Jongdae vinse le elezioni.
Ovviamente vinse le elezioni. Sapeva che le avrebbe vinte,
perché era un ragazzo che piaceva a tutti, che parlava bene
in pubblico e che aveva ricevuto suggerimenti dal migliore. Aveva una
campagna solida, e sapeva che avrebbe ottenuto molti voti. Eppure,
quando il suo nome venne fatto durante l'assemblea, lo shock gli
pervase il corpo, e per poco non si dimenticò di alzarsi e
dirigersi sul palco. Fece un inchino profondo, ringraziò il
preside e gli insegnanti e il corpo studentesco che aveva votato per
lui, e accettò il certificato da Junmyeon – il
vecchio presidente del consiglio, che passava il testimone a quello
nuovo. Junmyeon sorrise calorosamente, in modo genuino, e gli diede una
pacca sulla spalla, e Jongdae sorrise immediatamente in risposta,
sopraffatto dagli applausi e tutto.
E poi, all'improvviso, tutto fu finito e si ritrovò a vagare
intorno senza uno scopo, uno studente come gli altri. Il suo lavoro non
sarebbe iniziato fino all'anno successivo, anche se aveva il titolo
ora, e la giornata era finita, e passò dal ricevere applausi
e congratulazioni ad essere il solito vecchio Jongdae, in piedi in
corridoio, da solo.
Dovette restare fino a tardi per avere qualche delucidazione sulle sue
future mansioni e tutto, quindi i corridoi erano vuoti mentre si
dirigeva all'armadietto per raccogliere le proprie cose. Minseok lo
aveva intercettato dopo l'assemblea per dirgli di andare da lui quando
avrebbe finito, quindi era lì che si sarebbe diretto una
volta uscito da lì.
Stava per arrivare all'ingresso quando una voce familiare lo
chiamò, “Jongdae-yah!” La sua
eccitazione lasciò il suo corpo in un secondo, e si
voltò lentamente, cercando di mantenere il sorriso sul viso.
“Oh, Junmyeon-hyung!” disse, cercando di sembrare almeno sincero. “Hai
bisogno di qualcosa?”
“No, no,” rispose il ragazzo, sorridendo mentre si
avvicinava e gli dava una pacca sulla spalla. “Volevo solo
congratularmi ancora, sai, in privato. Per aver vinto le elezioni.
Sapevo che ce l'avresti fatta, davvero.”
Jongdae abbassò la testa, sperando che passasse come
timidezza e non che stesse cercando di evitare il suo sguardo. Era
stupido, forse, che si sentisse ancora rancoroso e ferito dopo tutto
quel tempo. Ma era così. “Grazie,
hyung,” disse. Odiava il fatto che Junmyeon fosse ancora
gentile, quando Jongdae a malapena sopportava di parlare con lui.
Voleva essere arrabbiato con Junmyeon, ma il maggiore glielo rendeva
così difficile.
“Ero così orgogliosi di te,” disse
Junmyeon, illuminandosi, ed eccolo di nuovo. Così perfetto.
Così piacevole. “Sono stato terribilmente di parte
in queste elezioni.”
Jongdae si morse la lingua e desiderò che per una volta
Junmyeon potesse fare lo stronzo, per ricordargli perché lo
odiasse così tanto. Jongdae voleva odiarlo. Quindi disse,
“Come sta la tua ragazza, hyung?”
Alzò lo sguardo e vide Junmyeon guardarlo sorpreso, per poi
grattarsi la testa timidamente. “Ah,” disse a
disagio. “Abbiamo rotto.”
Jongdae lo fissò. “Voi—ah
sì?”
“Già,” rispose lui con una piccola
risata. “Non... non stava funzionando e basta. Mi sono reso
conto che non mi piaceva davvero... così tanto. Non era
giusto nei suoi confronti, o nei miei, sai?”
