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Autore: Bheira    13/10/2016    1 recensioni
“ Il mio nome è Tsuki Shade, sono un diciottenne solitario che ama la tranquillità, il mio sogno è quello di diventare un eremita e rifugiarmi sulle montagne. Mi ritengo normale.
Purtroppo la mia quiete e pace sono stati mandati in fumo a causa della promozione di mia madre, e dell'improvviso trasferimento in un'altra città. Non che lasciassi granché nella città, non avevo neanche mai avuto un amico vero e proprio, solamente compagni di classe con cui sballarmi ogni tanto „
Chi mi conosce saprà certamente su quale coppia sarà incentrata questa storia. Vi auguro buona lettura, spero di strapparvi almeno un sorriso (:
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel'
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Mitsui nO Egao




Rein, Rein Tayohi.

Era questo il nome di quella che mi sembrava la reincarnazione di Satana.  

Ah, e per lo più pareva essere la gemella di quel mostriciattolo impertinente. Un punto in più da aggiungere al suo libretto di persona con la quale non vorrei mai avere a che fare. Anche se alla fine, pareva che io non avessi comunque alcuna voce in capitolo, visto com’erano andate a finire le cose.

Mi aveva legato con il nastro che poco prima reggeva i suoi capelli turchini in una lunga coda di cavallo, ovviamente non prima di riempirmi di botte per non averle prestato un'attenzione adeguata, e per aver "molestato" la sua amatissima gemella.

Ma io dico "molestata"? Era seria oppure aveva bevuto aceto per colazione? Il solo pensiero di sfiorare quel mostriciattolo mi faceva accapponare la pelle! Cioè, non mi aveva neanche sfiorato il pensiero; tra l’altro a portata di mano avevo prede ben più ambite e succose. Di certo sarei dovuto essere disperato, per arrivare a desiderare quella troglodita rossa.

Davvero assurdo. Davvero offensivo.

Ah, stavo dicendo... Mi aveva legato come un salame col suo nastro DANNATAMENTE lungo! Cavolo, ma questa se lo portava appresso proprio con l'intenzione di legare e rapire le persone? Una cazzo di sadica con la passione per il sadomaso, ecco cos’era!

Aveva anche rivelato di essere la presidentessa del "Club di sicurezza del liceo". Stranamente la cosa non mi sorprendeva, visto la sua aria da dittatrice che in maniera del tutto inquietante e solenne, alleggiava sulla sua figura. Invece il mostriciattolo dai capelli rossi era la vicepresidente. Ecco perché si era presa tanto a cuore la faccenda del mio essere un "buuuh, brutto e cattivo teppistaccio che voleva rovinare il loro magnifico e impeccabile liceo". Ma che bella merda… No, dico davvero.

Dopo avermi minacciato di morte e legato come un salame, la campana  d'entrata  venne a soccorrermi. Così fui letteralmente portato in aula e scoprii di trovarmi nella stessa classe del mio discepolo e di "Sophie-orecchie-di-cane".

Nonostante il mio tanto amato biondino mi guardasse di tanto in tanto con occhi pietosi e pieni di rimorso, seguì comunque gli ordini del gran capo.

Piccolo bastardo traditore.

Forse vi sembrerà impossibile, ma per tutte le lezioni, anche quando mi presentai alla classe, rimasi tutto il tempo in modalità “salame”. Alla professoressa non fregava niente, tanto meno ai miei compagni di classe. A quanto pare erano tutti a conoscenza della mia "prigionia", e nessuno sembrava opporsi alla cosa. In fondo neanch'io mi sarei opposto al loro posto, se poi avessi dovuto vedermela con quella squilibrata della presidente e con quella matta della sua gemella, che aveva la testa con non proprio tutte le rotelle al posto giusto.
Tuttavia, mi sentivo comunque abbandonato.

Tutti parlavano di questo liceo come se fosse un insieme di perfezione e buone qualità, ma un liceo con dei professori che rimanevano letteralmente impassibili di fronte ad una scena di tortura psicologica nei confronti di un proprio studente, lasciate che ve lo dica, mi sembrava proprio un liceo di merda.

Dopo una lunga e straziante attesa, suonò finalmente l'intervallo. Aah, mai sentito suono di più soave.

Guardai spazientito il mio discepolo, aspettando che mi liberasse. Ma lui non lo fece.

«M-mi dispiace Shade... Ma non posso lasciarti andare finché non sarà ora di tornare a casa. I - io vorrei davvero poterti essere d'aiuto, ma non posso contrariare la presidente, né tanto meno Fine...cioè, ma le hai viste?»

