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Autore: KarenEKim    09/05/2009    1 recensioni
Vi muovete a passi di danza,vi esprimete cantando,la vostra migliore amica è una chitarra? Vivete per la musica,la danza o il teatro e avete una grande voglia di mettervi alla prova? La Dunham Summer Accademy è quello che fa per voi..Tanta musica, vitalità e amicizia..E beh anche qualche bel ragazzo..
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter III
III
Every story has its beginning



I've been dreaming about a place
Where I can watch you smile as you let sunlight hit your face
And sing if your happy
And nothing can tear two people a part
A place where its cool to open your heart
Dreaming – I Dream.

Le due ragazze si scambiarono un’occhiata divertite.
“Lo sai che non dovresti accettare caramelle dagli sconosciuti?”
Il bambino ci pensò su.
“Avete ragione!” disse infine.
”Io sono James. Voi invece come vi chiamate?”
“Io sono Karen e lei è Kim” il viso del bambino si illuminò.
“Tanto piacere!Ora che ci conosciamo posso avere una caramella per favore?”
Kim porse il pacchetto di caramelle al biondino che afferrò avido un orsetto di gomma rosso e se lo infilò imbocca.
“Grazie signora Kim!” esclamò biascicando. Karen scoppiò a ridere.
“Come signora Kim??Ho solo 17 anni!” esclamò l’amica.
“Tu invece quanti anni hai?” domandò Karen a James.
“Ne ho 8!E quando ne compirò dieci diventerò un grande batterista!”.
Annuì con aria seria suscitando l’ilarità delle due ragazze.
Karen gli scompigliò I capelli.
“Ne sono convinta..” esclamò. ”Ma sei qui da solo James?”
“No signora Karen, c’è anche il mio fratellone, anche se fa sempre finta di non conoscermi. Lui mi picchia sempre, però mi vuole bene!”
“Dovrò fare due chiacchiere con tuo fratello…” borbottò Kim indignata.
“James!A nanna di corsa!” lo richiamò una donna panciuta sorridendo.
James le fece cenno con la mano per comunicarle che aveva capito.
“Ora devo andare, Fata Gaia mi chiama. Posso avere un’altra caramella per favore?” Così dicendo prese un altro orsetto dal pacchetto di caramelle.
“Buona notte James!”  lo salutarono le giovani con un sorriso.
“Buonanotte signore Karen e Kim!Mi siete simpaticissime!!Grazie per le caramelle!” esclamò il ragazzino precipitandosi verso la signora panciuta.
Le due ragazze osservarono il bambinetto correre per il giardino, finchè non scomparì alla loro vista.
“Non sapevo che ci fossero dei ragazzini così piccoli alla Dunham” commentò Kim con un sorriso. Karen le mise un braccio attorno alle spalle.
“Mi sa che ci sono ancora un sacco di cose che ignoriamo su questa scuola. James è un bambino tenerissimo ad ogni modo..”
“Già, se pesco suo fratello gliele suono..”
“Dopotutto siamo in una scuola di musica..”
E con questi discorsi, le due ragazze si incamminarono verso il portone d’ingresso della Dunham, dirette verso la loro prima nottata alla meravigliosa accademia musicale.

*

“Che cos’hai le prime ore?” domandò Karen infilandosi in bocca una grande quantità di cereali. Kim consultò il suo orario.
“Piano..ho due ore di Piano..Tu?”
“Batteria e basso.. Non male come inizio.. Sono elettrizzata!”
“Occhio a non inserire un dito nell’amplificatore allora!” esclamò Emily sedendosi accanto a lei.
Nel week end appena trascorso, Karen e Kim avevano trascorso molto tempo con la ragazzina, che si era rivelata molto simpatica.
“Tu che lezioni hai, Emy?” domandò Kim mentre si versava del the nella tazza. La ragazza controllò.
“..Ho due ore di canto..” Kary battè le mani.
“Però!Scommetto che hai una voce bellissima” Emily sorrise imbarazzata.
“Non saprei…”
La campanella che avvertiva l’inizio delle lezioni, suonò.
“Ciao ragazze, io vado!” annunciò Kim terminando il suo the al volo e recuperando un croissant dal tavolo.
“Ciao, buona fortuna!” le rispose Karen alzandosi da tavola anche lei.
Kim incominciò a cercare l’aula di pianoforte. Ci mise talmente tanto che arrivò decisamente in ritardo.
L‘aula era  piuttosto grande. Da un lato vi erano i banchi e la cattedra del professore,mentre l’altro era occupato da una mezza dozzina di pianoforti in fila.
La ragazza si diresse verso i banchi.
“Posso sedermi qui?” domandò ad una ragazza dai capelli biondo scuro e un’espressione simpatica.
La ragazza annuì.”Certo, siediti pure!” così dicendo, tolse la sua tracolla dalla sedia alla sua destra, così che Kim potesse sedersi.
“Grazie mille..Io sono Kim, piacere!”
“Non c’è di che!Io sono Juliet. E lui è mio fratello Edward.”
Il ragazzo seduto alla destra di Juliet fece cenno alla ragazza.
“è il suo primo anno di pianoforte, ma entrambi frequentiamo questa scuola da tre anni, siamo violoncellisti.”
“Wow!Per me invece è il primo anno e mi sento ancora un po’ spaesata…Infatti prima mi sono persa!”
“Non preoccuparti, ti abituerai presto ai ritmi della Dunham..”
