10 –
Una falena attratta dalla luce (Epilogo)
La
scia di Carlos è forte e inconfondibile, persiste nell’aria, nessun altro
profumo della campagna toscana riesce a coprirla, la fiuto da grandi distanze
che brucio in un baleno; sto ancora correndo, ma non seguo la strada battuta,
preferisco passare tra le colline per i vasti campi che si perdono a vista
d’occhio. Il mio sguardo si estende su chilometri di pascoli verdi, alberi,
filari di cipressi e qualche pioppo a delimitare il ciglio della strada, quando
scorgo la carrozza che a velocità sostenuta si allontana.
Sulla cima di una collinetta che declina dolcemente verso
il basso mi fermo un istante ad osservare la vettura che procede sobbalzando;
perfino da qui sento il cigolio delle ruote che arrancano sullo sterrato, e odo
il rumore degli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo.
Scruto l’ambiente attorno; i campi finiscono e il sentiero
prosegue addentrandosi in un bosco, luogo ideale per attuare il mio proposito,
dove non sarò esposta alla luce traditrice del giorno.
In quella boscaglia avverrà l’ultimo fatale incontro col
mio angelo innocente e ormai perduto. Mi lancio all’interno del bosco protetta
dagli arbusti, le chiome degli alberi filtrano i raggi del sole che superano a
tratti la coltre delle foglie. Se fosse vivo, forse il mio cuore ora batterebbe
forsennato per l’emozione, invece avverto una sorta di vuoto nello stomaco e
non è la sete a darmi questa sensazione. Non riesco proprio a prevedere come reagirà
Carlos trovandosi faccia a faccia con me, in un tale frangente. La mia mente
sta formulando mille congetture, ma non una mi convince più dell’altra; mi
sento confusa e insicura, ma so che non posso evitare di fare quello che devo.
E ho paura.
Sì, ho paura di quello che potrei fare, e di come mi
sentirò quando lo avrò fatto.
E ho paura di quello che troverò negli occhi del mio
angelo, di quello che capirà e di come reagirò io, quando leggerà i terribili
segreti dietro al rosso dei miei occhi d’assassina. Non potrò evitare nessuna
di queste cose, e non so se sono preparata ad accettare il senso d’obbrobrio
che susciterò nel suo cuore, di fronte alla verità svelata.
Nascosta nel folto del fogliame, velocemente supero la
carrozza, che adesso avanza un poco più lentamente. Attendo che sia vicina. Il
cocchiere seduto a cassetta tiene le redini e guarda dritto davanti a sé; non
si aspetta un agguato, e non mi vede arrivare. Gli sono addosso con un balzo e
per un brevissimo istante, l’uomo sgrana gli occhi colto alla sprovvista; non
mi interessa il suo sangue e mi basta un secondo per spezzargli il collo, sento
le ossa polverizzarsi sotto la pressione delle mie mani. Il corpo si accascia
molle tra le mie braccia come un bambolotto di stoffa, e col mio fardello,
veloce salto a terra per andare a nascondere il cadavere tra la vegetazione.
All’interno dell’abitacolo, Carlos non si accorge di
nulla, almeno finché i cavalli, che hanno avvertito il pericolo
s’innervosiscono, e iniziano a correre.
Torno indietro velocissima, e rimonto a cassetta; afferro
le redini e le tiro decisa finché i cavalli non si arrestano. Allora, avverto
la voce agitata di Carlos provenire dall’interno della carrozza.
“Che succede? Perché ci siamo fermati?”
Io sono balzata a terra, e resto immobile di fianco ad una
delle ruote anteriori, mentre la portiera della vettura si apre. La carrozza
oscilla sotto il peso di un corpo che si muove; un piede sul predellino, Carlos
non si aspetta di incontrarmi e lo capisco nell’istante esatto in cui i nostri
sguardi s’incrociano. Il mio angelo resta bloccato e mi fissa incredulo; i suoi
occhi celesti sgranati su di me tradiscono il panico che si sta impossessando
di lui.
Quanto vorrei che non avesse quello sguardo; è quello di
un uomo che non ha più speranze, che si sente perso. Rimpiango quando mi
guardava come fossi la creatura più desiderabile e irraggiungibile
dell’universo, e tutto il suo stupore era suscitato solo dal mio interesse per
lui, di cui si sentiva indegno.
“Siete voi…” la sua voce è flebile, un suono che pare
inaudibile, eppure si sparge nel silenzio attorno come un’onda fragorosa.
“Sì. Vi prego, non abbiate timore: io voglio solo
parlarvi. Siete spaventato e lo capisco, ma vorrei rassicurarvi sulle mie
intenzioni.”