Era impacciato e il suo viso era divenuto scuro dal rossore - o forse dal terrore, non seppi decifrarlo, sul momento .

Oh Bright...

«Tranquillo» lo rassicurai con voce sconfitta, ma tuttavia, comprensivo.

«Non voglio che passi dei guai a causa mia, e sappi Bright che io non sono arrabbiato con te. Non è colpa tua.» 
Lo guardai serio con occhi lucidi, pieni di amore e di perdono.

Sciocco di un Bright... Non sentirti in colpa.

«Sappi che rimarrai per sempre il mio discepolo prediletto». 
Senza accorgermene, delle lacrime sgorgarono dai miei occhi ristretti  dall'emozione.

«Oh Shade... ti prego, non lasciare loro mi prendano» 
Bright mi rivolse uno sguardo intriso di dolore ed orrore. Le lacrime non tardarono ad arrivare, travolgendo d'acqua salata, il rosso rame delle sue iridi.

«Oh Bright» 
Chiamai il suo nome come se fosse la cosa a me più preziosa.

«Oh Shade» 
Ansimò lui con guance rosse e labbra di pesca.

L'atmosfera si faceva sempre più intima e i nostri visi non erano mai stati più vicini. Come avrei voluto stringerlo forte, per trasmettergli ciò che provavo. Per capire se anche lui sentisse lo stesso nei miei confronti.

Ma qualcosa interruppe quel magico momento. Anzi, qualcuno.

«Ehm... sto interrompendo qualcosa?»

Auler fece capolinea nella III B, con disagio e leggera emozione ci fissava.

Io guardai un'ultima volta il mio discepolo, per poi voltarmi verso il secondo mezzocane.

«Sì che ci stai interrompendo. Io e Bright stavamo discutendo di cose da VERI UOMINI, di cose virili, capisci?»

«Ah, mi scuso allora... comunque, Fine e Rein vogliono che le raggiungiate nell'aula del club. Affrettatevi»

Detto questo, si dileguò, chiudendosi la porta scorrevole alle spalle.

Sgranai gli occhi, ancora incredulo dalla notizia appena riportatemi. Con estremo orrore mi giro verso il mio discepolo, che come uno specchio, celava il mio stesso sguardo.

«... Bright!» chiamai disperatamente il suo nome.

Lui si avventò su di me, stringendomi intensamente. Sentivo i suoi muscoli irrigidirsi intorno alle mie spalle, e le sue lacrime bagnarmi il collo. Poi si staccò nuovamente da me, guardami con afflitta decisione.

Sgranai gli occhi, capendo la follia che aveva preso possesso della sua mente.

«No, Bright...! No! Hai perso forse il lume della ragione?! Non puoi... loro... sai che loro non ti perdoneranno mai per questo, vero?!»

Luce travolse il mio volto, con sorriso dolce e tirato, Bright annuì.

Ed io allora, capii di averlo perso...

 

TO BE CONTINUED

 

 

 

 

 

Nah, scherzo.

 

Allora Bright prese con forza il nastro che mi stritolava violentemente le viscere. Voleva farlo davvero. Voleva liberarmi.

Rimasi teso come una corda di violino, lasciai che le sue mani mi toccassero e mi rendessero felice.

Eppure, nonostante mi sentissi sollevato, sul viso del mio discepolo scorsi difficoltà.

«Bright...?» 
Lo chiamai incerto.

«Shade... è assurdo. Non riesco a scioglierlo!»

Lo vidi seriamente agitato, mentre cercava in tutti i modi di sciogliere quel nodo del diavolo.

«Beh, allora taglialo!»

Mi uscì d'impulso, e francamente, mi sembrava la soluzione più appropriata e veloce. Mi chiesi perché Bright non ci avesse pensato prima.

Ma il mio discepolo mi guardò pallido.

«M-ma sei forse impazzito?! 
 E' il nastro preferito di Rein. Se lo tagliassi, sarebbe come infilzare da solo, la mia testa su una picca».

Divampai. Aveva ragione, eccome se l’aveva.

Stava già rischiando abbastanza, non volevo che facesse una fine così drastica.

Sovrappensiero, non mi accorsi della mano del mio discepolo che mi toccava teneramente in viso, di scatto alzai lo sguardo verso di lui, e vi trovai un sorriso impacciato ma rassicurante.

«Tranquillo Shade, non mi arrenderò proprio adesso. Scioglierò questo nastro. Dovessero punirmi i vecchi e i nuovi Dei!»