“Buon giorno ragazzi!” Il professore, un uomo di bell’aspetto sulla quarantina fece ingresso nell’aula.
“Buon giorno prof!” fu la risposta degli alunni.
“Lui è Amadeo Martinez,l’insegnante di pianoforte e tastiera.” Mormorò Juliet all’orecchio di Kim.
“è un bravo insegnante, ma ogni tanto rompe le scatole.” Kim sorrise.
Nel frattempo, il professore aveva preso posto alla cattedra.
“Bene, ma quante facce nuove!Che ne dite se prima di cominciare facciamo l’appello?”
Dall’appello risultò che gli alunni erano tutti presenti tranne un certo Derek Blaise ed un altro ragazzo con un nome talmente strano, che Kim non riuscì a comprenderlo.
Dopo l’appello, il professor Martinez  si alzò e si diede un’occhiata intorno.
Juliet si rivolse a Kim.
“Ora Amedeo ci farà fare esercitazione pratica.. Come in tutte le prime ore di tutti i benedetti anni. E vuoi scommettere che chiamerà un certo Stuart Davies per primo?”
“Stuart, perché non ci suoni qualcosa per incominciare?” domandò il professore rivolto ad un ragazzo dei banchi in ultima fila.
Juliet sorrise compiaciuta.
Il ragazzo di nome Stuart si diresse verso uno dei pianoforti in silenzio.
Kim notò che in lui c’era qualcosa di molto strano. O meglio più cose molto strane.
Innanzitutto era vestito bene: camicia bianca e jeans chiari, ma in testa portava un berretto di lana nero che si addiceva più a uno skater che ad un musicista classico. In più il ragazzo era pallido. Molto pallido.
Durante le due ore di lezione, Kim prese appunti per bene, ma continuò ad osservare quel ragazzo insolito.
Al termine delle lezioni, Kim salutò Juliet e suo fratello e partì alla ricerca di Karen.
“Oh eccoti qui!” esclamò la ragazza incrociando l’amica a metà strada.
“Ehy!come è andata la prima lezione?” domandò Karen sorridendo.
“Vieni con me, devo farti vedere un tipo strano!” spiegò Kim trascinandola per un braccio.
“Hey!Ma non mi lasci nemmeno fare uno spuntino?”
Kim la ignorò. Questa volta Kim impiegò molto meno a trovare l’aula di pianoforte.
“Kimy scusa, ma adesso ci sarebbe l’intervallo e..” incominciò Karen
 “è lui è lui!” sussurrò Kim all’orecchio dell’amica.

La ragazza si voltò verso destra ed inspiegabilmente sorrise.
Il ragazzo “strano” era completamente assorto dalla melodia del suo pianoforte.
Era davvero insolito: pallido, pallidissimo. Indossava una camicia bianca e jeans di denim chiaro. Un berretto di lana nera era calcato sulla sua testa fino all’altezza degli occhi che teneva chiusi.
“Hai visto?è bianchissimo!E noi che credavamo di essere delle mozzarelle!”
Karen annuì distrattamente, continuando ad osservare il ragazzo che teneva gli occhi chiusi. C’era un qualcosa in quello sguardo assorto.. Nel suo modo di flettere le dita sulla tastiera, in quel berretto di lana… Che la affascinava.
Quel ragazzo era lì, a pochi passi da lei. Ma allo stesso tempo appariva distante…Immerso in quella tanto dolce quanto  struggente melodia… Nostalgica nenia che riempiva il cuore di speranza e malinconia allo stesso tempo.
E quegli occhi chiusi… E la distratta eleganza di ogni suo singolo movimento… a Karen parve che il ragazzo pallido e quella ninnananna si completassero l’un l’altro… Si raccontassero.
Ed inspiegabilmente il suo cuore saltò un battito.
“Ehy, sveglia ci sei?” la brusca esclamazione di Kim, la riportò alla realtà.
“Emh..dicevi?”  sorrise: si sentiva leggermente in imbarazzo.
“Kim, potresti venire un’istante per favore?” domandò Juliet dall’altro lato dell’aula.
“Mi mancano alcuni appunti… E  Edo non è capace a scrivere…” Kim scoppiò a ridere.
“Arrivo subito!”  disse a Karen. Prese il quaderno e si diresse dai due fratelli.
Karen un po’ a disagio (come era di sua norma in quel genere di situazioni), si diede un’occhiata intorno; l’aula era colma di gente, ma fortunatamente ognuno era troppo occupato a farsi i fatti suoi, per prestare attenzione a lei.
Puntualmente l’attenzione della ragazza venne catturata dal ragazzo pallido: stava ancora suonando ad occhi chiusi.
Incoraggiata dalla sua completa concentrazione, osò avvicinarsi di qualche passo verso il pianoforte nero che traduceva in musica i pensieri di quel ragazzo.
Dopo qualche minuto di melodia, smise di suonare. Aprì gli occhi e fece un profondo respiro: era tornato alla Dunham Accademy.
Ma subito richiuse gli occhi ed ecco che la melodia di prima incominciò da capo, trascinandolo nel suo misterioso mondo.. E Karen venne risucchiata assieme a lui…
“Puoi avvicinarti se vuoi, non ti mangio…” la ragazza sussultò: sentì distintamente il calore raggiungere le sue gote.
Aveva una voce semplice e lineare.  Ma intensa in un certo qual modo.
