Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: LucyImhome    12/10/2016    1 recensioni
La dodicesima stagione si avvicina.
Tre capitoletti disimpegnati per accompagnare chi vuole leggerli fino al 13 ottobre.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Mother knows best.
Rating: giallo, per come va, non altro
Genere: A N G S T
Pairing: het, non pensavo di finire così.
Personaggi: Mary e John Winchester. Già.
Contesto: prima dell’inizio.
Note: DOMANI ESCE LA DODICESIMA.
 
 
Mother knows best.
 
Mary si svegliò di soprassalto nel cuore della notte.
John dormiva accanto a lei, avvolto in una pesante coperta di calda lana scura.
Aveva sentito un rumore.
Si alzò a fatica dal letto.
Barcollò fino all’ingresso, all’erta.
Aprì la porta silenziosamente, per non svegliare suo marito.
Si ritrovò sul pianerottolo: il condominio dove lei e John vivevano non era esattamente il posto più sicuro al mondo, ma di certo non era luogo da criminalità di quartiere.
Tese le orecchie, in ascolto: dal suo appartamento, nessun rumore, segno che John dormiva ancora. Dall’esterno, il rumore che l’aveva svegliata continuava.
Scese le scale, un gradino alla volta: non si stava rivelando un’impresa facile, era comunque stanca e assonnata, nonostante tutti i suoi sensi fossero all’erta.
Sentì di nuovo quel rumore.
Qualcosa che raschiava, un lieve ma distinto clangore metallico, come qualcosa che sbatteva contro… un cassonetto?
Forse.
Poteva essere anche un gatto, ma la prudenza non era mai troppa.
Nonostante avesse detto a sé stessa di aver chiuso col passato, non riusciva ancora a dormire senza un coltello infilato sotto al materasso.
O la sua pistola a proiettili d’argento nella tasca interna della giacca.
Sperò di non dover usare nessuna delle due.
La giovane Mary Campbell era stata – e forse un po’ era ancora – una Cacciatrice.
Afferrò la maniglia della porta d’ingresso, sentendola gelida sotto le dita.
Se la chiuse alle spalle e fu all’aperto.
La camicia da notte bianca arrivava appena alle ginocchia e la giacca non era abbastanza pesante per quella notte di inizio novembre.
In più era a piedi nudi.
Il rumore continuava.
Lieve, attutito, ma sempre più forte man mano che si avvicinava.
Veniva dal vicolo accanto al palazzo, quello su cui dava la finestra della sua camera da letto.
Fece alcuni passi in quella direzione, i piedi scalzi non facevano quasi nessun rumore sul ghiaino che era stato sparso sul selciato davanti e ai lati del condominio.
I piedi di qualcun altro invece facevano l’esatto scalpiccio che lei stava cercando di non fare.
Forse avrebbe semplicemente dovuto chiamare la polizia.
Forse era roba loro.
La sua pancia si contrasse e quasi si piegò in due dal dolore.
Non era il momento, si disse.
Era arrivata all’angolo con il vicolo, la schiena appoggiata al muro.
Doveva solo voltarsi e guardare.
Oppure tornare in casa e chiamare il 911.
Di nuovo, la pancia ebbe una contrazione e questa volta fu costretta a trattenere il fiato per il dolore.
Decise di sbirciare oltre l’angolo, il coltello lungo ben stretto nella mano destra, la pistola che pesava nella tasca, ogni istante di più.
La scena che vide non la sorprese più di tanto: un ragazzo stavo adescando una ragazza vicino ai cassonetti e lei sembrava anche starci.
La sua pancia continuava a dirle però che qualcosa non andava.
Mary si sporse ancora un po’, seguendo molto più un debole istinto e molto poco le urla della sua mente.
La ragazza stava iniziando a lamentarsi, ma lui non demordeva.
Doveva assolutamente rientrare, chiamare la polizia il prima possibile, prima di passare da semplice testimone a complice di una questione che non la riguardava affatto.
Mosse un piede per rientrare in casa.
 