Detto questo, si concentrò nuovamente su quel nodo colpevole. Fui triste, mi mancò il calore della sua mano, mi mancò il suo tocco.

Poi, avvenne il miracolo.

Improvvisamente tornai a respirare e a muovermi. La maledizione era stata spezzata.

Non ebbi il tempo di reagire. Troppa era l'emozione e il desiderio di fuggire.

Bright prese velocemente la mia mano e ci dirigemmo verso l'uscita dell'aula. Sentivo la libertà sfiorarmi la pelle. E questo era solo grazie a Bright.

Non appena la porta scorrevole fu aperta, fummo travolti da luce e calore. I miei e i suoi occhi ramati, s’ incontrarono per un istante.

 

Poi, le mazzate pesanti.

Eravamo talmente tanto presi dai nostri sguardi appassionati e dall’euforia del momento, che non ci accorgemmo di avere davanti una certa tipa dai capelli turchini. Non avemmo neanche il tempo di reagire, che ci colpì entrambi in pieno viso.

Il nero.

...

Martin si chiamava quel simpatico ragazzo di colore che ci prese e ci trascinò verso l'aula del club. Un ragazzo davvero delizioso ed educato.

 

...

 

Stretta e soffocante mi sembrò quell'aula che in realtà piccola non era. Mi ritrovai a spalle a muro, circondato da leoni. NonLannister, sfortunatamente.

Ah, e da una scimmia che mi annusava.

«Mhm... profumi di biscotti»

Con terrore, guardai quella bruta staccarmi quasi una guancia, ma per  mia fortuna fu fermata in fretta dalla sorella.

«No, Fine. Quante volte ti ho detto di non assaggiare i prigionieri?
 Lo sai che ti fanno indigestione»

La rimproverò, mentre parlava di me come se fossi una coscia di pollo.

«Ma io ho fame, sorella. E lui profuma così dannatamente di biscotti.

Biscotti, sorella, BISCOTTI».

S’interruppe per un secondo, guardando il pavimento con aria spaventosamente seria.

«Non si scherza con i biscotti, sorella. MAI»

La turchina annuì, trovandosi d'accordo con le sue parole.

«Tranquilla Fine, è l'intervallo. Potremo finalmente riempire i nostri stomaci con VINOH e cinghiale farcito con miele e zucca»

Guardavo quella scena estraniato, sconvolto e spaventato.

Mi trovavo in una gabbia di matti. Io stesso lo stavo diventando.

Poi finalmente mi ricordai di Bright, rendendomi conto che nell'aula vi erano tutti tranne lui.

«Dov'è Bright…? Cosa gli avete fatto, balordi?!»

M’izzai verso di loro, preso dalla furia.

Ma nessuno reagì alle mie accuse e domande. Trovandosi in una calma quasi agghiacciante.

La scimmia mi si avvicinò, mandando al quel paese il cosiddetto "spazio personale", appiccicando il suo naso alla mia guancia.

«A quanto pare siete diventati parecchio amici voi due, eh? Tranquillo. Bright sta bene. Presto sconterà la sua punizione per aver disubbidito a me e a mia sorella. Poi potrà ritornare ad essere un membro regolare del nostro club»

“Punizione”... lo stavano torturando? E tutto questo per colpa mia…

Perdonami Bright.

«Che tipo di punizione?» 
Domandai combattuto tra il voler sapere, e la dolorosa paura di quel che avessero potuto fargli.

La rossa mi sorrise, appiccicando ancora di più il suo naso alla mia guancia.

«Il nostro amato biondino dovrà portarci semplicemente del cibo, per due settimane. Dovrà pagarlo tutto di tasca sua, e sta tranquillo che non gli costerà poco, visto le nostre, le MIE esigenze. Siamo stati buoni. Potevamo punirlo alla Christian Grey. Ma quella robaccia se la sbrigherà in privato con Rein. Da come avrai già capito, lei ci sa fare con nastri e nodi».

 

Finì con un sorriso sprizzante e con un’inaspettata leggerezza nella voce.

Quella rossa, non la capivo. Era completamente ALIENA. Non sapevo mai cosa aspettarmi da lei.

All'improvviso mi accorsi che tutti i membri del club iniziarono ad uscire dall'aula.

Rein mi concesse nuovamente la sua attenzione, mettendomi un piede in testa. Lasciando in bella mostra tutte le sue grazie.

Mutandine bianche in pizzo colorato.