Era davvero stato lui a parlare? Eppure sembrava ancora così immerso nella sua musica… Le palpebre serrate, le dita in elegante movimento sui tasti.
“..Dai, avvicinati…” ripetè nuovamente. Il cuore di Karen prese ad accelerare in maniera purtroppo incontrollata; lentamente raggiunse il pianoforte nero ed il suo occupante che continuò a suonare imperterrito.
Poi, sempre con molta calma e disinvoltura, si spostò verso il bordo destro dello sgabello, lasciando libera l’altra metà. Concluse la sua nenia ed aprì gli occhi.
Karen esitò per un istante che le parve durare ore (che cosa buffa il tempo!), dopodichè prese posto accanto al musicista che sorrise.
“Che cosa vedi?” le domandò. Il sorriso candido incorniciato dalle labbra sottili,quasi incolore inarcuato per formare un gentile e semi-incoraggiante ghigno. La ragazza lo guardò appena; immediatamente si sentì avvampare. Decise di focalizzare il suo sguardo verso il pianoforte; la sequenza di tasti bianco nero bianco, ancora bianco e poi di nuovo nero, si insinuò nella sua testa dando origine ad una sorta di involucro.: quello strumento era ben più di un semplice appoggio in legno legato a delle corde. Era…
“Una chiave..” mormorò sentendosi stupida.
Il volto pallido del ragazzo assunse un lieve bagliore innaturale.
“Che tipo di chiave?” domandò. Tese un lungo ed affusolato dito e premette con delicatezza  uno dei tasti, il re: era pallido come l’avorio di quel rettangolo. Dolce come la nota da lui appena riprodotta.
Lei si strinse nelle spalle.
“Non saprei…” un altro tasto premuto. Una seconda nota risuonò nell’aria. E quella nota le donò il coraggio di osare.
“Una chiave magica…” mormorò.
“Che può portare ad un mucchio di cose… Gioia, rabbia……. tristezza…” aggiunse ripensando alla melodia che aveva sentito poco prima. Appoggiò le dita della mano destra sulla note LA DO e MI; un accordo di La minore prese vita in quell’istante.
“..Ma in ogni caso… è qualcosa che giunge diritto al cuore…” concluse.
In quell’istante trovò il coraggio  per sollevare lo sguardo e si accorse che il ragazzo la stava osservando. Più tardi, Karen avrebbe preferito utilizzare il verbo “leggendo”.  Quella era stata la sua impressione.
“la musica?” domandò lui. L’incurvatura delle sue labbra era difficile da interpretare: “A che cosa starà pensando?” si interrogò Karen. “Che sono una stupida?Che faccioridere?Che sono pazza?..Che ho ragione?”
“Sì..” si limitò a mormorare la giovane tornando a rivolgere lo sguardo verso i tasti.
Non venne mai a conoscenza dei pensieri di quel ragazzo. O per lo meno non lo venne mai a sapere quel giorno. Perché la campanella di fine intervallo interruppe quell’intenso quanto imbarazzante attimo di silenzio.
“Devo andare…” esclamò la ragazza alzandosi in piedi e cercando l’amica con lo sguardo.
“Ho lezione di chitarra e non ho la minima idea di dove possa essere l’a…”
“1° piano secondo corridoio a destra” la interruppe il ragazzo con uno strano sorriso dipinto in viso.
Si alzò anche lui.
“Oh beh. Grazie..Io devo andare…”
“Potresti dirmi almeno come ti chiami, non trovi?” la rimbeccò lui.
“Mi chiamo Karen…” rispose la ragazza senza avere il coraggio di sollevare nuovamente lo sguardo. Non sapeva perché, ma aveva la terribile senzazione che avesse ancora quel ghignetto enigmatico dipinto in viso. Lui non si presentò.
“..E sono decisamente in ritardo…Perciò scusami..Ciao!” e con quest’ultima frettolosa frase si precipitò fuori dall’aula più in fretta che potè.
Scese la rampa di scale con una velocità impressionante e solo quando arrivò all’ultimo gradino si tranquillizzò abbastanza, da poter riprendere a camminare con un’andatura normale.
Fu allora che le vennero in mente due cose: la prima, era che con la fretta non aveva avvertito Kim che stava andando a lezione.
La seconda era così stupida che scoppiò a ridere come una deficiente non appena le venne in mente: solo in quel momneto si era infatti resa conto che il ragazzo pallido,quello strano ed enigmatico musicista con il cui aveva appena trascorso il suo prima intervallo alla Dunham,era carino. Insolito, ma decisamente carino.                       
“Sono senza speranze..” mormorò la ragazza ancora sorridente.
Finalmente raggiunse l’aula di chitarra, che si trovata proprio dove aveva detto il ragazzo:era più piccola di quella di pianoforte, piena di amplificatori e custodie per chitarra. Una dozzina di persone era intenta ad accordare il proprio strumento e a chiacchierare.
La ragazza sospirò e prese posto a fianco ad una ragazza intenta a settare la sua Diavoletto*: era la stessa ragazza che aveva partecipato al tour della Dunham il primo giorno di scuola.
“Scusami..” domandò Karen timidamente.
“Sai dirmi.. che amplificatore posso prendere?” la ragazza annuì.
“Scegli pure quello che preferisci. L’insegnante ci ha dato il permesso di prendere quello che vogliamo. Fa un po’ paura…L’insegnante intendo…ed ha un accento strano..è finlandese credo.. Ma parla poco.. a differenza mia!”