Devo continuare a mentire, e non è mai stato terribile
come ora; per la prima volta non so se potrò reggere il peso di questo orribile
inganno.
“Il mio cocchiere… dov’è?” mi domanda, brusco. So che teme
la mia risposta.
“È fuggito nella boscaglia.”
Mento ancora, l’ultimo vacuo tentativo di negargli
l’orrore che a breve lo investirà. Non sono sicura che mi creda, ma ormai non
ha molta importanza. Carlos è incapace quasi di parlare. È evidente il suo
stato d’animo: l’ansia e la paura bloccano ogni sua capacità di reazione. Devo
tentare di rassicurarlo, per quanto posso, e non sarà facile: tutto quello che
potrò dire o fare sarà inadeguato a limitare i danni, e non tutto ciò che si
strappa si può ricucire.
Sono un vampiro e avrei il potere di blandire la sua
debole mente; forse potrei ancora fargli credere ciò che voglio, camuffare la
verità, renderla più tollerabile alla sua coscienza, se non mi fossi spinta
troppo avanti. Rivelarmi in quel modo è stato un errore e me ne rendo conto
solo ora che è troppo tardi, e lo sguardo del mio angelo non mi concede
scappatoie.
“Dubiterò d’ogni cosa che mi direte…”
Il tono è incerto, ma capisco che sta cercando il coraggio
di affrontarmi, e questo scalda il mio orgoglio. È innegabile che la mia
oscurità sia attratta da tanta nobiltà di spirito.
“E fareste bene, ma è fondamentale che sappiate tutto,
anche quello che ancora non comprendete appieno. Allora, potrete scegliere…”
“Scegliere cosa? Non so neppure chi ho davanti in questo
istante! – Esclama, afflitto. - Non avete fatto altro che mentirmi. Chi siete
veramente? O forse la domanda giusta è cosa siete signora… quello che vi
ho visto fare stamani nella mia stanza, non ha spiegazione possibile… e ho
l’orribile sensazione che ci siano segreti ancora più spaventosi che vi
riguardano.”
Santiago si sbagliava; questa non è vigliaccheria.
“Saprete ogni cosa, ma badate che ciò comporterà un prezzo
che non potrete evitare di pagare. Voglio rassicurarvi che io sarò pronta a
pagarlo insieme a voi; è il prezzo per avervi amato… - mi avvicino un po’ a lui
e Carlos non si muove – è il prezzo per continuare ad amarvi se lo vorrete…”
“Signora, l’amore non si sposa con l’inganno e la
menzogna.”
“È vero. Per questo sono qui di fronte a voi, per
spogliarmi e mostravi ciò che sono, consapevole che susciterò il vostro
naturale rifiuto…”
Esito un istante, improvvisamente timorosa di quello che
sto per fare; sto per calare la maschera e sento che la paura sta per
invadermi. Mai mi sono sentita così, prima d’ora; è un’emozione sconosciuta e
quasi ingestibile quella che mi attraversa, e mai avrei pensato che un vampiro
potesse subire la paura come un comune mortale. Quanto è umano questo
sentimento e quanto mi rende fragile; da immortale, non ho mai avuto
un’esperienza simile, non ho mai temuto niente e nessuno, neppure il castigo di
Aro mi spaventa tanto.
È davvero sorprendente.
Carlos continua a scrutarmi, e il suo sguardo è più severo
e meno dolce di quanto io ricordi; sto scoprendo del mio angelo un lato
nascosto insospettabile che un po’ mi disorienta. Attorno a noi non c’è altro
che la boscaglia silenziosa che ci avvolge con le sue ombre del colore del
muschio, qualche raggio di sole filtra qua e là tra gli alberi, macchiando il
terreno di luce dorata, ma non arriva a disturbarci; si sente solo la brezza
dell’aria stormire tra le chiome verdi sopra di noi, e il verso lontano di
qualche uccello. Vorrei restare così per sempre, placida dentro il verde che ci
circonda, ma devo rompere questo silenzio pesante che ci avvolge.
“Attorno agli uomini esiste il soprannaturale, ma è un
elemento molto più fisico, concreto e reale di quanto comunemente si creda, e
ha poco di spirituale… anzi, non ha nulla…” inizio, senza essere diretta.
Come vorrei che Carlos avesse il tempo di comprendere e
accettare ciò che sto per dirgli; vorrei che la sua coscienza potesse
accogliere la verità come qualcosa di naturale, invece dovrò investirlo con una
realtà quasi impossibile da accettare, perfino per la mente umana più aperta ed
elastica.