Analizzando il tutto: Il bianco è indice di purezza ed innocenza. Solitamente questo colore è preferito da fanciulle ingenue e sognatrici, che stanno sempre a pensare all’amore ed al loro amato principe azzurro.

Inaspettatamente però, la presenza del pizzo colorato (In viola, per l’esattezza), indica anche un sentimento in contrasto con tutto ciò riportatoci dal bianco, indicando un sentimento oscuro e dolorosamente celato.

L’analisi finale sarebbe dunque, che la ragazza qui presente è seriamente combattuta dal suo spirito innocente, la voglia di sognare, e da una perversione profondamente celata ma non sgradita.

Lei si mostra sadica.

Ma se in realtà fosse il contrario?

Se in realtà questo fosse tutto un modo per nascondere il desiderio recondito di testare quello che infligge al prossimo, su se stessa?

Se… in realtà questa ragazza celasse nel libido, un’estrema voglia di sottomissione?

“MASOCHISMO REPRESSO” ?

 

Ero sconvolto, ma allo stesso tempo eccitato, lo dovevo ammettere.

Lottai affinché il mio amico rimanesse calmo.

Non ci riuscii, ma in compenso, fui abbastanza svelto da nasconderlo con la giacca.
Purtroppo non tutta la mia perversione passò inosservata. Il mio sguardo era in bella vista, e quello sì, che ne diceva di cose.

La presidentessa sgranò gli occhi, ed il suo viso fu purpureo in ben che non si dica.
Nascose le sue deliziose grazie con impacciata fretta.

Dopodiché iniziò a fissarmi strana ed a farneticare robe incomprensibili. L’unica cosa che mi era apparsa chiara, è che mi stesse evidentemente insultando, con parole ignote certo, ma insultando.

Dopo averne sparate di tutti i colori, mi sputò con sdegno in pieno viso. Poi prese una spada da Kendo poggiata sul muro ed iniziò a colpirmi con violenza.

Era una ragazza, ma cazzo, eccome se mi fece male!

Arrivò al punto di ferirmi alla testa fino allo scorrere del sangue.

Poi si fermò. Facendo svanire tutta la sua foga ed ira.

Ritornò la regina di ghiaccio, guardandomi dall’alto in basso col suo fare altezzoso.

«Adesso siamo in pausa. Per noi del club di sicurezza, l'intervallo dura di più. Dovremo fare diversi giri di ronda, per assicurarci che vada tutto bene nel liceo. Tu rimarrai qui. Non ti legherò questa volta, il mio nastro si è insudiciato abbastanza. Ma comunque, questo non ti da' alcuna libertà. Osa solo mettere un piede fuori da quest'aula, e ti giuro, in confronto a quello ti farò, le ferite che ti ho già inflitto sembreranno carezze»

Non osai replicare. Rimasi zitto, in attesa che finisse il discorso.

«Ovviamente non ti lascerò qui, bello cullato ed incustodito. Mia sorella ti sorveglierà, e tu dovrai rispettarla e starle lontano cento metri. Sono stata chiara, razza d’idiota?»

Rimasi nuovamente in silenzio, annuendo debolemente.

Mi pulsava la testa.

Diceva che dovevo starle lontano cento metri, ma come potevo farlo, se la rossa mi stava letteralmente appiccicata? Che cazzo di enigmi. Non mi meritavo tutto questo.

So di essere stato stronzo, ed anche molto, in passato (Ok, lo sono ancora…). Ma questo era troppo, questa era tortura.

Scambiandosi uno sguardo d'intesa con la sorella, e lanciandomi infine uno sguardo carico di disprezzo e messaggi di morte, la presidentessa del club uscì dalla stanza, lasciando soli me e la scimmia rossa.

Non appena la porta fu chiusa, mi voltai adirato verso quella troglodita infernale.

«Tu! Osa solo avvicinarti a me, e ti giuro che non finirà bene. Non voglio che quel cazzo di animale incivile di tua sorella, sfoghi la sua frustrazione sessuale –purtroppo non nel modo in cui vorrei io- su di me!»

Lei, che prima dell’attacco della sorella turchina si era allontanata da me, adesso stava seduta su una sedia poco lontana, a guardarmi silenziosa.

Io irritato, mi voltai dalla parte opposta, cercando di ignorarla.

Dovevo resistere. Era solo un anno, poi mi sarei diplomato e sarei uscito finalmente da tutto quel casino.

Restammo così per diversi minuti. Mi stupì che quella tipa fosse rimasta silenziosa tutto il tempo, credevo che non ne fosse capace .