Karen sorrise.
“Non ti preoccupare… Fa bene avere qualcuno con cui parlare. Io mi chiamo Karen.”
“Io sono Ashley, piacere!” le due ragazze si strinsero la mano.
“Nuova anche tu eh?” domandò  poi la giovane.
Karen annuì.
“è che è tutto così..così..”
“meraviglioso?Stratosferico?”
“Surreale…è incredibile che esista davvero un posto così. è da quando sono arrivata, che continuo a darmi pizzicotti!”
Ashley rise.
“Succede la stessa cosa anche a me..Oh, ecco che arriva il professore!Mi mette un agitazione terribile!”
L’insegnante di chitarra era un uomo imponente dai lunghi capelli biondissimi ed un espressione molto seria; indossava anfibi neri, un paio di jeans scoloriti ed una catenella di metallo gli penzolava dalla tasca.
“..piuttosto inquietante..” commentò Karen all’orecchio della nuova amica.
Il professore, attraversò il cerchio di alunni e si piazzò nel centro.
“Buongiorno a tutti!” esordì l’uomo con una voce profonda.
“M-Mi ch-chiamo Hans Hollerbach e sarò il vo-vostro insegnante di ch-chitarra dutante tutto il co-corso...”
Sì, balbettava.
”Una mia compagna di corso mi ha spiegato che parla pochissimo..” sussurrò Ashley a Karen.
“Ora capisco perché…”
Hans non fece l’appello a differenza del professore di basso. Si limitò ad amplificare la sua chitarra (una Jackson forse) e a strimpellare per un paio di minuti.
La melodia era molto dolce. Buffo come l’accostamento di due elementi così “massicci” (una chitarra con un’estetica piuttosto aggressiva ed un omaccione con due manone gigantesche) potessero dar luce  ad un qualcosa di così…. sottile.
A Kary quelle note infondevano una sensazione di fragilità.
“Fate attenzione..” mormorò  ad un certo punto l’insegnante.
Il suo vocione baritonale fece sobbalzare un paio di ragazzi dietro di lui. Kary e Ashley reprimettero a malapena una risatina.
Hans suonò più volte quel motivetto.  Dopodichè, eseguì  le stesse note, ma in una maniera distinta. Le note erano le stesse,così come il ritmo, ma c’era qualcosa di diverso in quella melodia e quel  qualcosa si rifletteva nelle sensazioni che suscitò in Karen:da tristezza e fragilità,si trasformarono in speranza. E raffinatezza, in un certo senso.
“Ora s-sentite la d-differenza?” domandò l’insegnante sollevando lo sguardo.
Molti ragazzi annuirono,ma nessuno (notarono Karen e Ashley) osò parlare direttamente.
 Il professor Hollerbach indicò un ragazzo magro e dall’aspetto nervoso con una cresta castana ritta sulla testa.
“C-che dif-ferenza pensi che c-ci sia?” gli domandò riprendendo a strimpellare.
Il ragazzo esitò. Il giovane al suo fianco ridacchiò dietro la sua chitarra.
“Mmmh… Mi pare che cambi la tecnica?”  rispose dubbioso il ragazzo con la cresta. Il professore lo fissò assorto per un instante,dopodichè annuì brevemente.
“Sì, la t-tecnica c-cambia, questo è v-vero… Ma io p-parlo di differ-renze p-percepibili da t-tutti. Signorina lag-giù?” domandò Hollerbach rivolto a Karen.
La ragazza arrossì tremendamente.
“La differenza?” pensò scuotendo le ginocchia con nervosismo.
“Quale differenza?Ciò che suscita, può essere? Io non ho mai preso lezioni,che ne so…”
“Emh.. Può essere… quello che suscita nella persona che ascolta?” domandò, anche se avrebbe dovuto rispondere con un’affermazione. Il professore soppesò la risposta per qualche istante.
“P-può essere signorina…” esordì infine.
“Op-pure?Signorina accanto?” si stava rivolgendo ad Ashley. La ragazza scosse la testa pensierosa.
“Mmmh… Può essere… Allora,la differenza… Insomma, la prima versione era più triste…”
“Sì!” il professore scattò in piedi e questa volta l’intera classe sobbalzò; Ashley quasi fece cadere la sua Diavoletto.
“P-prendete nota, oppure n-no.. segnatelo nella vostra testa: ciò c-che rende la m.musica varia, non è uno st-trumento, bensì il c-cuore… Il c-cuore,segnatevelo…”
Ci fu un attimo di tramestio fra astucci tirati fuori e pagine pentagrammate sfogliate febbrilmente.
Karen trascrisse quella frase nella calligrafia migliore che potè, dopodichè si prese qualche secondo per rifletterci sopra: era una frase davvero significativa,pensò.
In quella frase,stava trascritto uno dei più importanti pilastri della musica: trasmettere i propri sentimenti a coloro che ascoltano.
E sebbene le varie sfumature sono in finite le me note musicali solo sette, bisogna lavorare sul modo in cui si suona per descrivere il sentimento intrappolato nelle nostre menti; a Karen,tornò in mente il ragazzo pallido del pianoforte e le sensazioni che aveva provato ascoltandolo. Le aveva forse trasmesso quello che anche lui sentiva?
“E adesso p-provate…” borbottò ad un certo punto  Hollerbach abbandonando la sua Jackson nella rispettiva custodia e dirigendosi verso la cattedra.