“Oh, che... peccato,” disse Jongdae, ma non provava
alcuna pietà. Anzi, all'improvviso si sentiva davvero,
ridicolmente felice. Dovette concentrarsi per evitare che un sorriso
gli si aprisse sul viso, ed era davvero terribile. Junmyeon non aveva
una ragazza. Non gli era nemmeno piaciuta la sua ragazza quando erano
stati insieme. Non aveva alcun senso, ma Jongdae era così stupidamente
felice. La
sua voce uscì leggermente affannata quando chiese,
“Allora chi ti piace?” E tutto ad
un tratto si rese conto, con sorprendente chiarezza, che ogni battito
del suo cuore era un'altra ripetizione di dì me, dì
me, dì me. Lo travolse completamente. Ma
allo stesso tempo... non l'aveva provato per tutto questo tempo?
Ma Junmyeon si limitò a sorridere tristemente e disse,
“Nessuno, immagino.”
Jongdae deglutì a fatica, e le parole gli stavano risalendo
la gola, danzavano sulla sua lingua, ma nemmeno lui sapeva quali
fossero mentre apriva la bocca per pronunciarle.
Prima che potesse emettere alcun suono, però, Junmyeon
disse, “Comunque, devo andare a finire un paio di cose. Ci
vediamo in giro!” E si allontanò con un cenno di
saluto e un sorriso.
“Hyung!” lo chiamò Jongdae, con il cuore
che batteva all'impazzata.
Junmyeon si voltò, gli occhi sgranati.
“Cosa?”
Il nodo che aveva in gola era difficile da mandar giù.
“Posso... è ancora valida l'offerta? Posso
chiederti consigli sulla carica di presidente del consiglio
studentesco?”
Le labbra di Junmyeon si tesero in un sorriso caloroso.
“Certamente, Jongdae-yah.”
Il cuore di Jongdae palpitò stupidamente al nomignolo
familiare mentre sorrideva in risposta, salutando Junmyeon quando si
voltò ancora.
Okay, quindi forse Minseok aveva sempre avuto ragione. Forse tutti sono un po' gay. Magari Jongdae,
forse, era un po' tanto gay. Forse tutto quello che ci
voleva era la persona giusta.
Jongdae sperava solamente che la cosa valesse anche per Junmyeon.
Minseok aveva programmato di dare una festa per Jongdae sia che avesse
vinto le elezione sia che avesse perso, onestamente. Pianificava tutto
da mesi, riorganizzando la propria agenda e invitando i loro amici. Se
Jongdae avesse perso, sarebbe stata una festa da 'hey è
tutto okay, quella carica fa schifo comunque', e se avesse vinto,
sarebbe stata una festa di congratulazioni. Fortunatamente
andò a finire bene, quindi Minseok gli aveva chiesto di
andare da lui con tono allegro, e aveva chiamato tutti per ricordar
loro che avevano promesso di essere lì.
E intendeva davvero tutti i loro amici. Persino Sehun e
Jongin sarebbero venuti, sotto richiesta di Luhan. Anche Baekhyun e
Chanyeol erano tornati a casa con Minseok, e Kyungsoo si
incontrò con loro davanti alla porta, vestito e pronto ad
andare. Organizzarono la festa sul tetto del palazzo, dove il sole
splendeva, una fresca brezza soffiava e, cosa più importante
di tutte, c'era abbastanza spazio per accogliere otto chiassosi ragazzi
(con il vantaggio di essere un posto isolato e abbastanza vicino a casa
in modo che Kyungsoo non si sentisse troppo intimidito). Sistemarono le
sedie e i palloncini e un tavolo ripiegabile da picnic, bloccando la
tovaglia con lattine di soda, e Minseok andò a prendere
Jongdae fuori dall'ascensore.
“Hyung,” disse Jongdae quando Minseok
entrò nel cubicolo una volta che le porte si furono aperte,
senza nemmeno notare che sarebbe dovuto essere lui ad uscire.