“Io appartengo al mondo soprannaturale, al mistero che si
nasconde nelle tenebre, al segreto più inviolabile; io sono in vita da
più di cinquecento anni, Carlos… - m’interrompo e colgo il sussulto incredulo e
il velato timore negli occhi celesti - e sono condannata all’eternità di
un’esistenza vuota e priva d’affetti, se non trovo un compagno che passi
l’eternità insieme a me.”
“Voi avete… cinquecento anni? Dovrei credere questo?”
“Cinquecentotrentadue, per l’esattezza.” Preciso di fronte
al suo scetticismo.
“È impossibile… - Sussurra esterrefatto, arretrando un
po’. – E volete un compagno per l’eternità… Mio Dio! È per questo che mi avete
scelto?”
“Sì, anche per questo… Vi avevo già detto che mi ricordate
qualcuno del mio passato, il vostro aspetto ha attirato la mia attenzione in
maniera morbosa, e non sono più stata capace di starvi lontana; sono diventata
una falena attirata dalla vostra luce… e come una falena finirò per bruciarmi.”
Non ci sono più ombre e io mi sento solo un poco più
sollevata, mentre osservo Carlos che lentamente realizza il significato delle
mie parole; ma non tutto è risolto, e altre verità devono emergere.
“Signora, ho paura di quello che penso, ma devo sapere:
ditemi perché la vostra pelle è fredda e i vostri occhi sono rossi come il
sangue…”
Perché
sono un vampiro, e i miei occhi hanno il colore della vita che rubo…
Sarebbe così facile come risposta, ma mi manca il coraggio
di dirlo. Sono vigliacca, e preferisco sondare il terreno.
“Voi cosa credete?”
“Contro ogni logica, e forzando la mia natura scettica,
devo credere nell’impossibile, in ciò che non dovrebbe esistere se non nei miti
e nelle leggende. Vi prego, datemi una spiegazione che io possa umanamente
accettare.”
“Mi chiedete l’unica cosa che non posso darvi. Dovete
accettare che esiste l’impossibile. Io sono qui, davanti a voi, e sono più
reale di qualsiasi mito o leggenda.”
Carlos resta in silenzio, ma una piccola ruga sulla fronte
in mezzo alle sopracciglia corrugate, tradisce l’inquietudine che lo sta
prendendo; forse un pensiero, un sospetto inconfessabile si fa strada nella sua
mente. È la verità che m’investe; l’orrore si svela in tutta la sua
efferratezza, e la maschera che cela il mostro si sgretola completamente sotto
gli occhi innocenti del mio angelo che ora mi vede per davvero. Dovrebbe
inorridire, ma non ci riesce; credo che la sua immensa sofferenza sovrasti ogni
altra sensazione. Abbassa il volto appoggiandosi con la fronte al legno della
carrozza, una mano aggrappata al profilo della portiera ancora aperta.
“La mia fidanzata, la mia dolce promessa sposa che ho tradito,
vinto dalla vostra seduzione…”
La voce di Carlos è un sussurro triste e amaro, ha il
suono della rassegnazione e della consapevolezza, e si schianta violento sul
mio cuore duro e freddo.
“Ho paura solo a pensarlo. Siete stata voi, vero?”
I miei occhi bruciano come se volessi piangere. Vorrei
poter mentire, non l’ho mai desiderato come adesso, mentre con un debole sì,
confermo quello che Carlos ha appena intuito, la mia orrenda colpa. Allora,
assisto ad una scena che non sono preparata a sostenere; Carlos scivola a
terra, con le mani nell’erba, straziato da una pena atroce che non so neppure
immaginare, e piange travolto dalla disperazione. È un pianto irrefrenabile e
brucia dentro di me più del veleno che mi ha avvolto durante la trasformazione.
È un dolore immenso e insopportabile, ma fa ancora più male sapere che sono io
l’artefice di una tale sofferenza e angoscia.
Scivolo a terra anch’io, vinta da uno strazio che non
credevo di poter sentire, e che tuttavia non trova sfogo. Mi dispiace, è
tutto quello che riesco a dire, e per quanto sincero non basta. Le accuse
severe e impietose di Carlos colpiscono come paletti conficcati nel cuore, che
soccombe ulteriormente soffocato nel silenzio che è la mia condanna.
Se questa fosse la morte, forse morirei.
“Vi ho creduto un angelo, e scopro che siete un demonio,
con fattezze tanto ammalianti. Come è stato facile per voi, ingannarmi; sono
stato ingenuo, ho dubitato di un amore tenero, sincero e profondo e ho perduto
la mia anima… forse merito davvero di morire; in fondo, è per questo che siete
venuta.”