Gli alunni si guardarono l’un l’altro confusi. Poi, notando che l’uomo li stava osservando, presero a strimpellare..
“Hai capito che cosa bisogna fare?” domandò Karen alla nuova arrivata estraendo il plettro dalla custodia. Lei alzò le spalle.
“Non lo so… Cioè sì,più o meno… Qualcosa del tipo provare ad imitare quello che ha fatto lui…” si appoggiò alla sua SG e prese ad arpeggiare un accordo di SOL. Karen la imitò.
Nel frattempo, il professore aveva preso a fare l’appello. Karen ed Ashley notarono che ad ogni nome che veniva pronunciato,l’uomo si soffermava ad osservare la persona in questione prima di prendere nota su un foglietto.
“Secondo te che scrive?”  domandò Ashley a Karen che scosse il capo.
“Magari ci sta facendo un ritratto” propose  ricordandosi dell’abitudine di un suo vecchio compagno di scienze; Ashley aggrottò le sopracciglia scettica.
Quando arrivò il turno di Karen, la ragazza alzò ed abbassò la sua mano in fretta,dopodichè tentò di far finta di non essere osservata,ma il nervosismo la tradì.
Finì per arpeggiare goffamente un Re minore,che rendeva discretamente la sua idea di imbarazzo.
Quanto fu il turno dell’alunno successivo, la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Hollerbach impiegò venti minuti buoni per completare l’appello.
“Ok,basta così” esclamò infine il professore reintroducentrosi al centro del cerchio di sedie.
“Ad-desso un p-po’ di t-tecnica…”
L’ora successiva,trascorse piuttosto lentamente,ma fu particolarmente utile. Per Karen era la sua prima vera lezione e ne fece tesoro.
La campanella del pranzo suonò con un misto di sollievo e di dispiacere da parte degli alunni affascinati dalla lezione,ma intimoriti dall’insegnante.
“I c-commenti sul v-vostro esercizio” esclamò Hollerbach con quel suo vocione distribuendo dei foglietti.
Karen prese il suo senza dire una parola ed uscì dall’aula con Ashley al fianco.
“Quindi è questo che faceva mentre scorreva l’appello? Prendeva nota dei nostri errori…” esclamò la ragazza leggendo il suo foglio.
“Ma perchè non l’ha fatto a voce?”
“Probabilmente, perché visto il modo in cui parla c’era il rischio che non avremmo capito…” commentò Karen dando un’occhiata al suo.
“E poi va bene così… A me quell’Hans non so cosa mette paura…”
“Però sembra davvero un bravo insegnante,devo ammetterlo…”
 Sul foglio la calligrafia dell’uomo appariva stretta e zampettante; Karen quasi si aspettava di trovare le parole ripetute più volte, proprio come era solito parlare il professore.
“A me dice che sono discretamente perspicace,ma che devo migliorare a cogliere le distinte sfumature musicali. Piuttosto bene la tecnica. E a te che dice?”
Karen spiegò il foglietto e lesse.

***
“Buone le capacità espressive. Buona musicalità e creatività. Tecnica terribile. (Emh..lo immaginavo). Firmato Hans Hollerbach:un nome un programma. A te come è andata Kim?”

La mensa era gremita di studenti muniti di vassoi in fila per ricevere la loro dose quotidiana di prelibatissime delizie dello Chef.

Kimberly si grattò la punta del naso riflettendo , poi scrollò le spalle.
“Mah… Banda è un vero orrore. Una noia tremenda… Pensa che ad un certo punto è arrivato il bambino biondo di ieri…”
“James?”
“Sì, lui. Mi ha intravisto dalla finestra e ha urlato qualcosa come – signora Kim perché sei a banda?Mio fratello dice che lì sono tutti rincogliti* ”.
Karen scoppiò a ridere.
“Che ci faceva quel bambino in cortile?”
Kim scosse il capo pensierosa.
“Non saprei,ma d’altronde anche ieri sera era lì, no? Ad ogni modo è scappato via quasi subito. Penso che qualcuno lo stesse inseguendo…”
“Sarà stato suo fratello..” commentò Karen afferrando un piatto di pasta e posandolo sul suo vassoio.
Kim aggrottò le sopracciglia.
“Non mi piace quel ragazzo.” Mormorò prendendo una ciotolina di insalata e seguendo l’amica per la mensa.
“Ma se non l’hai mai visto!”
“Sì,ma James ci ha detto che lo picchia. Non si toccano i bambini. E poi quel piccoletto è troppo tenero,come si fa a prendersela con lui?”
Karen ridacchiò.
“Ciao Kim!”
A uno dei tavoli più vicini,una ragazza stava sventolando la mano nella loro direzione.
Kim ricambiò il saluto con la mano.
“Kary lei è Juliet. Lei e suo fratello Edward seguono il corso di pianoforte con me. Volevo presentartela prima,ma poi ti ho perso di vista. Adesso che ci penso,dov’eri finita?”
Karen arrossì visibilmente.
“Emh.. Si stava facendo tardi e mi sono incamminata verso l’aula di chitarra… Piuttosto, TU dov’eri finita?”
Mentre parlavano,si erano avvicinate al tavolo di Juliet ed Edward: era presente anche Emily.
 “Karen,questi sono Juliet ed Edward. Sono ormai veterani della Dunham Accademy. Emily ovviamente la conosci già.”
Karen strinse la mano ai due nuovi amici di Kim.
