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Autore: HeyAM    12/10/2016    0 recensioni
Quando lo vide la prima volta, nella sua uniforme, il sangue le si gelò nelle vene. Non era il primo tedesco che vedeva, ma lui era tutta un'altra cosa, quel teschio sul copricapo urlava morte.
Ha dato lui l'ordine lui di uccidere la moglie, vive per l'ideologia di Adolf Hitler, l'uniforme lo ha divorato.
Per lei il rosso è il colore dell'amore, per lui quello del sangue, ma cosa succede se si incontrano?
Dal prologo:
E lui era lì, guardava con sguardo freddo ciò che accadeva attorno a lui, dava l'impressione di essere alto anche se era seduto, le mani erano coperte dai guanti di pelle nera. Gli occhi azzurri dell'uomo la congelarono, sentì una strana sensazione dentro di sé, le cose sarebbero cambiate.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
Capitoli:
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Germania, 11 febbraio 1944

Miei amati genitori, mie adorate sorelline,

Mi spiace non esservi riuscito a scrivere prima, ma non ci è mai stato dato tempo per poterlo fare nelle scorse settimane. 

Qui dopotutto le cose non vanno malissimo, se si rispettano gli ordini dei tedeschi e si lavora va tutto bene. 

Della mia divisione siamo rimasti circa in venticinque, qualcuno dei nostri aveva tentato la fuga, sappiamo che i tedeschi li hanno catturati e niente più. C'è chi dice siano stati uccisi e chi invece che siano stati trasferiti.

Non so bene dove sia situato il nostro campo, siamo in aperta campagna, ogni giorno per andare  alavorare dobbiamo camminare circa due o tre chilometri, il paese si chiama Korpfeld, c'è una fabbrica che produce armi e siamo quasi tutti impiegati lì. 

Ora penserete, il nemico fa le armi per loro, però la realtà è che non c'è alternativa. Non nel mio gruppo ma in quello di altri prigionieri c'è stato qualche tentativo di sabotaggio, i responsabili sono stati mandati a riparare la linea ferroviaria e credetemi, qui l'inverno è davvero freddo, niente a che fare con i nostri, tanta neve e tanto vento, ho pensato di morire di freddo qualche notte, ma non temete, sono ancora vivo e ormai la primavera è in arrivo.

Il cibo non è un granché, ma almeno si mangia. SI tratta quasi sempre di patate, zuppe, un pezzo di pane, ma quasi mai carne, solo il giorno dopo Natale ci hanno dato del maiale, è stato il miglior regalo che potessero farci. 

Purtroppo da qualche settimana non disponiamo più dell'acqua calda, c'è solamente a volte, ma le più siamo costretti a lavarci con quella fredda, ma ormai non è più nulla di insopportabile.

I tedeschi sono abbastanza magnanimi con noi se non causiamo problemi, quelli che lavorano qui, tranne qualche ufficiale, sono quasi tutti ragazzini, avranno circa l'età di Betta. Uno di questi, si chiama Hermann, è un sottufficiale, ha la mia stessa età e prima di venir chiamato alle armi studiava medicina, parla un po' di italiano. L'ho conosciuto perché una volta in fabbrica mi sono tagliato con un pezzo di lamiera e si è occupato lui di medicarmi. Se non fosse stato per lui non sarei riuscito a scrivervi una lettera, ha detto che l'avrebbe mandata ai tedeschi che, da quanto ho capito, sono arrivati anche a Rubiano.

Mi spiace non essere con voi per affrontare questo difficile momento, mi mancate tutti quanti così tanto, ma la guerra non durerà per sempre. 

Se avrete voglia di rispondermi vi chiedo di dare la risposta a chi vi ha consegnato questa lettera, attendo con ansia di sapere come state e ogni vostra novità.

Mi mancate tantissimo tutti e tre,

Vostro figlio e fratello.

Divorò la lettura di tutta la lettera ancora sull'uscio di casa, gli occhi arrossati per l'emozione, si strinse quel pezzo di carta al petto. Quando alzò lo sguardo e vide l'ufficiale ancora davanti a lei sussultò, si era totalmente dimenticata della sua presenza troppo presa da leggere le parole del fratello.

"Non ci speravamo più..." ammette lei rivelando tutta la sua debolezza nella paura di perdere il fratello. Lui la guardò in silenzio senza dire nulla, impassibile nel suo portamento da soldato. 

Quando si accorse che non c'era più nulla da dire scosse il capo e poi si avviò verso la cucina facendo cenno al tedesco di seguirla. 

"Vino e uova ha detto vero?" Con un ritrovato buon umore dopo aver appreso che il fratello è ancora vivo e comunque in buone condizioni. Lui serio annuì seguendola nella cucina dello stabile, dove già era stato quando era andato la prima volta a casa loro attendendo che la donna si procurasse quanto aveva chiesto.

Elisabetta era troppo euforica in quel momento per pensare al fatto che per l'ennesima volta dovevano cedere qualcosa per cui loro avevano lavorato ai tedeschi, dopo aver posato la lettera sul tavolo della cucina si era diretta nella piccola dispensa della casa, non era mai stata davvero piena, ma quello era sicuramente il suo periodo più buio.