«Ti fanno male?»

Come non detto.

«... Cosa?»
 Risposi scorbutico, senza voltarmi.

«Le ferite alla testa, ti fanno male?»

La sua voce mi sembrò più cristallina e veramente dolce. Ne rimasi sorpreso, ma mi dissi che era a causa della stanza vuota e anche dal fatto che fosse rimasta silenziosa per tutto quel tempo.

«Certo che no. Ti pare che una donna possa “ferirmi”? Queste sono le tipiche carezze post sesso, tesoro.»

Evitai il suo sguardo, rendendo il mio più duro e distante.

Poi un tocco delicato mi sfiorò il capo. Urlai.

L’inferno avevo in testa, e le sue fiamme mi stavano consumando.

La rossa adesso era tornata al mio fianco, e con dito sporco di sangue, mi guardava accusatoria.

«Bugiardo»

Terminò lei con voce secca.

«Ma sei scema? Come cazzo ti devo dir--»

Sussultai al tocco delle sue mani e della stoffa sul mio capo.

Cercai di allontanarla, afferrandola per i polsi e spingendola via.

Scivolò a terra, cadendo sulle natiche. Fui delicato, non fraintendete, ma fu facile farla cadere a causa dello scarso equilibrio delle sue gambe rannicchiate.
Lo sguardo che mi lanciò, non saprei neanche descrivervelo.

Di botto si alzò, con energia eclatante, e nuovamente mi si avvicinò con passi pesanti. Prese una nuova tovaglia di stoffa e cisputò, tornando a premere fortemente il punto a cui si era dedicata prima. Mi fece male.

Non compresi i suoi gesti e la causa della sua improvvisa rabbia.
Cocciuto, tornai a riprenderle i polsi, con l’intenzione di spingerla nuovamente via.

Ma questa volta, fu lei ad afferrare me. Mi prese entrambe le mani, stringendole tra le sue.

Avvicinò il suo viso al mio. Fu talmente vicino che riuscii a sentire il suo respiro su di me.

Profumava di gelsomino.

Momentaneamente mi smarrii, accarezzato da quel profumo. Il suo profumo.

Poi sbattei le palpebre diverse volte, cercando di riacquistare concentrazione.

Fu lì che notai il suo sguardo fisso su di me. Le sue irridi sembravano fiamme che si contorcevano fra loro, che danzavano.

«Prova a spingermi nuovamente via, e ti dimostrerò che non è Rein la gemella cattiva tra le due. Non sfidarmi».
Ebbi un brivido, per un attimo ebbi timore, ma mi sentii anche affascinato. Non mi aspettavo che potesse reagire in quella maniera, per nulla.

Sospirai, ed ormai rassegnato, acconsentii alla medicazione.

Lo sguardo serio di lei si dileguò, sostituendolo con un ampio sorriso che urlava la sua soddisfazione da tutti i pori.

«Adesso cerca di stare un po’ fermo… »

Si leccò le labbra nel modo meno sexy  nella quale delle labbra si potessero leccare, e riprese a tamponare la ferita sul mio capo.

Mi zittii, irrigidendomi di botto, ma senza distoglierle lo sguardo sospettoso e confuso di dosso.

Lei dal canto suo, mi toccava in modo delicato, cercando di tamponare e togliere più sangue possibile.

Ne approfittai per studiarle il volto e i lineamenti. Aveva un’espressione concentrata ma serena, il che rendeva molto più semplice la mia scansione.

E mi accorsi che, dannazione, era davvero una bella ragazza. Trasandata  ed eccentrica, ma bella.

Prima non le avevo dato tutta quest’attenzione, non ebbi neanche il tempo di guardarla per bene. Così l'unica cosa che notai fu il suo comportamento selvaggio e fuori dagli schemi.

Ma adesso...

 

PASSO N°1: Attrazione fisica.


Guardai con attenzione il lavoro minuzioso con la quale si strava prodigando la rossa, ma poi mi ritornò in mente quello che fece prima, e non riuscendo a trattenermi dalla curiosità, domandai.

«Perché prima hai sputato sulla pezza? E’ una maniera alternativa allo “sputo nel bicchiere”? Beh, allora avresti dovuto farlo di nascosto, non ti pare? »
La punzecchiai un po’, cercando qualche reazione da parte sua.

Lei dal canto suo, sembrava non aver sentito nulla, oppure, mi stava ignorando alla grande.

«Ehi, hai sen-- »

«Disinfetta. »

« Huh?»