“Potremo sederci qui?” domandò Kim lanciando un’occhiata ai posti vuoti a fianco a Juliet.
La ragazza fece loro spazio.
“Certo,accomodatevi pure!Piuttosto.. Raccontatemi un po’ della vostra prima giornata di lezioni alla Accademy.”
Le due ragazze si sedettero e fecero mente locale,mentre entrambe davano inizio al rispettivo pranzo.
“Beh…” esordì Kim dopo aver trangugiato un bicchierone d’acqua.
“Non male,devo dire. Adoro le lezioni di piano,come tu ed Edward avrete potuto constatare. Ma detesto banda….”
“Banda è una materia orrenda!Perchè l’hai segnata?” la interrogò Edward sorpreso. Kim arrossì.
“è che non avevo idea che fosse così noiosa!”
Il ragazzo le posò una mano sulla spalla con fare paterno.
“Dai non ti preoccupare; guarda il lato positivo!Se molli subito il corso ti troverai con due ore buca tutte per te..”
“..Oppure potresti iscriverti a Orchestra!Dicono che sia molto divertente!” aggiunse Emily.
Kim sorrise rincuorata.
“Ci penserò… Oh quel tipo laggiù c’era a banda!” notò la ragazza indicando un ragazzino biondo con gli occhiali seduto in disparte. I capelli erano ben pettinati e portava la camicia infilata nei pantaloni.
“Ah, lui è Pierino” spiegò Juliet lanciando un’occhiata al ragazzo.
“è un tipino..Beh..Un po’ eccentrico…”
“…è uno di quei tontoloni logorroici che non stanno mai zitti…” aggiunse Edward.
“…ma è molto dolce!” lo contraddisse Juliet.
“..Ha la R moscia…” continuò Ed.
“..è un bravo percussionista…”
“…sputacchia un casino quando parla…”
“:…I suoi genitori gli impongono moltissimi divieti..Fa tenerezza…”
“..Ma soprattutto,ha una madornale cotta per Juliet!”
La ragazza arrossì visibilmente.
“Sto cercando di dimenticarlo..” mormorò tornando a fissare i suoi fagiolini.
“Quanti anni ha?” domandò Karen incuriosita.
“Quattordici come me ed Emily” rispose il ragazzino lanciando un’occhiata divertita alla sorella.
“Ma perché mangia tutto solo?” domandò Emily un po’ rattristata.
Edward e Juliet fecero spallucce.
“Non ha molti amici..”
“Ooh…” esclamarono all’unisono Karen e Kim.
“Tranquille,lo trattiamo bene. E a volte è anche abbastanza simpatico. Ma purtroppo molti alla Dunham non lo tengono molto in considerazione…”
“Povero Pierino!” mormorò Kim lanciando un’occhiata triste al ragazzino. Anche Emily lo stava osservando in silenzio.
“Ciao Juliet!” esclamò in quel momento un voce; una ragazza si avvicinò di corsa al loro tavolo con un sorriso stampato sulle labbra.
Aveva un grande viso tondo,capelli castani a caschetto ed un naso piuttosto prominente.
“Ciao Maria!” la salutò Juliet,mentre la ragazza la abbracciava.
“Hai passato belle vacanze?”
“Sì,sono stata a Porto Cervo tutto il tempio!Ho fatto amicizia con tantissime persone…” Karen notò che aveva uno strano modo di pronunciare la “s”: una sorta di “s” pizzicata.
“Voi siete nuove?” domandò poi Maria rivolta a Karen Kim ed Emily.
“Emh..si, piacere!” Un po’ intimorita dal fiume di parole della giovane,Kim le perse la mano.
Maria la strinse.
“Piacere mio!Io sono Maria e sono di qui,ma mio padre lavora a Porto Cervo e frequento questa scuola da quasi quattro anni, il quarto è questo. Amo questa scuola,perché ci hanno studiato tantissimi ragazzi che prima erano proprio come voi e poi hanno ottenuto un successo strepitoso. Ogni hanno abbiamo come ospiti celebrità da tutto il mondo e insomma,è sempre un’ottima maniera per fare del gossip. A proposito,io sono attrice,ma mi piace molto anche ballare e voi?”
“Kim”
“Karen”
“Emily”
Si limitarono a rispondere le tre ragazze; Edward scoppiò a ridere.
Maria sorrise e strinse la mano anche a Karen e a Emily.
“Davvero un piacere… Ora scusate,ma torno da Tatiana,mi sta aspettando. Ciao tesoro a dopo!” esclamò schioccando un bacio sulla guancia a Juliet.
“Ciao Ed!” aggiunse poi scompigliando i capelli ad Edward.
“Ciao Maria” la salutò Juliet sorridendo debolmente,mentre la ragazza si allontanava.
“Maria è la pettegola della Dunham” spiegò poi alle tre nuove arrivate.
“Non sta mai zitta ed è fermamente convinta di avere un profondo legame di amicizia con chiunque nella Dunham.”
“Inoltre,va a raccontare ai quattro venti che suo padre lavora a Porto Cervo e che conosce molte delle celebrità che girano per Roma..”
“Ma c’è qualcuno di normale in questa scuola?” domandò Kim tornando alla sua bistecca.
“Sì, la maggior parte degli studenti lo è. Ma come in tutte le scuole, bisogna fare continuamente I conti con gli snob,i pettegoli e gli eccentrici…Per non parlare delle celebrità.”
“Celebrità?”