“Ho delle notizie davvero importanti, ma devi promettere di
non ridere di me.”
Minseok lo studiò con attenzione. Doveva essere importante,
se Jongdae non aveva nemmeno notato che avevano superato il loro piano.
“Okay…?”
“Penso di essere innamorato di Junmyeon-hyung.”
Minseok grugnì forte, un solo sbuffo prima di coprirsi la
bocca con la mano. Jongdae lo guardò male, e Minseok si
costrinse a ricomporsi, ma stava ancora ridacchiando quando disse,
“Oh davvero? Pensi questo?”
“Hai detto che non avresti riso! Sono serio, hyung! Si
è lasciato con la ragazza.”
“Per te?” chiese Minseok, inarcando un
sopracciglio. Sinceramente, non era rimasto sorpreso dalla confessione
di Jongdae (anche se si era aspettato che ci volesse un po' di
più prima che se ne rendesse conto), ma questa rottura era
una novità.
Jongdae si mosse a disagio. “Beh... no. Ha solo detto che non
le piaceva poi tanto.”
“Perché... gli piaci tu?” Minseok non
riusciva a capire perché l'amico sembrasse così
felice in quel momento.
“Beh lui non l'ha detto... pensi che potrebbe?”
chiese Jongdae, sembrando stupidamente speranzoso.
“Non lo so, Jongdae! Mi ci sono voluti nove mesi e diverse
dichiarazioni molto chiare per rendermi conto di piacere a
Luhan!” esclamò Minseok, scuotendo la testa.
“Quindi ora andrai dietro a Junmyeon? Dovrei invitarlo a
casa?”
All'improvviso, gli occhi di Jongdae si spalancarono per la paura.
“Oh, no. No no no. Io non... non so come avere una cotta per
un ragazzo. Come fai a capire se gli piacciono i ragazzi? Come flirti
con loro? E poi ha appena rotto con la ragazza, non è
appropriato provarci subito con lui, o no? E poi, ho paura. Ecco, l'ho
detto. A quanto pare sono improvvisamente gay e innamorato di Kim
Junmyeon, il quale parla con me più che altro
perché mio padre è un avvocato e
perché ora sono il presidente del consiglio studentesco e ho
paura.”
Minseok sorrise sarcasticamente, dando qualche pacca sulla spalla
dell'amico. “Beh ho qualcosa per distrarti un po',”
disse, facendo un cenno verso la porta alla quale si stavano ora
avvicinando. Dubitava che Jongdae si fosse anche solo reso conto che
avevano lasciato l'ascensore.
“Ah sì? Che succede?”
Come da copione, la porta che conduceva al tetto si aprì di
scatto, e un coro di voci gridò,
“Sorpresa!”
Jongdae rimase a bocca aperta. “Ma che –
è il mio compleanno?”
Minseok rise, dandogli un colpo. “Idiota, da quando il tuo
compleanno è a metà giugno? Stiamo festeggiando
la tua vittoria nella campagna, ovviamente.”
“Oh. Oh, giusto, quella! Viva me!” Jongdae fece un
gran sorriso, e Minseok immaginò fossero salvi dall'ansia
sulla sua sessualità per il momento.
Ad essere sinceri, la festa non era un grande evento. Non c'erano tante
cose che si potevano fare sul tetto del palazzo di Minseok. Ma era
piacevole essere riuniti tutti insieme, e c'erano cibo, giochi di
società e spazio per sedersi e parlare di altre cose che non
fossero gli imminenti esami. A Jongdae piaceva essere al centro
dell'attenzione, non importava quale fosse l'occasione, quindi si stava
davvero divertendo, ed era bello da vedere.
Finirono per giocare a Non Ho Mai, in memoria dei vecchi tempi.