Sento tutta la sua angoscia; Carlos è stremato, inerte con
la schiena appoggiata contro una dalle ruote posteriori della vettura, il corpo
ancora scosso dai singhiozzi, rassegnato alla sorte ineluttabile. Io non so
come porre rimedio alla sua disperazione che travolge anche me, facendomi
sentire impotente e disgustata.
Aro mi ha dato un giorno per fare ciò che va fatto.
Santiago verrà a cercarmi se non mi vedrà tornare. Io non ho più tempo, né
maschere da indossare, né nulla da perdere, ma non obbligherò il mio angelo a
seguirmi. Piuttosto sarò io ad abbracciare la morte insieme a lui, ma prima gli
farò la pietà di regalargli un’ultima illusione di salvezza. Questo posso
farlo, e lo farò prima che arrivi Santiago, o chiunque altro a impedirmelo.
“No, Carlos, vi prego, non parlate così; non è per
prendere la vostra vita che sono venuta a cercarvi. Avete tutte le ragioni per
odiarmi; mi sono macchiata di colpe orribili, ho fatto del male a chi vi voleva
bene, ma non voglio farne a voi. Lo so che non riuscite a credermi, che tutto
farebbe pensare il contrario, ma io vi amo davvero, e voglio darvi la
possibilità di scegliere una vita diversa, a suo modo straordinaria.”
Mi avvicino un poco di più al suo corpo, fin quasi ad
accostare il mio viso al suo, che prostrato guarda a terra. Titubante allungo
una mano per sfiorarlo e indurlo a guardarmi; quando mi specchio nei suoi occhi
lucidi e addolorati, qualcosa dentro di me s’incrina per sempre.
“Non immaginate quanto male mi faccia vedervi in questo
stato…”
“Davvero, mia signora? Siete capace di soffrire?” mi
chiede amaro.
“Sì… adesso sì… ma per soffrire, bisogna essere vivi e con
voi ho ricordato cosa significa… Ora, mio caro, mi dovete ascoltare molto
attentamente. Sto per chiedervi qualcosa che di certo, vi sconvolgerà, ma è
fondamentale che capiate che sto cercando di salvare la vostra vita, e questo è
l’unico modo, per quanto drastico e senza ritorno…”
Mi concedo solo una pausa, prima di chiedere a Carlos di
stravolgere per sempre la sua esistenza.
“Mi sono esposta troppo con voi e ho sbagliato; avrei
dovuto lasciarvi libero quando ancora potevo, ma non l’ho fatto unicamente per
soddisfare il mio egoismo. Avevo bisogno di sentirmi amata per davvero, e voi
avete soddisfatto questa mia necessità. Era qualcosa che non provavo da tanto
tempo, e darei tutto per provarlo ancora. Ora, sapete cose che dovreste
ignorare, conoscete segreti che dovevano restare tali. I miei compagni vi
uccideranno se non accetterete di unirvi a me e abbracciare la mia esistenza
immortale, così anche voi diventerete parte di quei segreti e li custodirete.
Vi sto chiedendo di amarmi per l’eternità Carlos; rinunciate alla vostra
effimera vita umana e diventate come me. Potete farlo?”
Carlos mi guarda stranito, forse terrorizzato da quello
che gli sto proponendo. Sono sicura che ormai ha capito la portata della scelta
che gli sto prospettando, ma non voglio imporgli nulla; non lo obbligherò, né
lo trasformerò contro la sua volontà, seppure potrei farlo senza difficoltà.
Lui è qui, inerme e indifeso, impossibilitato a sfuggirmi e n’è consapevole.
Quando mi risponde non nasconde il risentimento che lo coglie.
“Non prendetevi gioco di me; sapete che non ho molte
alternative, e non ho la possibilità di fare una scelta davvero libera. Non
voglio diventare come voi… non voglio perdere la mia umanità, ma non m’illudo
che mi lascerete andare. Perché dovreste?”
“Avete ragione, potrei farlo anche ora, senza chiedervi
nulla… mi basterebbe un morso…”
Calco sulla parola che sottolinea cosa sono, prendo
la sua mano e la porto alla mie labbra, lo obbligo a girare il palmo e poso un
bacio fremente e delicato all’interno del polso.
“Haidi…” sussulta il mio angelo, al tocco freddo della mia
pelle. Ma non tenta di sottrarsi, quasi fosse rassegnato alla sorte. Ormai sono
certa che non abbia più dubbi sulla mia natura.