“Sì, ogni tanto arriva a farci visita qualcuno di famoso e allora è il delirio. Per esempio, l’anno scorso è passato di qui il biondino..Jesse McCartney assieme ad Ambra Lo Faro, che ha studiato qui alla Dunham.”
“..è stata una settimana da inferno…Sentivo in continuazione urlare per i corridoi…” borbottò Edward tappandosi le orecchie al ricordo delle urla.
“Non nego che non sia stato interessante. C’è stata una conferenza in auditorium e poi un concerto in acustico. Abbiamo scoperto un po’ di cose sulla vita da Popstar, dato che qui alla Dunham è tutto molto più professionale..Insomma siamo una scuola,non la redazione di una rivista per Teen Ager…”
“Ma Tatiana non la pensa così..” aggiunse Edward sorridendo ironico.
“Oddio è vero. Tatiana si è fatta spedire da casa un intero guardaroba nuovo…”
“Ma chi è questa Tatiana?Ne parlavano tutti oggi a scuola…” si ricordò improvvisamente Emily. Juliet roteò gli occhi.
“Vi dicevo che in ogni scuola che si rispetti ci sono pettegoli eccentrici e snob? Bene, Tatiana appartiene a quest’ultima categoria.”
“Tatiana è la star della Dunham” spiegò ancora Edward venendo in aiuto ala sorella.
“Insomma,non proprio star.. Beh è molto brava con la chitarra classica e ha una voce discreta… Ma non è la più brava della scuola…”
“Tatiana e suo fratello Maurizio sono ricchi sfondati. Entrambi frequentano una scuola privata negli Stati Uniti e tornano qui ogni estate per la Dunham…”
“..ecco… Sono loro due.” Esclamò Juliet indicando un tavolo dove erano seduti Maria ed altre quattro persone.
“Tatiana è quella bionda slanciata. Maurizio è quello accanto al ragazzo ricciolino.”
Erano entrambi molto belli,biondi,vestiti impeccabilmente. Ma c’era un qualcosa in quella ragazza che rendeva la sua bellezza un po’sforzata, esagerata. Era truccata e vestita in maniera molto appariscente e in quel momento stava chiacchierando con le sue amiche. Maurizio invece,dava l’idea di essere un tipo taciturno e riservato.
“Ma era lui che dirigeva la banda..” si ricordò all’improvviso Kim. Juliet annuì.
“è stato promosso a Capo Banda l’anno scorso. Maurizio suona il flauto traverso.”
“Sono davvero così snob come danno l’impressione di essere?” domandò Emily leggermente intimidita.
“Proprio così” confermò Ed.
“Beh, Maurizio un po’ meno…” contestò Juliet apparentemente concentrata sul suo piatto.
“..Ad ogni modo vi auguro di non doverli conoscere meglio.” Riprese  il fratello.
“Che altre materie avete avuto oggi?” si informò poi Juliet cambiando discorso.
“Io ho avuto basso e chitarra elettrica..” spiegò Karen.
“A basso è andato tutto bene. La lezione di chitarra è stata parecchio interessante; anche se il professore incute un po’ di timore…”
“è quell’omone biondo vero?Mi da i brividi..” confermò Emily annuendo lentamente.
Ed sghignazzò.
“Hans mette paura a tutti… è un tipo un po’ strano.. Ma è un bravo insegnante.”
“Parlateci degli altri professori!” li supplicò Kim. Juliet riflettè per un istante.
“Beh.. Ti posso parlare di quelli che conosco meglio… Io essendo violoncellista ho la Corvi per la maggior parte delle ore. È dolcissima e molto disponibile.. è anche la mia tutrice.”
“Chi li sceglie i tutori?” la interruppe Emily incuriosita.
“All’inizio,vengono assegnati a caso,senza un criterio. Ma dopo qualche mese, puoi sceglierlo tu…”
“Che mi dite di Sherman?è troppo simpatico!” aggiunse Kim. Karen annuì completamente d’accordo.
“Sherman è gay” sbottò tranquillo Edward.
“Ma va?Non ce ne eravamo accorte…” rispose Emily con un sorriso.
Edward fece loro la linguaccia.
“Ad ogni modo è un grande… è il supervisore delle attività dietro le quinte; ha una materia tutta sua, ovvero “trucchi e costumi”; non è molto professionale,ma è simpaticissimo.”
“..A differenza della Manucci….” Aggiunse Juliet sconsolata.
“La Manucci è l’apoteosi della severità.” Borbottò Edward tetro.
“Non dirmi così… Io dopo ho danza,mi metti paura!” mormorò Kim nascondendosi dietro ad un tovagliolo.
“Dovevi fare hip hop con me…”la rimproverò l’amica con un’occhiata furba.
“A proposito… Com’è l’insegnante?”
“Sì chiama Sonia…” spiegò Juliet agguantando una mela dal suo vassoio.
“è molto giovane,ma ha uno stile originalissimo.”
“Di insegnanti giovani ce n’è molti ho notato…” osservò Emily dandosi un’occhiata intorno.
Karen annuì.
“Io adoro l’insegnante di batteria!” aggiunse poi. Il professor Chuck Campanile, aveva venticinque anni ed un modo di fare piuttosto energico ed esuberante.che aveva subito colpito la ragazza.
“Chuck fa impazzire una grande percentuale delle ragazze della Dunham…” rispose Juliet con un sorriso.
“Fra cui mia sorella…” aggiunse Ed sogghignando.