Spiegarono in breve le regole a Jongin e Sehun, che la volta precedente
non erano stati presenti, e poi iniziarono, con delle affermazioni che
diventavano sempre più assurde mano a mano che il gioco
procedeva. Alla fine, cominciarono ad elencare cose che avevano fatto, per vedere chi invece
non le aveva fatte.
“Mi sono ubriacato,” disse Jongdae.
Nessuno abbassò un dito. “L'hai fatto
davvero?” chiese scettico Minseok.
“No,” confessò il ragazzo, prendendo un
sorso dalla sua lattina di succo di mela. “Ma volevo vedere
se qualcuno avrebbe confessato. Sono stato piuttosto brillo alla scorsa
festa di Natale, però. Non sapevo ci fosse dell'alcol nel
punch.”
“Che tipo di Natale passa la tua famiglia?” chiese
Baekhyun, ridendo. Minseok fingeva di non vedere la sua mano sotto la
maglia di Chanyeol, anche se era semplicemente posata sul suo fianco.
“Selvaggio,” rispose Jongdae, muovendo le
sopracciglia. “Davvero però, è stato
mio zio. Apprezza un po' troppo il rum.”
“È un pirata?” chiese Chanyeol, e per
qualche ragione tutti risero.
“Ho ucciso qualcosa,” disse Jongin, e tutti gli
lanciarono sguardi che variavano dall'incredulo all'allarmato.
“Era un pesce!” spiegò velocemente.
“Stavo pescando con mio padre!” Poi, a bassa voce,
“Ho pianto solo un po'.” Sehun sorrise accanto a
lui.
Luhan abbassò un dito. “Ho accidentalmente ucciso
il mio pesce rosso quando ero un bambino,”
confessò. “È stato tragico, e non
scenderò nei dettagli.”
“In questo caso,” si aggiunse Chanyeol, abbassando
un dito timidamente.
“Immagino che gli insetti non contino,” disse Sehun.
“Ho ucciso diverse piante,” disse solennemente
Kyungsoo, e Minseok ridacchiò.
“Ho baciato un ragazzo,” disse Minseok, solo per
ridere per il fatto che Jongdae fu l'unico a non abbassare il dito. Il
più piccolo gli fece una linguaccia in modo infantile.
“Jongdae ci sta lavorando.”
“Hyung!” protestò l'amico, arrossendo, e
oh, questa era una cosa nuova. Minseok si stava proprio divertendo.
“Ho baciato un ragazzo nelle ultime 24 ore,” chiarì
Minseok, guardando Kyungsoo risollevare un dito, sembrando imbarazzato.
“Puoi baciare Jongdae, Soo, così non sarai
più lasciato fuori.”
Jongdae squittì, e Kyungsoo disse pacatamente,
“È disgustoso, hyung.”
“Scusa tanto!” esclamò Jongdae.
“Ti piacerebbe potermi baciare.”
“Ew,” ribatté Kyungsoo, facendo una
smorfia. “Non sei il mio tipo.”
“Ma Minseok lo è?” chiese Luhan,
sollevando un sopracciglio sospettoso. “Lo hai
baciato.”
“Quello è successo tipo cinque anni fa! E non era
perché mi piacesse!” si difese Kyungsoo.
“Aiutami, hyung,” disse, guardando Minseok.
Minseok rise. “Hey, tu hai baciato me, non ho parte in tutto questo.
E poi, non mi importa se sono il tuo tipo.” Sorrise.
“Sarebbe come un incesto, hyung,” disse
Kyungsoo, rabbrividendo, e Minseok ridacchiò.
“Sappiamo tutti qual è il tipo di Kyungsoo,
comunque,” si intromise Jongdae. “Sapete, capelli
neri, occhi assonnati, parla cinese—”
Kyungsoo urlò e schiaffò una mano sulla bocca del
ragazzo, mortificato, e Minseok a malapena notò la reazione
del vicino per il troppo orgoglio che provò quando Kyungsoo
toccò il viso di Jongdae, senza correre poi
al lavandino più vicino per lavarsi le mani. Un momento dopo
tirò fuori una boccetta di antibatterico per le mani, ma lo
fece con calma, senza urgenza. Minseok sprizzava felicità.