“Com’è bello sentirvi pronunciare il mio nome; era bello
l’altra notte, quando mi chiamavate con passione ardente, e quanto potrebbe
essere bello ancora, se solo voleste… - e mi avvicino di più, spinta
dall’irrefrenabile impulso di baciare le sue labbra calde e morbide, un’ultima
volta. Quando mi stacco da lui, prendo il suo viso tra le mani, e incontro i
suoi occhi di cielo. - Ma come vi dissi, non vi obbligherò ad abbracciare
un’esistenza che non volete, questo non lo farò, ve lo prometto.”
“Dite davvero? Mi lascerete libero?”
“Io sì… ma gli altri non lo faranno. Loro verranno
a cercarvi e vi troveranno, questo deve esservi chiaro, e io purtroppo non ho
il potere di fermarli…”
“Gli altri… parlate della vostra famiglia, i vostri
simili, quelli che hanno gli occhi come i vostri. È così?”
“Sì Carlos…” e la mia voce si colora di una sfumatura
dolorosa.
Sto ancora mentendo; Carlos non può sospettarlo, ma è la
bugia più terribile. Non è degli altri che mi preoccupo, ma di quello che sarò
costretta a fare. Ed è per questo che sto male.
“Non ho mai pensato che creature come voi, potessero
esistere. Se avete detto la verità, io sono già condannato…”
“Oh, Carlos, se soltanto voi voleste…- sospiro affranta –
perché accettate di morire, e non potete accettare di vivere? Non le vedete le
possibilità infinite che vi si aprono davanti?” domando ancora, senza
comprendere la scelta del mio angelo. Un po’ me lo aspettavo, perfino nel concetto
di eternità c’è qualcosa di spaventoso che la mente umana fa vacillare, ma per
quanto mi sforzi, non riesco a capire come possa rifiutare un’offerta simile.
“Mia signora, davvero vi pare così assurdo il mio rifiuto?
Siete un essere immortale, forse per questo non riuscite a dare valore alla
vita, che è preziosa perché è breve. Quella che voi mi proponete è solo
un’esistenza senza scopo. Che senso potrei dare a quello che mi offrite come
fosse un dono, e in realtà è una dannazione? Cosa potrei trovare in un’eternità
che non mi porta da nessuna parte? Ve lo siete mai chiesta?”
Sono costernata.
Carlisle… parole diverse, eppure identiche.
Che senso ha la nostra eternità, Haidi? Mi
chiedeva pieno di dubbi, e io non sapevo rispondergli.
In realtà, non mi sono mai posta davvero il problema. Per
un immortale è qualcosa d’inutile. Gli stessi concetti espressi da un vampiro
fanno un altro effetto, sembrano surreali e forzati e io faticavo a prenderli
sul serio. Ascoltare le parole di Carlos è come sentire un velo pesante che si
solleva dagli occhi, e all’improvviso la realtà appare nitida e lo sguardo
arriva più lontano. Tanta consapevolezza in poco più di un ragazzo, mi
sconcerta. E altro ancora, deve sorprendermi.
“Io sono abbastanza sicuro che il mio per voi fosse amore,
signora. Non so da cosa fosse generato, ma era autentico. A suo modo era vero,
e nonostante tutto, non lo rinnego. Non lo avevo mai provato così intensamente
prima d’incontrarvi, e forse anche in questo c’è una ragione più alta che io
non posso comprendere. Vi credevo una donna come le altre, e vi ho amata con
tenerezza infinita, e quando ho intuito che c’era qualcosa d’inquietante e
tormentato in voi, ho semplicemente pensato che dovevo amarvi solo di più,
senza preoccuparmi d’altro.”
“Oh, Carlos… dunque, il vostro amore si è sgretolato di
fronte alla verità. Lo posso capire, ma mi rattrista, molto più di quanto
possiate pensare.”
“No, signora, la verità la sto accettando… e se con
l’amore, ho finito per incontrare anche la morte, si vede che era destino.”
“Io vi amo davvero, angelo mio… vorrei proteggervi da ogni
male… vorrei non avervene fatto…”
“Allora, Haidi, lasciatemi andare, ve ne prego. Non
gettatemi nelle tenebre, e io crederò davvero al vostro amore. – Carlos allunga
una mano e la posa sulla mia, senza timore alcuno. - Crederò in quello che ci
ha uniti, anche se per un tempo breve.”
Non penso di potermi sentire straziata più di così. Carlos
non immagina neppure come mi sento, almeno credo. Questo tormento è solo mio, ed
è giusto. L’unico sollievo a tutto questo è la sua serenità che mi sembra
troppo grande e straordinaria. Non so se posso amarlo di più. Non so se posso
soffrire di più. L’universo sta rimettendo le cose apposto, e in Carlos ho
trovato il senso della mia esistenza; vedo con chiarezza che si sta per
chiudere perché ha raggiunto il suo scopo. Ho amato e sono stata riamata. E mi
sono sentita libera, viva. Le cose che davvero ci segnano, durano un istante
eterno, ora lo so; nell’immortalità sterile e vuota, il nostro amore morirebbe.