“Edo!” lo rimproverò la ragazza indignata.
“Ma chi è questo Chuck?” domandò Kim. Karen la fece voltare.
“è quello che sta parlando con Sherman” indicò un ragazzo dai capelli rosso scuro  ritti come aculei ed un espressione accattivante.
“Mmmh carino!” commentò Kim compiaciuta.
“Decisamente..” concordò Emily.
“Davvero carino!” aggiunse Karen.
“Io l’ho sempre detto…” rispose Juliet.
“Mi sa che mi iscrivo a batteria…”
“Oh smettetela per favore…” le supplicò Edward roteando gli occhi.
La campanella suonò proprio in quel momento salvando il povero Ed.
“Oh che peccato!” esclamò sorridendo furbetto. La sorella gli diede uno scappellotto scherzoso.
“Dai muoviti, non facciamo arrabbiare la Corvi…”
“Ma la Corvi non si arrabbia mai!” ribattè Edward raccogliendo però il suo vassoio imitato dal resto della comitiva.
“Buona fortuna per le lezioni!” esclamò Juliet prima di dileguarsi in compagnia di suo fratello.
“Ne avrò bisogno…” borbottò Kim lugubre salutando anche Emily.
“Forza e coraggio KaryKu!” la incoraggiò Karen con un sorriso.
“Non fasciarti la testa prima di essertela rotta.”
Kim sospirò.
“Spero di non rompermela per niente la testa. Ma in tal caso ricordati che ti ho voluto bene.”
***
“Aah che giornata!” esclamò Karen buttandosi sul letto.
“Sono stremata!”
“Non sei la sola. La Manucci ci ha fatto sgobbare… Mi sa che mi ritiro da quel cavolo di corso…”
Karen scoppiò a ridere.
“Io invece mi sono semplicemente divertita. Sonia è una grande.finalmente ho imparato il moon walk.”
“Certo che come prima giornata,la mia non è stata proprio un granchè… Ho detestato 4 ore su sei…”.
Karen posò una mano sulla spalla dell’amica.
“Dai..Vedrai che domani andrà meglio… Piuttosto… Perché non ti segni a hip hop con me?Sono sicura che ti piacerebbe.”
L’amica si morse un labbro e annuì debolmente.
“Beh..Perchè no?Si potrebbe provare.”
Si accoccolò sul letto un po’ più sollevata.
“Ad ogni modo,le due ore di piano mi sono piaciute molto. Juliet ed Edward sono terribilmente simpatici.”
“Già…” i pensieri di Karen erano rivolti altrove; ad un misterioso pianista dal berretto di lana.
“Kary ci sei?” la ragazza sbattè le palpebre e fissò l’amica.
“Eh?Sì ci sono!Pensavo che oggi ho imparato davvero un mucchio di cose… Più di quanto abbia imparato in sei mesi da auto didatta.”
“Gli altri sono molto più avanti di te?”
“Abbastanza,ma non mi importa. D’altronde sono qui per imparare…”
Karen si affacciò alla finestra. Pallidi raggi di luna piena si riflettevano lucenti sulla superficie liscia della piscina.
“Continuo a pensare che sia tutto un sogno…”
Kim si avvicinò.
“Vuoi un pizzicotto?” la ragazza sorrise.
“Posso farne a meno”.
Con l’aria furba, la ragazza le pizzicò un braccio.
Karen sobbalzò.
“Ahy!” si lamentò. “Ti avevo detto di no!”
Kim assunse un aria innocente..
“Pensavo stessi ancora sognando…”
L’amica le scoccò un’occhiata irritata,ma poi sorrise.
“Guarda,sono addirittura troppo assonnata per risponderti a tono.”
“Che ne dici se andiamo a nanna?” propose Kim gettandosi sulla metà destra del letto matrimoniale. Karen si trovò completamente d’accordo.
“Tutti sotto le coperte!” esclamò fiondandosi sul letto a castello più alto. Dormire lassù le ricordava un po’ camera sua.
“Buona notte Kimy!” biascicò non riuscendo a reprimere uno sbadiglio.
Kim spense le luci e si accoccolò sotto le coperte.
“Buonanotte Kary” mormorò mettendosi comoda e riuscendo finalmente a chiudere gli occhi.
“A domani.”

Fu così che si concluse la prima vera giornata alla Dunham Summer Accademy per le nostre Karen e Kim.
Ma altri tre mesi attendevano ancora di essere vissuti. Tre mesi carichi di avventure,amicizie e soprattutto…Musica.






*Diavoletto: Chitarra Gibson/Epiphone SG soprannominata “Diavoletto”.
*Rincogliti:Evidentemente James voleva dire un’altra parola, che non stamo a scrivere dato l’ovvietà del significato xD

***
Ma buon pomeriggio a tutti!Scusate il ritardo!
La verità è che questa storia era finita nel dimenticatoio: finalmente abbiamo deciso di riprenderla in mano e continuarla.
Spero che vi faccia piacere,perchè noi non vediamo l’ora di scoprire cosa ne pensate.
Siamo solo al terzo capitolo e noi stesse siamo arrivate solo a scriverne metà del quarto,ma l’abbiamo progettata quasi del tutto: non resta che scriverla.
Una cosa:Nel capitolo precedente,veniva citato un video di presentazione alla Dunham Accademy; questo è il video:



Questo è tutto.
Al prossimo capitolo!
Con affetto
Karen&Kim
  
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