! Qui non si tratta di te, si tratta di lui! E’ lui quello che sbaglia, è lui che decide di uccidere, non tu. Ora smettila di autocommiserarti e torna ad essere il capo. – 

Aveva ragione, stava commettendo lo stesso errore di qualche ora prima. 

E’ il tuo ego che parla, non la tua coscienza.

Le parole di David risuonavano nella sua testa.

-Forza, rientriamo. Qui si gela.- disse Emily sfilandosi dalle sue braccia e scomparendo nell’ombra.

Hotch rimase ancora un istante a contemplare la città rischiarata dalle stelle e pensò che la vita, a volte, era davvero strana e imprevedibile. 

Lanciò un’ultima occhiata al cielo e poi seguì la scia inconfondibile del profumo di Emily. 

La trovò seduta sul letto a gambe incrociate che sfogliava una cartella con l’inconfondibile timbro dell’FBI. Era il fascicolo sul Mietitore. 

-Mi dispiace.- 

Emily alzò lo sguardo nella sua direzione e accennò una risposta:

-Non devi scusarti.-

-Sì che devo. Mi dispiace Emily.- insistette sedendosi al suo fianco.

Emily lanciò distrattamente il foglio che teneva tra le mani sulla coperta.

-A volte pensi di essere solo, pensi che nessuno possa capirti e tendi ad escludere chi ti sta intorno. Ma non è così, anche io sono arrabbiata con me stessa per quello che è successo. E’ vero, avremmo potuto capirlo, ma non è di certo stando qui a colpevolizzarmi per le persone che rischiano la vita con Foyet in circolazione che posso risolvere il caso. Quindi, anche se è difficile, cerca di andare oltre.- 

Lo disse con quel sorriso dolce che la contraddistingueva, con quella pazienza che aveva dimostrato in più situazioni di avere, ma nello stesso tempo con fermezza. 

Aaron annuì, le diede un bacio e prese il fascicolo del caso. 

Rimasero seduti uno al fianco dell’altro, mentre cercavano di immergersi nel mondo del Mietitore insieme.

***

Mentre lanciava un’occhiata al cielo stellato di Washington DC, si ritrovò a pensare che la vita era davvero strana e imprevedibile, ma non più di tanto. Tutto era andato secondo i suoi piani progettati nei minimi particolari. Nemmeno il destino avrebbe potuto farci nulla. 

Nemmeno il destino avrebbe potuto proteggere Aaron Hotchner e il suo team, pensava Foyet mentre assaporava la sua libertà rubata, guardando per un’ultima volta la terrazza dove poco prima i due agenti stavano discutendo, per poi sparire nell’ombra.
Soltanto il cielo era testimone della sua presenza. 

  
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