“Parlando di Yixing,” riprese Luhan, ignorando le
guance rosse di Kyungsoo. “Continua a ricordarmi di
ricordarti che puoi chiamarlo quando vuoi, o lasciargli un messaggio, o
mandargli qualche foto, o quello che vuoi. Lo hai fatto,
vero?”
“Sì, hyung,” mormorò
Kyungsoo, abbassando la testa imbarazzato. “Parlo con lui
ogni giorno, cosa vuole di più?”
“Vuole che parli con lui tutto il giorno,” rise
Luhan. “E poi vuole migliorare il proprio coreano. Sai, nel
caso dovesse mai venire qui.”
Kyungsoo sbatté le palpebre. “È davvero
una possibilità fattibile?”
“Non so cosa significhi 'fattibile', ma ne ha sicuramente
parlato,” disse Luhan, sorridendo. “Gli piacerebbe
venire a trovarti. Voglio dire trovarmi. Ha.”
Kyungsoo nascose immediatamente il viso.
“Smettila,” disse Minseok ridendo e dando una
leggera gomitata a Luhan. “Lo farai esplodere.”
“Mi sento personalmente attaccato,”
mormorò Kyungsoo.
“Forse dovremmo cambiare gioco,” suggerì
Baekhyun. “Chanyeol mi ha fatto perdere il conto di quante
dita avessi ancora su.”
“Giochiamo a Trova Le Differenze,” disse Jongdae, e
sollevò una mano per contare sulle dita. “Uno: a
Minseok-hyung sono cresciute le palle e alla fine ha davvero chiesto di
uscire ad un ragazzo.”
Minseok gli fece una linguaccia. “Due: Kyungsoo è
uscito di casa.”
Kyungsoo si illuminò. “Tre: Luhan-hyung
è un cittadino legale.”
“Quattro,” continuò Luhan,
“Sehun si è fatto qualche amico, e un fidanzato.”
“Cinque,” disse Sehun, “Non sono
l'unico.”
Baekhyun rise. “Sei: mi sono finalmente dichiarato al ragazzo
mi è piaciuto per anni.”
“Sette,” si aggiunse Chanyeol, “Ho colto
un'occasione.”
“Otto,” disse Jongin, “Ho lasciato che
qualcun altro oltre Taemin venisse a vedermi ballare.”
“Nove,” concluse Jongdae con un sorriso triste,
“Ho finalmente ammesso a me stesso qualcosa che non avrei mai
pensato di ammettere.”
Minseok gli arruffò i capelli. “Sono stati dieci
mesi difficili,” disse, improvvisamente un po' nostalgico.
“Un pazzo anno scolastico, penso siamo tutti
d'accordo.”
“Ma decisamente buono,” cinguettò Luhan.
“Certo, questo è sicuro,”
mormorò Minseok, strofinando il ginocchio di Luhan.
Decisamente duro, per tutti loro. Certamente pazzo, in una dozzina di
modi diversi. Ma buono.
“Ad un anno ancora migliore,” disse Jongdae,
sollevando la sua lattina di succo per brindare.
“Cin Cin!” esclamò Minseok, sorridendo e
alzando il proprio bicchiere d'acqua. Il resto del gruppo li
seguì, e dopo risero tutti, ma il cuore di Minseok era
gonfio di felicità, e speranza per il futuro.
Il progetto finale di coreano di Luhan aveva scadenza due settimane
prima degli esami, e si rifiutò di lasciare che Minseok lo
vedesse fino a quel giorno, abbracciando stretto il proprio album
mentre camminavano nei corridoi per andare a consegnarlo. “Lo
vedrai quando farò la mia presentazione,”
insistette.