“Non temete, Carlos. Ho capito…”
E non riesco ad aggiungere altro, senza che mi prenda uno
strano sgomento che ha il sapore della disperazione e Carlos riesce a sentirlo.
“Ma voi… state piangendo?” Il suo tono è sorpreso, forse
lievemente amareggiato.
“Sì! – Rispondo altrettanto stupefatta, la voce trattenuta
in un singulto. – Io non ho lacrime da poter versare; i miei occhi sono
asciutti, secchi come letti di fiumi aridi, ma sento uno strazio indicibile,
qui dentro… - e indico il mio petto. – Mi fa male in una maniera atroce. Per
favore Carlos, lasciate che mi stenda sull’erba al vostro fianco… Vorrei
abbracciarvi, sentire il calore del vostro corpo un’ultima volta… Me lo
concedete?”
La mia è una supplica, che il mio angelo accoglie con
gentilezza.
“Venite qui, accanto a me, Haidi.”
La voce del mio angelo ha una tenerezza sconosciuta, che
mi commuove. Mi accoccolo vicino a lui, sull’erba, appoggiando la mia schiena
contro i raggi della ruota che ci sostiene. Con un braccio circondo le sue
spalle, e lascio che la sua testa bionda si riposi sul mio seno freddo. Passano
pochi minuti, in cui cerco di riprendere il controllo della mia voce che si fa
sussurro suadente, mentre soffoco questo dolore che mi sevizia dentro.
Mi costringo ad usare le mie arti oscure, ed è davvero
l’ultima volta.
“Grazie, amore mio; perdonami per essere entrata nella tua
vita e per averla sconvolta fino a questo punto. Ora dormi, mio angelo
innocente e bellissimo; non turberò più i tuoi sogni.”
Così dico addio.
Il mio angelo si addormenta tranquillo tra le mie braccia.
Vorrei sprofondare nel sonno eterno insieme a lui. Attorno a noi, solo il
silenzio, la pace di questo bosco, nostra ultima dimora e alcova. Osservo
ancora il suo viso; con un dito seguo la curva delicata della guancia fino allo
zigomo, salgo lungo l’arcata delle sopracciglia, scendo a seguire la linea del
naso fino a sfiorare le sue labbra calde di vita.
Devo baciarle, sentirle ancora una volta.
Il suo viso di nuovo tra le mie mani.
Carlos è arreso e indifeso tra le mie braccia.
Mi basta un colpo secco e deciso del polso, e l’osso del
collo, invitante tentazione, si spezza. Trattengo l’amato corpo senza vita tra
le mie braccia; con una mano reggo delicatamente la sua testa contro la mia
spalla.
Sollevo i miei occhi al cielo troppo limpido, e lo odio.
Odio questa luce e il sole che splende e non scalda le
tenebre che mi avvolgono.
L’aria attorno è invasa dalle mie urla che esplodono e
scuotono le chiome degli alberi con la furia di una tempesta.
******
Santiago aveva lasciato passare mezzora, poi si era messo
in marcia verso l’aperta campagna. Era giunto al limite del bosco, quando sentì
quell’urlo straziante e disumano. Capì subito che si trattava di Haidi. Non
aveva mai udito un vampiro gemere in quel modo, era qualcosa che metteva i
brividi. Ne fu atterrito.
Per un attimo pensò che la guardia dei Volturi fosse già
intervenuta e stese facendo a pezzi il suo corpo meraviglioso, poi si convinse
del contrario. Haidi non avrebbe gridato così, neppure sotto le sevizie più
terrificanti inflitte dalla piccola Jane.
Quelle erano grida di dolore di natura diversa; erano un
lamento profondo e terrificante, e avevano il suono dell’angoscia più
spaventosa.
Colse un fremito attraversare il bosco, animali in fuga,
uccelli spaventati che si alzarono in volo. Si mise a correre verso l’interno
della boscaglia e la raggiunse in pochi secondi. Vide la carrozza ferma sul
sentiero e due corpi seduti sull’erba.
La scena che si trovò sotto gli occhi lo sconvolse, ma non
perché fosse qualcosa che non aveva già visto altre volte proprio a Palazzo;
anzi, nel covo dei demoni di Volterra gli era capitato di assistere a molto
peggio.