«La saliva disinfetta. Sono troppo pigra per andare a prendere il disinfettante in infermeria, così ho pensato che fosse un bene applicartela–  o quasi- in fronte».
Non sapevo se sentirmi offeso da questa confessione, oppure se essere lusingato dal fatto che avesse “sprecato” la sua saliva per un gesto così nobile.

«Oh. Ti ringrazio allora».

«E’ stato un piacere».

Calò un silenzio alquanto imbarazzante e fastidioso. O almeno, questo era da parte mia, lei sembrava così tranquilla.

Poi la sentii improvvisamente  sospirare.

«Senti, mi dispiace se ti abbiamo dato una brutta impressione, ma vedrai, non siamo poi così male. Perdona soprattutto Rein, è più dolce di quel che sembri... E scusa anche me, forse ho esagerato un tantino, attaccandoti»                

 

Riuscii a sentirla a malapena, disse tutto con voce così sottile. Io d'altro canto annuii nervoso.

«Già, bel modo di accogliere un nuovo studente. So anch'io di non essere un ragazzo con lo spiccato senso dell'ordine e dell'onore, ma sai, nemmeno io ero molto felice di venire in questo posto»

Confessai malamente più a me stesso che a lei. Credevo che non m’importasse niente di cambiare casa, scuola e vita. Ma in realtà non era così. Era successo tutto troppo in fretta, ed io non avevo potuto far altro che accettare il corso degli eventi.

La sentii ridacchiare, arrossii irritato, guardandola in cagnesco.

«Beh, che c'è tanto da ridere?» 

«Scusa» .                                                                                   

Cercò di zittire il suo ridacchiare, calmandosi.

«Ma sai, io ero nella tua stessa situazione circa un anno fa».

La guardai confuso, improvvisamente interessato a quel che aveva da dire. Così con un cenno di capo la spronai a proseguire.

«Vedi, in prima liceo mi presi un anno di pausa per motivi personali, così mentre Rein viveva appieno la sua vita liceale, io ero a casa, isolata da tutti. Così quando mi ripresi e recuperai l'anno perso, mi ritrovai più sola di quanto non fossi già a casa. Io e Rein eravamo studentesse del secondo anno ormai, eppure era tutto così nuovo per me... ma non per lei. Mia sorella si fece molti amici, aprì il club e divenne parte attiva del liceo. Io invece, non ero nulla.»

Si prese un attimo di pausa sospirando e guardandomi negli occhi.

«Provai ad integrarmi, di entrar in quel mondo luminoso di cui faceva parte mia sorella. Ma era difficile, dannatamente difficile. Io… potevo solo rimanere a guardare» .
Abbassò lo sguardo sul pavimento, potevo scorgere una nota di malinconia nel suo viso. Fui sorpreso, quasi mi fece tenerezza.
Eppure dopo sorrise, facendo incontrare i suoi occhi, pieni di calore e di luce, con i miei, che invano cercavano di decifrarli.

«Sì Shade, ho passato davvero un brutto periodo, presa dalla solitudine e dallo sconforto. Ma adesso, grazie alla mia perseveranza, grazie a mia sorella, sono qui, sorridente davanti a te. In attesa che i miei amici facciano ritorno. 
Ti posso solo dire, che nonostante tu adesso ti senta perso, in un luogo non tuo, se lo vorrai… potrai fare di questo, il tuo mondo, la tua casa.  Potrai fare di me, di tutti noi, quella persona a cui dare il “buongiorno” la mattina.
Devi solo volerlo, devi solo farlo tuo».
Un sussulto.
Strinsi una mano al petto, in preda ad uno strano calore. Mi sentivo strano, quasi in imbarazzo.
“Shade”
Mi aveva chiamato per nome. Avvampai.
Distolsi lo sguardo dal suo.
Questo proprio non me lo aspettavo. Non mi aspettavo che parole del genere potessero essere concepite da quella rossa spennacchiata. Mi aveva davvero colto alla sprovvista.

«Ehi… »
Sentii il calore delle sue dita, sfiorarmi la guancia. Sgranando gli occhi, mi irrigidii. Lei d’altro canto, sembrando improvvisamente sconvolta, ritrasse bruscamente la mano.
La guardai interrogativo.
«Scusa… non dovevo toccarti… Solo, mi sei sembrato assente».
Mortificata guardava la punta delle sue scarpe. 
Non capivo il senso di quello che aveva detto, ma poi ricordai cosa le dissi quando Satana & Co, lasciarono la stanza, lanciando minacce.