“Comincio a pensare che hai un bel po' di cose imbarazzanti
su di me là dentro,” rise Minseok, ma gli
lasciò fare, visto che aveva ragione in teoria. Lo avrebbe
visto tra qualche ora.
Quando il momento arrivò, Luhan si posizionò
davanti a tutta la classe con sicurezza, inserendo la pennina USB nel
proiettore per mostrare le foto. Aveva l'album con il collage di fronte
a sé, con tutte le descrizioni
scritte con una calligrafia ordinata
sotto ogni foto. Minseok era seduto al proprio posto e osservava
affettuosamente mentre il ragazzo si schiariva lo gola e raddrizzava la
schiena, preparandosi a pronunciare il proprio discorso.
La prima immagine apparve sullo schermo, e Minseok sospirò
piano. Era la prima foto che aveva fatto a Luhan, all'aeroporto, con la
folla che si muoveva attorno a lui. “Il vento era forte
il giorno che sono volato qui,” Lesse Luhan dalla pagina. “Mi sentivo come se mi stesse
soffiando verso la Corea. Qui è dove il mio viaggio ha
inizio. Nell'aria.” Sollevò lo sguardo
sui compagni, sorridendo. “Mi aspettavo un viaggio,
all'epoca. È questo quello che ti aspetti, quando ti
trasferisci all'improvviso in un nuovo paese. Ma non mi aspettavo
certamente quello che ho ottenuto.”
Apparve una seconda immagine: erano tutti riuniti dietro Jongdae ed
esultavano mentre lui spegneva le candeline sulla sua torta di
compleanno. C'era Minseok, sullo sfondo, e Luhan proprio accanto a lui,
il quale sembrava felicissimo di far parte di qualcosa. “Più che
il luogo,” disse, “sono le persone in Corea che
cominciano a farmi sentire a Seoul come a casa.” Sollevò nuovamente
lo sguardo. “All'inizio, la mia famiglia ebbe diversi
problemi ad ambientarsi in Corea. Non conoscevamo la lingua, e tutto
era molto più difficile di quanto non ci fossimo aspettati.
Ma una delle cose più difficili per me era non avere amici.
I miei genitori di solito erano sempre impegnati a lavorare, quindi
spesso rimanevo da solo. La Corea non mi è sembrata casa
fino a che questo non è cambiato.”
Guardò Minseok e sorrise, e Minseok ricambiò
illuminandosi.
Sembrava quasi un po' intimo, guardare la storia di Luhan – la loro storia – apparire
sullo schermo di fronte a sé, un'immagine alla volta.
Minseok riconobbe quasi ogni foto, e lui stesso era presente in molte
di esse, o citato nelle descrizioni, anche se non direttamente. Vide i
mesi farsi più freddi, mentre le loro foto di Halloween
passavano, vide loro due giocare a calcio per la prima volta, e poi
Insadong, con Luhan nel giubbotto rosso di Minseok. Vide Sehun apparire
sempre più spesso nelle foto di Luhan, e poi Jongin. C'erano
loro due nel ristorante cinese dopo Natale, solo poche settimane dopo
che Minseok aveva detto a Luhan di essere diabetico. L'anno nuovo, la
casa del tè, il compleanno di Jongin e quello di Kyungsoo.
Loro due imbacuccati sul divano di Minseok quando erano stati male (“Anche nella
malattia, i miei amici mi hanno supportato. Per come stavano le cose,
non c'era nessun altro posto in cui avrei preferito essere”). Il loro appuntamento al cinema
per San Valentino (“Molte cose
sarebbero potute cambiare per me quel giorno, ma non ho mai saputo le
giuste parole da dire”). Sehun e Jongin, che si tenevano
per mano nei corridoi per la prima volta. Luhan alla torre di Namsan,
che osservava la città che si estendeva sotto di lui (“Ho detto che non
sapevo che la torre di Namsan era una nota meta romantica. Potrei aver
mentito. Nessuno ha mai detto che non sono soggetto ad una futile
gelosia”).