Tornò con una cesta con dieci uova e due bottiglie di vino e una volta giunta davanti al grande pianale della stanza posò il tutto su questo con delicatezza. Sempre impassibile il tedesco la guardava studiandone ogni singola mossa.

"Signore di vino è rimasto solo o questo rosso o questo qua bianco." Indicando le bottiglie. "Ma io temo di non sapere la differenza" ammise poi. Lui guardò le bottiglie pensieroso e poi scrollò le spalle. "Nel dubbio le prendo entrambe allora." Accennando un sorrisetto. Una cosa che aveva già capito da un po' di tempo su quell'uomo è che non era in grado di fare un sorriso sincero, si limitava a incurvare le labbra guardando le altre persone con fare ironico, o almeno, con lei aveva sempre fatto così.-+

"Oh si... Va bene..." Commentò la scelta del soldato ben sapendo che non c'era altra scelta per lei ma solamente l'obbligo di servire con tutti i mezzi a loro disposizione le forze d'occupazione. Lui annuì solamente prendendo le due bottiglie e posandole con cura nella cesta facendo attenzione a non rompere le uova. Solo ora lei si accorse che c'era una delle classiche jeep ad attenderlo fuori.

"Fammi avere la lettera." Disse quindi lui prima di lasciare la casa, era ovvio che fosse già informato sulle metodologie per far avere la replica della missiva al fratello. Dopo quelle parole se ne andò, senza un ringraziamento e senza un cenno di saluto, ma Elisabetta non ci fece neanche caso. Non vedeva l'ora dell'arrivo del resto della famiglia a casa per riferire loro quanto aveva scoperto dalla lettera.

Schartz abbassò lo sguardo sul suo orologio da polso, anche questa volta aveva fatto tardi, considerò mentre entrava nella camera che gli era stata assegnata. Si slacciò la cinta a cui era attaccata la fondina estraendo da questa la pistola e posandola sul comodino accanto al letto, aprì poi la i bottoni della giacca e si allentò il nodo della cravatta. Si sedette poi sul bordo del letto e accese l'abatjour del comodino. Con la mano destra prese fuori dalla tasca interna della divisa una busta bianca, pressoché come quella che aveva consegnato in mattinata alla ragazza italiana. Prese la bottiglia di cognac dal comodino e se ne versò due dita in un bicchiere, non sarebbe stato in grado di leggere quella lettera senza aver prima bevuto qualcosa.

Mandò giù tutto in un sorso solo e sentì la gola ardere, posò di nuovo il bicchiere sul comodino e prese la busta aprendola e estraendone la lettera. 

Frankfurt, 27 febbraio 1944

Nostro amato Franz,

Penso sia scontato dire che manchi moltissimo sia a me che a Joachim. Nonostante siano ormai passati già quattro anni da quando sei partito faccio ancora fatica ad abituarmi ad avere una così grande casa solo per noi due, meno male che c'è lui che non mi fa mai sentire sola.

Joachim cresce ogni giorno di più ed è un bellissimo bambino, ti ho allegato una foto alla lettera, potrai vedere quanto ti assomiglia. Mi stupisce sempre quella piccola peste, è molto sveglio, deve aver per forza preso tutto da suo papà.

Una settimana fa abbiamo festeggiato il suo compleanno a casa nostra, niente di grande, c'eravamo solo noi, i Franken e ho invitato Frau Steiner e suo figlio Fabian,  lui e Jo giocano spesso insieme, quei poveretti hanno saputo un mese fa della morte del marito e padre sul fronte in Russia, siamo riusciti tutti quanti a tirarci su il morale a vicenda e Jo si è divertito molto.

Io sto bene, dopotutto qui le cose non vanno malissimo, ti ringrazio per aver fatto notare a Schneider la nostra situazione, ci ha permesso di tenere la macchina, capisco la necessità di mezzi per la guerra, ma casa è davvero troppo lontana dal centro e non sarebbe proprio possibile fare senza, in compenso gli ho ben volentieri dato diversi tuoi vestiti che non usi più, ha detto che andranno per gli sfollati e per i soldati al fronte.

Tornando a Joachim sta bene, davvero, anche se tu gli manchi molto, non lo dice però si vede, continua a chiedermi di parlargli di te, ti adora. Non mi piace chiedertelo perché lo so che è difficile, però faresti molto contenti sia me che lui se potessi tornare qui anche solo per pochi giorni, so bene che sei lontano e che devi lavorare, ma tutti i soldati hanno diritto ad una licenza.

Ci manchi tanto e ti prego, stai attento, fallo per me e Jo,

Con immenso amore,

Hannah.

-

Ciao a tutti e eccomi qui con un capitolo nuovo nuovo.

Questo qui è il capitolo delle lettere, una per Elisabetta e la sua famiglia e l'altra per il nostro ufficiale, entrambe rivelano parti molto importanti per la storia che si incastreranno con il proseguire dei capitoli.

Ci tengo a ringraziare tutti quelli che mi fanno avere il loro graditissimo parere e rinnovo l'invito a lasciarmi dei commenti su cosa ne pensate. 

A presto con un nuovo capitolo!
  
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