Stragi ne aveva viste e provocate, ma neppure la scena più
efferata di cui era stato testimone lo aveva turbato come quello che stava
guardando ora.
Gli occhi di Haidi erano rossi, iniettati e cerchiati di
rosso, come se avesse pianto, come se fossero tumefatti e sul punto di
suppurare sangue e lacrime. Non sembravano gli occhi di un vampiro senz’anima,
ma occhi umani attraversati dal più cupo sconforto.
Era impressionante a vedersi.
La vampira teneva stretto il corpo del giovane tra le
braccia e lo cullava, oscillando avanti e indietro. Dava l’idea di una folle.
Santiago osservò il collo bianco di Carlos e notò con
sgomento che non aveva segni di morsi. E capì cosa poteva essere successo:
Haidi lo aveva ucciso, ma non lo aveva dissanguato. Perché diavolo aveva fatto
una cosa del genere, senza provare neppure a trasformarlo, poteva saperlo solo
lei. Si avvicinò con l’intenzione di scuoterla, ma la vampirà ringhiò.
“Vattene, torna a Volterra.”
“Haidi! Torna in te, ti prego!”
“È ancora caldo… il mio angelo è ancora caldo.”
Era sconvolta. Continuava a stringere quel corpo morto in
modo convulso, a cullarlo con amorevole attenzione. Santiago non riusciva a
credere ai suoi occhi ed era spaventato dalla sua reazione, quanto mai
inusuale.
“Perché non lo hai trasformato?” Osò chiederle, sperando
di fare luce su quel dramma.
Lei rispose in un lieve sussurro.
“Lui non voleva diventare un mostro… non potevo inquinarlo
col mio veleno, sarebbe stato come tradirlo, il peggior delitto di cui potevo
macchiarmi… Non potevo lasciarlo fare a nessun altro. Doveva restare puro e
incontaminato…”
“Ho capito, ma ora lascialo, e torniamo a Volterra.
Dobbiamo informare Aro e chiudere questa storia.”
Haidi reagì d’istinto.
“No! Ora vattene, Santiago. Ho ucciso l’uomo che amo, ho
bisogno di restare sola.”
“Tu mi stai facendo paura. Sembri un’invasata! Non ti permetterò
di fare pazzie, voglio che torni a Volterra con me, Haidi!”
Provò di nuovo a scuoterla, afferrandola per le spalle, ma
la vampira reagì violentemente. Si scansò, dopo averlo colpito con uno
schiaffo, ma non lasciò il corpo che teneva tra le braccia neppure per un
istante.
“Ti ho detto di no! Va via!” sibilò rabbiosa.
Un istante dopo parve calmarsi; lo sguardo puntato sul
vampiro spagnolo, da vacuo si fece attento.
“Ti prego, Santiago; ho bisogno di stare un momento da
sola. – Volse lo sguardo triste sul volto del giovane senza vita, poi tornò a
fissare il vampiro. - Tornerò dopo a Volterra, ma tu ora torna al Palazzo dei
Priori, e dì ad Aro che tutto si è risolto. È meglio non farlo attendere
oltre.”
“Preferisco che tu venga con me. Non me la sento di
lasciarti qui, così; sei in uno stato spaventoso…”
“Stai tranquillo, verrò a Volterra, solo non adesso. Ti
prego, dammi un po’ di tempo… Mi riprenderò. Non devi preoccuparti, non farò
follie…”
“Me lo giuri, Haidi?”
“Sì.”
Santiago si aggrappò a quelle parole, senza immaginare
quanto fossero inconsistenti.
Non sapeva nulla della pena che stava vivendo lei, non
sapeva che l’aveva annientata, svuotata d’ogni volontà di vivere
quell’esistenza diventata all’improvviso troppo pesante. Haidi sarebbe rientrata a Volterra, ma con
quali intenzioni lo avrebbe scoperto troppo tardi.
*****
Dopo che Santiago si è allontanato, ho lasciato il mio
angelo a riposare sotto l’ombra accogliente delle fronde di un grande albero
del bosco. Sembrava dormisse. Anche nella morte era bellissimo.
C’erano dei fiori di campo che spuntavano qua e là, tra
l’erba attorno al suo corpo. L’ho accarezzato e ho baciato le sue labbra ormai
fredde, che iniziavano a diventare violacee. Ero riluttante ad allontanarmi;
avrei voluto morire lì, tra la terra umida, vicina a lui, ma dovevo tornare in
città prima del tramonto.
Così, con la morte nel cuore, lo abbandonai, e ripresi la
strada del ritorno verso Volterra. Volevo che ci fosse ancora luce, quella che
sarebbe servita allo scopo. Avevo bisogno di testimoni per quello che volevo
fare, e sapevo che la guardia di Aro sarebbe intervenuta subito.