Si era preoccupata che potessi reagire male?
Questo mi fece leggermente sorridere.

Prendendola alla sprovvista, allungai la mano per prendere la sua, per poi riportamela al viso.

Poi chiusi gli occhi, godendomi il suo calore.

«Sto bene. Grazie per essere stata così gentile »
Aprii gli occhi, rivolgendole un sorriso sincero. Lei in un primo momento parve sorpresa, ma poi ricambiò il mio gesto, col sorriso più dolce e bello che abbia mai visto in vita mia. Ne rimasi incantato.

«Figurati, sono una sciocca, questo lo sanno in molti. Ma se ce n’è bisogno, puoi contare su di me »

Mi sentivo sprofondare in qualcosa a me sconosciuto.

 

 

PASSO N°2: Pendere dalle sue labbra.

 

Rimanemmo un po’ così, a parlare del più e del meno, dei suoi amici  e della mia precedente scuola, ma non volle parlare del motivo per cui aveva preso un anno di pausa, prima di entrare al liceo.

Passò un’ora e mezza, poco prima che gli altri ritornassero, ci facemmo trovare nelle posizioni in cui ci avevano lasciato.
Mi sentivo vuoto e freddo, non avendola vicino. Ne ebbi la mancanza, nonostante lei fosse a pochi passi da me.
Rimasi sconvolto da quel mio pensiero. Cosa cazzo mi stava succedendo?
Mi tirai uno schiaffo per riprendermi. Tutti mi guardarono come se fossi posseduto da qualcosa.
Tsk, ma loro non sapevano, IO non sapevo cosa mi stesse succedendo.

Mi voltai verso la rossa, che era occupata a dialogare con un membro del club.
Dannazione, non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso.

La rossa accorgendosi delle mie occhiate, si voltò verso di me, facendomi la linguaccia in maniera dispettosa.

Nonostante quel gesto fosse qualcosa di così ingenuo ed innocuo, io riuscii lo stesso a trovarvi qualcosa di arrapante.

No.

No, Shade…

NO!

 

Con lei non puoi fare pensieri così sconci che riservi solo alla figa di turno a cui dedichi le tue impure attenzioni. Non ricordi cosa pensavi di lei inizialmente? Cioè, trovavi perfino quella settantaquattrenne di tua prozia Haruko, più arrapante! Dai cacchio, non è neanche finito il capitolo, non puoi contraddirti così!

Che ne è di quella “scimmia rossa” che avresti sfiorato solo nel caso disperazione profonda?! Eh?! RITORNA IN TE.

Ed ecco un altro schiaffo risanatore. 
Solo che questa volta fu la Turchina, a concederglielo.

«E questo per cos’era?!»
Le urlai esasperato.
Lei di rimando, mi guardò impietosita.

«Non so, sembrava che avessi tanto bisogno di uno schiaffo. Ed io ti ho accontentato.

Sai, sono molto brava a schiaffeggiare i vermi come te »

Rise sadica.

Ma stranamente, non ne fui offeso.

«Grazie»

La gemella blu smise improvvisamente di ridere, guardandomi sconvolta.

«…Grazie… è vero, ne avevo davvero bisogno»

La guardai grato, godendomi un po’ anche la sua espressione smarrita e sospetta.

Sembrava che stesse finalmente per replicare, ma il suono della campana e la gemella rossa che le saltava – con poca delicatezza- sulle spalle, la smorzarono, non facendola nemmeno iniziare.

«MIO DIO, REIN!

E’ finito l’intervallo, e le mia papille gustative non hanno goduto nemmeno di un goccio di crema. CRIBBIO, REIN, MA TI RENDI CONTO?? »

Anche questa volta, la gemella opposta, cercò di replicare, ma invano. Lo sguardo di Fine si era già posato su di me.

« CRISTO REIN!!!
SHADE! Guarda un po’ quel povero ragazzo, è tutto PELLE ED OSSA! Dobbiamo nutrirlo, Rein, DOBBIAMO NUTRIRMI»

Ed ecco che era tornata quella Fine dallo “Sclero-mode”, ma adesso… non la trovavo più tanto sgradevole, anzi, mi divertiva.

Guardai quella scena con un sorriso sulle labbra, mentre Fine scuoteva sconvolta la sua gemella, strapazzandole anche i capelli, mentre l’altra – esasperata, ma in qualche modo contenta-, l’ascoltava borbottando.

All’improvviso Fine si fermò, irrigidendosi e zittendosi di botto.