Ma poi qualcosa successe.
Quel qualcosa di cui la sua pancia stava cercando di avvisarla fece esattamente quello che la sua pancia si stava aspettando, e che la sua mente e il suo cuore speravano di non dover rivedere mai più.
Il ragazzo spalancò le fauci, bloccando la ragazza contro il cassonetto, poi fece uscire delle rivoltanti zanne da vampiro.
Dentini aguzzi e fitti, affilati come lame, si avventarono sulla giovane e Mary fece appena in tempo ad uscire allo scoperto.
La poverina fu colta così sorpresa e così sconvolta dalla velocità degli eventi che non riuscì neppure ad urlare.
Il vampiro non mollò la presa, ma si voltò verso Mary con un ghigno famelico e beffardo.
Si rese conto solo in quel momento che il suo aspetto intimidatorio da Caccatrice poteva essere compromesso dal fatto che indossasse una camicia da notte premaman, che fosse scalza e molto incinta.
In effetti andare ad affrontare un probabile mostro al settimo mese di gravidanza non era stata una delle sue migliori trovate.
Attaccò comunque, almeno avrebbe avuto l’effetto sorpresa: dopotutto, non tutte le donne incinte si lanciano all’attacco di vampiri con il coltello sguainato.
In effetti, il vampiro fu sorpreso, ma contraccambiò l’attacco, lanciandosi in avanti.
Mary non riuscì a evitarlo, ma si abbassò, strisciando sulla ghiaia fine, evitando che colpisse il bambino che portava  in grembo.
In quel momento si rese conto che stava facendo la più grande cazzata della sua vita.
Anzi, di due vite.
Il terrore di poter farsi uccidere con suo figlio ancorato alla pancia la paralizzò, ma subito si riscosse: doveva fare tutto quello che poteva, per quella ragazza, per sé stessa, e soprattutto per il suo bambino.
E per John.
Si voltò e sferrò il primo colpo.
Ci andò molto vicina.
La ragazza era paralizzata dalla paura.
Il vampiro si scagliò contro di lei, le zanne sguainate, pronte a morderla.
Si chiese per un brevissimo istante cosa sarebbe successo se fosse stata morsa, se fosse diventata una di loro e che cosa ne sarebbe stato di suo figlio.
Poi sollevò la lama, con  tutta la forza che aveva in corpo e quella si piantò nella gola della bestia.
Fu allora che il vampiro cercò di reagire, graffiandole il viso, affondandole le unghie nelle braccia, nel tentativo di sfuggirle, ma Mary fu più forte.
Non seppe neppure come ci riuscì, forse era vero che l’istinto materno di protezione era in grado di moltiplicare la forza nei momenti di pericolo.
Per la prima volta, si sentì davvero madre.
A un livello quasi animale, Mary Campbell Winchester fu madre e fu forte abbastanza da sopraffare un vampiro, da sola.
Molto sola.
E molto incinta.
Riuscì a farlo finire culo a terra e ad affondargli la lama ancora più a fondo.
Poi un gesto secco.
La testa di quell’essere si stacco e rotolò ai piedi della ragazza, mentre il corpo schizzava sangue come una fontana.
La ragazza la fissò allibita, mentre lei si passava una mano fra i capelli, imbrattandosi il viso si sangue.
Cercò un modo efficace di sbarazzarsi del corpo e non trovandolo lo sbatté semplicemente fra i rifiuti.
“Non ringraziarmi.” Disse andandosene.
“Grazie.” Rispose la giovane.
Mary ruotò gli occhi.
“Cerca solo di non dirlo a nessuno.”
 
L’acqua calda le stava lavando via il sangue di quella creatura dalla pelle, bruciandole sui segni dei colpi e dei graffi.
John dormiva ancora e lei ne era felice.
Le ferite non sanguinavano più, ma si vedevano comunque.
Si avvolse in ampio accappatoio bianco e infilò la camicia da notte in lavatrice, facendo partire subito il lavaggio.
John non doveva sapere.
Doveva tenere al sicuro la sua famiglia da quel mondo.
Voleva altri figli da John, lo amava più di ogni cosa al mondo, non poteva permettere che cose del genere ponessero fine a quella felicità che si era creata dopo anni di sofferenza.
Se la meritava un po’ di pace.
Se l’era guadagnata.
Quando si rinfilò a letto, svegliò suo marito con un sussurro.
“John…”
“Tesoro…” l’uomo aprì gli occhi, osservandola e quando si rese conto dei graffi sul viso di Mary, sgranò gli occhi: “…Che ti è successo?”
“Avevo bisogno di una boccata d’aria e sono uscita...” prese un respiro: “… e sono caduta dalle scale.”
“Dovevi chiamarmi! Dannazione, Mary!”
“Non è successo niente, amore…”
Lui la fissò, scettico.
Fu lei a riprendere la conversazione.
“John…”
“Sì?”
“Sai a cosa stavo pensando?”
“Credo che adesso che nascerà il piccolo, avremo bisogno di una casa più grande.”
“Lo credo anche io. Dove ti piacerebbe andare?”
“Il Kansas è abbastanza lontano da qui.”
“Non ti piace questo posto?”
“Non molto, no.” E non va bene per voi, ora sapranno che sono qui.
“Allora sarà il Kansas. Quando ce ne andiamo?”
“Il prima possibile.”
“Certo, amore.”
John le baciò la fronte, stringendola a sé.
“John..?”
“Sì?”
“Credo che dovremmo chiamarlo Dean.”
“Come tua madre?”
“Deanna era una donna forte. Sento che hanno molto in comune.”
“Non è nemmeno nato, Mary.”
“Una madre lo sente.”
“Suppongo di sì.” Sospirò lui: “Dean sarà perfetto.”
La donna si voltò, lasciandosi avvolgere dalle braccia di suo marito, mentre una lacrima le rigava il volto.
Passò le mani sul suo ventre gonfio, accarezzandolo.
Sentì suo figlio, sentì Dean scalciare e seppe di aver fatto la cosa giusta.
Se non fosse stato per quel bambino nella sua pancia che faceva le capriole ogni volta che andava nella direzione sbagliata, quella ragazza sarebbe morta.
Sentì che forse gli aveva trasmesso il sangue Campbell, sangue di Cacciatori.
E sentì anche che doveva assolutamente impedire che quel sangue avesse modo di compiere il suo destino.
Nessuno dei suoi figli sarebbe diventato un cacciatore, a partire da Dean.
L’aveva detto anche a quello sconosciuto vestito strano, durante una caccia, molti anni prima: era la cosa peggiore a cui potesse pensare, che i suoi figli crescessero come era cresciuta lei.
Sospirò, stringendo le braccia attorno al pancione, domandandosi se novembre sarebbe per sempre stato il suo mese sfortunato.
Carry on, my wayward son…
Mormorò al suo grembo, in cui il piccolo Dean si agitava.
There’ll be peace when you are done…
Lay your weary head to rest…
Scivolando nel sonno l’ultimo verso di quel ritornello svanì dalle sue labbra restandole dentro, il viso rigato di lacrime. Immaginò la loro casa in Kansas, dove nessun mostro li avrebbe mai raggiunti.
Don’t you cry, no more.
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: LucyImhome