Arrivo alle porte della città, a pomeriggio inoltrato.
Ora, le ombre dei muri delle case si allungano sulle
strade. È il momento ideale per muoversi in mezzo agli umani, senza attirare
troppo l’attenzione, non voglio farlo prima del tempo stabilito. Dopo che avrò
dato spettacolo, i Volturi avranno molto da fare per ristabilire l’ordine, ma
di questo non mi curo.
Il pensiero di Santiago mi attraversa la mente per un
istante, ma lo scaccio in fretta. Quanto vale la promessa di un vampiro, lui
dovrebbe saperlo bene.
Non ho nessun rimpianto.
Non c’è nulla che mi dispiaccia lasciare di questa
semivita.
Arrivo nella piazza, luogo che era stato teatro dei nostri
incontri, quando ancora Carlos mi credeva una donna normale.
Era l’inizio della nostra storia, e io fremevo
d’impazienza aspettando i giorni che mi separavano da lui. Per questo l’ho
scelta; su questa piazza densa di ricordi dolci e struggenti, calerà il sipario
sulla mia esistenza.
Non c’è molta gente, ma c’è quella che serve; donne a
spasso con i parasoli, uomini in marsina seduti al caffè all’angolo, bambini
che giocano e si rincorrono inseguendo un cerchio che rotola per terra. Un
prete passa leggendo una Bibbia.
Ecco la mia vittima. Un abitante di Volterra.
Aro non me la farà passare liscia.
Mi perdoni padre, perché ho peccato.
Mi perdoni, perché mi prenderò la sua vita per liberarmi
della mia.
Esco dall’ombra che mi protegge alla vista e gli sono
addosso.
Il tempo per un istante pare fermarsi, mentre il suo
sangue mi scende in gola e riscalda il mio corpo, una sensazione che conosco
bene, ma non c’è euforia in me. Mi prendo tutto il tempo che mi serve, china
sulla mia preda come un avvoltoio, due sagome nere fuse insieme, il mio
mantello si confonde con la sua tonaca, e la luce attorno esalta tutti i
dettagli e i contorni.
Quando sollevo la bocca dal collo, il sangue cola lungo il
mento, mi sporca di rosso lo sparato della camicia immacolata. Devo avere un
aspetto orrido e affascinante; una donna mi fissa atterrita, poi inizia a
correre urlando. Gli uomini al caffè mi guardano incantati e sgomenti. Tra i
presenti si leva un mormorio d’angoscia.
Qualcuno invoca Dio.
Qualcuno parla di vampiro.
Mi volto alla mia destra perché avverto una presenza
accanto a me, e incontro gli occhi di un bambino che mi guarda. Attorno è il
caos; tutti stanno fuggendo in preda al panico, il terrore sconvolge le menti e
i cuori, solo quel bambino innocente resta lì a fissarmi, serio, senza dire
niente.
Non pare per nulla spaventato. Gli sorrido, e lui
ricambia.
Il volto di un angelo perduto mi sorride nel ricordo.
Il suo sguardo si confonde con il colore del cielo. È lo
stesso cielo che trovavo negli occhi del mio angelo. Quel cielo che non posso
sperare di ritrovare.
Abbandono la mia vittima, lascio il suo corpo straziato
sulla piazza, mi alzo e a passo lento mi allontano, in modo che tutti possano
vedermi. Nessuno deve avere dubbi che sia accaduto davvero.
Nascosti nell’ombra, altri demoni mi attendono.
Non ricordo molto altro.
Solo un fuoco che mi divora e un sole che si spegne per
sempre.
Come una falena nella luce.
Fine (dell’epilogo)
Continua… (col finale alternativo)
Care lettrici,
questo è il primo dei due finali che ho pensato; in realtà questo è quello a
cui mi ha portato la storia per come si è evoluta, la prima direzione, quella originaria
e più naturale. Forse non vi aspettavate una fine così drammatica, ma è così
che l’ho sentita, quasi fin da subito, e il lieto fine mi sembrava inadatto e
forzato.
Ma c’è un finale
alternativo concepito mentre scrivevo gli ultimi capitoli, che mi sembra una
soluzione convincente e funzionale, e arriverà col prossimo capitolo, che sarà
davvero l’ultimo.
Ringrazio tutte
coloro che mi hanno seguito fin qui e le ragazze che hanno recensito fino ad
ora. Se vi va, fatevi sentire. I commenti sinceri sono sempre preziosi. Un
saluto.
Ninfea.