«Fine? »
La chiamò preoccupata Rein.

«La signora della menza… »

«Huh? »
«…La signora della Menza  finito il turno, porta sempre gli avanzi “nell’aula”»
Disse quella frase a mo’ di rivelazione eclatante.

«Eh? Quale aula?»

«L’AULA SHADE, L’AULA!! »
Nonostante fosse sulle spalle di Rein, si sbilanciò verso di me, avvicinandosi.

« Tu sei nuovo, quindi non sai Ma l’aula è un luogo sacro, in cui tutto ciò che viene smarrito o lasciando incompleto, viene dato al primo studente che lo richiede nell’aula. Tipo fiera, ma gratis»
Ero confuso. Esisteva davvero qualcosa del genere?

Rein guardò la gemella esasperata.

«Non sai mai spiegare niente. Allora coso, “l’aula” è un ritrovo di oggetti vari e cibo, i quali i proprietari non sono andati a reclamarli in segreteria entro il primo arco delle giornata. Così vengono presi e portati appunto in questa “fiera”, come dice Fine. L’aula apre all’ottava ora, poi viene chiusa quando tutte le robe della giornata sono state date. Ma attenzione: “l’Aula”, non è approvata dal preside, ed è in qualche modo “illegale”. Nonostante sia alunni, corpo insegnati ed addetti alla scuola, ne usurfluiscano. Quindi,tutto viene svolto nell’anonimato. Quando ci si entra, bisogna mettere un sacchetto di carta in testa. Vabbè, è facile che ti riconoscano comunque, ma l’importante è che tu non ne dia la certezza. Se ti fanno domande, nega. Se ti beccano, fuggi ».

«Una specie di mercato nero scolastico? »

«Già. »

«Come la fate grossa… E questo per matite, astucci e merendine? »

«Solitamente sì. Ma c’è un lato oscuro “nell’Aula”, si vende anche qualcosa di più di una semplice ed innocente penna… »

Sgranai gli occhi.

«Quindi… »

«Vi è anche uno scambio di stupefacenti e “contatti” di vario genere. Un circolo vizioso… »

«D- davvero?»

«No »

Entrambe le gemelle scoppiarono in un fragorosa risata, fino ad arrivare alle lacrime.

«Non posso credere che tu ci abbia creduto davvero…AHAHAH!! »
Mi sentivo preso in giro.
Misi il broncio, inizialmente, facendo l’offeso. Ma poi sorrisi, unendomi infine alle loro risa.
A noi si unirono anche Auler, Altezza ed il resto del gruppo, dicendo cose ancora più stupide per alimentare il calore che si stava creando tra noi.
Guardai Fine, e lì mi resi conto che mai avrei voluto staccarle gli occhi di dosso, anche perché non riuscivo.
Mi bloccai, continuai ad ammirarla, mentre rideva e scherzava con gli altri. Avrei voluto che il suo sorriso fosse eterno, che mai la lasciasse.
Ed era come se riuscisse a riscaldarmi il cuore, di un calore a me familiare.
Sembrava quasi il calore di casa.


PASSO N°3: E’ finita Shade.
Ne sei cotto.

************


Ma salve ragazzuole! No, non sono uno spettro, e sì, alla fine il capitolo è uscito. Son passati anni, ma meglio tardi che mai, no? No, davvero, prometto di essere più costante. Ora che la voglia di scrivere è tornata, chi smette più?
Ma passando al capitolo!
Ora voglio un sondaggio: Secondo voi, chi è l’Uke e chi è il Seme tra Shade e Bright? Sono davvero curiosa delle vostre risposte ahahah!
Amo giocare con la sessualità, soprattutto quando è solo apparente (forse).
Fine invece ha mostrato il suo lato serioso, che ve ne pare? Per fortuna non è stupida come sembra (ri-forse).
Ho aggiunto molte cose rispetto alla storia originale, spero le vecchie lettrici abbiano apprezzato!  Così, anche per rendere la storia “più viva”.
Ovviamente tutto procederà secondo il ritmo della storia originale, sarebbe anche divertente tornare a rileggere i vecchi capitoli per vedere le differenze (Anche se coff coff. La storia originale è ILLEGGIBILE. Ma che volete? Avevo tredici anni, ed era la mia prima FF ahahah!).
Grazie a a coloro che hanno commentato il precedente capitolo, che l'hanno letto ed inserito la storia in preferiti/seguiti/ricordati. Grazie per il supporto!
Adesso vi saluto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ed attendo con ansia i vostri commenti :)

   
 
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