E poi, ancora, loro che giocavano a calcio, questa volta coperti di
fango dalla testa ai piedi. “Il vento soffiava
ancora, il giorno che sono stato rispedito in Cina. In passato sarei
voluto tornare un bel po' di volte, quando le cose erano difficili e
non sentivo di appartenere alla Corea. Ma penso di poter dire che non
potesse esserci momento in cui sarei stato più triste di
andarmene.” Successivamente, la foto
dell'aeroporto cinese vuoto, quella notte. “Questa è
stata certamente una parte inaspettata del mio viaggio. Avevamo paura,
e non eravamo certi cosa ne sarebbe stato del nostro futuro. A quel
tempo, ti volevo davvero con me, per dirmi che tutto si sarebbe risolto.”
Poi apparve lo screenshot di una video chiamata Skype, con Minseok che
sorrideva pigramente, e un Luhan assonnato che posava nello schermo
più piccolo all'angolo. “All'improvviso
divenne più difficile stare lontano dalla Corea che viverci.
Mi stavo perdendo delle cose mentre ero via, non potevo essere
lì quando i miei amici avevano bisogno di me. Mi hai
insegnato una parola una volta, quando ero ancora nuovo qui. Nostalgia.
Non avrei mai pensato che quella parola potesse essere più
adeguata riferita alla Corea piuttosto che alla Cina.”
C'erano alcune foto della Cina, delle nuotate al lago e delle cene al
night market e della festa di compleanno di Luhan. Ma Minseok era
comunque sempre presente, citato in alcune descrizioni, nascosto nella
varietà di foto fatte con la webcam, ed era lui oppure
sembrava sempre più cotto ad ogni foto che passava?
Cominciava a sentirsi imbarazzato. Luhan non lo disse mai apertamente,
che avevano una storia, ma a lui sembrava piuttosto ovvio.
Ed ecco il giorno della dichiarazione di Luhan, entrambi sorridevano
stancamente, amaramente; una nuova speranza e la rassegnazione in un
unico sorriso. Non c'era una descrizione per quella foto, ma Luhan gli
lanciò un sorriso, e Minseok rise, abbassando il viso per
nascondere le guance rosse.
E poi, alla fine, un'ultima foto dell'aeroporto, affollato e frenetico,
e proprio lì al centro, Luhan con le braccia strette intorno
al corpo di Minseok, come se non avesse più voluto lasciarlo
andare. “Il vento soffiava davvero forte il giorno in cui
sono tornato in Corea. E mi sono reso conto che non aveva importanza
dove mi portasse, perché in qualunque posto tu vada,
è sempre una nuova avventura. A volte è
spaventoso, e a volte penserete che il vento sia contro di voi, altre
volte ancora dovrete persino lottare contro una burrasca per ottenere
quello che volete. Ma c'è un proverbio cinese che conosco,
che è diventato molto importante per me in quest'ultimo
anno. Dice, ‘Lascio che il vento soffi, purché
alla fine mi riporti a casa.’ Questo è esattamente
quello che è successo a me.”
Minseok non si rese conto che aveva iniziato a piangere fino a che non
sbatté le palpebre e sentì gli occhi bruciare.
Applaudì insieme al resto della classe, e Luhan si
illuminò, inchinandosi leggermente prima di restituire il
collage alla professoressa e sedersi al proprio posto. Minseok
unì le loro mani sotto il banco e strinse, e fu Luhan a
rifiutarsi di lasciarlo andare.
“Non hai voluto mostrarmi quella cosa perché
sapevi che mi sarei imbarazzato?” chiese piano, guardando
dritto davanti a sé e sorridendo.
Luhan rise. “No, volevo che fosse una sorpresa. Ma mi fa
piacere che ti sia imbarazzato.”
E più tardi, quando la lezione finì, Minseok si
voltò verso Luhan e chiese, “Esiste davvero un
proverbio cinese come quello? Sul vento?”
Luhan rise ancora, a gran voce. “No,” rispose,
senza vergogna. “Ma esiste una canzone con quelle
parole.”
“Davvero? Quale canzone?”
Luhan sorrise e cominciò a canticchiare un motivetto, subito
familiare per Minseok, il quale si era addormentato ascoltandolo
più di una volta, senza mai sapere cosa avessero significato
quelle parole. Luhan cantò due versi, sembrando fiero di
sé. “Lascio che il vento soffi, purché
mi riporti a casa. Lascio che il vento soffi, purché mi
riporti da te.”
Minseok lo spinse, arrossendo leggermente. “Sei
ridicolo,” sbuffò. “La persona
più sdolcinata che conosca.”
“Mi ami,” cinguettò Luhan, e Minseok si
limitò a grugnire, perché sì, lo amava
davvero.
Minseok si ricordò che anche lui aveva un progetto da
finire, la sua parte individuale, solo la notte prima della scadenza.
Lo scrisse in un'ora, sputando sul foglio una marea di cazzate con
parole colorite su delle figure letterarie, sulla scoperta e su degli
obiettivi, ma alla fine, aggiunse qualcosa che gli era rimasto impresso
da un bel po'.
“All'inizio dell'anno scolastico,” disse, quando lo
rilesse il giorno seguente per assicurarsi che avesse davvero senso,
“Avevo una visione piuttosto chiara di come sarebbero andate
le cose. C'era un sentiero dritto dal punto A al punto B, e lo avrei
seguito. Ma la vita non funziona così, e di certo non
funzionò così per me. Sin dall'inizio, il mio
sentiero dritto è stato deviato, intercettato e ricostruito,
con diversi scarabocchi e svolte sul percorso, segreti che non ho
saputo mantenere, promesse che ho spezzato, persone che ho incontrato,
ostacoli che sono stato costretto ad affrontare. La vita non ha linee
dritte, l'ho scoperto troppo tardi. Ha problemi di salute e OCD, leggi
di immigrazione e diversi livelli di negazione. Ha cambiamenti di umore
e scarse connessioni internet, litigi futili e incomprensioni. Ma ha
anche amici meravigliosi, timide confessioni, visite a sorpresa
all'aeroporto, decisioni coraggiose, canzoni d'amore nel bel mezzo
della notte. E questo, io penso, è quello che si definisce
scoperta.”
******************************
Mi dispiace annunciarvi che
con quest'ultimo capitolo si conclude questa meravigliosa storia che ho
avuto il piacere di tradurre per voi. Ma non temete! So che molti di
voi speravano in un qualche risvolto positivo per la SuChen e
ovviamente l'autrice non ci avrebbe mai lasciato con l'amaro in bocca
ahahah Infatti ha scritto diversi spin-off /drabble con i diversi
pairing presenti in questa storia, tra cui ovviamente suchen e laysoo.
Purtroppo per me è riniziata l'università, quindi
tra lezioni, studio e tutto non so quanto tempo avrò per
tradurre, ma vi prometto che non appena avrò un attimo
libero mi metterò al lavoro. Vi avviso già che
tra queste drabble ce ne sono alcune rated R che però io non
tradurrò (non ho problemi a leggere certe cose, ANZI, ma
scriverle è tutta un'altra cosa AHAHAH), nel caso vogliate
leggere non esitate a farmelo sapere e vi farò avere il link
:3
Bene, per ora vi lascio qui, spero che questa fanfiction vi sia
piaciuta tanto quanto è piaciuta a me. A presto~
P.s.
Per tirarvi un po' su di morale vi dico che lo spin-off della suchen
è lungo ben 20 pagine di Word (mentre ogni capitolo di
questa ff era mediamente 9-10 pagine) e che sono già a
metà dell'opera. Yay!